Capitolo
1
La
macchina camminava in una strada di campagna poco distante dal mare.
Si sentiva appena l’odore dell’acqua salmastra e Cathleen
guardava fuori dal finestrino. La ragazza aveva i capelli lunghi alle
spalle, lisci, color miele. Erano morbidi e delicati come quelli di
una bambina. Gli occhi nocciola erano grandi e puri come due pietre
nel fondale marino. Quel giorno indossava una maglietta viola a
maniche corte, un paio di jeans scuri e le Converse nere.
Ormai
aveva compiuto i tanto attesi quattordici anni e stava andando in una
nuova scuola superiore. La scuola ospitava ragazzi delle medie e
delle superiori, quindi Cathleen avrebbe potuto frequentarla insieme
alla sorella. Sua sorella Tiffany aveva già frequentato quella
scuola per due anni e questo la tranquillizzava perché avrebbe
avuto qualcuno su cui fare affidamento se il suo primo anno di liceo
si fosse rivelato un disastro totale. Ma per il momento la sorella
era ancora a Seattle con gli zii per le vacanze estive e Cathleen
doveva sopravvivere per una settimana in attesa dell’arrivo di
Tiffany.
Ad
un tratto vide apparire in lontananza una struttura dai muri giallo
acceso.
“Sarebbe
quella la scuola?” chiese senza staccare gli occhi
dall’edificio a cui man mano si avvicinavano sempre più.
“Sì”
rispose distrattamente la madre, intenta a digitare un numero al
telefono.
“Ma
è enorme! E se mi perdo?!”
Il
padre accennò un sorriso. “Tua sorella si è mai
persa?” domandò.
“No...”
“E
allora…”
Cathleen
sospirò.
La
macchina si fermò nel grande parcheggio e Cathleen scese.
Mentre suo padre scaricava le valige, la madre parlava al telefono
con Tiffany.
Quando
varcarono il cancello, Cathleen poté finalmente vedere la
scuola dove avrebbe dovuto alloggiare. Al centro c’era un
grande edificio attorno al quale si estendeva un cortile enorme.
C’erano parecchi campi da gioco ed era pieno di aiuole e
panchine. Gli studenti camminavano allegri con enormi sorrisi sulle
facce abbronzate e si scambiavano baci e abbracci, schiacciati dal
peso delle enormi valigie. A destra si scorgeva una piccola pineta e
qualche negozio. Tutto intorno si vedevano edifici. A sinistra si
srotolava una stretta stradina sterrata che conduceva alla spiaggia.
“Oh,
wow!”
“Cat,
dobbiamo andare.”
La
voce di sua madre la riscosse dalla fase di shock in cui era entrata.
“Devi
andare all’edificio centrale in segreteria, farti dare l’orario
delle lezioni e il numero della stanza, ok?”
“Sì.
Spero di sopravvivere. Chiamatemi quando arrivate. Ciao.”
Baciò
e abbracciò i genitori, poi corse via.
Percorse
qualche metro, girò intorno a una grande aiuola e attraversò
qualche stradina, poi svoltò e si ritrovò davanti a un
bar. Solo in quel momento si accorse di non sapere dove fosse finita.
Fantastico, era arrivata da appena tre minuti e si era già
persa. Ottimo modo per iniziare la giornata!
Notò
una ragazza più o meno della sua età che cercava
qualcosa con lo sguardo, allora prese coraggio e si avvicinò.
“Ciao,
che cerchi?” si fece avanti. La ragazza aveva i capelli nero
corvino legati in una lunga treccia. Gli occhi neri e profondi come
se non avessero un fondo. Indossava un vestito azzurro al ginocchio e
un paio di ballerine nere. Abbozzò un sorriso.
“Ehm,
ciao. Sto cercando Ben Addams. Comunque non mi sembra di conoscerti…”
“Ben
Addams?”
“Sì.
È difficile trovare una persona in un posto così
grande! Potrebbe essere dappertutto!”
“Anche
tu devi andare all’edificio centrale?”
Annuì.
“Devono assegnarmi delle compagne di stanza. Jodian e Amber, le
mie vecchie compagne, sono andate via.”
“Scusa,
non mi sono presentata. Mi chiamo Cathleen.”
“Io
sono Lisa.”
“Bene,
andiamo!”
Dopo
aver percorso una strada che a Cathleen non sarebbe mai entrata in
testa, arrivarono all’edificio centrale.
Ad
attenderle in segreteria c’era una signora sui quarant’anni
bionda e snella.
“Ciao
ragazze, io sono la responsabile dei dormitori femminili, mi chiamo
Anne. Siete Catleen Anders e Lisa Mattel?”
Le
due ragazze annuirono.
“Bene,
mancavate solo voi! Sarete in stanza insieme, dato che sono rimasti
solo quei due posti. Stanza 106. La potete trovare nell’edificio
a nord. Buona fortuna!”
Cathleen
e Lisa si scambiarono uno sguardo incredulo e corsero via.
“Facciamo
una pausa”, propose Lisa, dal momento che dopo la camminata
sotto il sole con le valigie si erano stancate parecchio.
“Prendiamoci una bibita e sediamoci a chiacchierare, tanto per
trovare la camera c’è tempo!”
“Aggiudicato!”
rispose Cathleen.
Dopo
aver preso un frullato, le ragazze si sedettero in un tavolo vicino
alla grande fontana.
“Allora”
cominciò Lisa. “Siamo in stanza insieme, ma la stanza a
quanto pare è per tre, chissà chi ci farà
compagnia!”
“Non
ne ho idea. Avrei preferito fosse…” la ragazza fu
interrotta dall’urlo della sua compagna di stanza.
“Aaahhh!!!
È Ben! È seduto sul bordo della fontana insieme ai suoi
amici! Vieni, te lo presento!”
La
afferrò per un braccio e la trascinò di corsa verso la
fontana.
“Lisa,
aspetta! Il mio frullato!” urlò Cathleen, ma fu inutile.
“Non
c’è tempo!”
Arrivarono
in men che non si dica alla fontana. Lisa per poco non saltò
addosso a Ben, e si baciarono sulle labbra.
Cathleen
distolse lo sguardo; odiava le smancerie in pubblico, che bisogno
c’era di dare spettacolo?
Ben
aveva i capelli castano scuro molto corti, gli occhi dello stesso
colore e la carnagione olivastra.
“Ciao
Lise! Ti sono mancato?”
“Sì,
mi avevi promesso che mi avresti cercato subito! Per fortuna ho
incontrato Cat.”
“Ciao
Ben!” salutò lei timidamente.
“Ciao!”,
rispose il ragazzo, “Ti presento i miei amici.”
Con
un gesto teatrale della mano le presentò Michael e Alex.
Quest’ultimo
attirò l’attenzione di Cathleen. Aveva i capelli neri
lunghi quasi alle spalle tenuti da un codino. Gli occhi erano di un
verde smeraldo acceso e intenso.
“Ciao.”
disse Michael.
“Come
va?” aggiunse Alex.
“È
fantastico! Siamo a un passo dalla spiaggia, la scuola è
enorme, bellissima. Io e Lisa siamo in stanza insieme!” esclamò
Cathleen in tutta risposta con aria sognante.
“Dobbiamo
ancora arrivarci, alla stanza. Questi bagagli mi stanno uccidendo!”
si lamentò Lisa.
“Ehm,
vi accompagno io! Non vorrei che vi perdeste…” si offrì
Ben.
“Non
sia mai! Non vi disturbate. La scuola è grande, ma non
infinita. E poi io qui ci ho passato le medie!” lo rassicurò
la sua ragazza.
Intanto
Cathleen, che aveva occhi solo per Alex, disse: “Ma potremmo
non arrivarci, quindi…”
L’amica
la incenerì con lo sguardo.
“Ce
la facciamo benissimo da sole! Voi mi sottovalutate! Cioè, ok,
ho un senso dell’orientamento pessimo, ma il campus è
pieno di persone a cui chiedere! Insomma, siete appena arrivati,
avete tanto da raccontarvi!”
“Allora
è meglio se andiamo” affermò Cathleen. “Dobbiamo
sistemare tutta la nostra roba e vorrei finire prima di domani
mattina!”
Le
ragazze salutarono il gruppetto e andarono a cercare la loro stanza.
Nel mentre che camminavano, chiacchieravano.
“Ti
piace Alex!” esclamò Lisa.
“Cooosa?
Ma se sono appena arrivata, non lo conosco neanche!”
“Ma
dai! Non facevi altro che guardarlo!”
“Vabbè,
non è male…” borbottò.
“Ah,
l’amore!”
“Ti
prego, stai zitta!”
“Perché
non ammetti che ti piace?”
Cathleen
si guardò intorno.
“Perché
abbiamo appena trovato la stanza!” esclamò.
“Andiamo!”
gridò Lisa, piena di eccitazione.
“Bene,
entriamo.”
Cathleen
si avvicinò alla porta girò la chiave nella serratura e
abbassò la maniglia.
Quando
entrarono, trovarono una ragazza dai lunghi capelli neri e lisci con
delle ciocche fucsia brillantinato.
Aveva
gli occhi azzurri contornati dalla matita nera. Indossava un top
viola che lasciava poco spazio all'immaginazione, una minigonna nera
e un paio di scarpe con la zeppa sempre viola scuro.
La
stanza era spaziosa, con un letto a castello e uno singolo. Attaccata
a una parete regnava una grande scrivania e i mobili erano in legno
chiaro.
Lisa
deglutì rumorosamente.
“C-ciao.”
si fece avanti Cathleen.
La
ragazza le esaminò per qualche secondo.
“Ciao”
rispose freddamente, “Sono Alice.”
A
quel punto Lisa aprì finalmente bocca.
“Io
adoro il letto di sopra, posso mettermi nel letto di sopra?”
“No!
Il letto di sopra è mio! Sai com’è, chi tardi
arriva, male alloggia!” sbottò Alice acidamente.
“Ci
hanno per caso scritto il tuo nome?” si fece avanti Cathleen.
Non le piaceva discutere, ma non sopportava le persone arroganti.
“No,
ma io sono arrivata per prima e faccio quello che voglio! Queste sono
le regole se volete una convivenza tranquilla.”
“Sarà,
ma nessuno ti da il diritto di trattarci così. Che bisogno
c’è? È così difficile dire le cose in
maniera civile? Non chiedo altro!”
“Ripeto:
io non accetto ordini da nessuno!”
“Ah,
auguri, vedrai che farai carriera!” ribatté la bionda
sarcastica.
“Beh,
se non ti va bene come mi comporto vai in un’altra stanza! Non
sono problemi miei. Questa sono io, prendere o lasciare!”
“Brava,
complimenti!”
Detto
questo, Cathleen scaraventò le sue cose sul letto sbuffando.
Lisa
si avvicinò a lei e sussurrò: “Ma ti rendi conto
con chi siamo finite in stanza? Questa è una schizzata!”
“Ho
visto di peggio. Sopravviveremo!”, rispose l’amica.
“Come?”
“Bisogna
tenerle testa, se le diamo retta la facciamo sentire anche troppo
importante. Dai, adesso sistemiamo la nostra roba.”
“Mhm…
forse hai ragione” convenne la ragazza dai capelli corvini.
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