Destiny

di PoisonKiss94
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"Ci sono momenti della propria vita in cui ci troviamo a scalare montagne di difficoltà e ostacoli e la meta sembra allontanarsi sempre più. A quel punto siamo presi dallo sconforto, non sappiamo cosa fare o come agire: iniziamo a pensare a tante cose, ci si affollano diverse idee e poi il vuoto. Nessuna soluzione. O forse esiste un piccolo spiraglio? ". Dopo aver concluso il capitolo, stavo pensando realmente alla mia vita e non come un qualcosa di astratto. Ho 21 anni, mi trovo da poco nell'età adulta e sostanzialmente, penso di aver fatto qualcosa di utile. Da quando sono nata, non ho avuto le cose facili: ho un carattere abbastanza forte e il più delle volte , mi sono quotata alla solitudine dei miei pensieri perché non sopporto le chiacchiere superflue della gente. Non sto snobbando nessuno, semplicemente siamo troppo concentrati sulla superficialità delle cose. Questo mi fa pensare di essere anormale, o forse no? La cosa mi fa sorridere e mi rilasso, mentre accarezzo il mio gattino accanto a me. E' una di quelle sere estive, dove il cielo è limpido e si vede davvero l'infinito. Ripenso a tante cose della mia adolescenza: quando vinsi la gara di nuoto, mi sembrava di aver vinto le olimpiadi, ero davvero al settimo cielo. Sorrido. Ho avuto le mie piccole soddisfazioni. Basta ozio, mi sto annoiando parecchio. Decido di vestirmi comoda per andare in moto. Si, una moto e non un liberty ma una bellissima Yamaha fiammante che mi aspetta. Recupero il casco con su disegnato Iron Man, e salgo. Il rombo del motore mi tranquillizza e parto. La velocità mi ha sempre dato quel motivo per spingermi oltre i limiti, per capire davvero dove posso arrivare. Certo è una metafora, non ho mica voglia di morire! Tra il caldo e l'ora tarda, non c'è davvero nessuno. Colgo l'occasione di trovare un parcheggio vicino il lungomare e scendo. Quelle poche persone mi guardano meravigliate per via della moto, ma non ci faccio caso. Sono abituata a queste occhiate di sarcasmo. Mi avvicino al muretto e noto un ragazzo appena buttato in mare. Lo osservo, notando da quanto tempo sta sotto. Scendo sulla spiaggia, metto il telefono e le chiavi dentro il casco e mi butto in acqua. Nella penombra notturna lo intravedo appena e cerco di avvicinarmi. Sembra svenuto. Mi sale il panico, ma resisto e cerco di avvicinarmi a riva nonostante la stanchezza e i primi crampi alle gambe. Sembrava un eternità quando finalmente tocco le pietre del fondale, quindi lo avvicino a riva. Il panico arriva letteralmente in quanto non mostra nessun segno di vita, cerco di ricordare qualche nozione del massaggio e ci provo. Mi avvicino lentamente e penso alla sua pelle così liscia del torace, e inizio a praticare il massaggio. Dopo un pò tossisce e si riprende. Che sollievo! Quando riprese conoscenza, borbottò un grazie. Restavo a fissarlo: era davvero, un bel ragazzo. Da tanto non pensavo a me stessa, dopo l'ultima relazione avevo deciso di chiudere il mio cuore a tutti quanti, troppe sofferenze e troppe delusioni. Il filo dei miei pensieri fu interrotto dall'azzurro così intenso dei suoi occhi e dal vago sorriso che aleggiava sulle sue labbra. Chissà da quanto mi fissava. Si mise a sedere, un pò imbarazzato -
- Grazie. E' la prima volta che mi succede. - Io rimango imbambolata, non so cosa rispondere.
Mi sento disarmata dal suo sguardo insistente. Balbetto un prego e mi alzo per andarmene. Sono confusa. Riesco a gestire bene le mie emozioni ma questo sconosciuto mi sta trasmettendo qualcosa e non voglio saperlo. Mi allontano senza sembrare maleducata. D'un tratto, qualcosa mi ferma: era la sua mano sul mio braccio e lui mi fissava.
- Ehy! Aspetta! Come posso ringraziarti? - mi sorride.
- Non lo so - cerco di sorridere ma mi sento turbata - magari la prossima cerca di stare più attento. -
- Se dovesse succedere, avrei la mia salvezza.-
- dico, sorridendo. Riusciva a farmi perdere la ragione.
- Non ti preoccupare. Posso sapere come ti chiami? -
- Aurora e tu? -
<< Damien. E' un piacere conoscerti.> - Stringo la mano che mi porge per non sembrare maleducata e cerco di borbottare qualcosa per andarmene.
<< Scusami tanto, ma adesso devo andare. >> - Afferro il casco come se fosse uno scudo.
<< Aspetta come posso ritrovarti? Magari facciamo quattro chiacchiere!>>
<< Non lo so, scusami devo andare. >> - stronco la conversazione e me ne vado senza voltarmi. Con un passo veloce, quasi correndo, arrivo alla moto, metto il casco e parto. Ero troppo turbata e non ne capivo la ragione. Certo, il mio ultimo ragazzo mi aveva lasciato diverse ferite, alcune più profonde mentre altre si stavano rimarginando. Ma nei suoi occhi, avevo letto qualcosa di indecifrabile. Non capivo proprio. Circa 15 min dopo, ero a casa. Finalmente! Arrivo in camera mia, mi sdraio, seguita dal mio gatto che si accoccola vicino, ronfando. Mi addormento, ma il mio sonno è disturbato da quegli occhi azzurri che mi perseguitano.




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