ultimo-cap
Il
quartiere alla periferia della città era fatiscente, ma la scarsa
illuminazione non permetteva di vedere le finestre sporche e
in
frantumi dei piani più alti dei palazzi. Per le strade solo vagabondi e
sbandati, un cane, qualche drogato in crisi d'astinenza: spacciatori e
borseggiatori si erano già dileguati alla vista dei poliziotti.
In
assoluto silenzio agenti in uniforme e detective in borghese entrarono
nell'edificio dove, molto tempo prima, era vissuta la nonna materna di
Mary Pinter.
Scotty Valens era il primo: puntava la pistola dritto davanti a sé,
mirando nel cerchio di luce prodotto dalla sua torcia.
A breve distanza lo seguivano John Stillman e Lilly Rush, che indossava
il giubbotto antiproiettile.
Si fermarono nell'atrio e si fecero superare da due agenti delle
squadre speciali, attendendo l'arrivo del resto della squadra.
- Dio, che puzza! -
L'ambiente era saturo di odore di muffa e urina.
- Sesto piano. - sussurrò Vera.
A passi felpati presero a salire le scale.
- Ti prego, non dirò nulla! -
Stephanie Curtis implorava la sua aguzzina.
- Per favore. -
Le
lacrime uscivano copiose dagli occhi della donna: mani e piedi erano
legati al vecchio letto in ferro battuto su cui stava distesa.
- Sta zitta. -
La
voce di Mary Pinter era calma, distaccata; fissava il coltello affilato
che teneva tra le mani. Poi si voltò verso la sua prigioniera. Gli
occhi di una pazza.
- Mi dispiace, devo farlo. La polizia ha
riaperto il caso sull'omicidio di John, e non ci vorrà molto prima che
arrivino a te. E tu sai troppe cose. -
- No, non è vero, non so nulla. -
- Diresti loro che anche tuo fratello è morto... come si dice? Ah, sì:
in circostanze misteriose. -
- No, te lo giuro. -
-
Avrei dovuto farti fuori tanti anni fa. Pensavo che la morte di John ti
avesse spaventata abbastanza da tenere la bocca chiusa, ma lo capisci
anche tu che non posso rischiare. -
I singhiozzi di Stephanie divennero mugolii, e la disperazione divenne
rassegnazione.
-
Vedi? - disse Mary sorridendo - Lo capisci anche tu che è inutile
disperarsi tanto: morirai comunque. Tuo fratello e John erano
addirittura contenti di morire. -
- Non morirà nessuno, stasera. -
Mary si girò di scatto in direzione della voce.
Lilly Rush le stava puntando la pistola al cuore.
Mary Pinter non sembrò sorpresa di essere circondata da poliziotti.
- Lasciala andare. E' finita. -
L'assassina si sedette sul letto accanto alla sua vittima.
- Come mi avete trovata? -
- Non è stato facile. - rispose Jeffries - Tu e tuo fratello non avete
mai denunciato al fisco il possesso della casa di vostra nonna. -
- Ma abbiamo dato un'occhiata al testamento dei vostri genitori... ed
eccoci qua. - concluse Vera.
Stephanie rimaneva zitta, impietrita dalla paura.
- E se non volessi lasciarla andare? -
- Tu sei sola e armata di coltello; noi siamo tanti e armati di
pistola. Direi che non hai scelta. -
Mary si voltò lentamente verso Miller e fece sì con la testa: - Non ho
scelta. -
- Ti conviene confessare. -
Guardò Scotty con sguardo vacuo: - Confessare? Che cosa dovrei
confessare? -
- Gli omicidi di Paul Curtis e John Fry. -
Le parole di Stillman non fecero alcun effetto su di lei: a differenza
di suo fratello, sapeva benissimo che quello di Curtis non era stato un
suicidio.
- Mi stupii quando alla televisione non parlarono dell'assassinio di
Paul. Poi lessi sul giornale che era stato creduto un suicidio: la
polizia quella volta fece un pessimo lavoro. -
Lilly fece un passo avanti, ma Mary non ebbe alcuna reazione.
- Per questo con John hai fatto le cose in grande stile? Perché tutti
ne parlassero? -
- No, a me non interessava più di tanto: è stato lui a volere che la
sua morte fosse qualcosa di cui tutti si sarebbero ricordati. Devo
ammettere però che tutto quel sangue era un bello spettacolo. -
Rush avanzò ancora di un passo.
- Parla. -
John Fry svoltò oltre la
gabbia delle giraffe e guardò l'ora: era quasi giunto il momento. Fra
poco quell'idiota abitudinario di Mike Rowland sarebbe uscito dallo zoo
per andare a puttane, e lei avrebbe messo fine ai suoi giorni.
Finalmente nessuno
avrebbe più distolto lo sguaro dal suo viso mostruoso, finalmente non
avrebe più sentito il vuoto della solitudine.
Era affascinato all'idea
di morire in quel modo.
Poi sentì qualcosa
dietro di sé. Dei passi.
Era lei.
- Vieni - gli disse - E'
tutto pronto. -
John seguì il suo boia.
Si sentiva leggero, e
nei suoi pensieri Freddie Mercury cantava "...it's a kind of magic..."
Mary a John raggiunsero
Steven dietro la gabbia delle tigri.
Gli animali camminavano
avanti e indietro, agitati.
Per terra era steso un
telo di nylon.
- Non preoccuparti
amore, andrà tutto bene. - gli sussurrò Mary sfiorandogli un orecchio
con le labbra.
Improvvisamente John
ebbe paura. La musica scomparve dalla sua mente e l'angoscia lo prese
alla gola.
- Ho... ho cambiato
idea. - disse.
Steven sospirò di
sollievo.
- Bene, per fortuna la
possiamo finire con questa pazzia. -
- No! -
Mary fissava John con
sguardo folle.
- No! Mi hai promesso il
tuo sangue! -
- Mary... -
John Fry non riusciva a
parlare.
- Mary, ti prego, non lo
voglio fare. E' una pazzia. Non dovevo darti retta... -
- Zitto! -
La donna puntò
l'affilato pugnale verso John.
- Questa notte devi
morire. -
Pazza, schiumante di
rabbia si avventò contro la sua preda.
John posò la mano sulla
pistola, ma il colpo al cuore lo colpì prima che potesse estrarla.
Steven Pinter si girò
dall'altra parte, inorridito; ascoltò i colpi del pugnale sul corpo di
John Fry, e gli sembrava non finisse mai.
- Puoi girarti. - disse
Mary al fratello con voce piatta.
- Aiutami, dobbiamo
buttarlo nella gabbia assieme a tutto il suo sangue. Tutto secondo i
piani. -
Con le lacrime agli
occhi, Steven obbedì.
Il corpo senza vita di
John Fry cadde pesantemente tra le bestie, che ebbero pietà di lui.
L'assassina sorrideva.
Il sorriso di una pazza.
- Getta il coltello. - le intimò Rush.
- No! Lei deve morire! -
Mary alzò il braccio, i muscoli tesi, pronta a colpire la sua vittima.
Stephanie Curtis urlò.
Uno, due, tre, otto spari abbatterono la bestia. Mary Pinter cadde
morta.
"I was caught
in the crossfire of a silent scream / Where one man's nightmare is
another man's dream / Pull
the covers up high and pray for the mornin' light / Cause you're livin' alone in the
heat of the night"
Immobili guardano la bestia abbattuta, innocua oramai. Le lacrime, la
gioia di chi ha visto la morte cadono su un cadavere ancora caldo: la
nera Signora ha avuto il sangue promesso.
"Met a man
with a message from the other side / Couldn't take the pressure - had
to leave it behind / He
said it's up to you / You
can run or you can fight - ya that's right / Better leave it alone in the
heat of the night"
Curvo cammina un uomo sotto il peso del rimorso, dei sensi di colpa per
aver lasciato solo un altro uomo. Si vergogna, e distoglie gli occhi
dagli sguardi accusatori delle fiere dietro le sbarre.
Dietro le sbarre un altro uomo, solo, fissa il vuoto dentro a sé, e
piange.
"In the heat of the night they'll be comin' around / They'll be
lookin' for answers they'll be chasin' you down / In the heat of the night
/ Where you gonna hide
when it all comes down / Don't look back don't ever turn
around"
Giustizia, solo questo ha avuto una madre. Infelice, si aggrappa ai
libri di un figlio che non tornerà mai più.
"Had to pay
the piper to call the tune / Said he'd be back someday - said
he'd be back real soon / Pull the shades down low -
you'll know when the time is right / When you're lyin' alone in the
heat of the night"*
Chiuso. Solo una parola a consolare i fantasmi di due uomini soli.
*Bryan Adams "Heat Of The Night" (1987)
Grazie a chi ha avuto la
pazienza di seguire questa storia fino in fondo. Grazie in particolare
a cassiana, Najara e Sabaku no Yugy per le recensioni positive;
chiunque altro vorrà commentare, anche per eventuali critiche, si senta
libero di farlo.
Dedico questa fanfiction
ai miei nipotini M. e G., che mi ricordano quanto il mondo possa essere
bello.
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