Il fuggitivo

di Camilla L
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Il fuggitivo

 

Beacon Hills è una cittadina non troppo ridente della California, poco sole e tante stranezze. C'è una zona residenziale, con un piccolo supermarket e l'ufficio postale, poco più in là la centrale di polizia ed il liceo. Ad est, in periferia, c'è l'unico ambulatorio veterinario della zona. Fino a qualche anno fa era gestito dal Dottor Alan Deaton, uomo di mezza età ormai ritiratosi dall'attività per lasciare il posto al suo fido collaboratore: Scott McCall, giovane, ma con un sacco di esperienza sul campo.

È quasi sempre tarda sera quando Scott abbassa la serranda dell'ambulatorio: dire di no all'ultimo paziente della giornata, arrivato all'ultimo convinto che il proprio cucciolo abbia chissà quale strana malattia, non è proprio nelle sue corde.

La giornata è stata lunghissima: non sa se sia stata più pestifera la cagnolina della signora Millicent Horvart o la signora stessa che non ha fatto altro che volere a tutti i costi che venisse fatta alla sua Dotty una visita più accurata per la sua minuscola ulcera oculare.

In questo momento il suo unico desiderio è quello di tornare a casa, farsi un bel bagno caldo e stendersi sul letto.

Vive solo, non molto lontano dal lavoro, nella stessa casa che fino a poco tempo fa divideva con la madre Melissa, prima che quest'ultima si trasferisse a casa di John Stilinski, suo secondo marito, nonché padre di Stiles, migliore amico del giovane veterinario.

Sale in auto, posa valigetta e giacca sul sedile del passeggero, infila le chiavi nel cruscotto e...

-Ciao, zio Scott!-

-Oddio!-urla, sobbalzando sul sedile.

-Scusa! Non volevo spaventarti!-sussurra un visetto dispiaciuto dal sedile posteriore.

-Justin, ma che... ci fai qui?-

-Lasci sempre l'auto aperta, me l'ha detto papà, e fuori avevo freddo.-

-Si... ma, perchè non sei a casa?-

-Posso dormire da te questa notte? Mi diverto sempre quando sto a dormire da te.-

-Rispondi alla mia domanda.-

-Voi grandi siete tutti uguali.-si lamenta il piccolo, tentando si uscire dall'auto.

-Benedette siano le chiusure centralizzate!-esclama fra sé l'uomo.

-Fammi uscire!-urla il bambino.

-Ma neanche per idea, prima ti porto a casa tua.-

-No!-

-Allora chiamo tuo padre che venga a prenderti!-

-No!-

-Justin hai otto anni, non puoi girovagare da solo per la città.-

-Io voglio farlo lo stesso, fammi uscire.-

-Ma si può sapere che ti prende?-

-Niente!-

-Ok! Ora chiamo tuo padre, così lo spiegherai a lui.-

-Non puoi farlo.-

-E perchè?-

-Perchè non voglio vederli, mai più, nessuno dei due.-

-Non mi interessa cosa vuoi tu, ora ti riporto a casa.-

Scott mette in moto, ignorando le continue proteste del suo piccolo passeggero, ed in meno di dieci minuti è davanti alla casa che il suo migliore amico Stiles divide col compagno Derek, il piccolo fuggitivo e la figlia più grande Grace di dieci anni, adottata da poco.

-Ok! Siamo arrivati!-

-Io non scendo!-

-Ti do due alternative: o scendi ed io entro con te e cercherò di difenderti più che posso davanti ai tuoi papà, suppongo parecchio arrabbiati, o li chiamo per venirti a prendere e poi me ne vado. Scegli tu.-

-Ok! Entriamo.-dice sconsolato.

Scott non fa nemmeno in tempo a disinserire la chiusura centralizzata che il piccolo Justin ha già la maniglia della portiera in mano intento a darsi nuovamente alla fuga.

-Ehi! Non azzardarti a scappare di nuovo o te la vedrai da solo coi tuoi genitori.-

-Pensavo che tu fossi diverso dagli altri grandi.-

-Se mi avessi almeno spiegato cosa ti ha fatto scappare di casa a quest'ora avrei potuto...-

-Non avresti potuto fare niente e poi io volevo solo dormire a casa tua, tutto qui.-

 

Scott fa non poca fatica a convincere il bambino ad entrare in casa, ma tra una parola dolce ed una spinta alla fine riesce ad arrivare all'uscio.

-Ciao, Scott entra... non sai co... Justin! Oddio! Ma dov'eri finito?-chiede Stiles, notando qualche istante dopo aver aperto la porta il proprio figlio nascosto dietro le gambe dell'amico.

-E' venuto in ambulatorio da me.-

-Non sai che paura: ci siamo accorti quindici minuti fa che non era in camera sua come credevamo. Derek e mio padre sono usciti a cercarlo.-

-Justin non saluti papà?-chiede Scott.

-No!-

-Non sai che spavento mi hai fatto predere, non scappare mai più i questo modo, ok?-chiede invece il padre, abbassandosi all'altezza del bambino.

-Tanto voi non mi volete.-

-Ma stai scherzando? Perchè dici questo?-

-Perchè ora avete Grace: io non vi servo più.-

-Non dirlo mai più!-lo riprende il padre.

-Ma è vero! Da quando è arrivata lei...-inizia a dire il bambino, prima di scoppiare a piangere.

-Vieni qui!-dice il padre sollevandolo e stringendolo a sè.

-Lo so che sei arrabbiato con me perchè sono scappato, ma io...-inizia a dire il piccolo, mentre il padre si accomoda sul divano del salotto col figlio tra le braccia.

-Oltre ad essere arrabbiato mi sono anche spaventato, sei ancora troppo piccolo per uscire di casa da solo, soprattutto al buio e poi come hai fatto ad uscire senza che ce ne accorgessimo?-

-Sono uscito dalla porta della cucina, tu e papà stavate parlando con Grace in salotto e non mi avete visto, ma da quando c'è lei non mi vedete mai.-

-Tesoro, mi spiace che tu ti senta così, ma non devi pensare che ora, visto che con noi c'è anche Grace, quello che io e papà proviamo per te sia cambiato.-

-Voi non mi ascoltate più da quando c'è lei, lei vi piace di più.-

-Questa è la stupidaggine più grande che potessi dire: voi ci piacete esattamente allo stesso modo.-

-Non è vero!-borbotta, riprendendo a singhiozzare.

Stiles lo abbraccia forte e cerca di consolarlo come può, anche se sembra una missione quasi impossibile.

-Stiles, vuoi che avvisi Derek e tuo padre che possono interrompere le ricerche?-chiede poi Scott, rimasto fin ad ora in disparte.

-Ti ringrazio!-

-Poi io andrei, hai tutto sotto controllo, vero?-

-Vai pure, Derek non dovrebbe essere molto lontano e grazie infinite.-

-Ma di che?-

-Quando ci sarà un po' più di calma ti inviteremo a cena. Vuoi che lo zio Scott venga qui a cena, vero, Justin?-

-Sì!-risponde, lasciando il padre e correndo dallo zio per abbracciarlo.

-Io verrò solo ad una condizione, però.-gli spiega l'uomo.

-Quale?-chiede il bambino, alzando lo sguardo fino ad incrociare quello di Scott.

-Che tu mi prometta che non scapperai più.-

-Ok, promesso, ma...-

-Niente ma: una promessa è una promessa.-

-Ok! Però se faccio il bravo poi quando vieni porti il gelato alla vaniglia?-

-Per te alla vaniglia e a Grace che gusto piace?-

-Non lo so e poi per lei niente gelato!-

-Justin!-lo riprende il padre.

-Se parli così allora non verrò e niente gelato.-aggiunge Scott.

-A lei piace il ciccolato, quello con le noccioline dentro.-afferma scocciato.

-Ok! Allora vaniglia e cioccolato con le noccioline, aggiudicato.-dice il veterinario sorridendo ed accarezzando i caelli del bambino.

 

-Pensi che papà Derek sia molto arrabbiato?-chiede Justin al padre, una volta rimasti soli.

-Quando è uscito lo era.-

-A me non piace quando siete arrabbiati.-

-Se continui a comportarti in questo modo ci vedrai spesso arrabbiati.-

-Io non lo faccio apposta.-

-E mi vuoi far credere che sei scappato senza volere?-

-No, ma... -

-Senti, Justin mi vuoi spiegare perchè ce l'hai tanto con Grace? È con noi solo da qualche settimana e ne hai combinate di ogni da quando è arrivata.-

-Lei non mi piace, mi ha rubato i miei papà.-

-Lei non ti ha rubato proprio nessuno, solo che ora oltre ad essere i tuoi papà siamo anche i suoi.-

-Ma lei aveva già una famiglia prima di venire qui, perchè non è rimasta là?-

-Ok! Forse questo avremmo dovuto spiegartelo prima, ormai sei grande e certe cose le puoi capire. Ti ricordi dove vivevi prima che non ti adottassimo?-

-Un po', in una casa con tanti altri bambini, mi sembra.-

-Ecco! Anche Grace viveva in quella casa, ci siete arrivati insieme.-

-Io non me la ricordo.-

-Perchè quando ci siete arrivati tu eri molto piccolo e subito dopo lei andò in quella famiglia dove è stata finchè non è venuta qui.-

-E perchè non rimasta in quella famiglia?-

-Questo è un po' difficile da spiegare, ma per farla breve in quella casa non erano buoni con lei e le assistenti sociali ci hanno chiesto se potevamo prenderla con noi o sarebbe tornata dove eravate da piccoli.-

-E perchè non poteva tornare in quella casa con tanti bambini?-

-Perchè quella non è una famiglia, è solo un posto dove stanno i bambini che non ne hanno una.-

-Hai detto che in quella casa ci siamo andati insieme, giusto? E prima dove eravamo?-

-Vivevate coi vostri genitori naturali che ora non ci sono più.-

-Lo so che i miei veri mamma e papà non ci sono più, ma i suoi dove sono?-

-Ecco... loro... vedi... sono gli stessi, tesoro. Tu e Grace avevate gli stessi mamma e papà, eravate fratello e sorella anche prima che vi adottassimo entrambi, per questo hanno chiesto a noi di adottarla, per farvi stare di nuovo insieme.-

-Oh! Ma io non me la ricordo, però.-

-Io mi ricordo di te, invece. Piangevi sempre e mi davi fastidio.-afferma Grace, spuntando all'improvviso.

-Stavi origliando?-le chiede il padre.

-No... forse... un po'... -balbetta imbarazzata lei.

-Per stavolta passi, ma non farlo mai più, ok?-

-Ok!-

-Vi va di parlare un po'?-chiede Stiles ai figli.

-Per me va bene.-afferma la femmina.

-Ok!-risponde solamente il maschietto.

Stiles fa posto a Grace sul divano al fianco del fratellino e li invita ad avere la loro prima vera conversazione da quando la bambina si è unita a loro.

-Davvero tu ti ricordi di me?-inizia Justin.

-Sì, ma non molto: solo che piangevi sempre e per questo non mi piacevi.-

-Mi dispiace.-

-Eri piccolo, i bambini piccoli piangono, solo che allora non lo sapevo.-

-Ti ricordi la casa dove abitavamo e i nostri genitori?-

-Solo la mamma, mi ricordo che quando piangevi correva sempre da te e non mi piaceva.-

-Come quando i papà vengono da te dopo che hai avuto un incubo?-

-Più o meno sì.-

-Ti dava fastidio perchè pensavi che io ti avessi rubato la mamma?-

-Sì!-risponde sinceramente la sorella maggiore.

-E tu ora mi hai rubato i papà: siamo pari!-afferma, finalmente sorridendo, il maschietto.

-Credo di sì, ma questo vuol dire che siamo di nuovo fratelli?-

-Certamente!-risponde Stiles, rimasto ad ascoltare in silenzio i suoi figli che dopo settimane riescono finalmente a parlare serenamente.

-Grace ti va di giocare ai videogames con me?-

-Io non c'ho mai giocato, nella casa dove vivevo non c'erano questi giochi.-

-Ti insegno io! Papà, possiamo?-chiede Justin.

-Solo per mezzora, poi filate a letto e non scordare che tu sei in punizione.-

-Uff!-

-Pensavi di poter scappare senza pagarne le conseguenze?-

-No, ma...-

-Ora giocate, quando torna papà ne parleremo.-

 

Stiles lascia soli i figli e se ne va nell'altra stanza ad aspettare il marito che rientra qualche minuto dopo...

-Dov'è il piccolo fuggitivo?-

-In salotto che gioca ai videogames?-

-Scappa di casa e gli permetti di giocare ai videogames?-

-Sta giocando con Grace e, comunque, gli ho comunicato di aspettarsi una bella punizione prima di dargli il permesso di giocare.-

-Con Grace? Veramente? Che è successo?-

-Gli ho raccontato tutto e ha capito che quando erano coi loro genitori naturali la situazione tra di loro era invertita.-

-Questo “tutto” cosa comprende?-

-Logicamente ho omesso la parte in cui Grace viene tolta alla sua famiglia affidataria per maltrattamenti.-

-Ma dov'era finito poi?-

-All'ambulatorio da Scott, se l'è ritrovato in auto quando è uscito.-

-Ci siamo passati, ma abbiamo trovato chiuso, probabilmente erano già qui.-

-Basta che non faccia più una cosa del genere: ho rischiato l'infarto quando mi sono reso conto che non era in casa.-

-E lo dici a me? Più setacciavamo i dintorni senza trovarlo e più la mia angoscia saliva.-

-Ora è meglio spedirli a letto, però. Vabbè che per una volta stanno facendo una cosa da fratelli, ma s'è fatto tardi ed è stata una serata dura per tutti.-

-La punizione domani?-

-Sì, credo che per oggi abbia già avuto abbastanza notizie sconvolgenti.-

-Hai intenzione addirittura di sconvolgerlo?-

-Stare chiuso in casa fino ai diciotto anni credi possa sconvolgerlo?-scherza Stiles, avvicinandosi al marito con fare malizioso.

-Nah! Io pensavo fino ai ventuno.-risponde, baciando il marito.

-Andiamo a mettere a letto i pargoli?-

-Andiamo, paparino!-

 

Dopo una breve discussione padre-figlio, Derek accompagna Justin fino al piano di sopra dove, dopo assersi lavato i denti ed aver indossato il pigiama, si infila diligentemente sotto le coperte. Sa che per questa sera ne ha combinate già abbastanza per discutere anche su quanto sia presto o meno per dormire, come è solito fare ogni sera.

Stiles fa lo stesso con la principessa di casa ed è certo che, per la prima volta da quando vive con loro, la probabilità che abbia un uncubo si è ridotta notevolmente.

 

Quando Stiles e Derek si sono messi insieme, ormai quasi una decina di anni fa, avevano espresso il desiderio di avere almeno due figli e quando gli assistenti sociali gli hanno dato la possibilità di prendere con loro anche la sorella del piccolo Justin non hanno perso l'occasione di ricongiungere i due bambini e di realizzare il loro sogno. Sono certi che quello fosse il loro destino e che, un passo dopo l'altro, daranno l'impressione ai loro figli di non avere mai avuto altra famiglia al di fuori di quella in cui vivono.
 

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NDA: E' una storiella senza pretese, iniziata mesi fa e proseguita nei ritagli di tempo. Mi rendo conto che non sia il massimo e mi scuso per gli errori che sicuramente avrete trovato qua e là, ma il correttore del mio programma di scrittura ha deciso di abbandonarmi e senza di lui sono persa.
Detto ciò vi saluto e vi auguro Buona Notte...
Kiss
Camy

 

 

 





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