Intro - Parigi è una città stupenda
NB: Questa fanfiction è ispirata da una saga di libri: I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale.
Non credo che molte persone l'abbiano letta, non essendo molto famosa
in Italia, per questo ho ritenuto di dover inserire una piccola
introduzione alla trama, in modo che chiunque potesse capire i
riferimenti nella storia. Ovviamente ci sono spoiler sul finale, quindi
se qualcuno fosse interessato a leggere i libri, non è il caso
che legga la storia, per evitare di rovinarsi la sorpresa. Spero che
l'introduzione sia abbastanza chiara, se qualcuno dovesse avere dubbi,
può segnalarmelo in messaggio privato o nelle recensioni
Lady Horcrux
***
C'è un libro che, in sole 22 pagine contiene tutto il sapere del
mondo. E' il Libro di Abramo il Mago, il Codice. Al suo interno, tra
profezie e storie, c'è l'incantesimo della Pietra Filosofale e
la ricetta per l'Elisir di Lunga Vita.
Nelle prime pagine del Codice, però, c'è anche una
profezia, più antica del mondo stesso, che parla di due gemelli
leggendari dalle aure di puro Oro e Argento. Uno destinato a salvare il
mondo, l'altro a distruggerlo.
Nicholas Flamel, il noto Alchimista, e sua moglie Perenelle sono i due
immortali incaricati di custodire e proteggere il Libro, che era stato
venduto loro quasi mille anni prima da un misterioso individuo
incappucciato, con un uncino al posto della mano sinistra.
Sophie e Josh Newman sono due gemelli quindicenni. I loro genitori sono
archeologi e questo li costringe a viaggiare molto e trasferirsi
spesso. Ora sono a San Francisco, dove vivono con la zia Agnes mentre i
genitori sono via. Hanno quasi l'età per guidare e, con il
desiderio di mettere da parte i soldi per comprare un'auto tutta loro,
accettano entrambi un lavoretto estivo, Josh nella libreria di Nick e
Perry Fleming, Sophie nel caffè proprio di fronte.
Le loro vite, prima ordinarie, vengono sconvolte dall'arrivo nella
libreria del dottor John Dee, che riduce l'edificio a un cumulo di
macerie alla ricerca di un libro. Josh e Sophie assistono ad una
terribile lotta tra Dee e Nick, in cui entrambi fanno uso di poteri che
i due gemelli non avrebbero mai creduto possibili. Alla fine il dottore
riesce a prendere il Libro e a rapire Perry, lasciando la libreria
senza guardarsi indietro.
In quel momento Nick svela ai due ragazzi la vera identità sua e
di sua moglie e decide di portarli via, perché ora che il dottor
Dee sa della loro esistenza, non saranno più al sicuro.
Comincia un viaggio per i due ragazzi che, nel giro di pochi giorni,
scopriranno che le leggende e le storie che conoscevano, non erano
sempre semplici storie. E così il loro potenziale magico viene
risvegliato, rivelando che Josh e Sophie, con delle aure d'oro e
d'argento, potrebbero finalmente essere i gemelli della leggenda.
E così ha inizio la loro avventura, tra porte di energia, magie
elementali, personaggi storici, Dei e miti di tutto il mondo.
La mia storia ha inizio dopo la fine della saga. Il mondo è
salvo, i gemelli hanno compiuto la loro profezia e la guerra tra
Antichi Signori e Oscuri Signori sembra aver avuto una fine.
Niccolò Machiavelli e Billy the Kid sono due tra i molti
personaggi realmente esistiti presenti nella saga, entrambi a servizio
degli Oscuri Signori che hanno donato loro l'immortalità.
Il primo, grande scrittore e stratega nella vita, vive a Parigi, dove
è a capo dei corpi speciali della polizia. E' un uomo freddo,
calcolatore, sta dietro le quinte della politica mondiale e tira i
fili, come un burattinaio. Ma, a differenza di Dee, non ha perso
completamente la sua umanità.
Viene incaricato dal suo padrone, Aton, di recarsi sull'isola di
Alcatraz, dove Dee ha radunato un esercito di mostri e creature
leggendarie che, al momento opportuno, devono essere risvegliate e
gettate contro la città di San Francisco, con l'intento di
creare il caos e decimare la popolazione.
Qui incontra Billy, al servizio dell'Antico Signore Quetzalcoatl, una
creatura dalle fattezze di un rettile, con una lunga coda piumata.
All'americano viene ordinato di aiutare Machiavelli nel suo compito di
risvegliare le creature, ma qualcosa va storto. Capiscono entrambi di
essere dalla parte sbagliata in quella guerra e decidono di tradire i
loro padroni, cambiando fazione e cercando in ogni modo di distruggere
le creature prima che queste possano fare danni.
Nel libro non viene raccontato cosa succede loro dopo la fine della
guerra, per questo ho deciso di immaginarlo per conto mio. Si parte dal
presupposto che Billy è stato infilzato al petto dal Karkinos,
un mostro gigante a forma di granchio, e che Machaivelli ha cercato di
salvarlo, curandolo con la sua aura che però era troppo esigua
per sanare completamente le sue ferite.
***
Parigi è una città stupenda.
Tutto era finito.
Aerop-Enap, l'Antico Ragno, era riuscita a ripulire l'isola di Alcatraz
dalle creature rimaste, Nicholas e Perenelle Flamel erano spariti in un
portale diretto a Parigi, insieme a Marethyu, mentre Black Hawk era
riemerso poco prima dell'alba dalla baia, grondante acqua e senza uno stivale.
Machiavelli era seduto su una panchina vicino agli uffici
amministrativi, guardava la città di San Francisco che si
risvegliava e riprendeva vita dopo il blackout e i disordini causati
dalla nebbia innaturale del giorno prima, la popolazione ignara delle molte
battaglie che si erano combattute quella stessa notte per la loro
salvezza.
Alzò il volto al cielo, chiudendo gli occhi e godendosi il
calore del sole che lentamente ricaricava la sua aura e ringiovaniva i
suoi lineamenti.
Poche ore prima era quasi bruciato nel tentativo di salvare Billy.
L'aura bianco sporco era scivolata via dalle sue dita per sanare
l'orribile ferita dell'immortale americano, mentre il proprio
corpo invecchiava visibilmente. Era stato Black Hawk a fermarlo,
scacciandogli via le mani dal petto di un Billy in fin di vita. Lui
avrebbe continuato: gli avrebbe regalato tutta la sua aura, fino
all'ultima stilla, anche a costo di entrare in autocombustione.
Era rimasto lì con lui fino alla fine della battaglia, seduto
sul pavimento sudicio della casa del custode di Alcatraz, con la testa
dell'altro sulle gambe, osservando con occhi distanti gli sforzi
dei suoi compagni di risvegliare l'Antico Ragno, mentre Black Hawk e
Marte distraevano il Karkinos.
Aveva guardato, senza vederlo davvero, Marte Ultore che accendeva la
sua aura rosso sangue fino a esplodere in una polvere bianca.
L'ennesimo sacrificio in una guerra per la salvezza del mondo. Odino ed Hel erano morti allo stesso modo qualche istante prima, sacrificandosi per proteggerli dagli Ampu.
Black Hawk era caduto in acqua in quello stesso istante, colpito dall'enorme granchio.
Non ce l'avrebbero mai fatta. Billy era ferito, Nicholas e Perenelle non
avevano abbastanza aura, lui stesso era troppo debole. Aerop-Enap era
la loro unica possibilità, ma l'Antico Signore non si
risvegliava. Era ancora chiusa in quel rifugio di fango e saliva e a nulla erano valsi
gli sforzi congiunti di Machiavelli e dei Flamel. Avevano rischiato le
loro vite, donato tutta l'energia che possedevano, ma avevano perso
comunque.
Poi aveva visto Flamel uscire dal bozzolo, un attimo prima che questo
si sgretolasse e un immenso ragno srotolasse otto lunghissime zampe
pelose.
Il Karkinos era enorme, certo, ma Aerop-Enap era due volte più grande
di lui. Il corpo dell'Antico Ragno era ricoperto di peli viola spessi
quanto un dito, le zampe erano nere, grandi quanto il busto di un uomo
e dotate di uncini appuntiti alle estremità; a differenza dei
comuni ragni, attaccata al corpo c'era una testa dai tratti quasi
umani, rosa pallido e senza naso né orecchie, ma con una lunga
apertura al posto della bocca e otto, identici occhi sulla cima.
Aerop-Enap aveva ucciso il Karkinos, rinchiudendolo in una fittissima
ragnatela bianca. Poi se n'era andata, richiamando gli ultimi ragni
rimasti sull'isola e uccidendo le creature mostruose
sopravvissute alle battaglie di quella notte.
Ora Alcatraz era tranquilla. I gabbiani stavano lentamente ritornando,
riempiendo l'aria salmastra della baia con i loro versi striduli.
L'immortale italiano sospirò, tornando a guardare la
città. Si sentiva esausto, spossato. Mai, in più di 500
anni di vita, si era sentito così. Aveva fatto la prima cosa
giusta dopo moltissimo tempo, disubbidendo agli ordini dei suoi padroni
e diventando un waerloga, uno stregone traditore. Aveva combattuto per la salvezza degli homines. Aveva vissuto
davvero, dimostrando a sé stesso e al ricordo di sua moglie che
c'era ancora dell'umanità in lui.
Ma tutto questo era stato
possibile solo grazie a una persona. Un ragazzino - perché
nonostante fosse immortale, ai suoi occhi non era altro che un ragazzo -
che gli aveva fatto comprendere di star sprecando la sua
immortalità, che l'aveva capito davvero e che lo aveva
aiutato a mettere tutto in discussione. Quel ragazzino senza alcun
rispetto per le regole, che non prendeva nulla sul serio e che non
conosceva neanche il significato della parola 'prudenza'. Quello stesso
ragazzino che non aspettava altro che la fine di quella inutile guerra,
solo per la sua promessa di insegnargli tutto quello che poteva sulla
magia. Il suo primo, vero amico. Il suo unico amico.
Era rimasto con lui fino al ritorno di Black Hawk, poi l'americano e
Nicholas l'avevano allontanato dalla guardiola per poter aiutare Billy.
Era seduto su quella panchina da allora.
Aveva visto i Flamel uscire fuori alle prime luci dell'alba, quando
Aerop-Enap era ritornata da loro dopo aver ucciso tutti i mostri.
Machiavelli non si era avvicinato a loro, aveva soltanto guardato
l'Alchimista, aspettando un cenno che gli facesse comprendere la situazione.
Quando quel cenno era arrivato si era semplicemente voltato verso la
città, osservando il sole che si alzava lentamente nel cielo,
illuminando un venerdì mattina qualsiasi per gli homines.
I Flamel e l'Antico Ragno erano andati via poco dopo, i primi erano
tornati nella loro amata Parigi, la seconda era rientrata nella
prigione di Alcatraz, aspettando il ritorno di Marethyu.
E dopo ore, Machiavelli era ancora lì, osservando i movimenti ipnotici delle
onde sull'oceano, mente la sua pelle tornava bianca e il suo corpo
ringiovaniva.
Doveva tornare a Parigi anche lui, riprendere tra le mani il controllo
della sua intricata rete di polizia e spionaggio, tornare alla sua vecchia vita e al
suo ruolo di burattinaio, dietro le quinte della politica mondiale.
Allora perché era ancora fermo su quella panchina di pietra, con
le mani abbandonate sulle ginocchia e lo sguardo perso nell'orizzonte?
Ho bisogno solo di un attimo. Un momento per riprendere fiato. Un istante di calma dopo la tempesta.
Udì dei passi leggeri che si avvicinavano a lui, ma rimase
immobile, fingendo di non averli sentiti. Sapeva a chi appartenevano,
per questo non si mosse neanche quando sentì quella stessa
persona sedersi pesantemente accanto a lui.
- Ti godi il panorama? - chiese una voce palesemente affaticata.
- Sto ricaricando le energie. Non posso certo ripresentarmi a Parigi
con l'aspetto di un vecchio incartapecorito - disse, fingendo
un'indifferenza che in realtà non provava.
- Quindi tornerai a casa?
- E' la cosa giusta da fare. Ci sono faccende che richiedono la mia attenzione e non possono essere rimandate ulteriormente.
L'americano annuì. - Capisco - disse, guardando anche lui verso
la baia. - Sembra assurdo, non credi? In meno di tre giorni abbiamo
quasi contribuito alla distruzione del mondo per poi ritrovarci a
combattere per salvarlo.
Machiavelli sorrise appena. - E ora che tutto è finito,
torneremo alla normalità. Dovremmo aspettarci un paio di
telefonate, credo.
L'altro sospirò, con fare melodrammatico. - Quetzalcoatl non
sarà affatto contento di come si sono messe le cose... Anche se
ho sentito dire che la strega di Endor andrà a fare una visita a
lui e a Bastet.
- Allora sei in una botte di ferro - disse Machiavelli, ridendo. - La
reputazione della strega di Endor la precede, e il suo odio per gli
Oscuri Signori è risaputo.
- E che mi dici di te? Non hai paura di cosa potrebbe farti il tuo padrone?
Machiavelli scosse la testa. - Forse dovrei, ma al momento non è
tra le mie priorità - rispose, stiracchiando le labbra in un
tentativo di sorridere. - Aton, il mio padrone, potrebbe essere
più comprensivo di quanto non sembri. Era un Oscuro Signore,
è vero, ma non è mai stato così avverso agli homines. Potrebbe capire cosa mi ha spinto a tradire la sua causa.
- E se non dovesse farlo?
Qualcosa nella voce dell'altro convinse l'immortale italiano a girarsi
per guardarlo. Aveva il volto pallido e un'espressione malinconica che
l'altro non gli aveva mai visto. I vestiti erano sporchi e mal ridotti,
mentre una fasciatura improvvisata capeggiava sul suo petto, tenendogli
il braccio sinistro assicurato al corpo, in modo che non lo muovesse
troppo. - Credo tu sappia già la risposta, Billy.
L'altro immortale annuì e abbassò lo sguardo. - Avevi
promesso che mi avresti preso come apprendista, una volta che tutta
questa storia fosse finita.
- Non ho mai detto che non tornerò - replicò l'italiano.
- L'eternità è un periodo estremamente lungo, ci
sarà tempo per ogni cosa.
- Hai ragione, immagino.
In quel momento Black Hawk uscì dalla guardiola distrutta,
riponendo un telefono nella tasca dei jeans. - Una barca ci aspetta per
riportarci a terra. - Fece un gesto per indicare l'isola. - Qualcuno si
occuperà di ripulire tutto. - Si avvicinò a Billy e lo
aiutò ad alzarsi, stando attento a non toccare la fasciatura sul
petto.
L'italiano li seguì poco dopo, rimanendo ad ascoltare i loro
discorsi in silenzio finché non raggiunsero il molo. Non avrebbe
avuto nulla da dire in ogni caso.
Inaspettatamente, Black Hawk lo accompagnò anche all'aeroporto.
Fermò la vecchia Jeep vicino ad una delle entrate meno
trafficate e spense il motore.
- Spero di rivederti - gli disse, stringendogli la mano. - Anche se forse non troppo presto. E' stato uno spasso, davvero, ma credo che ci serva un po' di tempo per rimettere in sesto il Paese.
Machiavelli rise, ricambiando la stretta. - Anche per me è stato
un piacere. Magari la prossima volta sarete voi a raggiungermi in
Francia, chi lo sa.
- Ho sempre voluto visitare l'Europa - assentì l'americano.
Attese che gli altri due scendessero e parcheggiò l'auto non
molto lontano, restando seduto all'interno in attesa di Billy.
Il ragazzo lo accompagnò fino alla porta, poi si fermò accanto a lui, non sapendo bene cosa dire.
- Dunque le nostre strade si dividono qui, per ora - Disse l'italiano, voltandosi verso di lui.
- Già - Billy annuì, sollevando lo sguardo nel suo. - Non
devi ascoltare Black Hawk, comunque, farebbe piacere ad entrambi
rivederti presto.
- Farebbe piacere anche a me e il mio invito di prima era sincero -
disse, poggiando le mani sulle spalle dell'altro. - Parigi è una
città stupenda e fin troppo tranquilla. Scommetto che ti
piacerebbe.
Billy gli regalò un sorriso, il primo vero sorriso da quando lo
aveva raggiunto sulla panchina, quella mattina ad Alcatraz. - Ne sono
sicuro anch'io.
Si strinsero la mano un'ultima volta, ancora troppo nervosi e
scombussolati per pensare ad altro da dirsi o per salutarsi in
qualsiasi altro modo. Dopodiché Machiavelli afferrò la
borsa con il computer ed entrò nell'aeroporto, senza guardarsi
indietro.
Si sarebbero rivisti, un giorno. Nel frattempo avrebbe fatto in modo di
controllare che quel ragazzino scapestrato non si mettesse in qualche
guaio più grande di lui. In fondo, controllava la più
grande rete di
spionaggio d'Europa, non sarebbe stato difficile essere la sua ombra
nell'attesa di un nuovo incontro.
Un vago sentore speziato di Pepe di Cayenna lo accompagnò per
tutto il suo viaggio, aleggiandogli intorno finché non venne
sommerso dagli odori familiari del primo mattino Parigino.
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