PREMESSA
Prima che qualcuno se lo
chieda, no, questa raccolta non è un parallelo di “Swords”. Anche se i titoli
sono effettivamente affini.
È la prima volta che mi
cimento in una raccolta di flashfic. Ammetto di essere vagamente terrorizzata,
dato che, com’è noto, tendo a blaterare per millenni e ad incartarmi sui
dettagli più inutili del repertorio.
Ecco, lo sto facendo anche
ora.
Ho scelto un tema abbastanza
particolare, non inflazionato. Francamente, spero di non essere io a dare il
via ad un interesse di massa verso i pelapatate degli Shinigami, credo che
sarebbe più dannoso che altro.
È che le Zanpakuto sono
affascinanti perché sono animate. Nel senso stretto del termine. O meglio, non
per questo fatto in sé, ma per la diretta conseguenza, ovverosia che sono
dotate di un’intelligenza e di una volontà.
Quindi, sono in grado di
giudicare.
Pensateci, non è una cosa da
tutti i giorni.
È come se la nuvola Speedy
mandasse al diavolo Goku.
Come se tutti gli shuriken di
Tenten le si rivoltassero contro (oh, sì… ).
Come se l’Eva 01 prendesse a
ceffoni Shinji Ikari.
Come se l’Ammazzadraghi si
rivoltasse contro Gatsu.
Come se Mugen cercasse di
affettare Kanda.
E il Martellone di piantare
Lavi nel cemento.
Come se il Cloth di Cancer
lasciasse Death Mask in mutande.
… Ops.
Senbonzakura (io vado in pezzi)
Mani
come le sue non sono fatte per reggere l’elsa di una spada. È un’impressione
vaga che ti coglie da subito, appena il tuo sguardo impatta con le sue dita
abbandonate lungo la divisa: è disdicevole, ma non ti lascia più. Così sottili.
Leggiadre.
Candide.
Eppure
eccole, la impugnano, la stringono, la stritolano, e facendolo ti
contraddicono. Orgogliosamente.
Non
crediate che sia difficile spendere qualche parola su di lui, non lo è. Non per
me. Lui è una scala che si arrotola fittissima attorno ad un unico asse
instabile ed obliquo.
Narciso.
Sali
la prima rampa, e ti sembra chiuso, distante, cifrato. La seconda, e capisci
che ha un cuore che gli batte nel petto, un cuore, sì, proprio dove ce l’hanno
tutti. La terza, e finalmente ti accorgi che le prime due non sono altro che
propedeutiche, solo un modo per prepararti le gambe.
È
prigioniero di un poema sordomuto, e non si muove, non un fremito, nemmeno
quando la sua cella comincia inesorabilmente a imbarcare acqua e succo di
cicuta. Non è un problema. Fissa il livello del veleno che sale, preparandosi a
berlo tutto quanto.
Le
sue ciglia sono lunghe, e sono lucide come se fossero bagnate dalla rugiada. Le
sue labbra sono sottili solo all’apparenza. Sui suoi occhi puoi dire soltanto
una cosa: sono neri.
Neri.
È
una nullità, quell’uomo. Ciò nonostante, ho imparato a volergli bene. Più di
una volta, ho visto la sua pelle preziosa sanguinare. È qualcosa che ti unisce
più dell’amicizia, più dell’odio, persino più di un incarico. È un destino,
quello di sanguinare assieme.
Byakuya.
Ero
al fianco tuo, quel giorno di acerrima primavera, prima del fiorire dei
ciliegi.
Letteralmente.
Ero
aggrappata alla cinta della tua alta uniforme, durante il funerale di tua
moglie, quando mille altre mani ti evitavano, quando gli occhi di tutti ti
seguivano, quando i sospetti fiutavano le tue guance, in cerca dell’odore di
lacrime.
Hisana
era stata la tua scommessa con la libertà.
Persa.
Sono
delusa. L’idea che il mio proprietario sia un uomo così debole mi infastidisce.
Ma,
se non altro, sei stato capace di non chiamare avversità del fato la tempesta
che tu stesso ti sei chiamato addosso. E se poi la ragione di tutta questa
pioggia si è spenta, morendo della sua stessa fragilità, può essere al massimo
ironia.
Eppure
tu sei candido. Di fronte al bene supremo o al supremo male, tu ancora riesci a
stupirti. Riesci persino a stupirtene. Tu che pensi, tu che guardi, tu che sai.
Tu che affondi il mento nella tua sciarpa preziosa, che è candida come te, e ti
ammanti di aura nobiltà, tu che sei aristocratico perché sei il migliore per
davvero, e lo sei, Byakuya.
E
ne soffri.
Candido.
Poi
impugni la tua spada e ti prepari a combattere.
-
Appassisci. Senbonzakura. –
Ti
sei mai chiesto, Kuchiki Byakuya, perché la tua Zampakuto vada in pezzi?
ANGOLINO!
Byakuya è un personaggio che
mi distrugge. Nel bene e nel male.
Ci sono momenti in cui mi
distrugge dal ridere, perché è ottuso a livelli inverosimili, altri invece in
cui mi prende il cuoricino e me lo fa a fettine sottili semplicemente con quel
suo sguardo a mezz’asta e le sue parole sempre, drammaticamente sbagliate.
Voi sapete che i personaggi
di Bleach, in generale, mi hanno conquistata.
Ecco.
Byakuya è speciale, si
colloca a pieno diritto nella rosa dei primi fra i pari.
Un ringraziamento speciale a LeFleurDuMal,
che mi ha aiutata molto con il layout, e soprattutto l’ha fatto prima che mi
venisse una crisi di nervi.
Lei sa decisamente come
trattare gli arieti. (_ _)
NOTA:
Byakuya è un inno
all’orgoglio e al disastro, e questo ho cercato di condensare in questa fic.
Partendo dal paragone con le scale, che salgono arrotolandosi su sé stesse,
sempre più complicate. E i livelli sono tre. Come se ci fosse uno Shikai
visibile a tutti, un Bankai per pochi eletti, ed un terzo livello oscuro,
inaccessibile, che comprende e contraddice i primi due. Tutto il contrasto fra
il suo aspetto etereo e la sua potenza si condensa in quell’”è una nullità”,
che mi pare un’affermazione pesante, ma purtroppo vera. Byakuya ha sempre perso
le sue battaglie più importanti. Non è un vigliacco, perché non si nasconde
dietro ad un dito, e non si piange addosso lamentando l’avversità della vita.
Ci prova, a combattere, ma è semplicemente troppo debole.
Ed è aristocratico, e qui ci
vuole la noticina etimologica, perché Aristhos letteralmente vuol dire “il
migliore”. Byakuya è perciò condannato ad essere il migliore dal suo stesso
status.
Sul fatto che la sua spada
vada in mille pezzi, ci sarebbe da discutere per ore, ma direi che l’immagine è
sufficientemente suggestiva di per sé. Mamma mia quant’è fragile Byakuya.
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