LILY
SANDLER’S MEMORIES
- TITANIC: DAL SOGNO ALL’INCUBO -
“La
Nave dei Sogni” aveva annunciato entusiasta
suo padre due settimane prima, mentre un elegante biglietto faceva
capolino dall’interno del pacco regalo “E’
così che la chiamano. Sarà una vacanza
memorabile, Principessa.”
Lily ricordava di aver
sorriso, lasciandosi contagiare dall’euforia paterna: era da
tempo che desiderava fare un viaggio in America, visitando le
città che fino ad allora aveva conosciuto soltanto tramite i
racconti dei parenti o della sua amica Rose.
L’aria
salmastra non risultava molto gradita alle delicate narici di Miss
Sandler, tuttavia, l’emozione per l’imminente
partenza riusciva in qualche modo ad alleviarle i vari fastidi. Sarebbe
stata persino pronta a sopportare nel modo più stoico
possibile il mal di mare che l’avrebbe sicuramente
perseguitata durante la navigazione.
Permise allo zio Eric,
un uomo alto e attraente sulla quarantina, di aprirle la portiera
dell’auto parcheggiata in quello che era – a detta
dell’autista - un punto strategico del porto di Southampton
e, facendo il possibile per restare in equilibrio sui tacchi sottili
degli stivaletti, cominciò ad osservarsi intorno con fare
impettito.
Di media altezza,
dotata di forme piacevoli, Lily era avvolta in un elegante completo
color rosa antico, cucito secondo la moda londinese del momento. I
capelli castani erano raccolti in un’elaborata acconciatura
celata parzialmente dal capellino abbinato al vestito, mentre gli occhi
dalle iridi nocciola, unica caratteristica fisica ereditata dal padre,
brillavano per l’emozione da dietro le lunghe ciglia.
Di sicuro, lei, figlia
del noto professore universitario Andrew Sandler, non aveva nulla da
invidiare alle donne aristocratiche che in quel momento le passavano
accanto, sole o aggrappate al braccio di qualche gentiluomo.
Un vanesio pensiero
attraversò la mente di Miss Sandler, che nascose un risolino
dietro la mano guantata: “A
sedici anni non erano sicuramente belle ed eleganti come sono io
adesso”.
Trasalì
quando qualcuno la destò dai propri pensieri con una
sgraziatissima manata sulla spalla. Non si sorprese, tuttavia,
nell’udire la voce calda ma leggermente nasale di sua sorella
Violet giungere con prepotenza ai suoi timpani.
- Cos’hai da
ridere, Principessa? La fatina del cervello ti ha suggerito una battuta
divertente? In tal caso voglio saperla anch’io.
- Piantala –
ordinò Lily, scostandosi con fare altezzoso – Non
stavo affatto ridendo.
- No, certo,
perché tu non ridi mai. Ridere è una cosa da
poveri – ironizzò la maggiore, gettando poi
un’occhiata alle proprie spalle – Papà
ha detto che possiamo andare in avanscoperta mentre lui e zio Eric si
organizzano con i bagagli.
Lily finse di ignorare
la battutaccia della sorella riguardo al ridere e, dandosi un certo
contegno, cominciò a camminare con lei in direzione del molo.
Nessuno, vedendo le
signorine Sandler fianco a fianco, avrebbe pensato che fossero sorelle:
Violet era alta, bionda e slanciata, una sorta di copia al femminile
del padre, fatta eccezione per il colore turchino delle iridi,
ereditato dalla madre. Era abbigliata con un moderno ma comodo abito
azzurro, che si chiudeva sul davanti con una fila di piccoli bottoni,
e, a differenza della sorella, indossava stivaletti dal tacco molto
basso.
- Non vedo
l’ora di salpare – disse la mora, nascondendo
invano l’eccitazione – Vorrei vedere le nostre
cabine in questo preciso momento! E, al contempo, non vedo
l’ora di giungere a destinazione! Secondo te come
sarà l’America?
- Io so che ci
sarà da divertirsi – rispose Violet, impedendo ad
una folata di vento di portarle via il capello color crema –
Pensa un po’, zio Eric ha promesso di portarmi ad una partita
dei New York Highlanders! Non sto più nella pelle,
sarà il primo match di baseball oltreoceano a cui
assisterò!
- Magnifico
– commentò Lily con poca convinzione - Sport,
sempre sport. Stai diventando ripetitiva, Viv.
- Ehi, tu hai le tue
fisse con l’Arte e roba simile, Principessa, io ho le mie
– replicò Violet senza scomporsi, fermandosi
dinnanzi ad un’imponente struttura navale – Ebbene,
eccoci qua: che te ne pare del tanto decantato Titanic?
-
Dov’è? – domandò
l’altra, ignorando bellamente il colosso che le si parava di
fronte – A sinistra o a destra della petroliera?
La bionda
aggrottò un attimo la fronte, confusa, poi
soffocò a stento una risata: - Ehm… no, tesoro.
Il Titanic è proprio la “petroliera”.
L’entusiasmo
che aveva animato la mattinata della giovane Sandler si spense
all’improvviso, come la fiamma di una candela ormai consunta.
Lily sgranò
gli occhi sbigottita, la sua bocca si dischiuse automaticamente in una
O di palese stupore misto a perplessità.
Quando suo padre le
aveva parlato della “Nave dei Sogni”, nella sua
mente si era immediatamente formata l’immagine di un elegante
transatlantico dalle forme aggraziate e dai colori tenui e delicati. Un
mezzo di trasporto adatto ad una principessa.
Doveva esserci
senz’altro un errore, quella specie di gigante dalla forma
squadrata e tinto quasi interamente di nero non poteva essere sul serio
l’ormai arcinoto Titanic.
- Guarda che
così fai entrare le mosche.
La voce di Violet
richiamò la sognatrice delusa alla realtà,
portandola a serrare di scatto le mandibole con un brivido di disgusto
al pensiero di una mosca svolazzante all’interno della
propria cavità orale.
Per un attimo, Lily fu
tentata di fare dietrofront e rinchiudersi in auto, ma si
bloccò non appena vide il padre raggiungerla con aria
raggiante, la gabbietta del loro micetto Theo ben stretta tra le mani.
Nonostante il
caratteraccio poco affabile, Lily non sarebbe mai stata capace di
deludere l’amato genitore, così si
sforzò di rispondere al sorriso, fingendo di non aver perso
l’entusiasmo di pochi minuti prima.
- Tutti pronti?
– domandò il professor Sandler, cercando di
impedire agli occhiali da vista di cadere tramite buffi movimenti del
naso – L’America ci aspetta!
- Tenete ben strette
le giarrettiere, ragazze, così potrete sventolarle dal ponte
quando saremo a New York! – scherzò lo zio Eric,
strappando una risata a Violet ed un sibilo scandalizzato a Lily.
La famigliola si
incamminò quindi in direzione del pontile
d’imbarco, accompagnata dal gran vociare della folla
circostante unito al fruscio delle onde e allo stridio dei gabbiani.
Nel momento in cui
raggiunsero gli altri passeggeri di Prima Classe che attendevano il
proprio turno di salire a bordo, Lily portò istintivamente
la mano destra all’altezza del petto, sfiorando con le dita
il ciondolo d’oro recentemente ereditato dalla nonna paterna.
Il contatto
durò meno di un secondo: stranita dalla propria reazione, la
sedicenne lasciò ricadere il braccio lungo il fianco.
In risposta, il
ciondolo rifletté la luce solare con un sinistro bagliore.
***
Angolo
dell’autrice: Eccomi qua con il prologo della mia prima
storia pubblicata sul fandom di Titanic.
Sono
Tinkerbell92 ma sto usando il profilo condiviso con la mia amica
PiccolaPhoebe perché alla fin fine è insieme a
lei che ho progettato i personaggi di questa storia qualche anno fa,
durante le ore di lezione. Sì, siamo delle studentesse
modello.
Comunque,
Lily Sandler è la protagonista della nostra storia. Suppongo
che in questo momento la troviate simpatica come un mazzo di ortica
nelle mutande e non vi do torto.
Lily
non è simpatica, per niente. E’ una ragazza ricca
e viziata che non sa praticamente nulla delle difficoltà
della vita, vive nel suo mondo fatato di principesse e unicorni e pensa
che tutto le sia dovuto, che tutto sia facile.
Ma
allora, perché raccontare la storia di un personaggio del
genere? Ebbene, sappiamo che il Titanic è la storia di una
tragedia, ma anche di un viaggio. E quello che vi racconterò
riguarderà anche il “viaggio interiore”
che compirà la nostra protagonista.
Perché
ho un debole per i personaggi che affrontano un percorso di crescita
personale durante la loro storia.
Un’altra
cosa che bisogna sapere è che questa è anche una
storia interattiva: per arricchire il racconto muoverò i
personaggi che mi sono stati affidati da altri scrittori.
Ci
tengo a precisare due cose:
1.
Le interattive non sono vietate in questo sito, basta che seguano il
regolamento scritto dalle amministratrici a riguardo.
2.
Scrivere una storia interattiva non significa “non ho voglia
di inventare personaggi, lo faccio fare agli altri per me”.
Da due anni faccio parte di un gruppo Facebook di autori, dove
è sempre un piacere “affidare” i propri
personaggi ad altri per vederli muovere da una “mano
esterna”. Non è mancanza d’ispirazione
dello scrittore, quanto più un piacere del creatore del
personaggio e futuro lettore.
Pertanto,
chiunque abbia qualcosa contro le interattive, è pregato di
abbandonare all’istante questa storia. Non
tollererò proteste di alcun genere riguardo
all’argomento.
Bene,
ora posso smettere con l’atteggiamento da dura.
Ho
messo come scadenza per le schede dei personaggi il 5 Ottobre,
perciò non penso di pubblicare presto il primo capitolo.
Comunque non disperate che prima o poi qualcosa arriverà.
Grazie
per aver letto, alla prossima!
Tinkerbell92
e PiccolaPhoebe
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