Ser
Tor amava le giostre. Ne apprezzava il rituale, la simbologia e il
chiasso.
Il
re e i membri più alti della nobiltà presente
stavano seduti su un piccolo
palco su uno dei lati più corti dello spiazzo adibito ai
combattimenti. Anche
la sorella del re, la regina Anna, era lì: seduta al fianco
del fratello,
commentava i cavalieri venuti a giostrare con un dolce sorriso sulle
labbra.
Tor
si fermò a guardarla in silenzio per parecchie volte, nei
primi giorni,
decidendo di essere più discreto dopo aver ricevuto uno
scappellotto di
rimprovero da Gawain che lo aveva riportato al suo ruolo di
sorveglianza.
Ser
Tor si chiese se il braccio destro del re avesse intuito quali fossero
i
pensieri verso la donna che ne era la madre, ma preferì non
indagare e per quanto
si sforzasse, la regina Anna era così bella, che non poteva
non rimanere
ammutolito, incantato quando il suo sguardo si posava su di lei, anche
quando
non la cercava volontariamente con lo sguardo.
Era
proprio in uno di quei momenti di ammirazione devota in cui tutto
accadde.
Ser
Tor avrebbe dovuto ammettere che se non fosse per
l’espressione terrorizzata
della regina delle Orcadi.
Il
cavaliere si voltò verso la giostra e lì lo vide:
Ser Yvain a terra faceva
scudo a qualcosa che doveva essere un bambino, mentre su di lui si
stava per
abbattere un toro, così grosso da sembrare un mostro degli
inferi.
Ser
Tor corse d’istinto verso di lui, sentendo al suo fianco
Agravaine che correva
in aiuto del compagno d’armi. Davanti a loro,
dall’altra parte della giostra,
Ser Gawaine correva affiancato da altri due cavalieri sfoderando le
possenti
spade.
Ma
nessuno di loro arrivò in tempo.
Un’enorme
ombra, tanto possente da coprire il debole sole invernale, si
abbatté fulminea su
di loro inghiottendo il toro e di lui Ser Tor non vide più
nulla, sentendo solo
il muggito straziato dell’animale.
Ci
mise un attimo a capire che quella non era un’ombra ma un
uomo.
Un
uomo grande e possente come un gigante, con i vestiti scuri e
l’armatura nera. Un
enorme guerriero che abbatteva senza pietà la sua ascia
contro l’animale ormai
morto, senza che la sua furia omicida trovasse pace.
Anche
ser Yvain ormai guardava ammutolito la scena, tenendo ancora stretto il
ragazzino per il quale aveva appena rischiato la vita.
D’istinto,
Ser Tor si frappose fra di loro e il mastodontico sconosciuto, seguito
da
Agravanie, pallido come non lo era mai stato.
<<
Padre… >> sussurrò Agravaine.
Ser
Tor lo fissò per un istante prima di tornare a guardare il
nuovo venuto.
Quello
era Re Loth?
Cercò
con gli occhi Ser Gawain che sembrava dire qualcosa, allungando la mano
senza
osare avvicinarsi, ma i rumori dell’ascia sulla carcassa e i
ruggiti che
venivano dal re delle Orcadi coprivano ogni sua parola.
Anche
il re, con arco e frecce in mano, li aveva intanto raggiunti e stava
per
avvicinarsi al suo regale suddito quando questi si fermò,
voltandosi con
sguardo assassino verso le sue spalle.
Fu
allora che Ser Tor capì che dietro a quella montagna,
qualcuno aveva avuto il
coraggio di avvicinarsi tanto da prenderne il braccio; qualcuno con una
forza
tale da riuscire a fermarlo nonostante la colossale forza necessaria.
<<
È morto, zio. E vostro nipote è salvo. Placate la
vostra preoccupazione: non
avete bisogno di altra vendetta. >>
Ser
Tor rabbrividì.
Quella
voce calma era inconfondibile: Mordred.
Re
Loth abbassò il braccio e si voltò verso il
figlio di Artù.
Il
silenzio che era sceso era palpabile e carico di tensione.
Il
figlio bastardo del re e l’ultimo sottoposto che gli aveva
giurato fedeltà si
osservarono in silenzio, quasi fossero due cervi che stavano per
combattere
l’uno contro l’altro.
Infine
il re delle Orcadi disse qualcosa di incomprensibile e Mordred sorrise
in
risposta, lasciandolo andare. Re Loth si voltò un momento a
guardarli e Ser
Agravaine si inchinò d’istinto, poi
l’uomo se ne andò.
Ser
Tor lo vide fermarsi un momento prima di ricominciare il suo cammino e
uscire
dalla piazza, seguito da un’eterea figura bianca. Fu allora
che vide due figure
riccamente vestite in mezzo a dove prima di stavano svolgendo i duelli
e che,
dopo essersi cerimoniosamente inchinati al re delle Orcadi quando
questi si era
fermato davanti a loro e lo avevano visto andare via con la coda
dell’occhio,
si erano precipitati da ser Yvain per assicurarsi che stesse bene,
raggiunti
anche dai principi delle Orcadi e dalla loro madre. Non gli
servì osservare i
lineamenti dei due per sapere che quelli erano i suoi genitori di Ser
Yvain. Ser
Tor cerco d’istinto il suo sovrano e d il principe bastardo
che si stavano
scambiando qualche parola con un sussurro e mentre li guardava non
poteva fare
a meno di chiedersi una cosa: come aveva fatto Mordred, da solo, a
fermare
tutta quella forza distruttrice con un solo braccio?
<<
Yvain, siete stato molto fortunato. >> lo
rimproverò ser Bendivere
appoggiato al muro della stanza del giovane cavaliere.
<<
Se non fosse stato per Re Loth, saresti sul letto di morte. E invece,
solo
qualche graffio. >>
Il
ragazzo scosse la testa in segno di assenso, senza riuscire a
trattenere un
mezzo sorriso.
<<
Beh? Che fai? Sorridi all’idea di morire? >>
<<
No, che dite. >> replicò lui <<
Ma non posso fare a meno di pensare
che il re delle Orcadi sapesse chi ero. >>
<<
Certo che lo sapeva. >> gli disse Ser Agravaine seduto
comodamente sull’unica
sedia del locale mentre, annoiato, si sosteneva la testa con una mano.
<<
Sono passate due settimane da quando mia madre è giunta qui
a Camelot ed il suo
arrivo stava a significare che mio padre rimaneva nelle nostre terre. E
invece
non solo si è scomodato, ma si è portato dietro
anche Morgause, nonostante la
sua salute cagionevole. Volevano conoscerti. Poco ma sicuro. Certo, non
hai
fatto una figura particolarmente brillante, ma almeno hai scosso un
po’ il
vecchio. >>
Ser
Tor scosse la testa in una mezza risata. Il suo commilitone era
incapace di
dire qualcosa di gentile senza evitare il solito accenno
d’insulto.
A
Ser Yvain, però, sembrava che la cosa non interessasse.
<<
Dite dunque che ha perdonato mia madre? >> chiese infine
passando lo
sguardo tra lui e Ser Gawain.
I
due risero prima di rispondere all’unisono divertiti:
<<
No! >>
Fu
quindi il momento di Gawain.
<<
Tua madre è la sua primogenita, le ha dato il nome di sua
madre. È sempre stata
la figlia che qualunque uomo potrebbe avere: bella, intelligente,
devota… Come
nostra nonna, appunto, che però morì quando era
molto piccolo partorendo un suo
fratello. L’avrebbe voluta sempre vicina, a curargli gli
acciacchi della
vecchiaia, ma ha preferito tuo padre e lui si è sentito
abbandonato. Il re
delle Orcadi è un bambinone viziato e nessuno lo
può abbandonare se non è lui a
volerlo. Mia madre mi ha raccontato che nei mesi che hanno preceduto la
tua
nascita e quella di Agravaine, il vecchio fosse diventato
più ansioso e
irritabile che nelle precedenti gravidanze e la cara Morgause
l’ha sentito
pregare gli dei più disparati perché salvassero
la vita delle… com’era? Ah, sì!
Le sue due principesse e dei cuccioli che
portavano in grembo! >>
A
quelle parole, Ser Bendivere scoppiò a ridere.
<<
Sì, sarebbe da Loth! Fa tanto il gradasso, ma è
solo un agnellino troppo
cresciuto! >>
Ser
Tor notò che i due figli delle Orcadi non sembravano
concordare molto con
quella frase, ma avevano preferito soprassedere.
Fu
in quel momento che, dopo aver bussato alla porta, entrò
nella stanza Owain
mab Urie, il padre di Ser
Yvain, seguito da un’eterea donna
bionda. Quando la vide, Ser Agravaine si alzò dalla sedia e
la fece accomodare
con devota deferenza.
L’uomo,
elegante nelle movenze e dallo sguardo aperto, salutò con
composta deferenza i
presenti, prima di andare a sedersi vicino al figlio ed abbracciarlo.
Ser Tor
non potè non notare come i sui tratti somatici somigliassero
ai figli
dimenticati dei romani, piuttosto che dagli originali abitanti delle
loro
terre.
<<
Dov’è mia madre? >>
<<
Quella è più pazza di te. È voluta
andare in prima persona dal re delle Orcadi
per ringraziarlo e per portargli in dono un unguento che allevi le
articolazioni
infiammate. Io non ho tanto coraggio, lo ammetto. E poi mi sono fatto
convincere da questa signora a portarla qui, visto che voleva
conoscerti.
>>
Ser
Yvain si girò allora verso la donna che, con trepidante
attesa e le lacrime
agli occhi, aspettava di rivolgere la parola al giovane miracolato.
<<
Sono così felice di conoscerti! >> disse lei
non riuscendo ad aspettare
oltre << Non ho fatto riposare i cavalli per due giorni,
pur di arrivare
il prima possibile. Re Loth ha dovuto sopportare ogni mia
lamentela… oh, ma
ringrazio gli dei per averlo fatto! Se fossimo arrivati anche solo
pochi minuti
dopo… oh! Non so cosa sarebbe potuto accadere!
>>
La
donna scoppiò a piangere, prontamente abbracciata da Ser
Agravaine che sembrava
aver perso ogni atteggiamento strafottente per trasformarsi
nell’ uomo
premuroso che nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere.
Ser
Yvain, dal canto suo, sembrava interdetto.
<<
Chiedo scusa, mia signora… ma voi chi siete? >>
La
donna lo guardò stranita, prima di guardare Agravaine. Il
cavaliere, di
rimando, lo guardò indignato.
<<
Come non sapete chi è? Vi ho anche detto che avete il suo
bel nasino, bifolco!
Va tu a fare i complimenti agli amici! >>
<<
Lei è Morgause. >> disse con
ovvietà Gawaine.
Quando
compresero che il giovane uomo non aveva capito, fu lei a parlare.
<<
Sono la favorita di re Loth. >>
<<
È tua nonna. >> disse infine Owain
mab Urie vedendo lo sguardo
spaesato del figlio e comprendendo che quello che per gli abitanti
delle Orcadi
era ovvio, non lo era invece per suo figlio.
Il giovane
cavaliere e Ser Tor si guardarono allibiti, tornando a guardare la
donna.
Ser Bendivere
scoppiò a ridere, seguito a ruota da Ser Gawain.
<<
Impossibile. Siete troppo giovane. >> disse lui.
Lei
sorrise deliziata, arrossendo come una fanciulla.
In
quel momento, Ser Tor poté vedere qualche ruga sul suo volto
candido.
<<
Non penserete davvero che ci sono nata con questi capelli bianchi. Ho
avuto
vostra madre quando avevo quindici anni e re Loth era appena divenuto
re. Lui
ne aveva ventiquattro. È da allora che mi fa
l’onore di rimanere al suo fianco
e a quello della regina Anna. >> disse lei con un tono
tanto melodioso da
sviare qualunque maldicenza. << Fate voi i conti di
quante primavere ho
visto nella mia vita… anche se oggi ho temuto di non poterne
vedere un’altra.
>>
La
donna si fece seria, posando lo sguardo sui principi delle Orcadi e sul
nipote.
<<
Siete uomini, ormai. >> disse con un sussurro
<< Io sono donna e
debole, non sono potente come la regina Morgana, o tenace e
irriducibile come
la cara Anna… Io non posso più
proteggervi… >>
<<
Madre carissima, cosa dite. >> disse Ser Agravaine
inginocchiandosi
davanti a lei e baciandogli le mani con sincero trasporto.
<<
Il vostro stesso sorriso ci protegge da qualunque tristezza.
>> disse Ser
Gawain avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sulla spalla.
<< Non c’è
nulla di più potente per ristorarci e darci forza.
>>
Ser
Tor e Ser Bendivere si intesero senza guardarsi e, in silenzio,
lasciarono la
stanza e quando il vecchio cavaliere salutò con una pacca
sulla spalla il suo
compagno, questi non poté che sentire una fitta al cuore.
Sapeva
cosa fosse: invidia.
La
sua famiglia era lontana e gli mancava l’affetto di sua
famiglia, la risata
cristallina di sua madre, la mano calda di sua sorella stretta nella
sua. Non
aveva mai visto Ser Agravaine così premuroso nei confronti
di qualcuno, se non
per la sua stessa madre. Certo, aveva chiamato anche quella donna
madre, ma
spesso le concubine dei re facevano da madre anche ai figli legittimi,
anche
più di quanto potessero fare quelle effettive.
Era
preso da quei pensieri quando la voce di Ser Carradoc attirò
la sua attenzione.
<<
Signori, lady Seredamor vuole solo dare un omaggio al re di Lothian per
ringraziarlo, non credo sia il caso di tanta rudezza. Anzi, sono sicuro
che il
re sarà più che lieto di avere i ringraziamenti
di una madre a cui ha appena
salvato così eroicamente il figlio. >>
La
voce sicura del suo commilitone fece incuriosire Ser Tor che,
avvicinatosi, lo
vide fronteggiare quattro guardie vestite di pesante pelle di montone e
dall’aria
selvaggia come solo i giganti potevano essere.
La
donna dietro il compagno, altera e alta, non sembrava scomporsi davanti
a quei
guerrieri. Si girò un momento a guardarlo e Ser Tor ebbe un
sussulto: il
profilo elegante, il piccolo naso a patata e gli occhi
verdi… quella era la
madre di Ser Yvain che aveva visto qualche ora prima correre al
capezzale del
figlio.
In
silenzio, il giovane cavaliere si affiancò a Ser Carradoc.
Si
guardò attorno.
Quella
era l’ala del castello concessa alla regina delle Orcadi. A
quel pensiero, ebbe
un sussulto: d’istinto si era riversato in quei lidi? Quanto
era sciocco e
inopportuno quel suo comportamento?
<<
Signori, gli ordini del nostro re sono chiari: solo gli abitanti delle
Orcadi,
il re di Camelot e i suoi figli possono superare questo blocco.
>>
<<
Ma lady Seredamor è delle Orcadi. >> disse
allora Tor.
I
quattro uomini abbozzarono un sorriso di scherno.
<<
Ecco a voi certa gente che vuole ancora venire a casa nostra a dare
ordini. Il
naso grosso, ragazzo, non implica intelligenza e ora lo confermi.
Qualcuno
dovrebbe smettere di sfornare bastardi, più va avanti,
più li sforna stupidi.
Lady Seredamor ha rinunciato alla cittadinanza con cui è
nata a favore di un
matrimonio sgradito il re. >>
Ser
Tor sentì la mano di Ser Carradoc poggiarsi sulla sua,
permettendogli di capire
quanto fosse stretta l’impugnatura alla sua elsa.
Furioso…
Ser Tor sentiva il sangue
ribollirgli nelle vene.
<<
Cosa succede? >>
La
voce apatica, quasi fredda, della regina delle Orcadi
richiamò l’attenzione di
tutti.
I quattro
guerrieri delle Orcadi si inchinarono al suo cospetto.
<<
Lady Seredamor voleva fare un dono al re delle Orcadi,
maestà. >> disse
Ser Carradoc con un inchino.
La
donna lo guardò con apatica noia, prima di passare lo
sguardo verso l’altra
donna che, contrariamente a qualche istante prima, manteneva lo sguardo
basso,
quasi colpevole. Ser Tor sentì una stretta al cuore carica
di filiale tenerezza
nel vedere la donna tremare e mordersi le labbra in attesa di una
reazione
positiva della regina delle Orcadi. Se era vero che lady Seredamor era
la
figlia illegittima del re delle Orcadi e questi avesse tenuto con se la
madre
fino ad allora, forse la regina provava del rancore verso di lei.
Eppure
aveva parlato di lei con tale
affetto…
<<
Cos’è? >> chiese la regina con voce
fredda, quasi metallica.
<<
Un unguento a base di Arnica, mia signora. >> disse
l’altra con un filo
di voce. << Dopo la dimostrazione di forza di sua
maestà, ho pensato
potesse dargli giovamento. >>
<<
Arnica? Sul serio? >> chiese la regina in tono quasi
ironico.
<<
Sì, mia signora. >>
<<
E dove l’avresti ma i recuperata? >>
<<
E’ una pianta che viene dal continente, mia signora. Al sud,
a Curnow,
c’è un mercato molto importante ed è
lì
che l’ho presa. La vecchia balia di mio marito e una
galla… è lei che mi ha
insegnato come usarla. >> disse lei tutto d’un
fiato alzando lo sguardo
per un momento prima di riabbassarlo e continuare: <<
L’ho portata per
farne dono a mio figlio, ma se non fosse per il buon re di Lothian, non
avrei
più un figlio, quindi… >>
La
regina piegò la testa da un lato prima di girarmi.
<<
Seguitemi. Tutti e tre. >> disse infine.
Ser
Carradoc e Ser Tor si guardarono un attimo mentre si incamminavano
dentro
quello che era quasi un territorio nemico, mentre i quattro guerrieri
ancora
rimanevano inginocchiati e a sguardo basso.
Lei
li condusse davanti alla porta che Ser Tor conosceva bene: quella che
fino alla
sera prima era della regina. Luogo di infinite delizie.
Quando
entrarono nella stanza, videro la corpulenta figura del re di Lothian,
con
tanto di barba e capelli spettinati, che, in silenzio, si massaggiava
la spalla
sinistra.
Quando
l’uomo li vide, ser Tor sentì il suo coraggio
venire meno.
Il
re delle Orcadi era un uomo immenso. Alto e corpulento, sembrava una
montagna
che aveva preso vita. Se i quattro uomini massicci che facevano la
guardia
potevano essere paragonati a dei tori, a cosa poteva essere paragonato
un uomo
tanto immenso?
D’istinto,
il giovane guerriero guardò il suo compagno per poi seguire
lo sguardo di
questi e osservare lady Seredamor. La donna, dal canto suo, osservava
il re Loth
con gli occhi carichi di emozioni.
La
donna si inchinò e i due uomini fecero lo stesso.
<<
Maestà, >> cominciò la regina Anna
<< Seredamor mab Urie è
venuta a porvi un dono di ringraziamento per l’eroica impresa
di oggi.
>>
Il
re ruggì distogliendo lo sguardo, prima di tornare a
guardare la donna carico
di sentimenti che combattevano tra di loro, forti come il loro padrone.
Ser Tor
notò che era lo stesso sguardo lucente del colore del cielo
della donna che gli
si inginocchiava davanti.
Lo
stesso di Ser Yvain.
Lo
stesso di Ser Agravaine.
<<
Un unguento a base di Arnica. >> disse la regina con fare
annoiato, dando
loro le spalle per versarsi un bicchiere di vino. <<
Conosco il
medicinale, l’ho visto usare da mia cognata Morgana di
Avalon, aiuta per i
dolori muscolari. >>
L’uomo
non rispose, immobile.
<<
Su, Loth, spogliatevi. O avete bisogno che i cavalieri di mio fratello
vi diano
una mano? >>
L’uomo
lo guardò con furia oltraggiata prima di spogliarsi.
<<
Seredamor, pensate voi a spalmarlo al re, vero? Io tra poco
dovrò raggiungere
il mio regale fratello, non posso di certo presentarmi puzzolente, non
credete?
E voi due, sedetevi. >>
I
tre ospiti non se lo fecero ripetere due volte.
Lady
Seredamor corse in silenzio al capezzale del re e aprì
l’unguento, versandosene
un po’ tra le mani. Stava per toccare il sovrano quando
questi si scostò come se
lo stesse per bruciare. L’uomo poi tornò a farsi
avvicinare dalla donna sotto
lo sguardo furioso della consorte.
<<
Marito caro? Questi sono Ser Carradoc e Ser Tor, sono stati nominati
cavalieri
insieme a nostro figlio e nostro nipote.
>>
L’uomo
grugnì in risposta.
La
regina Anna si volse quindi a guardare i due giovani guerrieri.
<<
Ser Carradoc, voi siete il primogenito di re Carradoc, giusto?
>>
<<
Sì, maestà. >> disse lui con
naturalezza, come se quello che stava succedendo
davanti ai suoi occhi non lo toccasse minimente.
<<
E dite, avremo il piacere di rivedere i vostri genitori per i
festeggiamenti di
mio fratello il re? >>
<<
No, mia signora. Mio padre il mese scorso ha preso
l’influenza e anche se è
guarito del tutto, non è ancora in grado di partire.
>>
<<
È da un po’ che non vedo quel Sil…
>>
commentò il re << Ho voglia di farmi un paio
di bevute con quel
vecchiaccio! Ditegli di farsi vivo la prossima volta! O
verrò a stanarlo io
stesso! >>
<<
Lo farò, maestà. >>
<<
E la sua devota moglie non se la sente di lasciarlo, vero?
>> concluse
lei con un mezzo sorriso prima di voltarsi verso il consorte
<< E invece
il mio povero Loth si ritrova spesso senza di me. A volte mi dispiace,
ma poi
penso che se non lo facessi, non sentirebbe mai la mia mancanza e si
stuferebbe
in fretta di me… >>
La
regina rise di gusto nel vedere il marito arricciare il naso e
distogliere lo
sguardo.
<<
E voi, Seredamor? Vi separate spesso da vostro marito? >>
La
donna la guardò sorpresa un momento prima di abbassare lo
sguardo.
<<
Solo durante le fiere del solstizio d’estate, mia signora.
>> rispose poi
con un filo di voce << Per me c’è
troppo caldo e troppa afa e preferisco
rimanere nelle terre di mio marito dove il clima è
più mite. >>
Il
re fece una smorfia prima di guardare i due cavalieri.
<<
Questa volta quasi tutti uomini del nord, eh? >> disse
l’uomo per poi
zittirsi davanti allo sguardo furioso della moglie.
<<
No signore, siamo divisi perfettamente tra quelli provenienti dalle
terre dell’ovest
e quelle del nord. Io sono del Gwent, signore. Come Ser Carradoc.
>>
rispose allora Ser Tor << Vengo dalle terre senza re.
>>
<<
Oh! >> disse allora il re con sincero interesse
<< Quindi voi
conoscete il vecchio Ars, suppongo. >>
<<
È mio padre. >> disse il giovane senza
riuscire a nascondere il moto
d’orgoglio.
Persino
il re delle Orcadi conosceva suo padre.
Il
re socchiuse un attimo gli occhi.
<<
Come hai detto che ti chiami? >>
<<
Tor, signore. >>
Lo
sguardo del re cominciò a vagare tra i ricordi.
<<
Toria. >> disse in fine tornando a guardarlo
<< Come sta? È ancora
bella come me la ricordo? >>
<<
Sì, signore. Ma forse sono un po’ di parte. Ai
miei occhi non c’è donna che
possa essere definita più bella. >> disse il
cavaliere con sincero
stupore nel sapere che anche sua madre non gli era sconosciuta
<< Solo mia
sorella Aretha, ora regina delle terre senza re, può
concedersi un paragone con
lei. >>
La
regina delle Orcadi sorrise facendo spallucce e alzando gli occhi al
cielo,
mentre il consorte ricominciava a scrutarla.
<<
E com’è che noi non lo sapevamo? Tuo fratello si
è scordato di avvisarci?
>> disse lui con un tono che a Ser Tor sembrò
più simile a quello di un
bambino che faceva il broncio, piuttosto che a un re oltraggiato.
<<
No, mio re. >> rispose paziente la donna <<
Il mio caro fratello ci
ha avvisato e lo stesso hanno fatto i nostri due figli presenti
all’incoronazione.
Infatti, abbiamo fatto dei doni a omaggio della nuova sovrana sia qui a
Camelot
che nelle sue terre. >>
<<
Spero siano adeguati al nostro
nome.
>>
<<
E alle nostre possibilità caro. >> disse lei
sedendosi al fianco del
marito. << Quaranta sacchi di sale grosso, venticinque
fili di perle e
ventiquattro pelli d’orso. Il minimo per omaggiare la figlia
di un uomo a cui
devo la vostra vita. >>
Lady
Seredamor nel frattempo aveva smesso di massaggiare il possente braccio
del re
e aveva tirato fuori dalla borsa di stoffa che teneva a tracolla una
lunga
sciarpa di lino bianco.
Ser
Tor la vide fasciare con estrema delicatezza il braccio virile del re.
<<
Ho finito… >> disse in fine con un sussurro e
lo sguardo basso <<
Permettetemi di venire anche domani… sarebbe un onore per
me… >>
<<
Oh, figlia mia… >> esclamò la
regina baciandole la fronte con le lacrime
agli occhi. << Non preoccupatevi. Dirò io alle
guardie di farvi passare.
>>
<<
Non ne avrò bisogno. >> disse l’uomo
arricciando il naso.
<<
Sì, invece. >> si oppose la regina
<< Non potete negare la presenza
di quei lividi sul vostro polso. Né le lamentele che avete
continuato a fare
appena entrato in queste stanze. Fino a quando non lo dirò
io, voi vi farete
assistere da Seredamor. >>
<<
Prima di tutto, quei lividi non me li sono procurati uccidendo quella
bestia,
ma me li ha fatti vostro nipote. Tse! Quel Mordred! Degno figlio di sua
madre.
Se avesse stretto poco più forte mi avrebbe sicuramente
spezzato il polso. Ma
almeno sua madre sapeva darsi una regolata! Te lo dico io, quello ha il
destino
di suo zio! Hai visto con che sguardo mi fissava? Ha il seme della
pazzia degli
occhi. >>
<<
Ha il seme dell’orrore che avete compiuto macellando quella
bestia. Potevate
anche avere un po’ di pietà e invece…
>>
<<
Attenta a quello che dici, donna! >> tuonò il
re alzandosi di scatto e
puntandole il dito contro << Come osi dirmi una cosa
simile? >>
Lei
lo guardò altera e fredda senza scomporsi.
<<
Nessuno, e bada bene, dico nessuno!,
può osare attaccare un membro della mia famiglia
impunemente! La … >>
l’uomo si bloccò, arrossendo furiosamente mentre
lady Seredamor si allungava
per baciargli la mano bendata.
<<
Oh, mio re! >> disse lei tra le lacrime. <<
Mio amatissimo re! Mio
sole! Sapevo che il vostro cuore buono era colmo di amore anche per il
mio
piccolo Yvain! Non ne dubitavo! Oh, maestà…
>>
L’uomo
la guardò per un lungo istante indeciso sul da farsi, prima
di poggiarle la
mano sul capo.
La
regina delle Orcadi, sotto lo sguardo di fuoco del marito, si
alzò con un
sorriso beffardo.
<<
Cavalieri, sareste così gentili da accompagnarmi dal re mio
fratello? >>
I
due non se lo fecero ripetere due volte.
<<
Cornica… >>
sibilò il re mentre
questa usciva seguita dai cavalieri di Camelot.
Chiusa
la porta dietro di sé, la regina delle Orcadi
cominciò a ridere, camminando con
la consueta eleganza e superando con noncuranza le guardie del marito.
<<
Non c’è maggior vittoria, contro il re mio marito,
che mostrare agli occhi
degli estranei come un uomo dal cuore tenero. >> disse in
fine la donna
guardandoli divertita.
<<
Mia signora… >> disse in fine Ser Carradoc con
incertezza << Per
caso prima che uscissimo, re Loth vi ha insultato? >>
<<
Oh… oh, no caro! Cornica è la definizione tipica
delle donne della mia regione
d’origine! >> disse lei ridendo
<< Mio padre era signore della
regione del Curnow,
a sud
ovest del regno. Anche mia madre era di
quella regione. Una caratteristica tipica delle donne della mia gente
è lo
spirito
da commerciante. L’aveva anche mia madre
e fu proprio questo spirito combattivo
e diplomatico assieme che, assieme alla sua innegabile bellezza,
piacque così
tanto a re Uther da fargli uccidere mio
padre…>>
Il
bel volto della regina si fece freddo.
<<
Non sapevo che vostro padre conoscesse il mio. >> disse
Ser Tor al
compagno Agravaine durante un turno di ronda.
Il
giovane cavaliere lo guardò strofinandosi le mani per
riscaldarsi dal freddo.
Ser
Agravaine lo guardò in silenzio per un lungo momento prima
di parlare.
<<
Non saprei. Chi è vostro padre? >>
<<
Ars delle terre senza Re. >>
Il
principe delle Orcadi fece spallucce.
<<
Non ricordo di averlo mai sentito. Ma se devo essere sincero, quando
ero
piccolo di raccontavano di così tanti cavalieri che ho perso
il conto. Sapete
in che occasione si sono incontrati? >>
<<
No. Ma so che il re vostro padre consce anche il nome di mia madre.
>>
Ser
Agravaine lo guardò con sincero stupore.
<<
È una donna di Avalon, per caso? >>
<<
No, affatto. >>
<<
Mio padre ha sempre e solo parlato di donne di Avalon nei suoi
racconti. In
primis la regina Morgana e poi anche la regina Ginevra di Cameliard, la
defunta
consorte di re Leodegrance. A proposito, non ha mandato nessuno, vero?
Strano
che non si sia fatto vedere. È un re estremamente mondano,
adora pavoneggiarsi
e adora le grandi feste… Almeno così mi hanno
detto. Ha solo figlie femmine, è
strano che non sia venuto per qualche matrimonio conveniente.
>>
Ser
Tor scosse la testa sconsolato: Agravaine aveva ancora cambiato
argomento.
Forse
avrebbe dovuto parlarne con ser Gawain, per ricevere una degna risposta.
Come
richiamato dai suoi pensieri, ser Gawain fece la sua comparsa,
affiancato dal
cavaliere che, se non ricordava male, rispondeva al nome di Aglovale.
<<
Buonasera. >> disse Ser Gawain con un sorriso aperto,
seguito da Ser
Aglovale.
Il
giovane cavaliere era alto e virile. Il viso quadrato era aperto e
sincero. Ser
Tor si chiese d’istinto come mai ser Agravaine diffidasse di
lui, ma sapeva che
i rapporti tra le famiglie reali erano spesso controverse.
<<
Come procede la ronda? >> chiese Ser Aglovale.
Ser
Agravaine alzò le spalle.
<<
Fredda. >>
A
quelle parole Ser Aglovale rise.
<<
Dio solo sa quanto hai ragione! Ricordi quando è toccato a
noi, Gawain? Non
c’erano abbastanza soldati e allora il re ha deciso che
l’avremmo dovuta fare
tutti! >>
A
quel ricordo, Ser Gawain rise di gusto.
<<
Già! >> continuò <<
Ma nessuno si è mai lamentato tanto quanto il
re per il freddo! >>
<<
Così aveva una scusa in più per passare
più ore a letto con Morgana! >>
A
quel pensiero i due risero.
<<
A proposito di Morgana! >> chiese Ser Aglovale
<< Visto che è
tornato Mordred, avete visto qualcun altro della corte di Avalon, per
caso?
>>
<<
Solo una giovane donna con un bambino. >> disse Ser
Agravaine
sbadigliando.
<<
No, ma quella fanciulla è bionda e non somiglia per niente
alla regina ed è
troppo grande per essere una dei loro figli. >> disse Ser
Gawain
scuotendo la testa.
<<
Quindi niente rampolli reali… >>
mugugnò Ser Aglovale << Domani al
banchetto il re sarà di cattivo umore…
>>
<<
Non credo. >> ribatté il più
giovane dei principi delle Orcadi <<
Il re sembrava entusiasta mentre parlava con la forestiera.
L’ho visto cullarsi
il bambino che si portava appresso con molto trasporto. Vedrete che
sarà meno
ossessivo del solito anche con Mordred. >>
<<
O-Ohh….! Allora il nostro Agravaine si preoccupa per
Mordred!! >> lo
canzonò il fratello << Chissà come
reagirebbe il nostro piccolo cuginetto
nello scoprire una cosa simile! >>
Ser
Agravaine fece per rispondere quando una voce li raggiunse.
<<
Scusate, sapete dirmi dove sono le stanze che mi sono state assegnate?
>>
I
tre si voltarono di scatto sobbalzando.
Sopra
di loro, seduto a piedi scalzi sul cornicione di una garitta di
vedetta, un
uomo dai capelli biondo cenere lo osservava con lo sguardo impassibile.
Set
Tor sobbalzò.
Non
si era neanche accorto del suo arrivo e non lo consolava sapere che
neanche i
suoi commilitoni non se ne fossero accorti.
Ser
Aglovale e Ser Gawain si avvicinarono facendo da scudo ai cavalieri
più
giovani.
<<
Se avete la cortesia di dirci chi siete, signore, potremmo darvi una
mano.
>> disse con tranquillità Ser Gawain.
In
risposta, l’uomo alzò il sopracciglio e si
lanciò di sotto, atterrando di
fronte a loro.
<<
Ser Gawain, non preoccupatevi, non è necessario che
estraiate il coltello
nascosto nel vostro mantello. Senza contare che il taglio che vi siete
fatto
stamani è ben lontana dal guarire e che quindi non potete
certo essere un
avversario temibile. Almeno per me. >>
Ser
Gawain sussultò.
<<
Sono Merlino Willt, cognato del re. >>
Ser
Aglovale allora si avvicinò al nuovo venuto per osservarlo
meglio.
<<
Re Merlino… >> sussurrò in fine
<< Siete davvero voi… >>
<<
Certo che sono io. Chi altri dovrei essere? È vero, il mondo
è cambiato
abbastanza da vedere i figli di re Pellinore e quelli di Re Loth fare
ronda
assieme senza scaramucce, >> disse l’uomo
indicando Ser Tor e Ser
Agravaine ancora dietro di loro << Ma non lo è
abbastanza perché io non
sia più io… ancora per un po’, per lo
meno. Allora? Queste stanze? Vorrei sistemarmi
prima che arrivino i miei nipoti e distruggano tutto. >>
A
quelle parole Ser Aglovale rise di gusto.
<<
Siete un burlone! >> sentenziò
<< Venite! Andiamo a cercare
qualcuno che può darci una mano e magari offrirci un
bicchiere di vino!
>>
I
due uomini si diressero allora verso l’interno del castello.
Ser
Gawain si trattene un momento, prima di seguirli.
Stava
per superare i due cavalieri di ronda quando, visto lo sguardo ferito
di Ser
Tor, gli appoggiò la mano sulla spalla.
Quando
rimasero soli, Ser Tor guardò il suo commilitone.
<<
Scherzava vero? >>
<<
Re Merlino è soprannominato il pazzo, non lo sai?
>>
<<
A me sembrava assolutamente lucido. >> sibilò
l’altro. << Allora?
>>
<<
Dici che se ci prendiamo qualcosa da bere qualcuno se ne accorge? Sto
morendo
di freddo. >>
<<
Agravaine. Non cambiare argomento. Questa volta non te lo permetto.
>>
Ser
Agravaine storse la bocca.
<<
Diciamo che la tua somiglianza con re Pellinore è piuttosto
inquietante. Hai
ancge il suo stesso naso, che poi è lo stesso di Ser
Aglovale. >>
<<
Cos’altro sai? >>
<<
Non molto. >>
<<
Parla. >>
<<
Tuo padre era il re delle terre dove ora governa tua sorella.
>> disse
una voce dietro di loro.
I
due si girarono. La regina Anna si stava avvicinando a loro avvolta da
una
calda pelliccia d’orso.
Ser
Tor si sentì destabilizzato dalla bellezza fatta di
contrasti di quella
visione, ma riuscì a rimanere calmo. << Vedi,
figliolo, sono pochi i
reali che hanno davvero uno spirito nobile. Soprattutto se si parla
della
generazione precedente a quella del re mio fratello. Uther, ad esempio,
ora è
considerato un grande uomo e in molti hanno dimenticato quando
tradì mio padre
per poter soddisfare la sua brama di lussuria con mia madre. Pellinore
è dello
stesso stampo. Non gli è mai interessato né se
una donna fosse libera o
impegnata, né se questa era consensuale o no. È
innegabile, certo, che come
padre è un buon padre: che siano legittimi o illegittimi,
lui ama tutti i suoi
figli e li mantiene senza tante cerimonie, ma per quello che riguarda
le loro
madri… beh, è un’altra storia.
>>
La
regina tacque per un lungo momento, incantandosi a guardare il cielo
terso.
<<
Il regno del mio patrigno volgeva al termine. C’erano delle
invasioni al sud e
dei tafferugli in qualche terra dell’est, vista
l’inettitudine dei fratelli di
mio padre. Uther aveva bisogno di più aiuto possibile e tra
i suoi fedelissimi
più ricchi e potenti c’erano Pellinore e mio
marito, ovviamente. Tra i meno
importanti, almeno secondo Uther, c’erano quelli dei regni
come quello di mio
padre e Re Ars era uno di loro: la fedeltà non era
così importante per lui,
bastava quanti introiti potevano dargli momento per momento. Per mia
fortuna,
sposando Loth ho potuto trovare un uomo con lo stesso senso
dell’onore di mio
padre... Loth, infatti, nonostante tutto rimase fedele a Uther come
aveva
promesso durante il nostro matrimonio. Era sotto il suo comando che
ebbe spesso
a che fare con tuo padre che, come già sai, gli
salvò anche la vita. Re Loth
non dimenticò mai il coraggio e l’ardimento
mostrato da tuo padre tanto che lo
riconobbe come suo simile. E di certo non è cosa da tutti.
Comunque, il tuo
concepimento avvenne in occasione del soggiorno di re Uther e dei suoi
fedelissimi
nelle terre di tuo padre, dove lui, da fedele servitore,
ospitò la corte reale.
Fu in quest’occasione che tua madre venne presentata al re e
ai suoi. E piacque
a Pellinore. Non dubito dell’innocenza di tua madre in quel
rapporto, ma non
era che una donna. E non aveva nemmeno una famiglia nobile a
proteggerla. Era
la figlia di un mugnaio o qualcosa di simile e tuo padre non aveva
nemmeno una
sorella o un fratello su cui fare affidamento. Chiese vendetta ma Uther
preferì
sorvolare e non lo ascoltò neanche: in primis,
perché Pellinore ai suoi occhi era
un alleato più importante e poi perché per lui
l’onore di una donna non era
così importante, o non avrebbe mai fatto quello che ha fatto
a mia madre, che
per colpa sua fu considerata alla stregua di una prostituta da tutta la
corte.
Comunque, tuo padre sfidò Pellinore e quando, sconfitto,
poteva finalmente
reclamare la sua vendetta, Uther lo fermò e lo
condannò a perdere ogni titolo e
ogni avere. Punì anche vostra madre, se non sbaglio,
togliendole le terre che
erano sue di diritto e mettendole all’asta.
>>
La
donna si girò a guardare i due cavalieri.
<<
Mio marito, allora, comprò i terreni e li rivendette per un
soldo a vostro
padre. So che questo fece infuriare Uther, ma non poteva fare niente
contro al
marito della sua figliastra il cui esercito non solo costituiva un
terzo di
quello del regno, ma i suoi guerrieri erano anche i meglio addestrati e
i più
fedeli al loro re. In vero, se prima di chiedere giustizia, Re Ars
avesse
aspettato l’arrivo di Loth, avrebbe avuto un alleato di
importanza superiore a
Pellinore. Neanche Pellinore accettò mai l’azione
di Loth, ma non è stato che
uno dei tanti motivi di screzio tra i due. E non poteva di certo
lagnarsi di mio
marito davanti al vecchio re. Che comunque morì poco dopo,
come il cane che
era. >>
La
regina sorrise beffarda.
Lo
stesso sorriso che la univa al principe suo figlio.
Ser
Tor ascoltò le sue parole in silenzio e spettò
molto prima di parlare.
<<
Potrei sapere chi altri lo sa? >>
<<
Tutti quelli abbastanza vecchi da avervi assistito. Per quel che
riguarda la
generazione di mio fratello… in pochi. Giusto mio figlio
Gawain ma,
conoscendolo, non deve averne parlato a nessuno. Ser Agravaine aveva
sempre
mostrato di aver inteso la tua parentela con re Pellinore, ma ha sempre
preferito tenerselo per sé. Per il resto, Ser Aglovale
farà i suoi conti e
comprenderà le parole di Merlino il Pazzo solo tra un paio
di giorni. Te ne
accorgerai. Ma se non volete che si sappia, non si saprà. I
miei figli sanno
essere discreti e vista la mentalità di
Artù… beh, nessuno ammetterà di aver
assistito al disonore di una donna impunemente. Non sembra, ma ha
sempre
sofferto molto per la condizione di nostra madre…
è anche per questo che non lo
disprezzo. >>
<<
Allora posso continuare ad esserlo? >>
<<
Che cosa? >>
<<
Figlio di mio padre… >>
<<
Certo, ragazzo. Non dubitarne mai. >>
|