Essere la sorella del
Libanese era
noioso, estremamente noioso considerando che suo fratello era in
grado di avere più sbalzi d'umore di lei e che era
iperprotettivo a
livelli che nemmeno si poteva immaginare, lei era solo di un paio
d'anni più piccola, nulla di esagerato, cresciuta in fretta
nonostante il fratello avesse tentato di farle avere una vita il
più
possibile normale e, a tratti, anche agiata. A differenza di Pietro
la scuola non gli era dispiaciuta poi tanto, i bulletti di quartiere
già le piacevano meno, ma con quelli aveva imparato a
combatterci in
fretta, e quando non poteva combatterci lei sapeva che bastava si
lasciasse sfuggire l'argomento a tavola e ci avrebbe pensato suo
fratello a sistemare i conti, i pregi di avere un fratello maggiore
che conduce una vita tutt'altro che normale, a parte quello, lei
tentava di tenersi il più possibile distante dalla doppia
vita di
suo fratello e dei suoi amici, certo, non che avesse nessuna
intenzione di finire a fare la casalinga e la sarta come loro madre,
ogni tanto un paio di furtarelli per pagarsi gli studi li aveva fatti
pure lei ed era incredibilmente facile sfuggire alla polizia quando
madre natura ti forniva di un bel faccino e dell'abilità di
mentire
senza pensarci due volte.
Per fortuna le aveva fornito
quell'abilità, altrimenti suo fratello avrebbe avuto molto
più che
da ridire sulla sua di doppia vita, esattamente come aveva avuto da
ridire sul suo voler finire gli studi, almeno il liceo dato che
l'università, per ora, era decisamente una spesa fuori
portata e
esattamente come avrebbe avuto da ridire sul suo vizio di fumare o
sulle sue compagnie, soprattutto formate da ragazzi, non che ci
andasse a letto, solo pensarci le dava il voltastomaco, la maggior
parte di loro li conosceva dalle elementari, ed erano praticamente
fratelli adottivi, soprattutto erano quelli che gli avevano insegnato
a fare a botte e a maneggiare le armi, suo fratello li avrebbe uccisi
uno a uno se lo avesse saputo, ma lei era troppo furba per farsi
scoprire, e suo fratello troppo impegnato a entrare ed uscire di
galera per prendere nota di tutte le volte che lei spariva a degli
orari improponibili per poi tornare all'alba.
Forse lei aveva troppo cervello per
drogarsi, ma non alcuni suoi amici, e quel genere di vizi costano, e
di solito costano troppo perchè qualcuno con i loro
introiti, che
più o meno erano pari a zero, potesse permettersi la dose
settimanale, e allora giù con i furti, e lo strozzinaggio o
la
rapina, lei aveva sempre avuto abbastanza sangue freddo da poterselo
permettere, un paio di pantaloni scuri prestati da un suo amico, una
felpa troppo larga e diventava un ragazzo di strada come tanti altri,
per poi nascondere tutto e intascarsi la sua stecca una volta che
tornava a casa, lasciava sempre qualche soldo alla madre,
ricordandole di non menzionare a Pietro che lei lavorava
perchè
altrimenti sarebbe schizzato su tutte le furie, come al solito. Lo
conosceva bene suo fratello, sapeva che era meglio non litigarci, non
che pensava avrebbe alzato le mani su una di loro, se c'era un punto
debole del Libanese era la sua famiglia, ma sapeva che tutta la sua
facciata si sarebbe distrutta se suo fratello avesse scoperto che lei
portava soldi a casa, lui lo sapeva che lei non lavorava,
perchè
Franco le aveva offerto più di una volta un posto come
cameriera e
lei lo aveva rifiutato, troppo occupata con i corsi pomeridiani che
stava seguendo di inglese, soprattutto, ma anche di spagnolo, troppo
appassionata all'idea di viaggiare per lasciarsi sfuggire
l'opportunità di studiare lingue straniere a basso costo.
Certo, era una persona impegnata, anche
parzialmente distratta anche se non per gli stessi motivi delle
ragazze della sua scuola, i ragazzi non le interessavano
particolarmente e sapeva che suo fratello avrebbe gambizzato chiunque
le si fosse avvicinato troppo, ma questo non voleva dire che non
avesse notato il fatto che il Dandi ultimamente era a casa loro fin
troppo spesso e che suo fratello sembrava sempre più
agitato, non
era solito per lei bazzicare al bar di Franco, ci passava le serate a
fargli compagnia ogni tanto, quando suo fratello e il resto della
batteria erano in carcere, ma raramente ci entrava se sapeva che suo
fratello era lì dentro coi suoi amichetti, aveva sospirato,
lisciandosi la giacca di pelle con le mani prima di entrare nel retro
del locale, l'odore di sigaretta l'aveva investita all'istante,
seguita da un insieme di voci, non tutte familiari, che si erano
fermata nel momento in cui aveva fatto il suo ingresso, uh... Una
donna in una sala piena di uomini lo scandalo... Aveva alzato gli
occhi al cielo, raddrizzando la schiena prima di fissare gli occhi su
suo fratello
<< Libano, ti devo parlare. >>
Aveva detto, la voce priva di inflessioni, quasi annoiata, sapeva di
non poterlo chiamare Pietro in un ambiente simile e sapeva di dover
trattare con lui come avrebbe fatto con qualsiasi capo banda, almeno
finchè attorno a loro c'erano ancora tutte quelle persone.
L'occhiata stranita che suo fratello le
aveva rivolto prima di seguirla era stata comica, un espressione da
pesce fuor d'acqua che non aveva mai visto prima sul suo volto, una
volta fuori dal locale si era voltato verso di lei, inchiodandola sul
posto con quegli occhi così simili ai suoi, si erano sempre
assomigliati dopotutto e non solo nell'aspetto, a loro madre sarebbe
venuto un colpo se avesse saputo che entrambi i suoi ragazzi
frequentavano gli ambienti sbagliati
<< Che succede? Qualcuno t'ha
infastidita? Mamma sta male? >> La nota di panico nella
voce
del Libano era così lieve che probabilmente non se ne
sarebbe
accorta se non fosse stata sua sorella.
<< Nessuno m'ha infastidita,
c'hanno tutti paura di te. Mamma sta bene, se proccupa solo pe' te,
come assolito. >> Aveva sbuffato, scuotendo il capo
<<
Che stai a fa' Pietro? Sai che mamma nun sopravviverebbe se te
capitasse qualcosa di male. Nun te sta a mette' nei casini, vero?
>>
Gli aveva chiesto, alzando un sopracciglio nella sua direzione,
studiandolo attentamente, se non le avesse voluto dire la
verità
sarebbe finita a pedinarlo e non le sembrava una gran idea.
<< Ah Chia', lo sai che io nei
casini nun me ce metto, ma se riesco a fa' questa cosa poi nun
c'avremo più un problema de soldi a mondo. >>
Sogni di
grandezza per poi ridursi a rubare Olivetti, suo fratello era sempre
stato così, gli piaceva fare il grosso, ma alla fin fine
funzionava
solo con i ragazzini che andavano alla sua scuola ed erano
terrorizzati da quel fratello sempre imbronciato e armato che
l'aspettava con la Mini fuori da scuola. Aveva sospirato, sperava
solo non ci finisse ammazzato per colpa dei suoi sogni di grandezza
<< Vabbuò, tanto parla' con te o
con un muro e la stessa cosa. Mo' vado che ho da studiare, di agli
amichetti tua che li saluto, e che non mi guardino come se avessi due
teste la prossima volta. >> Aveva detto, passandosi una
mano
tra i capelli tagliati decisamente troppo corti per una ragazza e
anche per i gusti del Libano, ma erano decisamente più
comodi per
quando doveva sembrare un ragazzo; si era voltata sui tacchi,
incamminandosi verso casa quando si era schiantata contro il petto di
qualcuno facendosi anche considerevolmente male, ma che era questo,
uno scheletro ambulante? Aveva fatto un passo indietro di riflesso,
studiando il nuovo arrivato da capo a piedi, non lo aveva mai visto
con suo fratello prima, ma lo aveva visto con Soleri, il ragazzo che
una sua amica aiutava a studiare, aveva sospirato prima di borbottare
a mezza voce un "Scusami." prima di riprendere a camminare
per la sua strada, ci mancava pure lo scontro con bello e tenebroso,
già la giornata non era delle migliori, la notte sarebbe
passata in
bianco per il furto che lei e i suoi amici avevano architettato e ora
suo fratello ci si metteva con i suoi traffici strani, tipico, quando
hai già casini a cui pensare sembra che la lista di cose che
si
mettono contro di te non finisca mai.
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