Fotografia ricordo
Titolo: Fotografia
ricordo
Fandom: CSI:
NY
Personaggi: Don Flack, Jo
Danville
Rating:
Verde
Set In Time: oggi,
11/09/2015
Note: Io non dimentico. I'm in a
New York state of mind...
Rating: Nulla è mio, non i personaggi,
non il fandom, non New York. Non ci guadagno nulla. Come
sempre.
Fotografia ricordo
Per sopravvivere all'anniversario
dell'undici settembre, Don Flack aveva stabilito una specie di routine che cercava
di seguire il più religiosamente possibile.
La routine era piuttosto semplice: alzarsi
usando come sveglia il cellulare, fare doccia, colazione, uscire e dirigersi al
distretto ignorando il più possibile i mezzi di comunicazione e le loro notizie. Una
volta al lavoro, si dirigeva alla scrivania, limitando le interazioni sociali al minimo. E,
a meno che non ci fosse qualche emergenza o altro avvenimento, il detective Flack
passava la giornata a controllare vecchi casi ed a riempire scartoffie (l’unico giorno
all’anno in cui la cosa non lo tediava da morire) fino alla fine del
turno, quando lasciava la sua postazione per tornare a casa. I suoi colleghi
avevano certamente notato il suo atteggiamento inusuale, ma non avevano detto nulla:
d’altra parte anche loro avevano le loro tristi memorie da ricordare.
Quella mattina
del
2015, seduto al suo posto, Flack archiviava dei documenti che giacevano stanchi
sulla scrivania da almeno tre settimane. Era un lavoro noioso, ma faceva
passare il tempo. Il distretto si trascinava lento ed ovattato, quasi assorto in
quella giornata dal sapore irreale. Flack sospirò, non riuscendo del tutto ad
evitare di pensare e ricordare. Ricordava in particolare il decimo
anniversario, che era stato doloroso soprattutto per Mac, e non poteva evitare di
chiedersi come sarebbe stato l’anno successivo, che avrebbe marcato il quindicesimo
anno dagli attentati.
“Detective Flack?”
“Sì,
Morris?”, l’uomo alzò lo sguardo sul giovane ufficiale che sostava in piedi
vicino alla sua scrivania.
“È arrivata una busta per lei. Tutto nella norma dopo i
controlli”
“Grazie”, rispose afferrando ciò che Morris gli
porgeva.
Don osservò il collega allontanarsi e poi soppesò
quanto gli era stato consegnato. Non era pesante, anzi sembrava non contenere
nulla. L’aprì senza aspettare oltre e ne uscì una fotografia. Il detective la osservò
per qualche istante, sapendo con certezza assoluta che la sua perfetta routine scaccia pensieri
per quall’anno si fosse frantumata in mille pezzetti.
Un'ora dopo, Jo Danville entrò al distretto con passo deciso:
stava organizzando una cena intima con gli amici, per quella terribile sera, e
voleva aggiungere un certo detective alla lista degli invitati. Da buona ex
profiler sapeva che Don sarebbe stato alla scrivania, perciò non poté nascondere
la sorpresa e la preoccupazione quando non lo vide.
“Ma il
detective Flack?”, chiese a tutti e nessuno.
“L’ho
visto andare verso gli spogliatoi un po’ di tempo fa… strano che non sia ancora
tornato”, rispose Jamie. Scagnetti guardò Jo oltre lo schermo del suo PC “Già,
strano… non sarà che…”
“Vado
io a controllare”, si offrì la criminologa. “Sarà tutto a posto,
comunque.”
Sulla
porta dello spogliatoio, però, la donna non si sentiva così sicura. Entrò piano,
senza bussare, guardandosi attorno: sembrava tutto in ordine. La prima tappa fu
l’armadietto del collega: era chiuso e non c’era traccia del detective.
“Don?”, fece un tentativo.
Silenzio. Si stava convincendo che lì non c’era nessuno,
quando le sue orecchie percepirono un suono soffocato. La Danville si bloccò e
trattenne il respiro: il rumore di sottofondo proseguiva e lei cominciò a
seguirlo.
Don Flack con tutto il suo metro e novantatré di altezza se ne stava rannicchiato in
un angolo isolato. Aveva spostato dal muro una panca e si era infilato dietro.
Nonostante tutto, Jo sorrise.
“Lasciatelo
dire, questo non è esattamente un nascondiglio
perfetto.”
“Non mi sto
nascondendo… Avevo semplicemente bisogno di stare un po’ da solo”, le disse senza
guardarla.
“Ne
hai ancora bisogno?”, gli chiese lei gentilmente.
“No,
se riesci a cacciarti qui dietro”, lui la sfidò con un mezzo
sorriso.
Lei
rispose con una risata e si infilò tra la panca ed il muro, sedendosi a gambe
incrociate sul pavimento.
“Che
cos’hai lì?”, gli domandò dopo qualche minuto di silenzio.
“L’ho
ricevuta oggi”, rispose, passandole la fotografia.
Jo la osservò attentamente, sentendo il cuore accelerare
i battiti. La foto ritraeva un giovanissimo Flack, ancora in uniforme,
che tratteneva un altrettanto giovane Danny Messer che, in jeans, maglietta
e bandana sul viso, cercava di svicolarsi dalla stretta del detective.
Tutto intorno fumo e macerie.
“Mi verrebbe da
dire che siete molto carini così piccoli ed innocenti, ma poi penso a quando è
stata scattata… lo sapevi?”
“Del
fotografo? No.”
“Cosa…?”
“Gli
stavo impedendo di correre verso le Torri e finirci sotto, perché sai anche tu
com’è Messer certe volte.”
Lei
annuì, capendo cosa volesse dire Flack.
“Lavoravate già insieme?”
Lui la
guardò per un istante brevissimo, un battito di ciglia, e poi abbassò lo sguardo
sulla fotografia. “Era la prima volta che lo vedevo.”
Jo spalancò gli occhi e guardò Flack, sorpresa ed emozionata. Incredula. “È quando...?”,
non riuscì a finire la domanda. Per come la vedeva lei, nel piccolo del suo mondo,
quello era un momento storico.
“Mh-mh. Io e Danny ci siamo conosciuti l’undici settembre. Questo
cosa può dire di noi?”
“Che
siete due persone altruiste, che per voi aiutare gli altri è più di un semplice
lavoro… dovresti fare una copia di questa foto e darla anche a Danny. E poi
dovresti rintracciare la persona che te l’ha mandata e
ringraziarla.”
“Io…
non lo so…”, Don sembrava dubbioso.
Jo lo
guardò per qualche istante, concentrandosi sul suo sguardo basso, il leggero
pallore della pelle ed il tremore che cercava di nascondere in tutti i modi.
Avrebbe voluto essere nella sua mente, per capire cose stesse pensando fino
all'ultimo pensiero, anche se ne aveva una mezza idea.
"Tutte
quelle persone...", cominciò.
Silenzio. Unica reazione: un mordicchiamento nervoso delle
labbra.
"E più
le altre ancora...", continuò la donna.
Flack sospirò,
stringendo la foto e
sorridendo tristemente alla versione giovane di Messer.
"Mentre tu, invece..."
"Già", si limitò a mormorare Don. Per la Danville fu sufficiente.
"Secondo me tu - ed anche Danny -
dovreste raccontare il modo in cui vi siete conosciuti. Dovreste raccontare
che, in mezzo a tanto dolore e perdita, voi due vi siete
trovati."
"Ma
Mac...", provò ad obbiettare Don.
Lei
sorrise, "Non credi che Mac sarebbe contento di sapere che due persone del suo
team, due persone a cui lui vuole bene, si siano incontrate proprio l'unidici
settembre? La vostra storia regala speranza. In mezzo alla devastazione.
Dovresti rifletterci. Comunque ero qui per invitarti a cena, stasera. Ci siamo
tutti."
Jo si
alzò, le sue giunture scrocchiarono. Lei fece una smorfia. Scavalcò la
panca, e guardò ancora Flack, "Sai cos'è il bello delle routine? Spezzarle.
Noi ceniamo alle otto. Porta solo te stesso. E la tua storia, se
vuoi."
Don
restò seduto ancora per qualche istante, perso nei suoi ricordi. Danny
Messer, il mezzo-bandito. La donna che abbiamo salvato. I volontari e la loro
determinazione. New York, che si rialzava ancora più forte.
Asciugandosi una lacrima, scoppiò in una breve risata, maledicendo Jo con
affetto. Aveva ragione, come sempre. Si alzò, mettendosi la foto nella tasca
della giacca, vicino al cuore. Doveva cercare e ringraziare un certo fotografo.
E, più tardi, avrebbe celebrato l'anniversario dell'incontro del suo migliore
amico. Insieme agli altri suoi meravigliosi amici.
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