L'amore calmo di due demoni

di VENDA
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Hiei/Kurama, La pelle di Kurama è bianca, e i capelli rossi ci risaltano sopra in modo squisito.
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Hiei non andava a scuola. Kurama sì. Il demone volpe aveva spesso tentato di convincerlo a vivere sulla terra come un normale essere umano, magari trasferendosi un po' a casa sua.
«Mia madre sarà contenta di ospitarti» ripeteva spesso. «Dai, che ti costa? Almeno provaci, no?»
No.
Hiei temeva che poi non ne sarebbe più uscito.
Quel giorno si erano detti di vedersi vicino a un fiumiciattolo poco fuori città. In effetti era una specie di appuntamento, ma Hiei non voleva chiamarlo così. Stava aspettando Kurama seduto sull'erba con le gambe piegate strette al petto e i pensieri lontani, tanto che quando arrivò quasi si spaventò.
«Scusa il ritardo, a scuola non mi volevano lasciar andare.»
«Tsz! E io dovrei farmi imprigionare così, secondo te?»
«Ma che hai capito? Stavamo parlando di un progetto e mi sono attardato» precisò.
Hiei fece spallucce e non disse più niente.
Era quasi il tramonto ma l'aria era ancora calda e immobile. Kurama sembrava affannato, come se avesse corso, e diverse gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
«Oggi non si respira, è tutto il giorno che non tira un alito di vento» si lamentò la volpe. «Visto che siamo solo io e te, ti dispiace se mi levo la maglia?»
Il moro lo guardò. Non era proprio una richiesta da lui.
«Fa' come vuoi» rispose.
Kurama sorrise, evidentemente grato per quel permesso; si sfilò la maglia grigia a mezze maniche che indossava e la stese a terra dietro di sé, per poi stendercisi sopra.
«Tra un po' andrà meglio... spero...» e rise, come se si sentisse davvero sereno.
Hiei si concentrò sulla figura sdraiata accanto a lui: aveva sempre trovato l'amico estremamente bello, anche in questa forma umana; la bellezza era dello Yoko, è da lui si estendeva per riflesso a tutto ciò che toccava. Accarezzò con lo sguardo, in silenzio, il corpo magro per metà scoperto, facendosi ipnotizzare dalle goccioline di sudore sparse su tutto il busto, e pensò che era un peccato che entro poco sarebbero evaporate. La pelle di Kurama era bianca, e i capelli rossi ci risaltavano sopra in modo squisito. Che bel contrasto.
Sorrise di sé e scosse la testa.
«Cosa?» chiese il demone volpe.
«Niente. Tra poco andrà meglio.»




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