An incredible past

di Mary P_Stark
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Epilogo.
 
 
 
 
«Com’è possibile che Lithar non si trovi da nessuna parte?» esalai, scrutando il viso trafelato di Ciara e quello preoccupato di Stheta.

Rachel, raggiuntici proprio in quel momento, poggiò le mani sul torace in affanno e, dopo aver ripreso fiato, asserì preoccupata: «Non si trova neppure negli appartamenti della regina. Ho chiesto a Muath ma lei, non solo non la vede da due giorni, ma non ha la minima idea di dove possa essere finita.»

Mi guardai attorno senza capire, chiedendomi cosa stesse succedendo, e Stheta domandò a Rachel: «Nostra madre non ti ha detto nulla?»

«No, ma mi è parsa preoccupata. Non l’ha detto a parole, ma l’ho percepito senza sforzo» dichiarò, tastandosi la tempia. «E questa è una novità su tutta la linea.»

Annuimmo tutti e Ciara, prendendo l’iniziativa, disse: «Dobbiamo salire in superficie. Forse, si è recata da Rohnyn per vedere il nipote, e non ha avvisato nessuno del suo viaggio. Tutta questa faccenda delle senturion l’ha irritata, e forse non desiderava che la seguissimo dal suo gemello.»

«Tentar non nuoce» mormorai, pur avendo tutt’altra impressione in merito.

L’ultimo ricordo che avevo di Lithar, risaliva al giorno in cui avevo chiesto ai nostri genitori di sposare Rachel.

Al giorno in cui avevo finalmente deciso di aprirmi, di lasciare che gli incubi che mi trascinavo dietro da secoli, trovassero sfogo.

Rachel mi aveva spinto a farlo, grazie a lei avevo trovato la forza di accettare quel che era successo… e ammetterlo con i miei fratelli.

Avevo desiderato parlarne in primis con lei, con la mia dolce sorellina, per saggiare le sue reazioni.

Se lei mi avesse accettato, compreso, Stheta e Rohnyn non avrebbero avuto alcuna difficoltà.

Ma lei era scappata per raggiungere le stanze dei nostri genitori, e attenderli in quel luogo privato per perorare la nostra causa.

Da quel momento in poi, non avevo più avuto sue notizie.

In principio, non mi ero preoccupato – era abbastanza grande da badare a se stessa – ma non averla vista al nostro solito incontro di scherma, mi aveva turbato.

Avevo perciò deciso di cercarla nelle sue stanze ma, nulla trovando, avevo chiesto aiuto a Stheta e gli altri.

«Sbrighiamoci, forza» insisté Ciara, muovendosi per prima.

Noi la seguimmo e, praticamente correndo fuori da palazzo, raggiungemmo la barriera e mutammo in delfini.

Mi sincerai per un attimo che Rachel non avesse problemi con la sua nuova livrea ma, nel vederla nuotare abilmente al mio fianco, ogni turbamento passò.

Era fomoriana fin nel midollo. Io le avevo solo restituito la sua eredità.

In quel momento, perciò, potevamo pensare solo a Lithar.

Quando raggiungemmo la riva, la pioggia ci accolse con il suo gelido bacio e, nel raggiungere la casa di Rohnyn sull’oceano, aprimmo la porta con le chiavi di scorta ed entrammo.

Per prima cosa, controllammo il guardaroba che, per comodità, avevamo sistemato a casa di nostro fratello ma, nulla trovando, ci preoccupammo non poco.

Molti degli abiti di Lithar erano spariti.

Se si fosse limitata a una semplice visita di cortesia a  Rohnyn, avrebbe indossato un solo cambio d’abito. Non avrebbe fatto sparire le cose a cui teneva di più.

«Questo non è un buon segno.»

Annuii all’indirizzo di Stheta e, dopo esserci cambiati d’abito, lanciai a Rachel le chiavi dell’auto che Rohnyn aveva acquistato per i nostri spostamenti.

Dopotutto, lei era l’unica, tra noi, ad avere la patente.

In fretta, ci immettemmo sulla stradina di campagna che, in breve, ci avrebbe portati fino a Dublino ma, in cuor mio, sapevo già che non avremmo trovato nessuno.

Lithar era scomparsa, e nessuno di noi aveva la più pallida idea del perché.

***


Quando anche l’ultima sentinella fu interpellata, Eithe depose il cellulare sulle cosce e, sospirando, scosse il capo.

«Nessuno dei lupi l’ha vista, e tutti conoscono Lithar più che bene. Non sarebbe stato difficile rintracciare la sua traccia odorosa. La pioggia, però, complica ogni cosa.»

Diómán le diede una pacca sulla spalla, consolatorio e, rivolgendosi a noi, ci domandò: «Non avete neppure il minimo indizio su dove possa essere andata?»

«Neanche uno. A quanto pare, sono due giorni che è scomparsa e, a quest’ora, potrebbe essere in capo al mondo» sospirai, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.

Rachel mi carezzò il capo, pensierosa, e domandò: «Non avete nessuno, qui sull’isola, che lei possa conoscere?»

Rohnyn assentì, ma disse dubbioso: «Avevo pensato anch’io a questa opportunità, perciò ho chiamato il mio amico Cormac, a Portmagee, ma lui mi ha detto di non averla vista. Così pure mia suocera, o i nonni di Sheridan. Nessuno l’ha vista, in paese.»

Ci guardammo vicendevolmente, pieni di dubbi e ansie e, guardando la pioggia scrosciante che picchiettava contro i vetri, mormorai: «Ma dove sei finita, Lithar?»

 






Note: E con questo abbiamo concluso - si fa per dire - le avventure di Krilash e Rachel, che comunque troveremo anche nella prossima storia, così come Fay e tutti gli altri membri del clan mac Lir (e non).
Ho preferito il finale aperto, in questo caso, e non uno sprazzo sul futuro, come nei precedenti, perché fosse ben chiaro che è successo qualcosa di strano e imprevisto alla nostra Lithar, qualcosa che l'ha spinta ad allontanarsi da tutto e da tutti, persino dagli amati fratelli.
Cosa le sarà successo? Perché si sarà sentita spinta a non confidarsi neppure con loro?
Per saperlo, dovrete aspettare il prossimo aggiornamento, che avverrà come sempre venerdì prossimo. A presto, e grazie infinite per avermi seguita in quest'avventura per mare e per terra.
Spero che anche la storia di Lithar potrà incuriosirvi abbastanza per proseguire il nostro viaggio insieme.
Ancora grazie, e buon week end!
 
 
 
 
 
 
 




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