FALLING AWAY WITH YOU
So
I'll love whatever you become
and
forget the reckless things we've done
I
think our lives have just begun
I
think our lives have just begun
and
I'll feel my world crumbling,
and
I'll I feel my life crumbling
and
feel my soul crumbling away
and
falling away,
falling
away with you
Falling
away with you - Muse
ATTO
I
Special
K
No hesitation,
no delay
You come on just like special K
...
Gravity, no escaping
Gravity
Gravity
No escaping
Not for free
I fall down
Hit the ground
Make a heavy sound
Every time
You seem to come around
Special K -
Placebo
La
vita caotica della città scorreva rapida come al solito,
troppo rapida al dire il vero.
Camminare per le strade diventava un'impresa difficile per via dei
pedoni che, dando prova di estrema gentilezza, proseguendo dritti per
il loro cammino spintonavano senza troppi riguardi chiunque si fermasse
a lungo, vittima che accettava quindi l'ingrato destino di venire suo
malgrado trascinato nella corrente umana.
Trascinato... blando eufemismo per dire spintonato. Frullato.
Sballottato.
Ebbene, in quella massa di gente, c'era Naruto.
Un puntino, una piccola ombra sottile in un oceano assolato.
E in lontananza, sulla strada percorsa da macchine su macchine, c'era
anche l'autobus che teoricamente avrebbe dovuto prendere.
Quando, dopo aver cercato di affibbiare qualche gomitata, infilandosi
tra omaccioni corpulenti e donne dai pericolosi tacchi a spillo, se lo
vide passare davanti per allontanarsi inesorabilmente ebbe solo una
parola per esprimere il suo sconforto:
“Merda.”
Ormai era arrivato fin lì.
Si trattava di aspettare minuti, d'accordo forse un po' di minuti, e il
nuovo bus sarebbe passato per recapitarlo dritto a lavoro.
Il suo lavoro.
Essere proprietari di un chiosco di ramen aveva i suoi vantaggi...
poteva non solo deliziarsi dell'odore del cibo ma anche assaggiarlo col
pretesto di dover controllare che fosse buono. E al suo fianco ben
presto in mattinata lo avrebbe raggiunto Hinata... Hinata che mostrava
un sorriso gentile per tutti e che, composta, aspettava alla cassa che
i clienti pagassero, salutandoli poi con un inchino che andava a
coprire parzialmente il volto di porcellana.
In piedi alla fermata, dopo aver sbuffato qualche istante, Naruto
fischiettando ripensò a Hinata: non con l'amore di un uomo
ma con l'affetto di un amico e di un fratello maggiore.
Nonostante fossero marito e moglie.
Amarla... non sapeva nemmeno da che parte cominciare a dire il vero...
sentiva solo che era stato giusto sposarla. Perché
d'altronde lei era la seconda scelta, sì... la seconda.
“Devo trasferirmi
all'estero, Naruto.”
Sasuke era seduto a
terra, le gambe schiacciate contro il petto e il mento appoggiato su di
esse. Come al solito lo sguardo impassibile sembrava essersi perso in
lontananza a guardare qualcosa che difficilmente gli altri comuni
mortali avrebbero potuto raggiungere.
Naruto, nei suoi dodici
anni d'età, non aveva mai dovuto subire perdite di quel tipo.
Non aveva più
i genitori da tempo, ormai, e aveva sempre imparato in un modo o
nell'altro a cavarsela da solo, tirando fuori un sorriso anche nei
momenti più bui.
“Quindi non
tornerai più qui in paese.” concluse storcendo
appena le labbra.
“Direi di
no.” rispose Sasuke.
La loro piccola
cittadina alle porte della campagna, d'indubbio fascino paesaggistico
ma con poche possibilità di far emergere i pargoli che un
giorno avrebbero potuto reggere le redini della società, non
sarebbe stata abbastanza per lui.
Mai.
Sasuke si sarebbe
trovato allo stretto anche avendo a disposizione il mondo intero.
Naruto
appoggiò le mani sull'erba guardando il cielo tinto dalle
nuvole e osservò piegando leggermente la testa:
“Beh
vorrà dire che quando sarai adulto e di successo comprerai
un'intera grande città e la farai tua. Così avrai
il pretesto per ritornare.”
Sasuke fece un accenno
di risata scettica:
“E tu? Come
faresti a trovarmi?”
“Facile! -
esclamò il ragazzino con un sorriso tronfio – Le
darai il tuo nome!”
Ci fu qualche istante di
silenzio, come se realmente Sasuke avesse potuto prendere in
considerazione l'idea, infine l'Uchiha senza troppi complimenti diede
una spinta all'amico seduto al suo fianco esclamando:
“Non essere
stupido Naruto!”
Questi si
portò una mano alla spalla maltrattata per poi sbuffare,
mettendosi con le gambe incrociate e storcendo un filo d'erba che aveva
staccato.
“Sei
impossibile Sasuke... odioso ed arrogante... non so come tu faccia ad
avere tutte quelle ragazze che ti vengono dietro...”
Sasuke
continuò a guardare l'immensa pianura che si estendeva
davanti a loro, seduti poco distanti da un albero che non offriva
alcuna ombra.
Infine
mormorò con un tono di voce duro e allo stesso tempo
disperato:
“Io sto
parlando seriamente. Non ci rivedremo più Naruto. Questo non
ti farà male?”
Si voltò
fissando con i suoi occhi scuri quelli azzurri di Naruto, era uno
sguardo severo, quasi ammonitore, che non gli aveva mai riservato.
Come se volesse
rimproverarlo di rimanere lì a scherzare quando il conto
alla rovescia era inesorabilmente iniziato.
Farmi male.
“E' ovvio che
mi farà male. Ma, accidenti, Sasuke perché non
fai qualcosa? Perché non ti opponi alla decisione di tuo
padre?!” esplose l'amico.
“Impossibile.”
rispose tagliando corto.
Per loro non c'era
futuro. Solo un inevitabile addio.
Sasuke strinse le mani,
fino a far diventare le nocche bianche, cercando quasi di non sentire
più nulla... già, avrebbe voluto privarsi per
sempre della sensibilità.
Finché Naruto
non scattò in piedi puntandogli un dito contro, la faccia
esultante di chi aveva avuto un ispirazione folgorante, ed
esclamò entusiasta:
“Scappiamo! Io
e te! Adesso ci alziamo e corriamo via, magari...”
L'energia delle sue
parole si affievolì fino a che non rimase muto a guardare
Sasuke che, muto a sua volta, lo fissava con la solita espressione
fredda ed indecifrabile.
Non lo stava ascoltando
o forse, come sempre, considerava le sue idee troppo stupide e ingenue
affinché potessero essere messe in pratica.
Il biondo
alzò gli occhi al cielo sbottando fino a quando, abbassando
lo sguardo, non si accorse che Sasuke si era alzato a sua volta
affiancandoglisi, lo sguardo come al solito rivolto lontano e la bocca
leggermente corrucciata.
Come se fosse tentato di
parlare.
Finché, visto
che Naruto lo fissava con insistenza aspettando che dicesse qualcosa,
non accennò con fare però stranamente deciso:
“Allora
baciami.”
Naruto credette di non
aver capito bene.
“Come?”
ripeté incredulo.
Sasuke si
voltò all'improvviso lasciando però cadere subito
gli occhi verso un punto indefinito del terreno aggrottando le
sopracciglia.
“Hai sentito
benissimo. Un bacio. E' così che funziona tra chi si
ama.”
Naruto lasciò
leggermente la bocca aperta, come boccheggiando, finché
appoggiando l'indice sul suo stesso petto non commentò
candidamente:
“Io e te ci
amiamo?”
Sasuke sulle prime non
rispose ma infine scosse la testa e scattò in avanti,
limitandosi a camminare con le mani infilate nei pantaloni e la schiena
incurvata.
Poi borbottò
visibilmente irritato, la testa affondata tra le pieghe del maglione a
collo alto:
“Lascia
perdere, sei il solito stupido.”
“Ehi Sasuke!
Che accidenti...”
Naruto, dopo aver
sbattuto un piede sul terreno, prese a rincorrere Sasuke lasciando che
quelle sue parole, più simili ad una confessione che ad una
richiesta vera e propria, si disperdessero nell'aria fresca del tardo
pomeriggio.
Parole che
però, col passare degli anni, non sarebbero state
dimenticate nonostante chi le avesse pronunciate si trovasse a migliaia
di chilometri di distanza.
Accennò ad un sorriso. Aveva ripensato ad una delle ultime
volte che aveva parlato con Sasuke... un ricordo che gli aveva lasciato
in bocca un sapore amaro, come se avesse letto un libro incompiuto.
Sapeva che sarebbe toccato a lui scrivere una fine ma a quel tempo non
ne aveva avuto il coraggio... non si sentiva pronto per concludere la
storia nella maniera in cui Sasuke avrebbe voluto.
Il pullman era abbastanza affollato ma gli permetteva di stare
dignitosamente in piedi senza rischiare di venire soffocato.
Il suo viaggio si riduceva alla visione di un film d'annata, visto e
strarivisto, con le stesse noiose immagini che gli scorrevano davanti.
Impaziente di scendere iniziò a tamburellare le dita sul
palo di freddo metallo, cercando di guardare fuori dal finestrino con
la speranza di riconoscere qualcosa di diverso nelle strade che ogni
giorno scivolavano al suo passaggio.
Finché, salendo, qualcuno non gli urtò la spalla
avanzando senza troppi riguardi e senza nemmeno scomodarsi troppo per
chiedergli scusa.
Ma quando Naruto si voltò non vide altro che la stessa folla
di gente che c'era un istante fa, stanca e schiacciata.
Si guardò un istante attorno, sicuro che la persona
maleducata si sarebbe fatta riconoscere.
Finché non si bloccò su una testa dai capelli
scuri come la notte, appartenente ad un uomo giovane girato
di spalle incastrato tra una ragazzina che chiacchierava al cellulare e
una signora con le buste della spesa che occupava il posto di almeno
tre persone.
Naruto si storse quasi il collo per cercare di scorgere almeno il
profilo di quella persona che, ne era sicuro, non aveva visto quando
era salito.
Doveva averlo urtato. Per forza. Non poteva essere che
così... anche se era una convinzione di una
razionalità molto sommaria.
Accidenti, sembra
davvero lui...
No. Non era possibile. Sasuke era partito... se n'era andato tanto
tempo fa e lui non era riuscito ad impedirlo.
Naruto dette una veloce occhiata alla strada e si morse irritato un
labbro: la sua fermata. Sarebbe dovuto scendere e difficilmente avrebbe
potuto rivedere ancora quel tizio che, visto di spalle, somigliava
così tanto a...
Lo guardò supplicandolo bisbigliando:
“Girati... avanti, girati...”
La sua
fermata.
Le porte del pullman stavano per aprirsi.
La gente voleva scendere e lui avrebbe dovuto fare lo stesso.
Lo fissò intensamente.
Finché, quasi per caso, il ragazzo non si voltò.
Lentamente, come se avesse sentito quel sussurro impaziente soffiargli
alle orecchie. E i loro occhi si incrociarono.
L'ossidiana e l'acqua.
Ci fu un istante di immobilità completa, per poi lasciare
posto ad uno stupore piacevole, incredulo, che però non ebbe
tempo di divenire altro.
Naruto lasciando stupito la presa al palo del pullman
esclamò:
“Sasuke!”
Era lui. Lo stesso sguardo severo ed altezzoso, il modo distante e
gelido di comportarsi per estraniarsi dagli altri...
Sasuke fece per dire qualcosa, riscuotendosi dallo stato di torpore nel
quale era caduto, ma Naruto venne travolto letteralmente dall'ondata di
gente che era fermamente intenzionata a scendere.
“Naruto!” gridò Sasuke spintonando per
farsi spazio e raggiungerlo ma quando riuscì ad arrivare ai
gradini le porte automatiche si richiusero lasciandolo rigidamente a
guardare fuori dal vetro sporco.
Seguì con lo sguardo Naruto che si sbracciava, rincorrendo
affannato l'autobus che insensibile ai problemi degli altri aveva
proseguito la sua corsa.
Lo scorse in lontananza, un puntino che si dimenava nella folla
tentando di raggiungerlo.
Sbattere i pugni sul finestrino non era servito a nulla... nessuno
pareva voler considerare l'ipotesi di arrestarsi nel mezzo della strada.
Dette un calcio alla porta e rimase in silenzio, gli occhi vibranti
d'attenzione puntati verso i grandi marciapiedi affollati. No, Naruto
non c'era più.
Lo aveva perso, ancora.
*°*°*°*
Il negozietto era affollato dai fedeli clienti che si fermavano a
mangiare, invitati dal delizioso odore del ramen. Naruto era rimasto
pensieroso a sciacquare una ciotola, finendo per girare attorno la
spugna più e più volte senza rendersi conto che
ormai quel contenitore era praticamente sterilizzato.
Hinata invece lo aveva notato.
Tra un inchino e l'altro ai clienti che, soddisfatti, pagavano.
Si avvicinò quasi in punta di piedi a Naruto per poi
chiedergli in un sussurro:
“Tutto bene?”
Si umettò un labbro esitante, mentre attendeva la risposta
del marito.
Questi si girò con uno scatto, quasi fosse stato punto, e
per poco la scodella insaponata non gli cadde dalle mani.
Incontrò lo sguardo gentile di Hinata che a tratti abbassava
gli occhi, come se avesse paura di consumare lo splendido oggetto della
sua visione.
Naruto sorrise, grattandosi la punta del naso con l'indice:
“Sì, sì, tutto a posto! Sai, ero solo
un po' sovrappensiero.”
“Certo... - si limitò a concordare Hinata,
prendendogli con dolcezza la ciotola e asciugandola – se ti
serve parlarne...”
Un delicato accenno di piena disponibilità. Fragile come il
vetro Hinata era sempre stata presente nella vita di Naruto, senza
soffocarlo od opprimerlo, limitandosi a sussurrare qualche parola di
incoraggiamento quando sentiva che era necessario.
Non osava interferire oltre perché sapeva quanto il marito
sapesse essere indipendente e smanioso di fare.
Era anzi lui spesso ad incoraggiare lei, con i suoi sorrisi e il suo
affetto.
Si guardò poi il ventre piatto... un bambino... mancava
davvero un bambino tra di loro: perché egoisticamente
sentiva che poteva essere il loro ponte per permetterle di avvicinarsi
a Naruto.
Il quale sembrava sempre pensare a qualcun altro che non era lei.
“Oggi ho rivisto Sasuke.” disse infine Naruto quasi
in un sussurro.
La sua confessione privata.
Hinata sentì la presa sulla scodella mancarle e l'oggetto,
puntualmente, cadde a terra finendo in mille pezzi.
La ragazza indietreggiò di un passo portandosi una mano alla
bocca per poi sussurrare arrossendo in volto: “Mi... mi
spiace... che imbranata.”
Naruto si affrettò ad esclamare ridendo:
“Lascia stare! Lo sapevi anche tu che quella ciotola era
vecchia. Dillo, lo hai fatto apposta per cambiarla!” le disse
scherzando.
Hinata, aiutata dal marito a raccogliere i pezzi, accennò ad
un sorriso guardando quasi estasiata quel bel viso colorato appena di
rosso sulle guance per la risata appena fatta.
Riusciva ad essere sempre così allegro e determinato.
Il suo esempio, la sua guida e l'uomo della sua vita.
Era questo l'incantesimo per cullarla affogando i suoi dolori... almeno
finché una voce maschile, fredda e senza traccia di
esitazione, non ruppe la magia chiedendo:
“E' possibile avere del ramen?”
Hinata si bloccò, guardando istintivamente Naruto, il quale
si era fermato a sua volta a fissare il vuoto come cercando di
concentrarsi su quel tono che gli sembrava di conoscere da tempo.
E, abbandonando i frammenti raccolti, il ragazzo in un istante
scattò in piedi.
Hinata invece rimase lì, chinata, nascosta ad aspettare una
conferma.
“Sasuke!” esclamò Naruto.
Avvertì dell'affetto in quel nome, un
affetto profondo che con lei aveva solo l'effetto di farla sentire
ancora più distante.
Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore,
cercando di non farlo battere troppo velocemente...
Tenendo la testa bassa e ricacciando le lacrime che minacciavano di
scenderle si rialzò, stringendo tra le mani la paletta che
aveva usato per raccogliere i resti della scodella, compresi quelli
abbandonati da Naruto.
Quando Sasuke la vide emergere, diafana e con i lunghi capelli davanti
agli occhi a coprirle lo sguardo sfuggente, rimase muto.
Non sapeva cosa dire. Capiva di aver interrotto qualcosa, un filo
conduttore tra Naruto e Hinata, la quale si era sforzata di balbettare:
“C-ciao Sasuke.”
“Hinata...” mormorò Naruto non sapendo
sulle prime cosa fare, ancora troppo confuso.
La ragazza si affrettò ad un inchino maldestro per poi
bisbigliare:
“Vado a buttare questi... così... potrete parlare
tranquillamente...”
Prima che il marito potesse fermarla però lei se ne era
già andata, quasi scivolando oltre la porta che dava sul
retro.
Il locale, con ormai solo qualche cliente ai tavolini che stava finendo
la propria porzione, era silenzioso. Qualche rumore di sottofondo, per
il resto nient'altro.
Sasuke fissava Naruto intensamente, le mani ancora appoggiate sul
bancone come se da un momento all'altro avesse potuto scavalcarlo o
usarlo come slancio per fuggire: entrambe le idee, per quanto folli,
sembravano pericolosamente seducenti.
“Cosa ci fai qui?” chiese Naruto sforzandosi di
mascherare la tensione con un sorriso allegro.
“Ti ho cercato – rispose l'Uchiha –
perché, giorni fa, ti ho intravisto su quel
pullman.”
Naruto sgranò gli occhi.
L'unica cosa che riuscì a dire fu:
“Incredibile.”
“Sì.” confermò Sasuke.
Altro silenzio, vibrante di impacciato imbarazzo.
A quel punto, per cercare qualcosa da fare anziché
tormentare il grembiule bianco, Naruto iniziò a preparare il
ramen per Sasuke, senza che lui avesse espresso opinioni di sorta.
Controllando la temperatura dell'acqua chiese per spezzare il silenzio:
“Allora, che mi racconti?”
Non notò, o forse non ci fece caso, che Sasuke continuava a
fissarlo tenendo le dita delle mani intrecciate appoggiate al bancone.
“Ho preso il controllo dell'azienda di mio padre.”
rispose brevemente.
Naruto scoppiò a ridere: “Accidenti, Sasuke. Lo
avevo detto che saresti stato un grande! Complimenti!”
Ma l'Uchiha deviò l'argomento limitandosi ad osservare,
giocherellando distrattamente con le bacchette che Naruto gli aveva
porto:
“Sei sposato con Hinata...”
Per qualche frammento di attimo quella frase sembrò essere
destinata a rimanere solo un'osservazione distratta, che non implicava
nulla di serio, ma alla fine Naruto rispose, abbassando gli occhi ed
accennando ad un sorriso:
“Eh già... mi aiuta con il ristorante.”
“Capisco.” si limitò, povero di parole
come al solito, a rispondere il moro.
In breve questi si ritrovò la ciotola di ramen fumante
davanti agli occhi, appoggiata sul bancone lungo del tavolo.
Rimase un istante a guardare le rotelline galleggiare placidamente
sopra il brodo, finché Naruto non commentò appoggiandosi coi
gomiti sul ripiano da lavoro, sporgendosi pigramente verso Sasuke:
“Sono proprio contento di rivederti! Sembra passato un secolo
dall'ultima volta che ci siamo parlati!”
Sasuke lo fissò con serietà, quasi fosse irritato
con lui, finché non commentò con voce incolore:
“Sei sporco di ramen sul mento.”
Il biondo rimase un istante interdetto per poi portarsi velocemente un
dito nel punto indicato dall'amico ma, trovandolo pulito,
palesò una smorfia di disappunto.
“Spiritoso...” Borbottò facendo il
broncio come se fosse stato un bambino anziché un dignitoso
uomo di ventisei anni.
“Sei il solito stupido.” commentò Sasuke
inarcando un sopracciglio con aperta aria di superiorità che
poi si ammorbidì in un sorrisetto.
Quello era Sasuke. Il ragazzo dodicenne che aveva visto andarsene via
più di dieci anni fa e che ora, uomo, aveva ritrovato.
Curioso, non era stato Naruto ad averlo cercato come aveva promesso...
era semplicemente comparso nella sua vita come pioggia in un giorno
d'estate.
Non sapeva se esserne davvero felice o meno.
Perché si ricordava perfettamente delle parole dell'amico e
di quello che, entrambi, inconsciamente o meno provavano l'uno verso
l'altro.
Sapevano di essere due poli opposti che inevitabilmente si sarebbero
attratti a vicenda, indipendentemente da quali altre forze cercassero
di magnetizzarli in diverse direzioni.
Ora doveva decidere.
Salutare Sasuke e fare come se niente fosse, continuando la sua normale
esistenza, oppure chiedergli di restare e riprendere quel percorso che,
anni fa, avevano interrotto.
Questo avrebbe voluto dire, già lo sapeva, compromettere
tutto quello che negli ultimi tempi aveva costruito... a partire
proprio dalla relazione con Hinata, relazione che sembrava reggersi
in piedi solo grazie allo sforzo di entrambi.
Ma forse le cose non sarebbero andate così.
Era un uomo ormai, con delle responsabilità, e non
più uno sciocco ragazzino con tanti sogni in
testa: riprendere un'amicizia con Sasuke non avrebbe
significato nulla.
Così, sfidando sé stesso, chiese simulando
allegra noncuranza:
“Allora, che ne dici, stasera vieni a mangiare da me e
Hinata?”
Sasuke fissò un istante il piatto, posando con calma le
bacchette, per poi correggere il biondo quasi in un sibilo:
“Non verrei da solo.”
Naruto gli lanciò un'occhiata complice: “Ah-ah!
Alla fine allora hai trovato qualcuna che ti sopporti! E chi
è?”
Perfetto. Sasuke era impegnato sentimentalmente. Ma... era davvero
così perfetto? Perché aveva sentito qualcosa
spezzarsi?
Sasuke si fece restio a rispondere finché, guardando un
punto indefinito del bancone non rispose piuttosto irritato:
“Sakura...”
L'Uzumaki fece un fischio per poi sorridere compiaciuto commentando:
“Oh beh, tanto meglio! Allora aspetteremo anche
lei!”
Per quanto in realtà il modo di comportarsi di Naruto fosse
solo un modo per mascherare la confusione nella quale lo avevano
gettato le ultime parole, Sasuke non sembrava condividere la sua
allegria.
Aveva uno sguardo seccato come sempre e per di più mostrava
una sorta di delusione; era come se il suo senso di
aspettativa fosse stato tradito senza troppi problemi.
Come faceva Naruto a parlare con così tanta leggerezza? Era
solo lui a sentirsi rimescolare i fluidi gastrici quando lo aveva
rivisto?
Già, come al solito Naruto sembrava non aver assolutamente
capito quanta fatica fosse costata all'Uchiha entrare in quel negozio e
parlare, dopo tanto tempo, nuovamente con lui.
Non poteva nemmeno sapere che era rimasto per mezz'ora buona fuori,
appoggiato alla parete, prima di decidersi ad entrare, rodendosi il
fegato nell'indecisione e nel tentativo di mettere a tacere il suo
orgoglio.
Perché voleva davvero rivederlo.
Lasciandosi precipitare nell'abisso dei ricordi dal quale, negli ultimi
anni, non era mai riuscito veramente ad emergere.
Posando dei soldi sul bancone improvvisamente scattò in
piedi, facendo per andarsene, e borbottò:
“Lascia stare. Mi ha fatto piacere rivederti.”
Ma, quando mosse un passo, Naruto esclamò quasi con
esasperazione:
“Certo che sei incredibile tu! Dopo tutti questi anni te ne
vai limitandoti ad una frase simile! - poi aggiunse, incrociando le
braccia in una posa che voleva risultare vanamente minacciosa
– guarda che se non vieni stasera da me mi riterrò
molto offeso.”
E, con un gesto veloce, gli lanciò uno dei biglietti da
visita del ristorante. Sasuke, interdetto, lo afferrò per
poi girarlo lentamente e scorgervi sopra un indirizzo scritto di fretta
con affianco, a caratteri chiari, la parola Casa.
Accennò ad una risata imbevuta di sarcasmo ma
infilò il cartoncino nella tasca della giacca per poi dire
fingendo di essere seccato:
“Sei insistente e noioso come ti ricordavo – si
concesse il lusso di un sospiro paziente – ... veniamo per le
otto?”
Il volto di Naruto si illuminò e il ragazzo si
affrettò a rispondere, senza nemmeno aver realmente preso in
considerazione un orario vero e proprio: “Perfetto!”
L'Uchiha lo guardò un istante prima di voltarsi e sparire
oltre la porta d'entrata del ristorante.
Naruto tirò un sospiro, sentendosi spossato, con i muscoli
che gli dolevano perché, se ne era reso conto solo in quel
momento di rilassatezza, era rimasto in tensione tutto quel tempo.
Si appoggiò al ripiano alle sue spalle, non riuscendo a fare
a meno di sorridere: non sapeva nemmeno lui a cosa sarebbe andato
incontro riavvicinandosi a Sasuke dopo tanto tempo, soprattutto perché era consapevole che quello che provava
per lui nel tempo non solo non era svanito ma addirittura era mutato,
divenendo molto più forte e concreto di quanto non fosse in
passato.
Poi sentì il rumore di un passo.
Si voltò di scatto e vide, sulla soglia della porta sul
retro, Hinata che si era immobilizzata quando i loro occhi stupiti si
erano incrociati.
Se si fossero guardati ancora ciascuno di loro avrebbe capito
ciò che l'altro in quel momento provava. Dovevano
proteggersi dalle ferite che si sarebbero vicendevolmente inferti.
Così Hinata, gli occhi sfuggenti che non volevano saperne di
fissarsi su Naruto, accennò con un debole sorriso
incoraggiante:
“Non... volevo ascoltare le ultime parole... -
guardò un istante il marito – allora stasera
chiudiamo prima così... così facciamo in tempo a
preparare tutto.”
Naruto sorrise, sentendo nei confronti di quella creatura
apparentemente fragile un calore profondo e allo stesso tempo una forte
riconoscenza. Non l'avrebbe mai ringraziata come meritava per quella
sua presenza benefica che lo faceva sentire migliore.
“Grazie – dopo una breve pausa si
affrettò a cambiare argomento esclamando allegro –
scommetto che batterò il mio attuale record di lavaggio dei
piatti!”
Dicendo questo si rimboccò con entusiasmo le maniche mentre
Hinata fece una risata, non smettendo di sorridere anche quando Naruto,
fingendo di guardarla male, aggiunse sorpreso:
“Beh? Che c'è? Quando mi ci metto io sono il
migliore!”
E poi il suo sorriso: luminoso e pieno di ottimismo.
Hinata annuì, confermando con le gote leggermente
imporporate:
“Lo so, Naruto.”
Sproloqui di una zucca
Questa storia si
può definire come una mini-long fiction o come una one-shot
divisa in più parti... tutto è relativo
XD
Falling away with you è la magnifica canzone dei Muse e
credo riassuma tutto ciò che vorrei dire e trasmettere con
la mia fiction.
Userò nei vari atti le canzoni dei Placebo, altre mie fonti
di ispirazione, semplicemente perché ho pensato: cavolo,
è quello che ho scritto io!
Avverto: questa non sarà la classica storia yaoi
condita di tanti ragazzi e nessuna donna. In questa storia le donne ci
saranno, eccome.
Hinata e Sakura che affronteranno, ciascuna in modo diverso, la
realtà delle cose.
I capitoli saranno lunghi ma pochi e spero intensi... bene, detto questo
vi lascio.
*si dilegua nel nulla in una nuvola di fumo*
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