Non è mai troppo tardi per sorridere

di LazySoul
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Epilogo

EPILOGO

{Prima e unica regola di Fred Weasley: sorridere, ridere e amare la vita, sempre}

 

Maggio 1998

 

Mirtilla Malcontenta e Nick-Quasi-Senza-Testa, durante le battaglie, si divertivano a salutare le anime dei defunti – che solo i fantasmi potevano vedere – consigliando loro di non tornare sotto forma di fantasma perché non ne sarebbe valsa la pena e di correre verso la luce.

Così avevano fatto durante la prima battaglia di Hogwarts e così decisero di fare anche nella seconda.

Speravano vivamente di riuscire a convincere tutti ad andare in Paradiso o Inferno o qualsiasi cosa ci fosse dopo la morte, anche perché ritrovarsi come vicino fantasma un crudele Mangiamorte non sarebbe stato carino. Già dovevano sopportare il Barone Sanguinario e il rumore insopportabile delle sue catene, per non parlare dei piagnistei senza fine della Dama Grigia e le battute prive di spirito del Frate grasso.

No, era meglio che non arrivassero nuovi arrivi fantasmi, altrimenti Mirtilla avrebbe trovato un modo per abbandonare il suo caro cubicolo, anche se sarebbe stato difficile, per andare ad infestare qualche altro edificio, magari la Stramberga Strillante...

«Ne arriva un altro», disse Nick, con tono sconsolato, mentre fluttuava sul soffitto della Sala Grande affiancato da Mirtilla, che per una volta aveva deciso di abbandonare il bagno delle ragazze del secondo piano.

«Ci penso io», disse lei con la sua vocetta fastidiosa, abbassandosi per raggiungere Madama Chips, che stava cercando di rianimare un corpo ormai privo di vita.

Accanto al corpo c’era una figura perlacea-trasparente che piangeva e cercava inutilmente di rientrare nel proprio corpo.

«Non puoi», disse Mirtilla, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo che le dava le spalle: «Tutto quello che devi fare ora è seguire la luce».

Quando il ragazzo si voltò verso di lei, la ragazza sentì una forte fitta al petto: «Sei tu», disse semplicemente, riconoscendo uno dei pochi ragazzi ad Hogwarts che avrebbe potuto definire suoi amici.

«Ciao Mirtilla», disse lui, sorridendo appena tra le lacrime: «Sono morto, vero?»

Fred tornò a guardare il suo corpo e il modo affannato e disperato di Madama Chips, che tentava invano di farlo svegliare.

«Temo di sì», disse lei, con gli occhi pieni di lacrime – come al solito, anche se per la priva volta nella sua non-esistenza non piangeva per se stessa, ma per qualcun altro.

Fred annuì appena: «Devo seguire la luce, dici?», mormorò, lo sguardo perso in uno spazio non ben definito di fronte a sé.

«A meno che tu non abbia qualcosa in sospeso», disse Mirtilla, che per la prima volta in vita sua avrebbe voluto che qualcuno diventasse fantasma, così da poter stare insieme ed essere amici per sempre.

«Ne ho di cose in sospeso, ma nulla che potrei portare avanti da fantasma...», sussurrò il volto perlaceo di Fred: «Ho amato la vita, mi sono divertito e ho riso tanto da star male. Non mi resta altro che accettare l’epilogo di questa mia grande avventura, sperando che George non se la prenda troppo con me».

Rimasero entrambi in silenzio per un istante, poi Fred si voltò verso di lei per l’ultima volta: «È stato bello conoscerti, Mirtilla, e ricordati di sorridere ogni tanto. Addio».

Mirtilla, con un groppo in gola non riuscì a dire nemmeno una parola, ma mosse piano la mano, in segno di saluto.

L’istante dopo l’anima perlacea di Fred era scomparsa.

 

 

 

FINE




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