ATTO II
Because I want you
Fall into you
Is
all I seem to do
When
I hit the bottle
Cause
I'm afraid to be alone
Tear
us in two
Is
all it seems to do
As the
anger fades
This
house is no longer a home
Don't
give up on the dream
Don't
give up on the wanting
And
everything that's true
Don't
give up on the dream
Don't
give up on the wanting
Because I
want you too
Because
I want you
Because I want you - Placebo
Quella
dannata cravatta non voleva saperne di annodarsi. Maledizione,
più provava
a rifare quel nodo più si andava ad ingarbugliare in modo
assolutamente insensato.
Sakura lo
osservò un istante incrociando le braccia, abbozzando un
sorriso bonario, per poi avvicinarglisi con una sorta di circospezione
e dirgli sfoderando la sua aria affabile:
“Ti aiuto io
Sasuke.”
Il ragazzo si
limitò a fare una smorfia per essere costretto, suo
malgrado, a lasciare la presa sulla cravatta e alzare appena il collo,
voltandosi leggermente così da evitare gli occhi di Sakura
la quale, nonostante si fingesse impegnata col nodo, ogni tanto
scrutava pensosa l'uomo che amava.
“Sembri
nervoso.” osservò infine lei quasi sgranando gli
occhi verdi.
“Non lo
sono.” replicò asciutto.
La ragazza fece per
aggiustare i due lembi della cravatta ma lui si scostò
prima, appiattendola contro la camicia con un gesto rapido e poco
curato.
“Mah, se lo
dici tu – mormorò appallottolando una serie di
maglie per poi aggiungere con più decisione –
guarda che se vuoi possiamo parl...”
“Ti ho detto
che sto bene, Sakura.” la interruppe bruscamente Sasuke.
Lei aprì la
bocca, come per dire qualcosa, poi ci ripensò decidendo di
afferrare gli ultimi vestiti sul letto e andarsene, chiudendo la porta
dietro di sé.
Sasuke rimase da solo,
nella camera da letto dove da quasi due anni lui e Sakura consumavano
il loro amore.
Amore.
Avvertiva una senso di
nausea ripensando a quella parola perché nella sua relazione
con Sakura era assolutamente fuori posto; una sorta di ingrediente
sbagliato che lasciava un retrogusto amaro.
Affondò sul
letto, sedendosi di peso e nascondendo la testa tra le mani, guardando
con gli occhi spalancati il pavimento in fine parquet che, quando
avevano comprato la casa, Sakura aveva scelto con cura ed entusiasmo.
La loro relazione era
per lui una linea indefinita, una sorta di terra straniera priva di un
confine chiaro; non era una moglie ma nemmeno una fidanzata, non
era un'amica ma nemmeno un'estranea: che cos'era Sakura per
lui?
Strinse i denti,
assottigliando le labbra e contraendo la mascella: no, decisamente,
fidanzarsi con una ragazza per irritata arrendevolezza non era la cosa
migliore.
Per nessuno.
*°*°*°*
Fu Sakura a suonare al
campanello di casa Uzumaki. Per tutto il tragitto non aveva fatto che
accennare, con un sorriso che voleva risultare coinvolgente, alla
relazione tra Hinata e Naruto.
Loro, e lo aveva
ribadito con una certa forza, si erano sposati.
Loro avevano una
situazione famigliare stabile.
Sasuke si era limitato
a guidare, silenzioso come al solito, finendo per sospirare di tanto in
tanto, giusto per dare prova alla fidanzata che non era completamente
su di un altro pianeta - cosa da lei sospettata ogni volta che non
rispondeva freddamente a una proposta che non fosse di suo gradimento.
Nell'attesa che la
porta si aprisse il ragazzo si era posto, una mano in tasca e la testa
girata verso il giardino, accanto a Sakura la quale teneva in mano una
torta
fatta in casa, preparata con l'entusiasmo di chi non sapeva
granché di cucina ma ci teneva comunque a presentare
qualcosa di perlomeno appetibile.
Venne ad aprire loro
Naruto; li
accolse con un
sorriso entusiasta e andò ad abbracciarli allegro, iniziando
a
sproloquiare su un insieme di argomenti, ricordi e fatti che Sasuke
nemmeno riusciva a comprendere.
Si era trovato
completamente impreparato all'abbraccio dell'amico, spiazzato.
E stupido.
Sì, si sentiva dannatamente stupido a restare immobile
nell'avvertire quella vicinanza che nel corso degli anni aveva a lungo
agognato.
Quando il padrone di
casa si
ritrasse invitandoli ad entrare, facendo una corsetta sul posto e
farneticando qualcosa delle pentole sul fuoco, Sasuke si
sentì nuovamente libero di respirare, come se lontano dal
tocco di Naruto il sangue potesse riprendere a circolare.
Scorse l'amico
scappare verso quella che probabilmente doveva essere la cucina
e nel salotto, in pochi secondi, apparve Hinata che prese con un
inchino la torta per poi invitare entrambi gli ospiti a infilare le
ciabatte, sistemate accanto all'entrata.
Sasuke venne investito
da un'atmosfera di famiglia; l'odore del cibo, di cibo vero non quello
quasi plastificato dei surgelati, l'odore del legno dei mobili
ereditati da qualche prozia lontana e, soprattutto, quello dell'armonia. Un'armonia perfetta
che si intravedeva nel piccolo salotto dove, un po' imbarazzati, si
erano fatti avanti lui e Sakura, guardandosi attorno con l'aria
spaesata di bambini in gita.
Che diritto aveva di
piombare nella vita di Naruto con la speranza che si ricordasse di
quello che era stata la loro amicizia?
Amicizia, non
amore. Probabilmente per Naruto era così.
Infine
guardò di sfuggita Sakura, la quale fingeva di sorridere e
mostrarsi curiosa, quando in realtà lo stava odiando; stava odiando l'uomo
scostante che però non poteva fare a meno di amare. Pessimo
paradosso.
Hinata ricomparve
guidandoli con gentilezza in cucina dove, oltre a Naruto che cercava
malamente di girare un'omelette, trovarono un tavolo apparecchiato per
quattro persone.
“Non
sarà una cena molto pretenziosa ma...”
accennò Hinata con le mani intrecciate davanti a
sé.
Sakura sorrise,
portandosi le braccia dietro la schiena:
“Non
preoccuparti! Sarà più che perfetto, in fondo
quello che conta è esserci rivisti dopo così
tanto tempo!”
Sembra
davvero felice.
Notò
Sasuke. Ma lo sapeva. Sapeva quello che Sakura provava in
realtà.
Naruto, con la lingua
pinzata tra le labbra nello sforzo di rovesciare l'omelette sul piatto,
per qualche istante si estraniò dalla conversazione
finché, riuscendo nell'impresa, non esclamò:
“Fatto! -
poi guardò gli astanti e commentò – Non
so voi ma io inizio ad aver fame. Direi che possiamo sederci e
mangiare, che dite?”
Hinata sorrise,
portandosi un dito davanti alle labbra, per poi annuire e invitare a
sedersi mentre serviva le porzioni di riso - per colpa del quale
Naruto,
con spirito eroico di sacrificio, aveva rinunciato al ramen.
Sasuke si sedette di
fronte al proprietario che, senza troppi complimenti, aveva iniziato
a riempirsi la bocca di cibo bofonchiando qualcosa di tanto in tanto;
era come se non mangiasse da anni.
L'Uchiha sorrise; le
abitudini erano dure a morire.
Non avrebbe mai
dimenticato quella cena: le chiacchiere casuali, i battibecchi tra
Naruto e Sakura che, sbraitando di tanto in tanto, lo rimproverava
invitandolo a non ingozzarsi, le domande educate sulle rispettive
vite...
Ascoltava Naruto
tenendo il mento appoggiato alla mano e il gomito puntellato sul
tavolo;
accennava a dei sorrisi per tutte le espressioni buffe che aveva,
anche quando parlava trionfante del suo ristorante di ramen.
A sua volta Naruto si
sentiva strano, agitato e allo stesso tempo euforico, perché
Sasuke lo guardava. Lo guardava esattamente come quando aveva dodici
anni, con un interesse che riservava a lui e lui soltanto, pur facendo
fatica a mostrare il suo vero apprezzamento.
E poi, verso la fine
della cena, le chiacchiere iniziarono ad affievolirsi;
restò solo un piacevole silenzio ed un senso di pace.
Fu Naruto a chiedere,
senza rifletterci troppo, rivolgendosi a Sakura:
“Da quanto
tempo siete sposati?”
Sasuke e Sakura,
entrambi inconsciamente, subito deviarono i loro sguardi verso il
pavimento, finché la ragazza non rispose con una certa
esitazione tesa:
“A dire la
verità non... non siamo sposati.”
Sasuke si
rabbuiò.
Naruto
accennò ad un sorriso incerto, consapevole di aver fatto una
figuraccia, e non seppe cosa rispondere. Non ci riusciva.
Perché
da
quando erano ragazzini sapeva che Sakura, all'inizio l'oggetto della
sua ammirazione, aveva occhi solo per Sasuke; credeva che stando
insieme entrambi sarebbero stato felici, una coppia affiatata, forte,
nella quale si compensavano a vicenda.
E invece negli occhi
di Sakura aveva letto solo tristezza, accanto però ad una
forte determinazione che conferiva allo sguardo una fierezza
invidiabile.
Sì,
perché lei avrebbe portato avanti quella relazione anche a
costo di sacrifici, anche illudendosi che il loro era un amore perfetto.
D'altronde amava
Sasuke persino nei suoi silenzi e nel suo modo di essere distante dagli
altri.
Infine la ragazza
aggiunse, sorridendo e piegando leggermente la testa con i capelli che
ondeggiarono a quel movimento spigliato:
“Ma io non
dispero: sono sicura che prima o poi riusciremo a
deciderci!”
Oh, lei aveva
già deciso da tempo. Era Sasuke che, giorno dopo giorno,
temporeggiava chiudendosi nel suo guscio di solitudine.
*°*°*°*
Naruto era rimasto in
cucina a finire di lavare i piatti fischiettando, mentre Hinata e
Sakura
si erano accoccolate in soggiorno dopo aver fatto il rituale ed
irrinunciabile breve giro della casa.
Movimenti circolari
con la spugna, una passata sotto l'acqua e finalmente si potevano
asciugare:
tutto era
così ciclico e ripetitivo, eppure trovava sempre il modo
di pensare ad altro e rendere tutto meno banale.
Sasuke era rimasto
fermo presso l'entrata della stanza; aveva una spalla appoggiata allo
stipite
della porta e le braccia incrociate. L'Uzumaki
sentì la sua presenza e, voltandosi con le mani insaponate,
afferrò un asciugamano per poi lanciarlo all'amico
commentando:
“Visto che
sei lì dammi una mano! Scommetto che io laverò i
piatti più veloce di quanto tu li asciughi!”
Sasuke fece una
smorfia scettica: “Ne sei davvero convinto?”
“Assolutamente:
con me non c'è partita, Sasuke!”
esclamò
puntandosi il pollice al petto, gonfio d'orgoglio.
L'Uchiha si
affiancò a Naruto; i loro corpi erano a pochi centimetri
l'uno
dall'altro, l'odore di detersivo si mischiava a quello della
camicia appena stirata: condividevano esattamente la stessa aria e lo
stesso spazio.
Nessuno dei due poteva
ignorare l'elettricità di quella vicinanza così
attraente, aspettata eppure celata dalle rispettive esigenze.
Sasuke però
non guardò deliberatamente l'amico, limitandosi a commentare
nel prendere tra le mani un piatto ancora gocciolante:
“Certo che
sei proprio un bambino, ancora con queste sfide...”
Naruto
assottigliò gli occhi, replicando: “E allora tu
non
accettarle!”
L'interlocutore a quel
punto
si voltò, guardandolo con aria provocatoria, per poi
rispondere quasi scandendo le parole: “E chi l'ha detto che
le avrei accettate?”
Sconfitto, Naruto si
limitò a sbuffare, lasciando che le labbra di Sasuke si
distendessero in un sorriso compiaciuto, ma non esitò a
rifilare una gomitata al compagno di lavaggio ricevendo un'occhiata
seccata in cambio.
Ma alla fine entrambi
non poterono fare a meno di sorridere in
modo quasi istintivo, sorridere per
davvero, come non capitava da parecchio tempo.
Borbottando qualcosa
il padrone di casa, senza guardare, tese il piatto all'ospite il quale,
nel gesto di
prenderlo, appoggiò le dita su quelle dell'amico. Involontariamente
tutti e due si guardarono, quasi spaventati da quel contatto
inaspettato.
Per qualche secondo,
come due stupidi, rimasero immobili a fissarsi, con ancora le loro mani
così vicine e il piatto che sgocciolava, picchiettando
l'acqua sul lavello.
Sasuke si riscosse,
facendo scivolare le dita sulla superficie ceramica per affrettarsi ad
asciugare la stoviglia.
Naruto, turbato,
riprese a lavare le ultime pentole, guardando solo di sfuggita il
vicino
che impassibile svolgeva metodico il suo lavoro.
“Allora
baciami.”
Parole che,
inevitabilmente, erano ritornate vivide a galleggiare sopra di loro.
Parole che aspettavano di essere esaudite.
*°*°*°*
Hinata, seduta sul
divano, si teneva le mani in grembo; ascoltava Sakura parlare con
entusiasmo del proprio lavoro come dottoressa, avvertendo la passione
che aveva per la propria professione e l'amore che nutriva verso i suoi
pazienti.
La giovane era una
madre
per tutti loro; energica, entusiasta, inossidabile.
Istintivamente Hinata
strinse più forte le mani tra le pieghe del maglione, come
sperando di sentire qualcosa oltre di esse; una vita che difficilmente
sarebbe nata.
Abbassò lo
sguardo.
Sapeva di avere
qualcosa di sbagliato. Sì, in lei doveva esserci un
meccanismo guasto che nessuno avrebbe potuto riparare, nemmeno
ricevendo
tutto l'amore possibile.
“Tutto bene,
Hinata? - chiese Sakura piegando il busto verso di lei – Mi
sembri un po' pallida...”
Hinata mosse una mano
affrettandosi a rispondere:
“Certo,
tutto bene. E' che ti ammiro molto Sakura, si vede che ami
quello che fai.”
Sakura sorrise:
“Grazie... anche se – aggiunse dopo un istante di
esitazione – a volte sembra che io non ami
abbastanza.”
La ragazza rimase
muta, quelle parole dette quasi in un soffio l'avevano profondamente
colpita perché si era resa conto, con terrore, che la
rispecchiavano.
Amava, eppure sembrava
sempre mancare qualcosa.
*°*°*°*
A notte fonda Naruto
non riusciva a dormire; aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel
letto cercando di addormentarsi ma, non riuscendovi, preferì
alzarsi e proseguire la sua notte insonne seduto al tavolo della cucina.
indossava ancora il
suo cappello portafortuna che, però, si era inevitabilmente
tolto per mettersi le mani tra i capelli, scompigliandoseli con
irritata
disperazione.
No, non sapeva proprio
cosa fare.
Malamente
appallottolato aveva davanti a sé il biglietto
scarabocchiato in tutta fretta da Sasuke, il quale che lo stava
aspettando davanti alle scale della Biblioteca Centrale.
Proprio lui, dopo
tanti anni, che pretendeva il suo arrivo.
Credeva forse che
fosse facile? Prendere la macchina e fiondarsi a braccia aperte verso
di lui mentre Hinata, sola, dormiva nella camera con un letto
matrimoniale vuoto.
Naruto si
passò una mano tra i capelli. Eppure non si trattava
di uno qualsiasi, era Sasuke; bastava averlo sfiorato per fargli
sentire lo stomaco in subbuglio, la cena che rigirava in una centrifuga
di agitazione e... sì, attrazione.
Che lungo il tragitto
si sarebbe svelata per quello che era in realtà: amore. Era difficile
ammetterlo, rendersi conto che pur essendo sposato aveva la logorante
tentazione di lasciar perdere tutto e andare da Sasuke.
Guardò,
appese al muro intonacato, le chiavi della macchina: lo stavano chiamando?
Probabilmente lo supplicavano di prenderle e decidersi, una buona
volta,
a porre fine a tutti i suoi dubbi.
Le guardò
con le labbra imbronciate per poi figurarsi la sua conclusione ideale: sarebbe andato da
Sasuke, avrebbe sentito cos'aveva da dire per poi sbattergli in faccia,
senza troppi giri di parole, quello che pensava lui di tutta
quell'assurda situazione.
Avrebbe troncato ogni
cosa sul nascere; era la cosa migliore, per il bene di Hinata e del suo
rapporto con lei.
Ridacchiò
soddisfatto quando, alzandosi in piedi, afferrò le chiavi
per poi cambiarsi in fretta, prendendo dalla pila di vestiti stirati un
paio di jeans e una felpa che si stava infilando alla buona mentre era
intento ad uscire di casa.
*°*°*°*
Sasuke era seduto
sulle scale in marmo della grande biblioteca, i gomiti appoggiati sulle
ginocchia e le mani intrecciate che andavano a coprirgli parzialmente
le labbra assottigliate dalla tensione.
Era una scommessa
dannosa la sua.
Se Naruto avesse
deciso di ignorare il biglietto probabilmente ogni rapporto con lui si
sarebbe ridotto ad una serie di saluti convenzionali. Avrebbe preso le
distanze con dignitoso decoro, perché significava
che il matrimonio con Hinata era intoccabile; non voleva distruggere
niente della sua vita.
Se invece l'amico lo
avesse raggiunto... beh, nemmeno lui lo sapeva.
Aveva agito seguendo
solo il suo istinto abbandonandosi all'impulsività -
impulsività che detestava; era la parte peggiore del suo
carattere e, spesso, gli faceva commettere atti di cui pentirsi.
Il ragazzo stava
immobile,
ignorando persino il freddo pungente della notte, illuminato dagli alti
lampioni che rendevano quella zona meno solitaria.
Lanciò
un'occhiata all'orologio vicino al campanile: le quattro di notte; era più
di un'ora che aspettava, ormai non si sentiva nemmeno più le
gambe.
Si alzò in
piedi; Naruto
non sarebbe
venuto.
Che stupido: come
avrebbe potuto anche lontanamente pensare che lui sarebbe stato
disposto ad accantonare la sua relazione con Hinata soltanto per
vederlo?
Ma, quando fece per
scendere le scale, fu costretto ad arrestarsi, rimanendo con le mani
infilate nelle tasche del giaccone e il mento nascosto dal bavero alto.
C'era Naruto davanti a
lui, con il respiro ancora affannato per la corsa e il busto
leggermente piegato in avanti facendo appoggio sulle ginocchia.
Quando i loro occhi si
incrociarono l'amico si rialzò, accennando con aria
convinta:
“Sasuke,
io...”
Le parole gli morirono
in bocca perché l'interpellato, muto, si era incamminato
verso di lui, tirando fuori le mani dalle tasche senza smettere di
fissarlo.
Indagatore, severo,
attraente.
Parla,
muoviti.
Naruto sentiva
quella voce interiore. Eccome. Ma aveva deciso
istintivamente di accantonarla, troppo occupato a fissare il compagno
d'infanzia
venirgli incontro a passi sempre più veloci.
E poi...
sentì
le sue braccia cingerlo con forza, senza esitazione, come se avesse
potuto divincolarsi e scappargli via.
Sasuke lo stava
abbracciando; con
disperazione,
senza nemmeno averlo guardato, appoggiando quasi la guancia gelata
contro la sua - bollente per la corsa appena fatta dalla macchina
parcheggiata troppo lontana.
Sentì il
suo respiro sull'orecchio arrivare a smuovergli i capelli mentre la
presa non accennava a cambiare o a lasciargli spazi.
Perché
Sasuke si comportava così?
Perché
doveva egoisticamente
rovinargli tutti i propositi con i quali era
arrivato?
E poi finalmente
sentì la voce roca, leggermente soffocata contro il suo
collo.
“Non ce la
faccio a stare lontano da te, Naruto. Ci ho provato ma è
impossibile.”
Era una confessione
piena di dolore, imbevuta di un amaro senso di colpa che non poteva
essere in alcun modo ingerito.
Sentiva rabbia tra
quelle parole, rabbia e frustrazione, intensa e devastante. Ma allo
stesso tempo emergeva, nonostante volesse finire soffocata tra gli
altri sentimenti, passione.
Una passione che lo
stava divorando e che la lontananza degli anni non aveva fatto che
rendere più disperata, bisognosa anche solo di un semplice
contatto.
Naruto, senza nemmeno
rendersene conto, lo abbracciò a sua volta, stringendo con
le mani le pieghe di quel cappotto freddo che aveva assorbito l'odore
di camicia stirata.
“Lo
so.”
Perché si
era tormentato allo stesso modo; perché
anche adesso, nonostante la sua coscienza gli dicesse di andarsene, non
riusciva a staccarsi dall'abbraccio: no, non poteva proprio
allontanarsi da quel corpo gelido.
Sasuke
però, quasi con freddezza, alla fine si scostò,
fissando Naruto come per volerlo scrutare fin dentro l'anima.
Disse semplicemente,
scandendo
le parole con voce profonda e terribilmente sensuale:
“Mi devi
ancora un bacio.”
Naruto, la bocca che
faticava ad aprirsi, si scostò per poi fissarlo replicando:
“E cosa ti
fa pensare che...”
“Non era a
te che piacevano le sfide? – chiese Sasuke con fare
provocatorio per poi aggiungere, prima che l'interlocutore potesse
ribattere
– Avanti, prova a rispondere alla domanda che mi hai fatto
quattordici anni fa.”
Lo guardava con aria
di sufficienza, altezzoso e severo come al solito.
Naruto
corrucciò le labbra, gonfiando la bocca spazientito, ma
sapeva bene a cosa l'amico si riferisse.
Eppure, fingendo di
non
capire, chiese:
“Quale
domanda?”
“Lo
sai.” Fu la risposta secca di Sasuke.
Boccheggiò
un istante.
Poi, di fronte allo
sguardo insistente dell'amico, puntò gli occhi in alto
facendo finta di essere scocciato; infine si decise a parlare,
risultando però troppo emozionato per poter anche solo
sembrare vagamente arrabbiato:
“Io e
te...”
“Si?”
lo incalzò Sasuke con il volto impassibile.
Naruto lo
fissò, questa volta dando prova di una serietà
sconvolgente:
“Io e te ci amiamo?”
La domanda che
entrambi avevano lasciato in sospeso.
“E
quattordici anni dopo hai ancora bisogno di trovare una
risposta?”
La risposta evitata e,
sì, temuta.
“Ora non
più – rispose dando a Sasuke una leggera spinta
sulla spalla – per colpa tua.”
E Sasuke, vittorioso,
sorrise.
“Allora
baciami.”
Quella volta non
c'erano Hinata o Sakura, non c'era una casa - confortevole nido
protetto - e non c'era nemmeno il legame della famiglia. Solo loro due,
nella notte, in un luogo qualsiasi della città.
Si baciarono. Con
imbarazzo, indugiando con le labbra parzialmente dischiuse a pochi
centimetri le une dalle altre, sfiorando i rispettivi timori; erano incerti,
impacciati, confusi e con il ventre chiuso dalla morsa dell'agitazione.
Si sentivano entrambi
nuovamente adolescenti, dimenticando tutto ciò che
comportava la loro età: ventisei anni e, come se fossero
stati innamorati per la prima volta, si scambiavano il loro primo
bacio. Forse in modo goffo ma più che legittimo:
perché non dovevano pensare alle donne che a casa, sole, li
attendevano.
Non dovevano pensarci
o sarebbero stati soffocati dal senso di colpa, un senso di colpa
ingiusto visto che era dettato da amore.
In quel momento erano
tornati nei campi del paese che tutti e due avevano lasciato, con la
possibilità finalmente di poter portare avanti la storia
lasciata in sospeso da tanti - troppi - anni.
*°*°*°*
Sasuke era rientrato
in casa solo all'alba. Lo sentiva, aveva ancora l'odore di Naruto
addosso, l'odore della stanza d'albergo in cui erano andati, l'odore
delle lenzuola e dello sperma; nonostante la doccia
il senso di colpa non voleva saperne di andare via, scivolando insieme
al bagnoschiuma.
Lasciò le
chiavi nella ciotola di porcellana regalata a Natale dalla madre di
Sakura e salì le scale, abbandonando il giaccone sulla
poltrona.
Si sbottonò
i polsini per poi entrare nella camera da letto buia, trattenendo quasi
il respiro.
Infine si
slacciò la cintura, dando le spalle a Sakura che era girata
e sembrava non averlo sentito.
Ma quando si sedette
sul letto, con le mani sul bottone della camicia, sentì la
voce della fidanzata farsi strada tra l'oscurità:
“Dove sei
stato Sasuke?”
“In
giro.” rispose lui laconico.
A quelle
parole Sakura si alzò a sedere, voltandosi verso di lui e
stringendo le coperte che andarono quasi a farle da scudo:
“Che stai
dicendo? Come puoi di punto in bianco prendere e andartene?!”
La sua voce aveva un
tono chiaramente accusatorio e per niente intimorito.
Sasuke
sospirò, continuando impassibile a sbottonarsi la camicia, per poi limitarsi a
dire - quasi con un certo affetto:
“Torna a
dormire, Sakura.”
Avrebbe voluto
scusarsi con lei, evitare di arrivare a farle questo, ma non ci
riusciva; doveva evidentemente essere vittima del suo stesso
carattere chiuso che gli impediva di parlare a chiare lettere.
La ragazza
dilatò le narici, cercando di riflettere, di afferrare
sciocche spiegazioni che fluttuavano nella sua mente senza che fossero
abbastanza forti per piantarsi nel terreno della logica.
Perché la
spiegazione era una ed una soltanto e lei non avrebbe mai potuto
accettarla: farlo significava distruggere con le sue stesse mani la
vita che lei da tempo aveva cercato di costruirsi.
Impulsivamente si
avvicinò a Sasuke, cingendolo da dietro e appoggiando una
mano sul suo petto, impedendogli così di sfilare un altro
bottone.
Lui fissò
quella mano, più piccola della sua, più piccola
di quella di Naruto - la mano che voleva
fermarlo e intromettersi nel rapporto con l'uomo che amava.
Intromettersi?
Quasi con voce
sofferta Sakura chiese:
“Dove hai
lasciato la cravatta?”
Non c'era accusa, solo
una dolorosa constatazione. L'oggetto in questione non era al collo di
Sasuke e il fatto che lui stesse in silenzio, mordendosi le labbra,
dimostrava che non era nemmeno in casa.
Quella cravatta era stata
lasciata da qualche parte sulla moquette di un albergo, scivolata senza
troppa cura dalla poltrona su cui era stata malamente gettata.
Sakura non si sarebbe
mai pentita abbastanza di quella domanda istintiva, perché il
suo cuore, che tanto faticosamente aveva retto agli sbalzi d'umore di
Sasuke, si stava sgretolando, accoltellato brutalmente da chi amava.
Il ragazzo prese
quella
mano, sentendola sussultare alla sua stretta che non era per nulla
forte, e la scostò lasciando che quasi cadesse sul
materasso,
come se si abbandonasse all'inerzia della gravità. Non rispose,
sfilandosi la camicia rimanendo così in mutande; si sentiva
troppo esposto agli occhi di Sakura: aveva paura, una paura primordiale
che lei sentisse la presenza di Naruto sulla sua pelle.
Aveva paura che
annusasse l'odore del peccato che gli si era incollato addosso; ma lei non fece altre
domande: silenziosa e quasi digrignando i denti per la tensione Sakura
scivolò tra le coperte, rifiutandosi però di dare
le spalle a Sasuke.
Rimase invece con gli
occhi aperti, scrutando nel buio il suo corpo dalla muscolatura
asciutta delinearsi nella penombra, desiderosa di sfiorare i capelli
d'ossidiana.
Lo ammirò
nei suoi movimenti, innamorata e triste, come se volesse catturare ogni
istante, ogni gesto, per paura che potesse dimenticarsene. Lo vide indossare una
maglietta bianca, mantenendo la solita espressione fredda e distante, e
sospirò quando Sasuke si sedette coricandosi dandole le
spalle.
Quelle spalle a volte
incurvate ma che riuscivano sempre a trasmetterle un senso di forza
e sicurezza.
E poi,
inaspettatamente, il suo ragazzo voltò leggermente lo
sguardo per
dirle:
“Riposati.
Sarai rimasta sveglia tutta la notte ad aspettarmi.”
Un tono distaccato,
privo di affetto, ma che in realtà era il solo modo che
l'Uchiha conoscesse per coprire la premura insita tra quelle parole.
Sasuke teneva a
lei, anche se non quanto la giovane Haruno sperava.
Va
tutto bene.
Forza, Sakura, se
continui a ripeterlo prima o poi diventa vero.
*°*°*°*
Di solito Naruto
entrava in casa canticchiando allegramente oppure chiacchierando ad
alta voce con Hinata che rideva contenta, arrossendo quando
lui notava i fiori che lei aveva lasciato al mattino sul tavolo prima
di raggiungerlo a lavoro. Tante piccole
abitudini che adorava perché sentiva il calore di quella
famiglia che lui non aveva mai avuto.
Ma non quella volta;
quella volta doveva sentirsi ladro e colpevole, senza che avesse la
possibilità di tornare indietro.
Si svestì
nel soggiorno, andando in punta di piedi fino alla camera da letto;
maledisse la porta cigolante che da mesi si riprometteva di riparare.
Hinata gli dava le
spalle e non si era minimamente mossa; la sua respirazione, scandita
e regolare, continuava con il torace che pacatamente si dilatava. Naruto la
guardò sentendo le viscere contrarsi: scrutò i
suoi capelli corvini che le accarezzavano le guance pallide, le mani
diafane appoggiate morbidamente al cuscino e le braccia abbandonate sul
materasso che sapeva di bucato.
Cercando di limitare
l'irruenza dei suoi movimenti il ragazzo si coricò, dopo
essersi
infilato in fretta una maglia larga e un paio di pantaloncini che quasi
arrivavano al ginocchio, per poi rimanere qualche istante seduto,
indeciso sul da farsi.
Sospirò,
accennando ad un sorriso pieno di affetto, un sorriso tutto per Hinata
ma che lei non avrebbe mai potuto vedere.
Così, con
un'accortezza che non gli era propria, Naruto posò un bacio
sulla nuca della moglie, inspirando l'odore dello shampoo che
impregnava i suoi capelli; un odore leggero, di una dolcezza fresca,
che rispecchiava quella ragazza che, in fondo, sentiva di amare.
Sussurrò un
buonanotte così fievole da sembrare un sospiro, infine si
coricò coprendosi fino alle orecchie in modo da
rannicchiarsi al pari di un
bambino.
Accidenti, non aveva
il cappello addosso; alzò le
spalle: aveva troppo sonno per alzarsi ed andare a prenderlo.
Hinata
tentò di aprire gli occhi con il solo risultato di vedere
tutto offuscato ma, infine, le lacrime lottarono con le ciglia
riuscendo così a districarsi e a scendere sul volto.
Piangendo era
difficile vedere cosa si aveva davanti.
Ed era anche
difficile, nel silenzio della notte, soffocare i singhiozzi e il
proprio dolore.
Sproloqui
di una zucca
Ho
una confessione da fare: all'inizio del manga io detestavo Sakura, la
giudicavo infantile, inutile, e leziosamente appiccicata a Sasuke. Ma
mano a mano ho imparato a rivalutarla: perché è
maturata, dimostrandosi tenace e determinata, divenendo oltretutto
più forte.
Ed è questa
la Sakura che intendo io nella storia... che non è disposta
a cedere nelle sue intenzioni e lotta per mandare avanti il suo
difficile rapporto con Sasuke. Perché, ammettiamolo, Sasuke
è un carattere davvero ostico... per come sono fatta io lo
avrei mandato a stendere già da molto tempo... U_U
Hinata invece sembra
debole ma il suo unico problema è che non ha fiducia in
sé stessa e Naruto, che non è proprio sveglissimo
per quanto riguarda i sentimenti altrui, credo che nei suoi confronti
nutra più un senso di protezione, affetto, ma non amore.
Sasuke e Naruto...
beh... sono loro, c'é poco da dire!
Adoro l'idea di un
amore che si è mantenuto saldo nel corso degli anni per poi
mostrarsi in tutta la sua forza quando i due si incontrano, pur
compromettendo tutto.
Basta, ho "parlato"
anche troppo, mi spiace solo che questa storia risulterà
abbastanza breve ma, secondo me, era la cosa migliore.
Al prossimo e ultimo
atto, con la conclusione di questa avvincente (?) riflessione (?)
sull'amore (?!)
PS: Special K,
per chi non lo sapesse, è il nome di una droga, la Ketamina.
Non sono i fiocchi di mais come ha sostenuto quel geniaccio di mia
sorella... ( "Nessuna esitazione, nessun ritardo, tu compari proprio
come i cereali..." mi sembra un po' forzato anche per musicisti che
sono riusciti a scrivere di gente impiccata agli alberi... =_=')
ladynena:
Carissima, è bellissimo vedere un tuo commento anche in
questa fiction!! Parto col ringraziarti per tutti i complimenti sul
capitolo scritto, sono contenta che tu abbia apprezzato non solo la
grammatica ma anche l'ambiente in sé e i
personaggi: ci tenevo particolarmente a quest'aspetto perché
volevo soprattutto mettere in luce i loro rapporti e riflettere su
questa sorta di quadrato (°_°) amoroso...
E, d'ora in poi, credo
che conierò il termine mini-long fiction visto che ho
trovato qualcuno che apprezza il genere!XD
Ma ora passiamo
all'aspetto musicale: meraviglioso, anche tu ami i Placebo?! Lo
ammetto, pure iio li preferisco rispetto ai Muse, nonostante abbia
letto
delle meravigliose slash tra Brian Molko e Matthew Bellamy
°ç°... ehm... ok, tralasciamo... dei Placebo
mi piacciono in particolar modo i testi delle canzoni e la voce
dell'egregio signor Molko, più unica che rara.
Bene, dopo averti
annoiato con queste mie considerazioni, sperando di non averti fatta
addormentare sulla tastiera, ti mando un grande bacio, al prossimo
capitolo!!
sasusakuxxx:
Il bello dei concorsi è proprio questo: conosci degli
scrittori che magari prima non avresti potuto notare. E a me
è successo con la tua fiction! Ho visto la tua recensione e
gongolavo felice davanti al computer perché la mia storia ti
ha interessato nonostante non fosse esattamente il tuo genere ma in
particolar modo perché hai apprezzato la fiction in
sé. Secondo me infatti è una pecca dello yaoi in
sé l'assenza totale delle ragazze: questo è
comunque normale, i manga sono per la maggior parte su questo genere e
spesso ben pochi riescono ad uscire dal classico rapporto tra uke e
seme, invece ritengo che una presenza femminile quando si tratta di
fanfiction possa dare degli spunti interessanti.
Quoto pienamente anche
quanto dici riguardo le naruxhina... risultano smielate probabilmente
per come sono ritratti i personaggi: lei la pulzella indifesa e lui il
suo principe, insomma è tutto molto semplicistico.
Vabbé evito di dilungarmi troppo altrimenti ne uscirei con
righe e righe di dibattiti XD Comunque è proprio questo,
nella mia storia, il rapporto tra Naruto e Hinata: un amore quasi di
necessità, almeno per Naruto, e molto fragile, sempre ad un
passo dal rompersi.
Grazie mille per i
complimenti (e, credimi, la tua recensione era tutt'altro che senza
senso) e al prossimo capitolo di questa storia probabilmente non sasusakurosa...
ryanforever:
Ciao! Forse non te lo ricorderai, o forse sì (io spesso sono
vittima di gravi attacchi di dimenticanza acuta XD), tempo fa avevi
recensito una mia one-shot shuonen-ai tra Naruto e Itachi,
quindi sono stata contenta nel vedere che hai recensito
questa fiction. Spero che, per quanto sia breve, possa continuare ad
interessarti, anche perché sono soddisfatta che risulti
affascinante l'idea di questo rapporto un po' clandestino ma comunque
fortissimo tra Sasuke e Naruto. Un bacione e alla prossima!
Hiko_chan:
Leggere anche il tuo commento mi ha fatto veramente felice! Che bello
ritrovare una tua recensione! Grazie davvero ^//^. Sono
sollevata che i caratteri e i sentimenti tra Naruto e Sasuke risultino
ben delineati, mi sono davvero impegnata per tutta la fiction a cercare
di far risultare i personaggi il più vivi possibile,
sperando che risultino IC.
Che peccato, per un
po' non avrai internet, ti capisco, da me ci sono giorni nei quali l'ADSL va e viene
(sarà perché abito in un paesino tra i colli
torinesi?...), ma non preoccuparti, commenta quando avrai la
possibilità, la fiction sarà qui ad aspettarti...
caspita, questa frase ha un retrogusto horror...
E ora... tu adori
Special K?.... Magnifico! Anche a me piace tantissimo, nonostante il
terzo album sia quello che io abbia apprezzato meno dei Placebo...
Cosa
dire, aspetterò paziente una tua recensione, nel frattempo
ti saluto con un bacione, al prossimo capitolo!
Grazie a chi ha letto e ha chi ha inserito la fiction tra i preferiti:
1 - Animenight89
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