L’uomo si
svegliò appena percepì il sole superare le
persiane e raggiungere inframezzato il suo viso.
Dopo tutti quegli anni ancora gli risultava strano.
La sua pelle brunita e rossastra, come bruciata dal sole, metteva in
risalto
ciò che non amava o ciò che non era suo. Non era
suo il reame bagnato dal sole,
al contrario era padrone di quei luoghi bui e oscuri dove poteva
conversare coi
morti, in silenzio.
Si preparò
senza fare il benché minimo rumore, forse un
qualche fruscio ogni tanto che non faceva altro che aumentare
quell’aura
misteriosa che si portava con sé.
Ma queste non erano altre che le dicerie portate dal vento, i
pettegolezzi dei
pochi clienti che serviva.
Il fatto che l’insegna, più vecchia e cigolante
che mai, recitasse
‘Imbalsamazioni e onorificenze funebri dal 3125 a.C.
– I° dinastia*’, non stava
a significare assolutamente niente.
Coloro che lo conoscevano
dicevano che era un uomo di poche
parole, ma preciso ai limiti della perfezione nel suo lavoro. Agile,
rapido,
dalla mano esperta.
Non aveva mai accettato discepoli e in molti si chiedevano cosa ne
sarebbe stato
di quell’arte, quasi antica quanto la civiltà
stessa, una volta scomparso il
suo padrone.
Ma l’uomo era ancora lì. Sempre uguale a se stesso.
Solo nei suoi occhi, due profondi pozzi neri, si poteva scorgere il
millenario
scorrere del tempo.
Nella penombra della sua bottega, se così si poteva
chiamare, si sedette e
attese, paziente.
La sua era un
attività di nicchia dopotutto. Ma si trovavano
sempre miliardari eccentrici o anziani che ancora ricordavano i tempi
passati,
tramite cimeli di chi aveva vissuto prima di loro o altri ancora che
credevano
che un giorno lontano il loro ba*
sarebbe tornato ad appropriarsi del proprio sekhu*
per vivere l’eternità loro promessa.
Nessuno sapeva dove
cercarlo, ma chi lo desiderava, lo
trovava. Capitando come per caso, chi per un incidente o per un errore
del
navigatore, in quella stradina polverosa ai margini della metropoli,
dove si
poteva ancora ascoltare la quiete del deserto e dove stava per
l’appunto il suo
negozio.
Non di recente, tuttavia,
si era dovuto arrendere
all’illusione di vivere con così poco, per non
parlare del costo che alcuni
ingredienti, che usava regolarmente per la mummificazione, avevano
raggiunto.
Era stato Thot* a fornirgli l’illuminazione che necessitava.
In poco tempo aveva avviato una fervente collaborazione con alcune
delle scuole
dei dintorni, le cui classi trascorrevano la mattinata da lui, per
scoprire e
studiare dal vivo le antiche tradizioni di cui avevano letto nei libri
di
scuola.
Nonostante non fosse
particolarmente entusiasta di
ritrovarsi periodicamente circondato da bande di ragazzini rumorosi e
casinisti, Anubi era segretamente contento. Con la scusa di far entrare
nell’atmosfera giusta i ragazzi, poteva tornare ad assumere
tranquillamente le
proprie sembianze, facendo passare la testa di sciacallo per una
maschera ben
riuscita. E i ragazzi ne andavano matti.
Era sintetico e allo
stesso tempo dettagliato, parlava con
voce stoica, forse monocorde, ma profonda, come se essa non uscisse
effettivamente dal suo corpo, ma da un luogo molto più
profondo e oscuro.
E non ci voleva molto per far sprofondare i bambini nelle sabbie di
tempi
antichi e misteriosi, quando ancora i faraoni detenevano il potere ed
ergevano
piramidi e costruzioni immense.
Era sempre bizzarro
parlare di quei tempi, rendersi conto
che essi non erano più la realtà che lo
circondava.
Si teneva ai margini del
cuore pulsante della città, lontano
dal progresso e dalle innovazioni, cercando di vivere un tempo che non
esisteva
più. Sopravvivendo di ricordi, devoto al compito che gli era
stato preposto:
preservare i corpi nella morte.
Lo infastidivano le
sfolgoranti luci dei grattacieli, quando
invece avrebbe voluto vedere solo il cielo blu notte, solo le stelle a
illuminarlo, solo le dune del deserto rischiarate dalla luna.
Viveva in una dimensione solo sua, come un prigioniero del passato che
poteva
vedere il futuro, incatenato dall’eternità della
morte stessa.
Perché lui
andava. Quando morivano le persone di cui nessuno
parlava, a cui nessuno badava, vecchi, anziani, persone sole.
Rimuoveva gli organi,
lasciando il cuore, sede dell’anima, e
li riponeva nei vasi. Disidratava il corpo e lo lavava con vino di
palma. Lo
ungeva ed infine lo avvolgeva con strisce di lino impregnate di resina,
lasciando sempre, al termine, il ciondolo di uno scarabeo, che donava
al
defunto il potere per superare i pericoli disseminati lungo il mondo
dei morti.
A breve sapeva che avrebbe
fatto visita a quell’anziana
signora che aiutava sempre a portare la spesa.
A quel corpo stanco e raggrinzito, ma sempre con un sorriso gentile,
che
ringraziava gli dei per ogni giorno vissuto.
Non avrebbe pianto, no. Lui si limitava a preparare le persone. Ad
augurargli
buon viaggio, mentre rimaneva sul confine. Sulla linea di demarcazione
tra la
vita e la morte.
E forse era proprio quello
il motivo per cui non riusciva ad
abituarsi alla civiltà moderna. Non viveva, né
moriva. Aspettava. E osservava.
Finché la morte
non se ne fosse andata.
* La
più
antica rappresentazione di Anubi è in una tavola risalente
al sovrano Aha,
della I dinastia. Regnò dal 3125 a.C. al 3100 a.C.
* Il Ba era,
secondo gli egizi, lo spirito, la personalità della persona.
Esso usciva dal coro
del defunto e vi ritornava a mummificazione avvenuta.
* Il Sekhu
è
il corpo fisico di un essere. Tutto ciò che prima o poi
perisce e si decompone.
* Thot, dalla
testa di Ibis, era per gli antichi egizi la divinità della
sapienza, della
matematica, della musica e della scrittura di cui ne fu inventore.
Wikipedia
non conferma ma secondo quello che avevo studiato e letto io era anche
la
divinità e il protettore della scuola e del gioco.
----------Angolino
dell’autore
La fic come già detto partecipa al contest di Delirious Rose
indetto sul forum
di Efp -> ADA - Associazione Divinità Anonime,
III° edizione (e che gli dèi
che la mandino buona, questa volta XD)
La divinità scelta era Anubi, così come il suo
‘attributo’ era ‘divinità
dell’imbalsamazione’,
da muovere ai giorni nostri.
Del tipo, una scelta più complessa non potevo farla..!
Voglio dire, come far
muovere e reinventare una divinità che ha il compito di
preparare i morti per l’al
di là (ho scelto io anche l’attributo, ci tengo a
precisare xD) senza farla
diventare ooc? Voglio dire, reinventare fino a un certo punto..!
>_>
Perciò, invece
dei problemi terra terra di tutti i giorni,
gli ho dato problemi esistenziali (abbiamo anche quelli,
diciamocelo..), legati
ovviamente a quello che è.
Mi dispiace solo che sia
uscita un po’ troppo descrittiva e
non come slice of life, cosa che avrei sperato, ma alle muse non si
comanda, lo
sappiamo tutti purtroppo..!
La maggior parte delle
informazioni vengono da wikipedia,
mentre nella descrizione del processo di mummificazione ho tagliato
alcune
piccole parti un pochino più scabrose xD! Il non per stomaci
delicati xD.
Detto questo, critiche e
recensioni sono sempre ben accette!
Anzi, sono un po’ arrugginito, quindi mi piacerebbe sapere se
ho scritto da
cane o meno xD!
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