Traumi
infantili di un ventitreenne disadattato
Danilo
era un ragazzo ventitreenne trattato dai genitori come un prigioniero
dei campi di concentramento. Per questo non era mai cresciuto, aveva
degli atteggiamenti infantili e i suoi “amici”
sospettavano che avesse qualche ritardo.
Nel
lontano 31 ottobre 2014, quando Danilo aveva ancora ventidue anni,
accadde qualcosa che lo sconvolse.
Era
Halloween e Danilo decise di uscire per fare “dolcetto o
scherzetto?” da solo a bordo della sua bicicletta con gli
adesivi di Dragon Ball. Indossava un paraorecchie arancione che gli
avevano regalato i suoi genitori, perché aveva paura di
prendere freddo o che gli entrassero gli insetti nelle orecchie.
Da
questa prima descrizione si può capire che genere di persona
fosse (ammesso e non concesso che fosse una persona).
Danilo
bussava a tutte le porte senza ottenere alcun dolcetto, tra l'altro
non era neanche travestito.
Inoltre
non riusciva nemmeno a pronunciare “dolcetto o scherzetto?”
perché, essendo molto timido ed emozionato, gli veniva il
panico alla sola idea di parlare con uno sconosciuto, quindi si
ritrovava a balbettare parole incomprensibili.
Intanto
procedeva sulla sua bicicletta, ma gli davano fastidio le macchine
(anche quelle parcheggiate) perché aveva paura di andarci a
sbattere o di farsi investire.
Ad
un certo punto arrivò davanti ad una grande casa avvolta
nell'oscurità e circondata da un enorme giardino poco curato
(che lui non aveva mai visto, nonostante si trovasse a pochi isolati
da casa sua, dato che i suoi genitori non gli permettevano di
uscire).
Danilo,
titubante, si avvicinò al grande cancello e, con tutto il
coraggio che aveva, suonò il campanello.
Mentre
aspettava, l'ansia lo assalì e si pentì di aver
suonato. Era seriamente tentato di scappare e correre a nascondersi
nella sua cameretta.
Ma
all'improvviso il portone si spalancò e sulla soglia apparve
una sessantenne sull'orlo dell'obesità travestita da
scheletro. Travestita, appunto, dato che aveva la stazza di uno
scaldabagno da 120 litri.
Danilo,
credendo che quella donna fosse davvero uno scheletro (ancora non si
sa come abbia fatto a crederci, ma io ve l'avevo detto che aveva
qualche disturbo mentale!), si spaventò tantissimo. In preda
al panico, saltò sulla bici e cercò di scappare. Ma
siccome da poco aveva fatto togliere le rotelle dal suo papà e
ancora non sapeva usarla bene, perse l'equilibrio e cadde a terra a
faccia in giù.
Quell'esperienza
traumatica segnò per sempre la vita di Danilo, da quel giorno
uscì ancora più raramente e non salì mai più
su una bicicletta.
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