NIKOLAJ II
You taught me the courage of stars
before you left.
Che fossero di pervinca o di cobalto
nessuno proferisce
giacché nessuno è rimasto che rimembri
non i tuoi sicari, non la tua matrice.
Decidesti di affidarli ad una tela:
temevi d'essere dimenticato
ma ella pianse di dolore e,
in gran segreto, raccontò il falso.
Fulgido allora l'abito regale
e severo il volto lindo
non puoi lasciare che'l timor sopraggiunga
oh, gran Imperatore del Mondo!
Quale immane fardello!
Iddio è buono
ma come può tutto ciò gravare
sulle spalle di un unico uomo?
Quale atroce fatalità!
Gobba la tua schiena sotto la sua mano;
come dolevano le ginocchia!
Ma nei tuoi occhi non v'era affanno.
Solo un segreto ch'ancor persiste:
in una scrivania d'acero lo riponevi
illecito com'ogni nobil sogno,
con quanta cura lo celavi!
Un atroce mistero: ciò solo
spetta a noi sciagurati ignavi
che indegni del tuo spirito
ne equivocammo gli ideali.
Umile creatura
ch'eternamente fosti mortificata
d'orgoglio solo gli occhi rilucenti
a riscoprirli nella tua discendenza.
Non domandasti ciò che ti fu donato
oh, devoto servitore!
ma accettasti senza rimostranza
ch'era scritto: servire era'l tuo dovere.
Re infausto
cionondimeno, qual fu il real valore
del sacrificio che allor facesti
in nome della passione?
Erano le farnie di verde tinte
o di rosso, allorché comprendesti?
Tremò il fragile umano universo
e anche questo a noi celasti.
Dunque qual fu il vero coraggio?
Le lacrime o la compostezza?
E qual fu il vero anatema?
La morte o la consapevolezza?
A Dio la fede
Di chi fu la tua fiducia, sovrano?
Al sangue la devozione
a te la sofferenza, essere umano.
Dimenticata la tormentata virtù
perdute sono le tue iridi ambite
fosti l'ultima menzogna:
fosti l'ultimo della tua stirpe.
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