TITOLO:
Indagini congiunte
AUTORE:
Akane
SERIE:
crossover: NCIS, Criminal Minds e Numb3rs
GENERE:
azione, sentimentale
TIPO:
yaoi sicuro ed in prevalenza, poi, forse, se mi sento, se mi va
qualcosa di etero. Ma vediamo...
RATING:
per ora metto arancio, poi in caso se cambia avviso.
PAIRING:
GibbsXDiNozzo, MorganXReid sono le coppie sicure... altre sono
sorprese... Non vi dico i personaggi presenti, sorpresa anche quella!
PARTI:
qualche capitolo, non troppi, credo, ma chissà!
AMBIENTAZIONE:
la stessa dei rispettivi telefilm. Per NCIS siamo dopo la 5^ stagione
ma non accenno a nessuno spoiler se non quello che salterà
da
solo agli occhi e che già sanno tutti, ovvero che la squadra
di Gibbs si è ricomposta. Per CM non è
specificato,
direi 3^ stagione così non ci sono spoiler nemmeno qua. Per
Numb3rs inizio 3^ stagione, Charlie non sta ancora con la sua amica e
non si sa nulla di Colby.
DISCLAMAIRS:
i personaggi e le ambientazioni non sono miei ma degli aventi diritti
dei vari telefilm da me presi solo in prestito per inventare questa
storia per puro divertimento.
NOTE:
allora... una domenica pomeriggio guardavo Numb3rs pensando a NCIS e
poi a Criminal Minds... e mi sono detta: che figata sarebbe se alcuni
dei personaggi di questi tre bei telefilm si incontrassero per un
caso molto difficile e pericoloso!
Ed
ecco qua che la mia testa è partita immaginando il caso in
questione, i personaggi che farei incontrare, come, perché,
le
varie relazioni... ed è saltato fuori questo. Non so di
preciso cosa sarà, non ci sono tutti i personaggi di tutti e
tre i telefilm, ma solo quelli che preferisco. La carenza di donne
è
dovuta al fatto che io sono una donna, sono etero e preferisco gli
uomini. ^_^
Aspettatevi
un po' di tutto, comunque...
Buona
lettura. Baci Akane
RINGRAZIAMENTI:
ringrazio chiunque leggerà e commenterà!
DEDICHE:
a Taila che adora tutte e tre queste serie e ad altri come lei a cui
piacciono una o entrambe.
INDAGINI
CONGIUNTE
CAPITOLO
I:
UN
CASO DIFFICILE
/
In
the air tonight - Nonpoint /
Un
senso di frustrazione risalì in entrambi con la stessa
potenza, facendoli sospirare, contrarre le mascelle ed i muscoli
insieme allo spasmo dei rispettivi stomaci che si chiusero nuovamente
a doppia mandata. Frustrazione e impazienza nonché fastidio
e
ansia.
Le
cose stavano loro sfuggendo di mano ed era una cosa così
plateale che presto si sarebbero messi a prendere a pugni chiunque
arrivasse sul loro cammino.
Eppure
la notizia era arrivata loro chiara e limpida, senza lasciare alcuna
possibilità di aver capito male.
Era
un incubo.
Tutta
quella situazione lo era.
Un
terribile incubo senza via d’uscita, almeno al momento.
Era
da molto che non si sentivano così, da quando era morta
Jenny,
o quando Gibbs aveva rischiato di morire abbandonandoli o ancora
quando avevano tutti creduto che Tony fosse morto.
Era
passato molto tempo, tutto sommato, ma loro continuavano a ripensarci
quando le sensazioni che provavano sul loro cammino, somigliavano
terribilmente a quei momenti atroci.
Ora
le cose stavano andando male ma la consapevolezza che sarebbero
andate sempre peggio se non avessero subito fatto qualcosa, era
incombente.
La
colpevolezza che sentivano dentro fino all’osso,
l’incapacità
di procedere nelle indagini e fermare quel massacro che si stava
compiendo intorno a loro era pietrificante. Come potevano permettere
che assassinassero così facilmente dei marine?
Così
tanti in così poco tempo, con lo stesso metodo freddo e
sbrigativo ma unico, delle firme che attirassero l’attenzione
di
tutti, qualcosa che prendeva la coscienza di chiunque spingendo
l’intera città e oltre a farne un caso di stato.
Quello
o quegli assassini continuavano ad agire indisturbati e loro a
brancolare nel buio come non mai era accaduto.
Sembrava
sempre arrivassero vicini, ad un soffio da loro, e poi si scontravano
con un altro errore inciampando in una buca che non doveva essere
lì.
No,
le cose andavano sempre peggio e nonostante loro proseguissero in
quella che sembrava la giusta direzione, quello non bastava. Dovevano
trovare un altro metodo per arrivare a loro.
Assolutamente.
Fu
così, che all’ennesima brutta notizia di un nuovo
cadavere
di un marine ucciso inequivocabilmente dallo stesso killer, Vance, il
nuovo direttore dell’NCIS, diede l’ultima occasione
a sé
stesso e alla squadra per porre termine a quei massacri gratuiti
senza senso e significato.
Era
quello il punto.
L’unica
connessione era che le vittime erano tutte marine, per il resto non
avevano collegamenti o similitudini, nulla di nulla.
Come
se la divisa bastasse per uccidere degli uomini.
Dopo
aver ricevuto risposta positiva, Vance convocò Gibbs per
comunicargli la sua decisione, consapevole che non sarebbe stato
contento. Del resto non aveva scelta, era l’unica
possibilità
per prendere quel killer che continuava quasi indisturbato a fare i
propri sporchi comodi.
Quando
il capo squadra con fare impaziente entrò
nell’ufficio del
direttore, già dalla sua espressione capì che
doveva
trattarsi di qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
Come
minimo si aspettava di venir sollevato dal caso ma non glielo avrebbe
permesso. Non avrebbe mollato a nessuno quello che ormai spettava a
lui di diritto.
Prendere
quel dannatissimo essere immondo che con un passo sempre avanti a
loro uccideva i marine.
Stava
diventando una questione personale, non mollava da giorni senza
riposarsi e far riposare la sua squadra, facevano degli orari
rigidissimi e praticamente nemmeno mangiavano, non si concedevano
tregua, lui nella fattispecie. Non esisteva che lui avrebbe mollato
senza fermare e prendere quell’assassino. Non
l’avrebbe mai
permesso e risoluto nonché parecchio rabbioso, si
preparò
a rispondergli male e a fare di testa sua come al solito.
Tuttavia
Vance lo precedette con risolutezza e fermezza:
-
Visto come sta procedendo il caso ho deciso di chiedere una
consulenza speciale con una squadra particolare dell’FBI che
normalmente opera su tutto il territorio americano. È unica
nel suo genere e molto in gamba nonché utile, si tratta
dell’Unità di Analisi Comportamentale. Hanno
risposto
positivamente, manderanno a breve alcuni agenti della squadra per
aiutarci a prendere questo killer di marine. Ci serve un ulteriore
metodo per trovarlo e il profilo psicologico che ci forniranno ci
aiuterà. Non è una richiesta, la mia, non hai
possibilità di rifiutarti. L’unica scelta che hai
è
di collaborare con loro o sarò costretto ad affidare il caso
ad un'altra squadra. Visto poi che fino ad ora non ci sono stati dei
buoni risultati non sei nella posizione di trattare la questione. Il
caso rimane nostro ma dovrete offrire piena collaborazione agli
agenti che arriveranno condividendo ogni informazione. Questo
è
tutto, agente Gibbs. –
Detto
questo distolse completamente la sua attenzione da lui, spostando gli
occhi dallo sguardo diretto e severo sulle carte poste nella
scrivania, Gibbs rimase a fissarlo ancora qualche istante pensando
peste e corna aiutato dai fulmini che saettavano dalla nuvola nera
sopra la sua testa e dentro ai suoi occhi azzurri, ma si trattenne e
contraendo per la millesima volta la mascella in segno di
contrarietà, nonché ingoiando storicamente il
duro
boccone da digerire, semplicemente si girò uscendo
dall’ufficio, senza dire assolutamente nulla.
“Sarà
tutto da vedere!”
Questo
fu l’unico conclusivo pensiero mentre con passo spedito e
andamento
parecchio contrariato e seccato, si diresse dai suoi che lavorando
più attivi che mai, attendevano impazienti, curiosi e
intimoriti il verdetto del Direttore e la motivazione della
convocazione di Gibbs.
Naturalmente
erano tutti sicuri che gli avessero tolto il caso ma sapevano bene
che il loro capo non gli avrebbe dato retta continuando imperterrito
per la sua strada.
E
loro, naturalmente, sarebbero stati incondizionatamente con lui a
qualunque costo, fino alla fine, seguendo qualunque sua decisione.
Perché
ormai al punto in cui erano non si poteva che fare così.
Perché
erano una squadra ed una famiglia e si sarebbero sempre sostenuti.
Sempre.
In
qualunque caso.
Quando
Gibbs arrivò in poche falcate alla scrivania circondato dai
suoi, ognuno alla propria che lo guardavano ansiosi, disse secco,
sbrigativo e con poche parole, più dei latrati che altro:
-
Stanno per arrivare alcuni membri dell’Unità di
Analisi
Comportamentale dell’FBI per aiutarci a stendere il profilo
psicologico del killer. – Per lui sarebbe bastato questo, ma
Ziva
fu la prima impavida a parlare senza pensarci un attimo, scattando
dritta sulla sedia e gesticolando con aria di chi non capiva:
-
Profilo psicologico? Ma noi non l’abbiamo mai
fatto… e poi
Duky... -
A
quel punto si beccò solo l’occhiata più
fulminante
che Gibbs riuscì a tirare fuori, qualcosa di paralizzante di
per sé, quindi dopo un attimo di silenzio di tomba dove ogni
singola sillaba o respiro sarebbe stato superfluo, si sentì
un
violento sbattere di mani sulla scrivania e il proprietario schizzare
pressoché infuriato di nuovo via dalla sua postazione,
dirigendosi furente di rabbia verso la toilette.
-
E’ più nero del solito… - Disse McGee
guardando come gli
altri la direzione in cui era sparito in un lampo. –
Cioè,
di solito in queste situazioni difficili in cui è
già
più nero del suo normale… - Pensiero reso
contorto
dall’ansia che gli aveva inflitto lo stato d’animo
iroso del suo
capo, di cui aveva un ovvia e naturale paura.
Tuttavia
mentre Ziva cercava di capire il senso di quella frase strana, Tony
non si preoccupò nemmeno di prenderlo in giro e alzandosi a
sua volta in fretta sgusciò silenzioso anche lui verso la
toilette, dove si era rinchiuso Gibbs.
Una
volta dentro con un certo sensato timore di vedersi arrivare non solo
un fulmine ma anche un pugno vero e proprio, notò che la sua
mano destra stava sotto l’acqua corrente del rubinetto,
mentre il
resto del viso gocciolava bagnato evitando comunque lo specchio.
Tony
si fermò alla porta immaginando che il muro era stato
vittima
del suo sfogo fisico, quindi ringraziò sé stesso
per
essere riuscito a venire al momento giusto senza beccarsi lui il
diretto sul naso.
Si
mordicchiò il labbro e si concesse una breve smorfia di
difficoltà mentre si chiedeva il modo giusto per approciarsi
a
lui.
Di
solito a lavoro gli stava alla larga, o meglio non lo cercava molto
se non per questioni professionali, ad entrambi non piaceva
confondere vita privata con il resto, non volevano che quel che erano
a casa influenzasse in qualche modo quel che facevano col distintivo
in mano, separavano le due cose con fare molto maturo, Ma talvolta
capitava che l’uno avesse bisogno dell’altro e non
si poteva
evitare di stargli accanto, anche solo scaldarlo col proprio sguardo
che traboccava tutto il sentimento che provava.
Quei
momenti in cui si lasciavano appena appena andare a ciò che
erano realmente anche in privato, erano quelli in cui serviva esserlo
e non si infastidivano di aver ceduto e rischiato di essere scoperti.
Tony
non fece nulla se non osservarlo sciacquarsi la mano e respirare a
fondo.
Sapeva
che non gli piaceva nulla di quella situazione, a partire dai marines
morti, dai loro buchi nell’acqua e dal killer che continuava
indisturbato a fare i suoi comodi per finire ora con questa nuova
squadra che veniva ad aiutarli. Per lui era un fallimento un aiuto
simile, tanto più che tutto ciò di cui si fidava
era la
sua squadra ed il suo istinto.
Accettare
un aiuto esterno, per di più di una squadra che si affidava
al
profilo psicologico del criminale, era una specie di sconfitta o
comunque un segno di debolezza.
Capendo
tutto quello che gli si agitava dentro, dopo tutto il tempo che lo
conosceva e quanto stavano insieme poteva dire di riuscirci, gli si
avvicinò lentamente e chiudendogli il rubinetto lo
lasciò
girarsi verso di sé, quindi guardandolo dritto negli occhi
senza il minimo timore o esitazione così da vicino tanto da
fargli sentire il respiro sul suo viso, mormorò:
-
Vedrai che saranno delle persone in gamba e che ci aiuteranno a
prendere quel bastardo. Entro stasera sarà tutto finito.
–
Di solito Tony non faceva la parte dell’ottimista che lo
tirava su
di morale, o meglio sì, era quello che cercava di tirare su
di
morale gli altri ma lo faceva sdrammatizzando facendo il buffone
della situazione.
Difficilmente
lui perdeva la testa arrabbiandosi anche se c’erano i casi
che lo
coinvolgevano molto o i momenti in cui agendo impulsivamente si
trovava in qualche guaio.
Però
quando fece questa parte con Gibbs, in quell’istante, il
respiro
parve tornargli leggermente più regolare e come per magia
qualcosa davvero funzionò in quel piccolo e semplice gesto
da
parte del suo uomo.
Non
seppe dire cosa di preciso funzionò ma tornandogli il sangue
freddo chiuse istintivamente gli occhi appoggiando la fronte su
quella di Tony, piegò appena le labbra in un cenno di
consapevolezza, qualcosa di molto dolce che fra loro era raro. Dopo
qualche minuto di silenzio in cui non si erano nemmeno più
guardati negli occhi ma solo toccati con le fronti, si staccarono
senza nemmeno sfiorarsi con le labbra.
Non
era il luogo né il momento.
Ora
andava bene così.
Il
bacio sarebbe arrivato alla fine di quel caso, quando avrebbero
chiuso quell’assassino in obitorio!
-
Andiamo. – Mormorò invece Gibbs scambiandosi un
ultimo breve
e fugace sguardo con quello che era il suo uomo da tempo, ormai.
Quindi
precedendolo uscirono insieme dalla toilette più calmi e
concentrati di prima, con un'altra luce più determinata ma
lucida e ragionevole.
In
un modo o nell’altro avrebbero preso quel criminale e se per
riuscirci dovevano appoggiarsi all’aspetto psicologico
fornito da
altre persone, allora sarebbe andato bene.
L’importante
era comunque arrivare a lui e Gibbs sapeva che l'avrebbe avuto fra le
mani, prima o poi.
E
da lì non ne sarebbe più scappato.
L'auto
nera con a bordo solo tre uomini stava ormai per giungere a
destinazione viaggiando con un andatura sostenuta fra il traffico di
Washington. Alla guida era il più bello fra i tre, un gran
bel
ragazzo di colore che con gli occhiali scuri per coprirsi dal sole di
quel giorno, faceva sfoggio del suo fisico atletico grazie ad un
abbigliamento che gli donava molto evidenziando i muscoli giusti al
punto giusto. La sua bella voce bassa con un tocco costante di
sensualità naturale, come ogni altra parte di sé
stesso, stava parlando con gli altri due uomini chiedendo particolari
sul caso che si apprestavano ad affrontare con i federali della
marina.
A
rispondergli erano a turno entrambi i suoi colleghi, uno il suo capo
seduto a fianco vestito di tutto punto con un aria estremamente seria
e severa, l'altro più magro e pallido, di gran lunga diverso
da tutti. Lui era il ragazzo più giovane il cui
abbigliamento
lasciava un bel po' a desiderare, i biondi capelli lunghi che
coprivano dolcemente il collo erano lasciati a sé stessi e
si
presentavano un po' arruffati, così come lui nell'insieme.
Consultava delle carte sciorinando una serie di statistiche che gli
altri due uomini ascoltavano e commentavano.
Di
norma la squadra di Analisi Comportamentale dell'FBI era composta da
più persone però al momento avevano dovuto
dividersi
ricevendo due urgenti richieste importanti.
Il
killer di marine era stato il caso di cui si erano fatti carico
Hotchner, Morgan e Reid mentre Rossi, Prentiss e JJ si erano diretti
altrove. Non era raro che si dividessero ma nemmeno molto frequente.
Del
resto Reid era il più indicato per i criminali che
uccidevano
così tanto e da lui né il capo né
l'altro
compagno si separavano mai. Se potevano preferivano affiancarlo.
Normalmente non lo facevano entrambi ma solo uno dei due,
però
potendo scegliere si sentivano più tranquilli
così.
-
Eccoci arrivati. - Disse Morgan parcheggiando il SUV nero dai vetri
oscurati nel parcheggio dell'NCIS. Reid chiuse la cartella che stava
consultando e raccogliendo tutto quello che si erano portati inerente
al caso scesero dall'auto dirigendosi a passo sicuro e spedito
all'ingresso.
Sarebbe
stato un caso difficile, lo sentivano a pelle ed ormai erano abituati
a fidarsi delle sensazioni anche se non le esprimevano mai
poiché
lo ritenevano superfluo. Loro malgrado con seria
professionalità
attesero di essere condotti dalla squadra in testa alle indagini
consapevoli che ad essere complicato non sarebbe stato tanto il caso
in sé quanto collaborare con altri agenti federali.
Quando
i tre uomini completamente diversi fra loro uscirono dall'ascensore
condotti dall'agente che li aveva scortati, si fermarono aspettando
di essere presentati, guardandosi discretamente attorno per farsi
subito una prima idea dell'ambiente in cui avrebbero lavorato.
Bastò
uno sguardo per capire subito con chi avrebbero lavorato e capirono
anche quanto provati fossero dalle indagini.
Reid
si avvicinò istintivamente di più a Morgan mentre
Hotch
aspettava un passo avanti a loro in attesa di ricevere l'altro capo
squadra o il direttore e in quella breve attesa tutti capirono che
oltre ad essere dei giorni difficili, quelli, sarebbero stati anche
dei giorni diversi da quelli che di solito erano abituati a vivere e
affrontare. Nemmeno lì sarebbero stati in grado di spiegare
il
motivo di quelle sensazioni, però si sentirono
così e
subito preferirono concentrarsi su quel che stavano per fare.
Si
riscossero dai rispettivi pensieri insoliti quando un uomo
dall'andamento sbrigativo e deciso, nonché visibilmente
seccato, andò loro incontro. Subito capirono che si trattava
del responsabile delle indagini quindi Hotch andò lui
incontro
ricambiando senza problemi lo sguardo diretto che ricevette
immediatamente.
-
Voi siete la squadra di Analisi Comportamentale dell'FBI, suppongo. -
Disse con voce bassa e controllata che non mascherò
minimamente il suo stato d'animo molto contrariato e scontroso. Il
moro tese la mano abbozzando un sorriso tirato ma professionale che
non fu ricambiato nonostante la mano fu presa e stretta con
sicurezza.
-
Agente Speciale Hotchener, lui è l'agente Reid e lui
l'agente
Morgan. - Presentò altrettanto sbrigativo concordando con
lui
sull'andare al sodo e non perdersi in sciocchi convenevoli.
All'inizio era difficile per tutti, poi collaborando le cose
sarebbero cambiate, conoscendosi meglio, approfondendo...
-
Vi do il benvenuto a nome di tutta l'NCIS, la mia squadra vi
offrirà
la massima collaborazione e qualunque cosa vi serva non avete che da
chiedere. Mi auguro che... - La voce del Direttore che era arrivato
intromettendosi fra i due capi squadra, fu a sua volta interrotta da
Gibbs che senza peli sulla lingua dimostrò apertamente quel
che pensava, fin troppo:
-
... che tutto questo non sia una perdita di tempo! - Detto questo
ignorò gli sguardi increduli ed interessati dei presenti,
quindi si voltò verso gli altri alle scrivanie che
osservavano
da lontano parlottando fra loro senza perdersi un solo istante e
facendo loro un unico cenno col dito indicò di avvicinarsi.
Ziva, Tony e McGee quindi scattarono e arrivando lì in
fretta
affiancarono Gibbs e Vence dinnanzi ai tre membri dell'FBI che si
presentarono tendendo le mani e scambiandosi tutti uno sguardo chi
diretto, chi significativo, chi ironico, chi gentile e chi di
ammirazione.
McGee
era contento di indagare con una squadra che sembrava tanto
interessante, visto il loro metodo particolare, Ziva invece era di
natura sospettosa, un po' come Gibbs, mentre Tony era incuriosito.
Non si precludeva mai nessuna strada, prima voleva studiare la
situazione a modo suo e solo dopo decidere se gli sarebbe piaciuto o
meno.
Lo
sguardo fine e assassino che Vance diresse a Gibbs fu molto chiaro e
cristallino, non servirono parole, tuttavia prima di andare
sibilò:
-
La totale collaborazione. - Non ci fu bisogno di altro. Sapeva che
l'altro non avrebbe mai risposto.
Una
volta soli i sette continuarono a guardarsi ancora brevemente ognuno
a modo proprio, poi Gibbs voltò loro le spalle senza dire
nulla se non: - Tony! - che fece scattare il nominato già
preparato a quel che doveva fare pur non essendosi messi d'accordo
precedentemente:
-
Mi occupo di loro. - Disse infatti, poi aggiunse: - Prego, seguitemi.
- Non c'era bisogno di chiedere di cosa avevano bisogno, era ovvio
che come minimo serviva loro una stanza in cui sistemarsi anche
perché difficilmente Gibbs avrebbe accettato di condividere
la
sua scrivania con qualcun'altro.
Hotchener
e gli altri si scambiarono una breve occhiata fra di loro, un
occhiata che disse tutto, quindi semplicemente lo seguirono senza
emettere alcun suono.
-
E' uno che si nota! - Sussurrò Reid a Morgan senza farsi
sentire da nessun altro.
Morgan
alzò un sopracciglio e incuriosito chiese: - Chi? - capendo
che poteva trattarsi sia del capo squadra che dell'agente che ora li
conduceva.
-
L'agente Gibbs. Ha una personalità molto forte. Sembra
diffidente verso il genere umano ma dei suoi agenti si fida tanto che
loro capiscono al volo le sue richieste ancora prima che le esprima.
E non ha il minimo timore del suo capo, il direttore. - Era tipico di
Reid subire il fascino di coloro che avevano una personalità
forte ed analizzarli subito con la stessa facilità con cui
si
indossano i calzini. Morgan sorrise compiaciuto che il suo cervello,
tanto per cambiare, fosse già in movimento anche se non per
il
caso.
-
Si... un tipo interessante... ha l'aria di riservare molte sorprese.
Non sarà affatto male lavorare qua. - Lo disse con ironia ed
una luce più che divertita negli occhi scuri che pur
parlando
di uno fissavano insistentemente un altro, ovvero Tony. Reid
seguì
incuriosito la linea del suo sguardo e alzò entrambi i
sopraccigli disorientato da ciò che capì Morgan
stava
guardando: il sedere di quell'agente oggettivamente di bella
presenza. Istintivamente ingoiò a vuoto e preferì
non
dire nulla anche se avrebbe potuto; al contrario il suo cervello,
naturalmente, si mise a pensare ad una velocità supersonica
che 'l'interessante' di Morgan era diretto a quel ragazzo piuttosto
che al capo squadra di cui stavano parlando.
“Bè...
“ Iniziò
poi
rallentando un attimo e soffermandosi anche lui sulla visione che in
effetti non era poi tanto male: “non
che lui sia meno
interessante dell'altro... ma per un motivo diverso! “
Si
stupì lui stesso dei pensieri che si trovò a
fare,
quindi decidendo di concentrarsi su altro ascoltò
ciò
che l'oggetto del suo 'interesse' stava dicendo con una certa
allegria nella voce. Un allegria scanzonata ed ironica ma non pesante
o fuori luogo. Ricordava molto il modo di fare di Morgan anche se non
era proprio uguale.
-
Vi abbiamo assegnato una stanza, immaginando che ne avrete bisogno
per sistemarvi... - Poi piegò l'angolo della bocca
all'insù
accentuando l'ironia che già vibrava molto in lui: - Vi
consiglio di stargli alla larga il più possibile e di
rivolgervi a me per qualunque cosa... lui è molto peggio del
killer che stiamo cercando... - La piccola battuta più o
meno
innocente non fu molto apprezzata da Hotch che ignorò
totalmente l'ultima frase, mentre Morgan ridacchiò
inquadrando
al volo il tipo decidendo che gli piaceva e che avrebbero instaurato
un ottimo rapporto. Reid rallentò ancora corrugando la
fronte
chiedendosi se fosse serio, non trovando risposta (quel genere di
cose le capiva solo Morgan) si affrettò a seguirli entrando
insieme agli altri nella stanza delle riunioni dalle medie dimensioni
fornita di un lungo tavolo, di sedie, di finestre e di un televisore.
Stanza con lo stretto necessario.
Tony
si mise da parte a lato della porta e allargando le braccia li fece
entrare continuando con naturalezza a parlare, sembrava che non
subisse nessuna tensione per il caso difficile che stavano
affrontando o per la loro presenza. Avevano notato che tutti erano
nervosi e seri, tranne lui. Un altro tassello andò a
comporre
quell'interessante individuo e Morgan gli scoccò un sorriso
che la disse lunga su ciò che pensava in quel momento con
quello scambio di sguardi. Tony lo notò e non se ne
imbarazzò,
lo accettò di buon grado ricambiando allo stesso identico
modo, quindi come se gli avessero inserito una monetina per farlo
funzionare cambiò repentinamente senza apparente sprone e
rivolgendosi ad Hotch con serierà, tornò al
motivo per
cui erano lì:
-
Non so cosa vi abbia fornito Vance, cosa sappiate già e cosa
vi serva, tuttavia possiamo organizzare una prima riunione
preliminare con l'intera squadra per scambiarci tutte le informazioni
e gli aggiornamenti prima di iniziare. Non so come lavorate di solito
quindi aspetto le vostre richieste che, ripeto, vi conviene fare a me
se volete ottenere qualcosa di utile e non un ringhio... sapete...
Gibbs comunica con quelli e con gli scappellotti, la mia nuca ne sa
qualcosa. Ad ogni modo... - Lo sproloquio sarebbe andato avanti a
lungo fra le cose serie e sensate e quelle demenziali ad inutili
sparate tutte con lo stesso tono, se Hotch non lo avesse interrotto
impaziente e brusco per procedere senza perdere altro tempo:
-
Si, è una buona idea la riunione preliminare
d'aggiornamento.
- Sperando che nessuno gli desse man forte. Speranza vana.
-
Se non si rischia troppo la vita... - Fece infatti Morgan col
medesimo tono usato da Tony. Questi spostò lo sguardo su di
lui notando che oltre ad essere decisamente un bel tipo dannatamente
sexy, stava anche al suo umorismo, cosa essenziale affinché
qualcuno gli piacesse.
-
Per questo vedrò cosa posso fare, ma non vi assicuro
nulla...
con Gibbs l'unica sicurezza è che per rimanere interi
bisogna
stargli alla larga! - Morgan ridacchiò divertito e complice
mentre Reid continuò stupito ed incuriosito a studiarli, era
molto colpito dalla sicurezza che trapelava da loro. Insieme
avrebbero fatto scintille, ne era certo. Però gli sembrava
così strano incontrare un altro simile a Morgan... ma
soprattutto vederli così presto complici fra loro. Doveva
ancora capire se sarebbe stata una cosa positiva.
-
Va bene, grazie. Vi aspettiamo per l'aggiornamento. - Interruppe il
siparietto Hotchener che cominciava a nutrire seri dubbi sul fatto
che fosse stata una buona idea far venire anche Morgan. Del resto non
poteva immaginare che ci sarebbe stato un altro simile a lui con cui
fare comunella. Quei due insieme, lo capì subito, gli
avrebbero dato dei grandi grattacapi ma si fidava di Morgan e sapeva
anche che per avere dei buoni risultati, da lui, bisognava lasciarlo
libero di agire come si sentiva, come il suo istinto gli diceva di
fare.
-
Bene. - Disse Tony con aria enigmatica girandosi per andarsene.
-
Già! - Lo fermò Morgan con quest'esclamazione
insolita,
l'altro si girò nuovamente in sua direzione quindi lo vide
avvicinarglisi e a voce bassa che lo fece rabbrividire
continuò:
- Tutti abbiamo un 'Gibbs' in famiglia! - Il modo in cui si
guardarono e sorrisero simbioticamente con malizia e ironia fu
qualcosa che a Reid non piacque e lo sentì con
più
chiarezza solo in quel momento.
Ovviamente
non seppe spiegarselo ma sapeva che prima della fine di quella
collaborazione l'avrebbe capito.
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