Mele e
cannella
Mele e cannella.
È questo
l’odore che si diffonde nell’aria, piano, soave.
Il liquido ha un
colore rossastro, lucido e denso e pare quasi rifulgere in tutta la sua
cremisi limpidezza nell’ampolla vitrea
dov’è posto, sulla cassettiera poco distante dal
letto. Da quella posizione diffonde con dolcezza quel profumo
ammaliante, a dir poco incantevole.
La stanza è
avvolta nella luce soffusa del primo mattino, i raggi del sole che
s’infrangono con calma quasi innaturale sul pavimento a
terra, rivestito da una morbida moquette beige.
È una luce
calda quella che entra dai vetri della finestra, filtrando perfino
attraverso il tessuto pesante delle tende azzurrine, sebbene sia di un
colore chiaro, quasi bianco, per via dell’ora:è
ancora presto, infatti, è da poco passata l’alba.
Yuuto dorme ancora,
l’espressione placida, il volto cereo rilassato.
Sembra quasi un
angelo, i capelli chiari che ricadono candidamente su quella pelle
nivea.
Una consapevolezza
quanto mai amara colpisce in pieno la persona seduta sul letto, accanto
a quel corpo abbandonato sul soffice materasso, colto
nell’incoscienza dei propri sogni. È la certezza
che quando quegli occhi, ora chiusi, si riapriranno quello spettacolo,
quella ricchezza di particolari non potrà mai raggiungerli.
No, non è
per l’ora, che di certo sarà ben differente quando
il giovane si ridesterà, ancora un volta, per una ben ovvia
questione temporale.
Il problema
è un altro e Kageyama lo sa fin troppo bene, tuttavia forse
quell’illusione gli piace.
Già,
illudersi, perché è di questo che si tratta:Reiji
non ignora la realtà, sfortunatamente la percepisce,
è così dolorosamente reale …
Forse però
preferisce sperare che magari, un giorno, le cose possano essere
diverse..
Lo sa, è
solo un modo per addolcire la pillola ma cosa avrebbe dovuto fare?
Si farà
più male così, mentendo a se stesso? Poco
importa:se deve essere lui a dover patire quel dolore, allora
è disposto a sopportarlo.
Magari farà
più male, ogni volta che si ritroverà ad essere
faccia a faccia con la realtà, magari no, chi può
dirlo.
La figura distesa si
agita sommessamente tra le lenzuola candide, mugugnando appena.
Kageyama gli accarezza piano la nuvoletta di capelli castani chiari,
lievemente crespi e cespugliosi, che si ritrova.
Yuuto socchiude le
palpebre giusto un poco, quel minimo che basta a lasciar intravedere le
iridi, rosse come il fuoco. Eppure, come al solito, Reiji non riesce a
fare a meno di sobbalzare appena sul materasso.
Gli occhi di Yuuto
sono opachi, lattiginosi.
Lo sono da sempre, da
tutta la vita:Yuuto non ha mai visto il sole e mai i suoi meravigliosi
occhi potranno agognare a tale visione.
Quel fuoco infatti
è reso fumoso da un velo leggermente biancastro, che gli
impedisce eternamente di brillare dell’ardore che sarebbe
proprio di questi.
Il giovane
è nato infatti con una grave patologia, che lo estromette
dal vedere la gioia –e pure il dolore, certo,
perché no- del mondo.
E Reiji si crogiola
nei suoi dubbi e talvolta perfino dalla rabbia che, in certe
circostanze, lo assale e lo attanaglia.
Perché
lui? Che cosa ha fatto di male per meritarsi così tanto
dolore?
Un ragazzo,
così innocente … quale la sua colpa, se ce ne sia
una?
È vero
anche che Yuuto è un ragazzo estremamente intelligente e che
non ha nulla da invidiare ai suoi coetanei, anzi da molti punti di
vista è sicuramente più sorprendente di tanti
giovani della sua stessa età e forse è proprio la
sua cecità a renderlo tanto speciale e così
immensamente sensibile.
Non è un
mistero che il ragazzo viva la sua condizione con una certa sensazione
di disagio. Chi non lo farebbe al posto suo?
Eppure Kageyama si
è posto come personale obiettivo, fin da quel lontano giorno
in cui l’ha conosciuto, in quello sperduto orfanotrofio di
periferia, di strappargli un sorriso, nonostante tutto.
Non l’ha
adottato, questo no, sarebbe stato decisamente troppo perfino per lui.
Ormai però vivono insieme, sebbene non siano legalmente
imparentati, forse semplicemente perché è
un’abitudine che si è instaurata, fin troppo
radicata per i suoi gusti, nella sua vita quotidiana.
Rimane a fissare
quegli occhi vitrei che, seppure non possono vederlo, è
perfettamente conscio che possano sentirlo, percepirlo.
Rivolge un sorriso
intenerito a quel volto immobile, mentre desidera ardentemente
–e forse anche scioccamente- di essere visto da quegli occhi
cremisi, nei quali vede il proprio riflesso.
Yuuto allunga le dita
davanti a sé, sfiorando con tocco dolce e mansueto il volto
dell’uomo che lo sovrasta.
Kageyama lo solleva
piano, lasciandolo ancora parzialmente supino mentre lo tiene tra le
sue braccia, permettendo di farsi raggiungere dalle sue carezze.
Un altro giorno
è nato e non è più la luce a
caratterizzarlo, bensì il profumo di mele e cannella.
*AA*
Aria è
tornata u.u
No, scherzo, vi pare
che torno?
{sono una pessima
persona, lo so}
Allora, temo di
dovervi delle spiegazioni –o meglio, non credo di dovere
niente a nessuno, però visto che mi piace parlare dei
fatti miei con la gente sono una brava persona ve lo dico
lo stesso.
Dunque, manco a dirlo
la scuola mi sta uccidendo. Seriamente, abbiamo avuto due settimane
piene di verifiche.
Due. Maledette.
Settimane.
A parte questo abbiamo
avuto davvero delle giornate pienissime e giusto per non farci mancare
niente nel mezzo c’è stata anche una gita di tre
giorni a Milano alquanto stancante ma che io ho apprezzato di gran
lunga … ma questo è un altro discorso **
C’è
da dire che ho attraversato un periodo in cui, come vi ho
già accennato, la mia fantasia se ne è
letteralmente andata alle ortiche.
E vabbeh, che ci
vogliamo fare, per me questa è una cosa estremamente normale.
Di tanto in tanto poi
può capitare che mi vengano questi exploit di ispirazione e
così decida di rendere pubblico quello che mi viene in mente.
Perciò,
eccoci qua!
Non ho per la
verità molto da dire su questa shot, se non che
l’idea mi ronzava per la testa da un po’ di giorni
ed oggi ho deciso di concretizzarla in un momento di buco.
{che poi mi ha
impiegato tutta la giornata ma questi sono dettagli ah ah}
Se dovessi dare una
collocazione temporale a questa storia probabilmente non riuscirei a
farlo, tanto più che è un’AU:scusate, mea culpa, certe
storie mi viene di scriverle di getto e poi paradossalmente mi rendo
conto solo dopo di aver rispettato, per certi versi, pure il canon
(vedi ad esempio la questione dell’orfanotrofio …).
Sui personaggi manco
mi ci soffermo, tanto ormai lo sanno tutti a chi sono rivolte le mie
preferenze u.u
Basta, la chiudo qui
sia perché non ho nient’altro da dire, sia
perché altrimenti lo space viene fuori più lungo
della storia.
Anzi no, una cosa ve
la voglio dire.
Se state leggendo
questo angolino – ormai angolone – e seguite la mia
long “Lo Scettro della Notte” vorrei precisare che
ho il capitolo in lavorazione, tuttavia –sempre causa scuola-
non so quando riuscirò a pubblicarlo. Sto inoltre valutando
di eliminare la storia, a meno di non apportargli drastici cambiamenti,
quale variazione di rating –da giallo ad arancione- di titolo
e di alcuni elementi della trama. Per ora però non vi
anticipo altro, voglio farvi una sorpresa …
Basta, mi taccio.
A presto (spero)
Aria~
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