Salve a tutti!
Rieccomi tornata qui con una nuova storia, anzi per la precisione con
la mia prima short-fic.
Dunque, ho pensato a
se Bella fosse morta dopo il parto e se Jacob non avesse mai avuto
l'impriting con Renesmee.
Spero che come prima short-fic non sia penosa....^__^
Ora vi lascio in lettura....
Ciao ciao un bacio...
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Parte prima:
reazione di Jacob
(dal cap. 18 Non
ci sono parole, di Breaking Dawn)
Sapevo che era troppo
tardi. Sapevo che
era morta.
Ne ero sicuro
perché la sua attrazione
era sparita.
Non sentivo
più alcuna ragione per
rimanere lì accanto a lei.
Lei
non c’era
più.
Jacob
scendeva le scale di casa Cullen meccanicamente. Le immagini che fino a
pochi
secondi fa aveva visto gli martellavano ancora nella mente: il parto.
Quel
terribile parto nel cui la sua Bella aveva
perso la vita.
E per
che cosa? Per far nascere un mostro. Un mostro che l’aveva
fatta soffrire per
tanto tempo. Un mostro che ha voluto vedere come sua ultima
volontà. Un mostro
che amava.
Ma
come si fa ad amare un essere che ti sta uccidendo giorno per giorno,
che ti
rompe le ossa per poter star meglio, che ti fa nutrire di sangue, che
si
approfitta di te…
Jacob
non riusciva a trovarsi una riposta. Forse non
c’è, pensò. Forse doveva
accadere, era destino…
Sbuffò
di rabbia: che cazzo centrava adesso il destino? La sua mente non stava
lavorando in maniera logica, metteva insieme pezzi di stupide ragioni e
domande
insensate.
Tutto
questo per evitare di ricordare.
Eppure tutto quel rosso
era difficile da
dimenticare. Il corpo nudo e ricoperto di sangue di Bella si agitava
convulsamente.
Rosalie che tagliava la pancia enorme. Il sangue che sgorgava come
uscito da un
rubinetto. La vampira bionda che perse il controllo. E
l’intervento di Jacob,
il suo intervento che salvò inutilmente
Bella. Poi Edward che prese il posto di Rosalie, mentre lui
iniziò un’ inutile
respirazione artificiale. Il suono glaciale che
produsse la rottura
della spina dorsale. Edward che iniziò a rompere la pelle di
Bella con i denti.
Il mostro che uscì fuori.
Renesmee. Alla fine Bella si
era
sbagliata, non era un maschio. Bella la volle tenere in braccio. In
quel
momento, lui guardò solo gli occhi iniettati di sangue di
Bella, e non fece
neanche caso all’abominio sporco di sangue nelle braccia di
Bella. E tanto per
completare l’opera, quell’abominio la morse anche.
Edward gliela tolse dalle
mani. Rosalie che la portò di sotto.
E poi
tutto era finito. Il cuore di Bella
aveva cessato di battere.
Il
veleno che Edward le aveva iniettato nel cuore e in varie parti del
corpo non
era servito a niente.
Così
era morta Bella. Che schifo. Jacob non riusciva a capire come non fosse
riuscito a vomitare in quel momento. Ma il suo schifo non era neanche
emerso
perché sopraffatto dalla voglia a tutti costi di salvare
Bella, di salvare la
ragazza che aveva amato, che ora era morta uccisa da un mostro.
Tutto
quello per cui aveva lottato, per cui si era anche messo contro il suoi
fratelli, per cui aveva continuato a sperare, era finito in uno scempio
di
sangue. Maledetti vampiri, pensò.
Nel
soggiorno, seduta sulla parte pulita del divano, c’era la
vampira bionda che
cullava dolcemente l’abominio. Lei era contenta, lei era
felice. Aveva avuto
quello che voleva, dopotutto. Cosa le importava che Bella fosse morta?
L’aveva
sempre odiata, in fondo. Forse ci aveva sempre sperato in questa fine.
Jacob ne
era convinto.
E poi
c’era l’abominio. Se ne stava tranquillo e pacioso
tra le braccia della vampira
bionda, ciucciando sangue dal biberon di metallo, godendosi quei primi
minuti
di vita.
La
rabbia invase il corpo di Jacob: Bella era morta a
causa sua, a causa del mostro. Quell’essere
l’aveva uccisa. Bella
doveva essere vendicata. Doveva avere la sua
vendetta. Non gli importava di quello che avrebbe causato,
non gli
importava se avesse torto o ragione, non gli importava che molto
probabilmente
poi sarebbe stato ucciso dagli altri Cullen. L’unica cosa che
contava era che
l’abominio doveva cessare di vivere.
Si
avvicinò cautamente al divano, arrivando alle spalle di
Rosalie. Avrebbe prima
dovuto affrontare lei. Osservò impassibile la vampira che si
divertiva a fare
la mamma, attendendo il momento migliore per attaccare.
E si
presentò subito: Rosalie mise via il biberon, si
alzò in piedi e sollevò in
aria il mostro. Piccola, ancora un po’ rossa, con occhi caldi
e marroni,
precisamente color cioccolato. Come quelli Bella. Appoggiata alla
spalla di
Rosalie, Renesmee lo osserva con
uno
sguardo sveglio, fin troppo sveglio, carico di curiosità.
Jacob
in quello sguardo riesce solo a leggere una sfacciataggine nei
confronti della
madre, del fatto che lei è viva mentre Bella no.
È la rabbia che guida i
pensieri e le emozioni di Jacob.
Rosalie
non si era accorta della presenza di Jacob. Alice era andata incontro
agli
altri e per altro non poteva vedere il suo futuro. Edward era troppo
occupato a
sperare in un miracolo per accorgersi dei suoi pensieri. La sua arma
principale
la sorpresa.
Jacob
avanzò ancora di un passo, il viso sfigurato dalla pazzia,
il respiro affannato
dall’eccitazione, il corpo percosso dalla rabbia
più pura. Era pronto per
l’attacco, era pronto a trasformarsi. Era pronto ad avere la
vedetta sua e di Bella.
L’abominio
ora lo fissava con paura e terrore. Nascose il viso tra i capelli
biondi di
Rosalie.
Hai paura
piccola?,
pensò Jacob. E fai bene.
Spiccò
un salto, colpendo la schiena di Rosalie e atterrando di fronte al
divano,
nelle sembianze di un enorme lupo.
Un
enorme lupo affamato di vendetta.
Parte
seconda: reazione di Edward
(dal cap. 18 Non
ci sono parole, di Breaking Dawn)
Continuai a premere
sul cuore, contando,
mentre Edward, come un
forsennato, si
dava da fare per rimetterla in sesto. […]
Non c’era
più niente; solo io e lui. […]
Premette sul suo cuore
morto ancora più
veloce di me.
-Non è
morta- ringhiò –Si riprenderà.
Non ero sicuro che
stesse parlando a me,
ormai.
Uno.
Due. Tre. Quattro. Edward continuava a premere sul petto di Bella,
tentando di
ristabilire il battito cardiaco. Tutto inutile.
Bella
aveva cessato di vivere esattamente dopo aver tenuto in braccio
Renesmee per la
prima e ultima volta. La fiala di veleno che Edward aveva iniettato nel
cuore
non aveva agito in tempo, lo stesso vale per i piccoli morsi che aveva
sul
resto del corpo. Non c’era niente da fare.
-Non
sei morta- disse deciso Edward al
corpo di Bella –Ce la farai. Ti riprenderai e potremmo stare
insieme per
l’eternità.
Uno.
Due. Tre. Quattro. Continuava ancora, ormai un gesto ripetuto fatto
senza
neanche pensarci. Non voleva smettere. Non doveva
smettere.
-Bella…
coraggio Bella. So che ce la puoi fare…
Non
intendeva desistere. Probabilmente non lo avrebbe mai fatto: Bella era
il suo
unico vero amore, era la sua vita. Non poteva neanche minimamente
pensare che
poteva morire.
Non lo poteva
accettare.
Senza contare, che la colpa di
tutto ciò era sua, sua e della sua orribile esistenza da
vampiro. Se non fosse
stato per la sua brillante idea del matrimonio…. Anzi no, se
non fosse stato
per la sua stupida debolezza di non essere in grado di stare senza
Bella….
Oppure, se non fosse mai entrato nella sua vita…. Ora Bella
sarebbe viva, non
sarebbe mai rimasta incinta di un vampiro, e non avrebbe mai cresciuto
nel suo
ventre un mostro che la dilaniava…
Mostro, pensò ,
perché chiamarla così?
Renesmee era sua figlia, la figlia
che aveva avuto insieme a Bella, una figlia che non voleva uccidere la
madre,
ma che l’amava soltanto. Chiamarla mostro non era la cosa
giusta da fare.
-Bella?
Bella mi senti, vero? Ti prego Bella, non mollare… fallo per
Renesmee: voglio
crescere quella bambina insieme a te… come una vera
famiglia…
Cominciò
a rallentare la respirazione artificiale. La speranza si era spenta definitivamente.
-Bella…
fallo per me. Ti amo Bella. Non posso vivere senza di te. Ti prego non
lasciarmi, ti prego…
Le
sue mani smisero si pulsare il petto di Bella. I suoi occhi, prima
fiduciosi e
speranzosi, ora erano lo specchio della tristezza e della disperazione.
Se
avrebbe potuto si sarebbe messo a piangere.
-Perché..?-
gemette, cadendo in ginocchio fissando gli occhi vuoti di Bella
–Perché te ne
sei andata? Perché?
La
sua mente vagò: ricordò la prima volta che la
vide, quel giorno in mensa poi
alla lezione di biologia; ricordò quella volta a Port
Angeles e poi alla
radura, quando tutte le barriere erano cadute; ricordò la
caccia con James, la
paura di averla persa; ricordò di quando la
lasciò e lei che venne a salvarlo
dai Volturi; ricordò quella sera che le aveva chiesto si
sposarlo e lei aveva
accettato; ricordò infine il giorno del loro matrimonio e la
loro luna di
miele.
Edward
strinse i pugni fino a farsi del male. –Bella…
Solo
quello riusciva a dire, solo quello riusciva a pensare, solo quello
riusciva a
vedere. Gli sembrava come se il mondo fosse improvvisamente sparito,
annullandosi completamente all’infuori di lui, della sua
sofferenza e del
cadavere di Bella. Non sentiva neanche più i pensieri degli
altri. Si sentì
vuoto, come mai gli era accaduto prima.
Era
diverso da quella volta che credeva che Bella si fosse buttata dallo
scoglio:
questa volta era colpa sua.
-Amore
mio…- gli accarezzò il viso, chiudendogli le
palpebre delicatamente.
La
guardò per un momento: nuda, con la schiena rotta e sporca
totalmente di
sangue. Una morte indegna per lei. Lei che meritava molto di
più
Guardò
il suo volto pallido e tirato, sporco di sangue, in confronto al suo
bellissimo
viso e alle sue guancie tinteggiate del suo solito rossore;
osservò i suoi
capelli castani incrostati di rosso, e si ricordò il loro
dolce profumo; si
soffermò sul suo corpo smembrato e ricoperto interamente di
sangue, sorridendo
al pensiero di quanto fosse goffa e impacciata; ricordò il
dolce color
cioccolato dei suoi occhi, ora chiusi per sempre.
Sospirò
e gemette, destandosi perché non poteva piangere: Bella era
morta, ora forse
poteva morire anche lui. Senza di
lei, non aveva più senso vivere.
Ma
poi nella mente gli balenò un’immagine vivida di
una piccola bambina sporca di
sangue, che aveva iniziato a vivere pochi minuti fa: Renesmee.
Non
poteva abbandonarla: era sua figlia, e Bella aveva dato la sua vita per
lei. La
amava, proprio come Carlisle amava lui: come un padre.
Doveva pensare al suo futuro.
Si
alzò in piedi e prese dal mobile in fondo alla stanza una
telo. Aveva le mani
completamente sporche di sangue, ma non fu assolutamente un problema:
era il
sangue di Bella, la donna che aveva amato e che ora non c’era
più. Che senso aveva?
Accarezzò
per l’ultima volta il viso di Bella, le diede un leggero
bacio sulle labbra
morte.
-Ti
amo. Ti amerò sempre- e ricoprì il
cadavere con il telo.
Poi
andò verso le scale, scendendo al piano inferiore.
Parte
terza: E ora?
Il
grosso lupo se ne stava al centro del salone devastato. Era ferito,
stava
sanguinando, gli mancavano le forze, ma era soddisfatto.
Aveva avuto la sua vendetta.
Lo
scontro con la vampira bionda era stato la parte più
difficile. Rosalie aveva
subito protetto l’abominio, nascondendolo in un angolo della
stanza e
mettendosi davanti a lui, in posizione d’attacco.
Più che uno scontro sulla
forza fisica, era stato uno scontro tra le emozioni: la rabbia e la
voglia di
vendetta di Jacob, contro l’amore e l’istinto
materno di Rosalie. Ma solo uno
trionfò alla fine.
Jacob
era riuscito a staccare la testa a morsi di Rosalie e a scaraventarla
fuori
dalla finestra, rompendola in mille pezzi. Poi, pezzo per pezzo aveva
massacrato il suo corpo, gettando anch’esso dalla finestra.
Non era morta, ma
per quel momento non avrebbe dato fastidio.
Jacob
ansimava ancora esuberante al ricordo di quello scontro. Ma il vero piacere fu quando si trovò
faccia a
faccia con il mostro.
Piano
piano, con il fiato corto, si era avvicinato all’unico angolo
che era rimasto
intatto il salone dei Cullen, l’angolo nel quale la piccola Renesmee aveva iniziato a
piangere spaventata. La pazzia e
la fame di vendetta si erano impossessati del suo copro e del suo
cervello,
scatenandolo contro la piccola: l’aveva afferrata per la
testa e gliela aveva
staccata; poi l’aveva smembrata, masticando il suo fragile
corpicino tra le sue
enormi fauci. Aveva sentito il sapore del suo sangue in bocca, e ne
aveva ricavato
un immenso piacere.
Ora,
con il muso ancora sporco di sangue, osservava nell’angolo i
resti della bambina:
pezzi di pelle, alcuni di intestino, e la sua testa intatta,
inespressiva,
coperta di sangue.
Sorrise.
Aveva avuto quello che voleva, la sua
vendetta. La vendetta nei confronti del mostro per aver
ucciso Bella, la
donna che amava.
E ora?, pensò.
Già,
una bella domanda a cui non seppe dare una risposta. Ora che aveva
avuto la sua
vendetta cosa avrebbe fatto?
Tornare
dal suo branco era escluso: i Cullen, quando avrebbero visto lo scempio
che
aveva fatto, lo avrebbero subito ucciso, e non poteva mettere in mezzo
i suoi
fratelli per una cosa che aveva commesso lui.
Osservò
il salone devastato, con i vetri delle finestre sul pavimento, con il
divano
ribaltato, i mobili distrutti, i brandelli di pelle di Rosalie sparsi
ovunque,
e soprattutto l’angolo sporco di sangue.
Solo
in quel momento si rese conto di una cosa, e una nuova domanda gli
balenò in
mente: che cosa aveva risolto con la
morte di Renesmee?
Niente. Assolutamente niente.
Bella,
la sua Bella, non era tornata
indietro.
Aveva
solo ucciso una piccola mezza-vampira che non centrava niente con tutto
questo.
Certo, era vero che era stato a causa sua che Bella era morta, ma era
anche
vero che Bella non aveva mai voluto abortire. Aveva sempre amato quella
cosa. E
quindi, la piccola Renesmee aveva avuto solo la sfortuna di essere
amata da
Bella. Niente di più niente di meno.
Che cazzo ho
fatto?,
pensò allontanandosi
dall’angolo e provando disgusto per se stesso. Era diventato
un mostro, un pazzo che si era
lasciato
guidare dalla rabbia e non era riuscito a controllarla. Uno stupido, un
deficiente, un cretino.
Sputò
la saliva che ancora sapeva di sangue. L’unica consolazione
che aveva adesso,
era quella che tanto prima o poi sarebbe stato ucciso da uno dei
Cullen. Quasi
sicuramente Rosalie, per averle ucciso la figlia che non avrebbe mai
potuto
avere, oppure Emmett , per aver fatto a pezzi la sua campagna.
Ma in
cuor suo gli sarebbe piaciuto essere ucciso da Edward,
l’eterno rivale,
a cui aveva ucciso la figlia e fatto a pezzi la sorella.
In
quel momento sentì i qualcuno che scendeva le scale. È lui, pensò, e si
voltò verso le scale, affrontandolo a testa
alta.
Edward
era ancora terribilmente affranto dalla morte di Bella, e quando si
trovò nel
salone di casa sua, non si aspettava di certo quello spettacolo.
Osservò
sorpreso il disastro della stanza, l’assenza di Rosalie con
Renesmee, e la
presenza di un enorme lupo al centro, sporco di sangue sulla bocca. Jacob.
-Jacob,
che cosa è successo?- chiese, con la voce ancora provata.
Il
lupo l’osservò a lungo. Poi nella sua mente
iniziarono a passare le immagini
della lotta e dello scempio. Vide sua sorella picchiata e fatta a
pezzi. Vide sua figlia torturata e
uccisa a sangue.
Rimase
meravigliato di fronte a tutto ciò: come aveva fatto a non
sentire niente? I
pensieri di Jacob, di Rosalie, di Renemsee? Il chiasso della lotta? Il
pianto
della piccola?
Ma la
cosa che lo colpì fu la rabbia che aveva provato Jacob. Era
stata così potente
da controllarlo completamente. Doveva
amare molto Bella, pensò tra se e se.
Jacob
osservò l’espressione di Edward: era composta,
seria, ma anche sconfortata e
dolorante. Non c’era alcun segno di rabbia. Eppure gli aveva
fatto vedere tutto
quello che aveva fatto, gli aveva fatto vedere la sorella fatta a
pezzi, lo
scempio in cui aveva ucciso la figlia. Perché non faceva
niente.
Perché
non fai niente?,
fu il pensiero forte e potente
di Jacob.
Edward
sorrise triste. –E cosa dovrei fare secondo te?
Cazzo Edward, ho
ucciso tua
figlia, fatto a pezzi tua sorella! È per colpa mia se adesso
sei rimasto sul
serio da solo! Perché non mi attacchi? Perché non
sfoghi tutta la tua rabbia su
di me? Perché non mi uccidi?
I
pensieri del lupo erano stati tanto forti da accelerargli il battito
cardiaco.
Edward
fissò Jacob negli occhi: vide solo un vivido barlume di
speranza. Probabilmente
il suo unico desiderio era quello di morire.
Ma non lo avrebbe esaudito.
-E
perché dovrei ucciderti?- gli disse con la voce piena di
dolore –L’hai detto
tu, ora sono sul serio solo. Che cosa otterrei con la tua morte?
Semplice: la
morte di un’altra persona a me cara.
Jacob
rimase spiazzato: non credeva possibile che Edward potesse considerarlo
in
quella maniera.
-Sei
sorpreso?- gli chiese Edward con un filo di amarezza –Sul
serio credevi
possibile che io non ti volessi un minimo di bene dopo tanto tempo?
Il
lupo lo guardò senza la forza di pensare nulla.
Edward
lo osservò ancora per un po’. Poi si sedette a
terra, si prese la testa fra le
mani e mormorò solo una domanda a cui non sapeva dare
risposta.
-E
ora?
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