- “E
hai paura, Briseide?”
- “Dovrei
averne?”
-
- Sì,
avrei dovuto avere paura.
- Avrei
dovuto temere le tue mani, i tuoi occhi azzurri, i
tuoi capelli biondi.
- Avrei
dovuto temere la tua voce quasi ipnotica.
- Se
lo avessi fatto, queste cose non mi avrebbero catturata
come hanno invece fatto. Non ne sarei uscita distrutta.
- Mi
avevano insegnato che l’odio distrugge e che
l’amore costruisce.
- Non
è vero.
- L’amore
fa più male di tutto,
l’amore fa sanguinare il cuore, l’amore lacera
l’anima e rende ogni lacrima più amara e
bruciante. L’amore polverizza.
- Perché
l’amore abbatte ogni barriera.
- L’amore
è fiducia, e quando la fiducia
è assoluta non ci si difende più
dall’altro. Io ero innamorata, conquistata dal tuo discorso
sugli dèi, nonostante tutto; catturata dal come rimanevi
impavido anche davanti alla morte. O è stato per la dolcezza
delle tue labbra, per la sorpresa di vedere che le tue mani sul mio
corpo non ferivano, ma guarivano da ogni tristezza? Non ricordo
più, so solo di essermi innamorata di te. E di essere stata
ferita da te. Ferita troppo a fondo.
- E,
anche se il sangue cessasse di sgorgare,
cos’è una veste rattoppata in confronto di una
appena cucita?
- Avrei
dovuto avere paura, perché dalla paura
può nascere l’odio. Avrei dovuto temerti, e poi
odiarti, e allora in questo momento non mi sentirei così
alla deriva. Proverei solo un odio più profondo e
graffiante.
- Non
riuscivo a crederci. Tu, un guerriero forgiato dalla
battaglia, come potevi essere capace di conquistarmi così?
Come potevi essere così rude e delicato insieme?
- Avrei
dovuto avere paura. Allontanarti con grida di
terrore, rintanarmi lontana da te, dai tuoi occhi azzurri, dalle tue
mani.
- Quella
notte ho commesso l’errore di affidarti il
mio cuore. E ora, ora che ne hai fatto? Non potrà
più tornare integro, lo so. E la consapevolezza della ferita
fa male quasi quanto la ferita.
-
- “Non
mi devi temere, ragazza”.
-
- Presi
quelle tue parole come una promessa, come
un’assicurazione di protezione.
- Perché
le hai pronunciate?
- Stupido,
stupido, stupido. Non sai quanto mi hai illusa. Ci
credevo, sai. Ci credevo davvero. Quel giorno, cercai conforto in esse
come una bambina piccola che si rifugia tra le braccia di sua madre.
- Io
ti devo temere più di qualsiasi altra.
- Avresti
dovuto dirmelo. Avresti dovuto avvertirmi che
avresti potuto farmi male. Avresti dovuto ammettere che mi avresti
ferito in tal modo.
- Dovevi
avvertirmi.
- Avrei
dovuto temerti, avresti dovuto trattarmi come una
schiava, perché come schiava a te ero stata portata. Avrei
dovuto ricordare come offendesti il dio nel quale allora credevo
così tanto; avrei dovuto rammendare che avevi ucciso i
ministri di Apollo con i quali passavo tanto tempo.
- Ma
l’ho scordato. L’ho dimenticato
quando le tue labbra hanno assaporato le mie, quando le tue mani mi
hanno sfiorato i fianchi.
- Ma
ora lo rammendo. Lo ricordo, e detesto il fatto che tale
memoria non cali ombre sull’amore che provai per te.
- Fa
troppo male.
- Se
mi avessi amata, non te ne saresti andato. Se davvero mi
amavi, dovevi ascoltarmi.
- E,
per quanto faccia male, per quanto mi tolga il fiato, il
tradimento è solo una minima parte del mio dolore, del mio
terrore.
- Ti
immagino, in piedi sulla tua biga, che guardi avanti con
decisione, che sproni implacabile i veloci cavalli.
- Stai
andando ad uccidere mio cugino.
- E
lo sai, mio Dio, se lo sai. Te l’ho detto
cercando di distoglierti dalla tua malsana intenzione, te
l’ho detto implorandoti, pregandoti. Non mi sono data pena di
nascondere la disperazione nella mia voce, e certamente l’hai
sentita. L’hai udita, ma non le hai prestato ascolto.
- Mi
hai lasciata qui. Mi hai fatta tornare improvvisamente
una ragazzina spaurita e indifesa contro il mondo. Rannicchiata sul tuo
giaciglio, imploro il tempo di non passare, di bloccare il mondo, di
impedirti di fare quel gesto terribile che vuoi compiere.
- Ma
scorre inesorabile e teso, lo so. È scandito
dalla mia angoscia.
- Cosa
mi hai fatto? Mi hai lasciata ad attendere il verdetto
di un duello che vedrà mio cugino combattere contro
l’uomo che amo. Che amavo.
- Non
sai quante immagini di Ettore ho nella mente. Ricordi
che fanno parte non solo della mia infanzia, ma anche della mia
adolescenza, e della mia maturità. Fa parte della mia
famiglia... Ma, a quanto pare, per te questo non significa nulla.
- È un uomo
buono! Non batterti con lui, ti prego,
non batterti con lui! Ti prego…
- Ti
ho implorato così. E la mia mente continua a
supplicarti.
- Torna
indietro, Achille.
- Non
permettere che l'amore che... provavo
per te mi
faccia
così male - ancora.
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