La mia vita
La vita senza Augustus Waters
La mia vita senza Gus, dal giorno del pic-nic con i miei genitori in
poi, è stato un susseguirsi di giorni tutti uguali.
Non sono più
riuscita a studiare e la mia salute peggiora giorno dopo
giorno.
Faccio fatica, veramente fatica a respirare, e gli interventi ai miei
polmoni per aspirare l'acqua si stanno facendo sempre più
frequenti e, talvolta, dolorosi.
Non è vita la
mia, piuttosto un trascinarsi in attesa dell'inevitabile fine.
Non lo so cosa aspettarmi dal futuro, certi giorno spero che possa
essere trovata una cura definitiva al mio male e che io possa
abbandonare la BiPAP e la bombola da ossigeno, non avere più
questa Spada di Damocle che incombe con la certezza della morte, e
ricominciare a vivere come tutte le ragazze della mia età.
Certo altri giorni invece vorrei che finisse tutto al più
presto, se sono fortunata, se realmente l'aldilà esiste,
raggiungerei il mio Gus e staremo insieme per sempre.
Oh, potrei lasciami
andare, certo che lo potrei, smettere di combattere
questa assurda malattia, smettere di alzarmi la mattina da
letto, non
mangiare più: un fisico debilitato come il mio se ne
andrebbe in
pochi giorno.
Ma darei un enorme dolore ai miei genitori, soffrono già
tanto
nel vedermi così e soffriranno molto, lo so, lo sto provando
sulla mia pelle, il
giorno che io realmente me ne andrò e i gironi successivi;
non
me la sento di abbandonarli anzitempo.
Se tengo duro è per loro,
perché si meritano di avermi fra i piedi il più a
lungo
possibile.
Così ogni mattina, mi sveglio, stacco la BiPAP , prendo la
bombola dell'ossigenoterapia e cerco di andare avanti.
La notte, quello
è il momento più bello. Grazie a questo
infernale marchingegno i miei polmoni riescono a funzionare a dovere e
io posso dormire tranquilla.
E sognare.
Sognare Augustus, soprattutto.
Nei miei sogni lui è bellissimo, come il primo giorno che
l'ho incontrato o come nel nostro viaggio a Amsterdam.
Non la creatura magrissima, pallida e smunta, degli ultimi tempi, ma il
bel ragazzo forte e muscoloso del quale mi ero innamorata, con quegli
occhi color del mare, la sigaretta penzoloni dalla bocca e quel sorriso
un po' sbilenco.
Il mio Gus.
Il mio grande amore, l'unico grande amore della mia vita.
Certe volte non mi
rassegno al pensiero che lui non ci sia più,
al pensiero di no risentire più la sua voce, il suo modo
di pronunciare il mio nome, "Hazel Grace" così unico e
speciale.
Ma non posso rimpiangere di averlo conosciuto
Ogni giorno ringrazio Dio, se c'è, per averlo messo nella
mia
strada, per avere dato a me l'opportunità di amare e
soprattutto
di essere amata.
E' meglio avere amato e
perduto l'amore , che non avere amato affatto.
L'ha detto un poeta, non ricordo più chi.
E' vero, posso confermarlo. Almeno nei mie giorni più bui,
difficili, quando la manovra dell'aspirazione dei liquidi dai miei
polmone è difficile e dolorosa, ho il suo ricordo a
confortarmi,
a farmi compagnia.
Risento ancora il spore delle sue labbra, il modo in cui mi faceva
sentire speciale.
Ricordo con infinita tenerezza tutte le piccole cose che ha fatto per
me, il viaggio ad Amsterdam, la prima e unica volta che abbiamo fatto
l'amore.
E come era stato bello e tenero e naturale, quasi fossimo perfetti
l'uno per l'altra.
Mi manchi, Gus. Da impazzire.
Mi mancano il tuo sorriso, il tocco della tua mano, le tue canzonature
e i tuoi baci.
Ci rivederemo presto, amore mio.
E staremo sempre insieme.
E non ci sarà la mia malattia, o la tua malattia a
dividerci, a farci del male.
Saremo uniti per l'eternità
Aspettami, Augustus, presto sarò da te.
Presto sarò con te
Okay, forse qualcuno fra
le lettrici mi conoscerà già.
Scrivo fan-fiction già da un po', ma è la prima
volta che mi cimento con Colpa delle Stelle.
Il romanzo mi è stato consigliato da una collega, io, poi,
l'ho consigliato a una mia amica.
E devo dire che, seppur tutte e tre ultraquarantenni, ci siamo commosse
molto a leggerlo.
Questa fan-fiction mi è venuta quasi di getto
Spero che vi piaccia.
Love
Jessie
|