Il Fregnese

di lapoetastra
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Sparito.
Alessandro Farnese era completamente sparito, perso nel nulla.
Erano ore che Giulia lo cercava – il Papa aveva esplicitamente chiesto di lui, e Rodrigo Borgia non era di certo uno che amasse aspettare – ma del fratello non vi era la benché minima traccia.
Di colpo un’idea le brillò in mente.
Forse… forse Alessandro poteva essere lì.
E lì lo trovò, infatti, seduto sotto l’imponente albero sul quale lei si era arrampicata, tanti anni prima, quando era solo una bambina, ed il fratello era stato l’unico a dirle ciò che in quel momento aveva esattamente bisogno di sentirsi dire, e l’aveva indotta a scendere.
Quando lo chiamò, Alessandro voltò verso di lei lo stesso viso dolce e rassicurante di quel lontano giorno.
Ma i suoi occhi azzurri erano lucidi, adesso, e la punta del suo naso leggermente arrossato, segni inequivocabili che aveva appena pianto.
Giulia si sedette accanto a lui, ma non disse nulla.
Voleva solo fargli sapere che lei era lì, e che ci sarebbe sempre stata.
< Io non valgo nulla >, mormorò di colpo Alessandro, con voce triste ma consapevole di ciò che aveva detto.
Giulia sospirò.
Era abituata a quei momenti di profondo sconforto nel fratello maggiore, ma ogni volta le sue parole le facevano male, perché sapeva che le sue preoccupazioni erano infondate.
< Non è vero, Alessandro, e lo sai anche tu >, rispose, accarezzandogli dolcemente il volto pallido.
Il ragazzo, però, non si distese al tocco delle sue dita gentili.
< Non sono un bravo marito, non sono un buon padre. Nemmeno come cardinale vado bene, ed ho visto nostra madre piangere, di notte, per il mio comportamento rivoluzionario >, sussurrò, con le lacrime che avevano ricominciato a scorrergli lungo le guance.
Giulia lo strinse, coccolandolo come fosse un bimbo piccolo, come fosse lei la maggiore.
< Però in compenso sei proprio un buon fratello, sai? Il migliore che esista >, disse.
E sorrise.
E solo di questo aveva bisogno, Alessandro.




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