Jack
e Anna si erano messi a spiare Flynn di recente, appostandosi dietro le
porte, e facendo altre “gran fesserie” come le
definiva Jack.
Certe
notti, Flynn si chiudeva in camera sua e parlava con qualcuno, anche se
i due amici non riuscivano a capire chi, e quindi ipotizzavano essere
Rapunzel.
“Basta
Anna! Non si può andare avanti così!”
“Devi
essere paziente!”
“Paziente?
Una settimana Anna, è passata una settimana! E ancora
nulla!”
“Ok,
ma sappiamo che Flynn e Rapunzel ci sono dentro fino al collo,
cioè, non è una buona notizia, cioè
è una pessima notizia, ma si sistemerà
tutto!”
“Perché
non facciamo irruzione nella camera di Flynn quando lui si chiude
dentro?”
“Ci
avevo pensato anche io, ma io non sono in grado di
affrontarlo!”
“Io
si però!”
“Jack,
sei invisibile e inconsistente, non puoi nemmeno tirargli i
capelli!”
“Si,
ma posso congelarlo!”
“Non
voglio farlo morire! E poi da morto non servirebbe a nulla!”
“Ok,
allora perché non gli congelo tutto meno che la
faccia?”
“Perché
noi siamo i buoni Jack! Non facciamo queste cose!”
“Ci
siamo comportati da buoni in questi giorni e cosa abbiamo concluso?
Nulla!”
“Jack,
basta! Ti stai comportando da persona irrazionale!”
“E
vediamo quale sarebbe il piane della rossa tanto razionale che ho di
fronte?”
Anna
ci pensò un po’ su.
“Ok,
faremo irruzione come vuoi tu...”
“Fantastico!”
“...Ma
a modo mio!”
“E
quale sarebbe il tuo modo?”
“Non
lo so ancora! Lo inventerò sul momento credo!”
Jack
sbuffò “Bene, accetto!”
“Allora
andiamo!”
Come
ogni sera Flynn si era rintanato nella sua camera a parlare.
Anna
e Jack si appostarono dietro la porta ad origliare:
“Sono
sempre più sicuro che ci abbiano
scoperti…”
“10...”
“No!
Non detto proprio niente!”
“9...”
“Si,
te lo giuro!”
“8...”
“Ma
Anna mi aveva detto che era morta, perché mentire?”
“7...”
“NO!
Nel modo più assoluto mi rifiuto di farle del
male!”
“6...”
“Si,
certo che ti amo, ma credo che questa storia sia andata troppo
oltre!”
“5...”
“Ma…”
“4...”
“Ok,
lo farò. Tu però promettimi che
quest’incubo finirà presto!”
“3...”
“Bene…”
“2…”
“Lo
farò...”
“1…”
“A
dopo…”
“ADESSO!!!”
Anna
entrò come una furia nella stanza puntando un coltello alla
gola di Flynn.
“Che
cosa succede qui?!?” urlò il re di Corona.
“E
tu con chi stavi parlando?” disse Anna notando che in giro
non c’era nessuno.
“Con
nessuno!”
“Non
credere di farmi fessa, ho sentito tutto, e personalmente trovo
orribile che tu voglia uccidermi!”
“Io
non voglio ucciderti Anna! Metti giù il coltello ti
prego!”
“NO!
IO VOGLIO SAPERE DOVE TU E RAPUNZEL TENETE MIA SORELLA, COSA LE AVETE
FATTO E PERCHÉ! No aspetta, il perché me lo posso
immaginare, MA TUTTO IL RESTO LO DEVI CONFESSARE!!!!!!”
Flynn
era impaurito, tremava e sudava tremendamente.
“Non
parlerò” disse spaventato.
“Ok,
ora ti voglio dire una cosa! Sai com’è vivere
tutta la vita in un castello isolata dal mondo e con la persona a cui
vuoi più bene che non esce mai dalla sua stanza e ti ignora
completamente per un motivo che tu neanche sai? Lo sai come ci si sente
a vedersi un giorno sparire tutto quello che hai di più caro
e non sapere neanche perché?!? O passare le intere giornate
a chiedersi cosa hai fatto di sbagliato, o se ci sia qualcosa che non
va in te?
E
poi scoprire che tua sorella ti ha sempre amato, tornare a ridere con
lei, sentirsi di nuovo amata, solo per vederla sparire contro la
volontà di entrambe una seconda volta?!?!” le
lacrime avevano cominciato a sgorgare dagli occhi della ragazza.
“Ti
prego, io voglio essere felice, voglio mia sorella! Per
favore!”
E
con grande sorpresa di Jack e Anna anche Flynn si mise a piangere. Era
un pianto strano, come se avesse voluto piangere da giorni ma si fosse
sempre trattenuto.
“Mi
dispiace Anna, mi dispiace da vero! Non volevo questo, non volevo
niente di tutto questo.”
Il
poverino si accasciò a terra.
Anna
si sedette d'avanti a lui.
“Flynn,
ti prego. Non ho mai avuto mia sorella. Ti scongiuro.”
“Ok…
É successo tutto un giorno, Rapunzel non stava quasi
più nel castello, era sempre fuori in viaggio, e io non la
vedevo quasi mai. Un giorno le chiesi il perché e lei mi
disse tutta la verità, di un certo Jack che le aveva
spezzato il cuore, ma mai abbandonata, e che mi amava,
ma…”
In
quel momento non ce la fece più a parlare, perché
la sua voce fu rotta dal pianto.
Jack
anche piangeva, e Anna pure.
Ognuno
di loro aveva un motivo diverso, ma il dolore era paragonabile.
Flynn
piangeva perché si sentiva tradito.
Jack
piangeva perché non sapeva che fare, e il sentirsi impotente
non gli piaceva.
Anna
piangeva perché la felicità gli era stata
strappata ancora una volta.
Flynn
fu il primo a smettere di piangere.
“L’ha
portata in un isola. Comunicavamo da lì attraverso lo
specchio magico rubato a una vecchia strega” disse respirando
forte.
“Un’isola
in mezzo al mare tra la Norvegia e la Danimarca, era una vecchia
prigione per i cattivi più spietati”
“Grazie,
ma come ci arriviamo?”
“Non
lo farete! Ci andrò io da solo!”
“Cosa?
No Jack no! É mia sorella!”
“Ma
Rapunzel vuole me! Sono io che devo farlo. Riabbraccerai tua sorella,
lo prometto!”
E
prima che la rossa potesse dire alcunché Jack
volò via.
Dopo
ore di ricerca Jack trovò l’isola di cui parlava
Flynn e vi si avvicinò.
C’erano
due guardie all’entrata, ma lui non ci fece nemmeno caso.
Entrato
dentro cominciò a cercare in tutte le celle.
Ma
più andava avanti più aveva paura.
Non
paura di non trovare Elsa, ma sopra ogni altra cosa, di cosa avrebbe
fatto se avesse incontrato Rapunzel.
Come
avrebbe reagito?
Insomma,
lei aveva imprigionato una ragazza innocente per giorni, e non una
ragazza qualunque, sua cugina!
Era
cambiata, ed era tutta colpa sua.
Jack
aveva paura, paura di non saper resistere alle forti sensazioni che lei
gli dava.
Finalmente
arrivò alla cella giusta.
Elsa
era lì dentro, seduta a terra con la testa appoggiata alla
parete e gli occhi chiusi.
Sembrava
quasi addormentata, ma parlava; sussurrava al vento il nome dello
spirito.
Jack
non perse un secondo, congelò la serratura sfondando la
porta con un calcio.
Elsa
aprì a fatica gli occhi.
Quando
vide Jack il cuore le fece un gran balzo.
Non
riusciva a credere che fosse lì da vero.
“Elsa!
Elsa dai andiamo, sono io Jack!” il ragazzo prese in braccio
Elsa che si avvinghiò al suo collo come una bimba fa con il
padre.
“Jack…
Sapevo che mi avresti sentita!”
“Ok,
però ora usciamo di qua!”
Lo
spirito si voltò e uscì.
Ma
non fece neanche due passi che una voce familiare lo colse alle spalle:
“Te
ne vai così presto Jack?”
Il
ragazzo si voltò piano.
“Non
vuoi salutare una vecchia fiamma?”
Jack
non riusciva a crederci.
Era
paralizzato, e gli scivolò quasi Elsa dalle braccia.
Le
gambe gli tremarono e cadde a terra.
Rapunzel
approfittò di questa sua distrazione per prendere Elsa dalle
sue braccia e portarla lontana da lui.
Questo
fece riprendere Jack.
“Rapunzel
ti prego! Lei non ha fatto nulla!”
“No,
è vero… Ma tu si! Tu mi hai spezzato il cuore
tanti anni or sono, e poi come se non bastasse mi sei stato sempre
accanto!”
“Come
lo…”
“Come
lo so? Andiamo Jack, io e te abbiamo sempre avuto una connessione, ecco
perché io ti posso vedere!”
“Quindi
hai sempre saputo che io c’ero” disse Jack con un
soffio.
“Si
Jack, e io sono andata a vedere le lanterne, perché era il
nostro sogno! Speravo che ti saresti fatto vivo!”
Jack
abbassò la testa e cominciò a piangere.
“Ti
ricordi quando piangevi perché nessun altro ti poteva vedere
Jack?” sorrise Rapunzel.
Jack
annuì.
“E
ti ricordi di come io ti consolavo stringendoti in un forte abbraccio
che donava più gioia a me che a te?”
Jack
annuì di nuovo.
“E
non ti mancano tutte le risate che facevamo insieme? Tutte le cosa che
dicevamo insieme? Il modo in cui tu congelavi tutto?”
“Si…”
“Ma
possiamo riaverli con noi! Devi solo pentirti di esserti innamorato di
lei!” disse puntando il dito contro la povera ragazza
tremante a terra.
Jack
sprofondò in un baratro di malinconia e solitudine.
Tutto
intorno a lui diventò nero e silenzioso.
Come
poteva scegliere?
Non
poteva.
Non
voleva!
Rapunzel
era stata la prima volta in cui si è sentito parte di
qualcosa, mentre Elsa l’aveva fatto sentire normale.
Amava
entrambe, era sempre stato così, e questa era una
realtà che non si poteva modificare.
In
quel momento, pensò a tutto quello che aveva passato con
Rapunzel e con Elsa.
Le
risate, i baci, le emozioni positive e negative.
Non
riusciva a vedere la minima differenza tra l’affetto che
provava per una o per l’altra.
Ricordò
quella volta al lago con Rapunzel e di come si fosse sentito euforico
nel sapere che lei lo vedeva, e della sensazione di calore che gli
aveva dato incontrare gli occhi di Elsa sul balcone.
Scorreva
ogni ricordo tentando di trovare il dettaglio che faceva la differenza.
Calde
lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance, impossibili da
trattenere, perché ora che la fine era vicina i ricordi
erano come coltelli conficcati nel cuore, come una cicatrice per anni
chiusa ma adesso riaperta, come qualcosa che sei costretto a fare ma
che fa male.
“Jack…”
La
voce di Elsa lo fece riemergere dai suoi pensieri, e alzò la
testa.
Era
così fragile, come una bimba appena nata, o come una bambola
di porcellana, che con un solo tocco si rompe.
I
suoi grandi occhi azzurri lo guardavano supplicanti non di salvarla, ma
di sceglierla.
Aveva
bisogno dell’amore di Jack più del cuore che le
batteva nel petto, e se non l’avesse ottenuto si sarebbe
spezzata.
Poi
lo sguardo di Jack si spostò verso Rapunzel.
Anche
lei aveva lo stesso guardo di supplica di Elsa, ma lei non dipendeva
completamente dalla decisione che Jack avrebbe preso.
Non
era stanca, sciupata e piccola, ma il suo amore per lui le aveva dato
la forza di muoversi contro un suo familiare.
Lei
cercava di fargli vedere che il suo amore lo meritava più di
chiunque altro, e l’aveva sempre fatto.
Rapunzel
aveva sempre fatto di tutto per ricongiungersi a Jack, persino
ricattare una persona, e poi sposarla.
Lei
meritava il suo amore.
Jack
fece un ultimo sforzo ripercorrendo per l’ultima volta i
ricordi, finché non si soffermò su uno in
particolare.
Aveva
preso la sua scelta.
Si
alzò a fatica.
Guardò
prima Rapunzel poi Elsa poi di nuovo Rapunzel.
In
fine guardò la regina di Arendelle e con le lacrime agli
occhi le disse:
“Mi
dispiace Elsa. Lei merita il mio amore”
Elsa
non disse niente.
Non
si mosse.
Non
pianse.
Non
urlò.
Continuò
solo a tenere lo sguardo fisso su Jack, come se sperasse in una sua
frase che ribaltasse la situazione.
“Jack!”
Rapunzel
era saltata al collo di Jack e piangeva di gioia.
“Jack,
ti ho ritrovato, ti ho ritrovato finalmente! Sapevo che non mi avresti
abbandonato di nuovo!”
Jack
affondò il viso nei capelli di Rapunzel.
Odoravano
di cannella, era sempre stato così.
Fin
da quando l’aveva conosciuta la prima cosa che aveva notato
erano stati i capelli.
Setosi,
lunghi e morbidi.
Jack
ci avrebbe giocato per ore.
Ci
affondò una mano dentro accarezzandoli e cullando dolcemente
la sua proprietaria.
“Ti
amo Jack”
Le
lacrime uscivano ormai a fiumi dagli occhi di entrambi.
“Ti
amo Rapunzel. E lasciarti è stata la decisione
più sbagliata della mia vita”
Jack
sapeva cosa doveva fare e aprì gli occhi guardando Elsa e
aumentando la pressione sul bastone da lui mai abbandonato.
Prese
un lungo respiro.
“Come
la più giusta è stata andare avanti”
Lo
spirito si divise da quell’abbraccio e fissò
Rapunzel in quei suoi grandi occhi verdi.
“Jack…”
“Perdonami”
Con
un rapido gesto del braccio il bastone venne a contatto con la pelle di
Rapunzel ghiacciandola.
Rapunzel
non sentì più niente, solo dolore e freddo, tanto
freddo.
Si
stava trasformando in una statua di ghiaccio.
Indietreggiò
e cadde in ginocchio.
Jack
la guardava ancora piangendo.
“Perché…”
riuscì solo a dire.
“Perché
non ho sentito niente quando ti ho rivista quella volta al tuo palazzo.
Solo
dolore per aver ferito una persona a cui ho voluto bene. Per aver
ferito uno splendido, bellissimo ricordo”
Rapunzel
non disse nulla, si limitò a guardare Jack.
Il
ragazzo tenne gli occhi fissi su di lei finché il ghiaccio
non le inondò il viso ghiacciando persino le lacrime.
Una
statua permanente.
Jack
non ce la faceva più a guardarla.
Non
ce la faceva più a sopportare il dolore di averla uccisa.
Così
guardò Elsa, che ancora non gli aveva tolto gli occhi di
dosso.
Jack
le si avvicinò, e senza dire una parola la baciò
sollevandola da terra.
Quel
bacio fu qualcosa di… Naturale.
Non
fu unico, ne incredibile.
Solo
pieno di amore, fiducia e speranza.
In
quel momento un piccolo raggio di luna filtrò dalla finestra
della cella andando a scontrarsi con la pallida pelle di Elsa.
Jack
guardò la luna.
Era
bellissima.
Grande,
luminosa e splendente.
Proprio
come Elsa.
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