Illusione imperitura

di Kimihiro
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Quanto tempo era passato ormai? Forse poco più di un paio d'anni e ognuno di questi era stato straziante: ogni giorno e ogni respiro erano equivalsi ad attimi di tristezza, morse dolorose. L'unico elmento che gli era rimasto come ricordo di lei altro non era che quel mazzo di carte per cui tanto avevano lottato in passato: le magiche carte di Clow, ormai diventate quelle di Sakura.
Gettate sul fondo di un cassetto a prendere polvere, le carte erano tormentate dal loro dolore silente: nessuno poteva udire le loro voci strazianti. Nessuno ne era in grado, eccetto Shaoran e questi preferiva ignorarle. Loro avevano perso la loro padrona, ma Shaoran era rimasto privo di qualcosa di molto più prezioso e, sebbene fosse l’unico in grado di comunicare con le carte, giacché i loro guardiani erano ricaduti nel loro sonno perpetuo sulla copertina del libro dei tarocchi magici, preferiva fingere di non notare i loro lamenti e continuare a crogiolarsi nel dolore, piuttosto che condividerlo con le uniche entità in grado di capirlo almeno in minima parte. Si era accorto di essere in grado di attingere al potere delle carte di Sakura sin da qualche giorno dopo rispetto alla prematura morte di quest’ultima, ma si era servito di questa facoltà soltanto una volta e solamente una carta era stata in grado di destare il suo interesse: La carta dell’illusione.
L’occasione in cui se ne era servito, era stata esattamente quello stesso giorno di Aprile di due anni prima: il giorno del compleanno di Sakura, che era venuta a mancare proprio ad una settimana dall’anniversario della sua nascita. Shaoran, con il cuori in frantumi per la ferita recente che il fato gli aveva inferto, aveva liberato volentieri The Illusion dalle sue catene per conservare, almeno in parte, una parvenza di quello che era stato il legame più importante della sua vita, reciso così nettamente da una serie sfortunata di eventi. Se ne pentì subito dopo: quei pochi minuti di aspra felicità gli costarono caro. Tornare alla realtà che non comprendeva più la giovane Kinomoto, che non era più ravvivata dal suo tenero sorriso, dopo aver creduto nuovamente di averla riottenuta, fu il colpo di grazia per la sua fragile stabilità mentale. Chiusosi sempre più in se stesso, aveva completamente tagliato i ponti con tutte le persone, i luoghi e le atmosfere permeate dalla sua presenza. Aveva fatto ritorno in Cina, senza avvertire nessuno delle sue intenzioni. 30 Aprile, data odierna. Aveva aspettato tanto tempo prima di prendere quella drastica decisione, la scelta di terminare la sua esistenza, che ai suoi occhi aveva perso del tutto di significato con la dipartita di Sakura. In quei due anni si era del tutto convinto che fosse la scelta giusta da compiere e l’avrebbe fatto nel modo più dolce che gli venne in mente: si sarebbe servito ancora una volta della carta dell’Illusione, questa volta, tuttavia, sarebbe stata sicuramente l’ultima. La recuperò dal cassetto e con entrambe le mani la portò all’altezza del cuore, concentrandosi solo sull’effetto che voleva che il tarocco sortisse. Il cerchio magico si spalancò in prossimità dei suoi piedi, illuminando completamente il luogo circostante, fino ad allora oscuro. << Ti prego, Illusion, mostramela nuovamente, proprio come hai fatto due anni fa, e fai che questa volta la distorsione della realtà duri per tutto il resto della mia vita >> supplicò, con un fil di voce.
Si sentì mancare le forze, mentre ogni goccia della sua energia mistica si prosciugava. Non aveva richiesto una cosa semplice e la carta magica pretese ogni particella del suo potere per attivarsi.
<< Vedo che non sei riuscito a dimenticarmi, ne sono felice >>, eccola in tutto il suo splendore, il volto della sua amata era irradiato da un sorriso soddisfatto e amichevole. L’ologramma di Sakura avvolse con le sue spire il corpo del giovane Li. << Ora staremo insieme, per sempre >>, concluse premendo le sue labbra su quelle livide di Shaoran, che si sentiva felice per la prima volta dopo tanto tempo, nonostante sapesse che quella non era la vera Sakura. Un ultimo bacio, un bacio arsenico e poi più nulla.




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