Rit
Disastro
artistico. Un uomo
cammina con la testa incollata sul petto, lanciandosi in spregiudicati
discorsi sull'estetica e la tecnologia. Ma lui non riesce a percepire
la verità.
La verità?
Quale verità?
Le verità?
Molteplici verità?
Qualcuno ci vuole insegnare la verità?
Ignoranza?
Ignoranza!
E nonostante il cielo cada a pezzi, l'uomo è determinato.
Corre,
parla, si arrampica e illustra progetti sporchi di sangue. Tutto questo
in una metropoli alternativa che respira e colpisce i suoi abitanti,
una
città che vomita cemento e alberi. L'illustre sindaco
è
ormai uno strano oggetto multicolore, che striscia e mastica legno
creato da bizzarri mostri. Non esiste una via d'uscita, o forse
sì. Quella vecchia strada... Quella via che non conosce
nessuno,
ma che in realtà conoscono tutti. E non lo ammettono,
proprio
no. Vanno contro le origini delle loro conoscenze per esibire una falsa
ignoranza che si insidia nei più giovani e li divora. Uno
strano
virus che contagia anche gli animali; e si deve assolutamente parlare
di essi. Creature radioattive e veloci, che badano solo
all'essenza primaria delle cose.
Istinto.
In un vecchio garage c'è chi rievoca il passato, chi suona
hardcore punk e chi gioca con aghi, siringhe e sostanze. In un caleidoscopio di rumori
qualcosa esplode. Giovani resistenti preparano la polvere da sparo,
mentre il locale crolla.
"Vedranno i cittadini di che pasta siamo fatti!".
Tra tanti tentativi di rivolta, pochi andavano a segno. Una volta un
ragazzino ha distrutto il pianoforte del vicesindaco e si è
scatenata l'apocalisse. Apocalisse che però era
già stata individuata dal mago che vive tra fumi blu e LSD.
"Una volta arrivati qui non vorrete più tornare a casa".
Così recita il cartello alle porte della città. E
chi siamo noi per dargli torto? Tutti vorrebbero vivere in una
città piena di musicisti, animali, finti ribelli, veri
rivoluzionari e tossicodipendenti.
Il frastuono giornaliero è garantito, esattamente come sono
garantite le allucinazioni che scompongono la faccia del barista in
tanti piccoli frammenti.
"Vieni ragazza mia, urliamo insieme, rompiamo qualche vetro e
osserviamo il fiume mentre respira e si agita come un dannato".
Di chi sono queste parole?
Difficile rispondere. Quasi impossibile. Ma, in fondo, a chi importa?
E quindi, in un battito di ciglia, con il suono di una chitarra
elettrica in sottofondo e nel bel mezzo di una terribile e meravigliosa
allucinazione, cala il sipario.
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