Schegge di me - Raccolta oneshot

di Shayleene
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Genere: mistero, suspance (ispirato alla poesia di Hugo "Clair de lune")

TITOLO: Claire de lune  

 

  La lune était sereine et jouait sur les flots. -
La fenêtre enfin libre est ouverte à la brise,
La sultane regarde, et la mer qui se brise,
Là-bas, d'un flot d'argent brode les noirs îlots.  

 

La figura elegante ed eterea della regina si alzò dal letto a baldacchino sul quale era distesa, spostando le coperte rosse che coprivano il suo corpo dalle curve morbide e sensuali. La brezza della notte che proveniva dalla terrazza le accarezzò la pelle ambrata che non era protetta dalla sottile vesta di seta del colore del tramonto. Meryem lasciò vagare il suo sguardo nella camera da letto lussuosa della sua residenza, sospirando debolmente quando alla luce della luna vide che era completamente vuota.
L'aveva lasciata sola un'altra volta. Se non si fosse sentita così delusa sarebbe potuta essere una situazione persino buffa: lei, la ragazza che tutti gli uomini desideravano follemente al punto di essere disposti a compiere persino follie per lei, data in sposa al re che non la degnava della minima attenzione. I primi mesi era andato tutto per il meglio. Si comportava da marito premuroso, la portava con sé durante le battute di caccia e gli incontri diplomatici, la sera la passava insieme a lei.
Sorrise amaramente, sfiorando con delicatezza il braccialetto di pietre preziose che le aveva cerimoniosamente regalato davanti ad una folla in giubilo per la lieta novella del loro primo figlio. Peccato che se da un lato quel bambino aveva rappresentato il futuro del loro regno, allo stesso tempo aveva anche dato fine ad ogni felicità della propria madre.
Tutto ciò che desiderava il re era un erede, e una volta ottenuto quello non era diventata altro che una bella statuina da esibire ai ricevimenti più mondani e alla quale far ricevere i soliti apprezzamenti dettati dai convenevoli. Non più un gesto d'affetto, discorsi ridotti al minimo e che per lo più consistevano in ordini secchi. Meryem possedeva tutto ciò che le altre ragazze avrebbero voluto: una villa enorme in cui vivere, servi che eseguivano ogni suo minimo capriccio, abiti eleganti e gioielli sfarzosi che avrebbero fatto impallidire i nobili di mezzo regno. Tuttavia loro non erano consapevoli che ognuna di quelle meraviglie aveva un prezzo molto alto, e quel prezzo era la libertà.
Non era stata libera di scegliere con chi sposarsi, dato che il principe divenuto re aveva deciso per lei. Nonostante questo aveva provato con tutta sé stessa ad amarlo, e come risultato era stata utilizzata per meri scopi politici e poi accantonata come uno straccio vecchio. Non poteva frequentare chi voleva, costretta ad abbandonare tutti i suoi vecchi amici. Non le lasciavano neppure svolgere i passatempi che preferiva, giudicandoli poco idonei ad una regina.
Sarebbe morta così, nell'indifferenza più totale? 
I suoi piedi nudi camminarono sul tappeto soffice, e un passo dopo l'altro si avvicinò alla porta che dava sul terrazzo. Posò le mani sull'elaborato parapetto, osservando dall'alto il lago illuminato dalla luce lunare che si estendeva placido a poca distanza dalla sua residenza.
 

De ses doigts en vibrant s'échappe la guitare.

Elle écoute... Un bruit sourd frappe les sourds échos.
Est-ce un lourd vaisseau turc qui vient des eaux de Cos,
Battant l'archipel grec de sa rame tartare ?

 


In un'esistenza così infelice, vi erano poche cose che riuscivano a rasserenarla scacciando almeno per un po' di tempo quelle nuvole grigie e fosche che oscuravano perennemente il suo giovane cuore. Suo figlio era uno di questi. Non poteva vederlo quasi mai, fagocitato com'era dal mondo diplomatico che lo costringeva alla tenera età di cinque anni a seguire lezioni noiose sulla politica e la guerra, ma quelle rare volte in cui riusciva ad incrociare i suoi ridenti occhi scuri e che poteva sentire le sue manine calde che la stringevano, si sentiva finalmente completa. 
L'aveva generato lei quel piccolo miracolo, e nonostante le fosse stato tolto quasi tutto ciò che veramente c'è di prezioso nella vita di una donna, nessuno le avrebbe potuto strappare quella piccola creatura che così tanto le somigliava. I ricci capelli neri che lottavano ribelli contro il pettine, i suoi grandi occhioni neri come la pece dalle ciglia folte, persino la pelle ambrata che pareva baciata dal sole.
Ciò che aveva preso invece dal padre era il corpo che già allora era più statuario e massiccio di altri suoi coetanei e l'amore per le battaglie. Meryem ne soffriva, desiderando per suo figlio un futuro migliore nel quale non rischiasse di essere ucciso da un colpo di spada o persino avvelenato nel sonno, ma anche in quel caso il potere le aveva tolto ogni libertà.
Ma c'era un'altra cosa che riusciva a riappacificare il suo cuore sofferente, ed era proprio la vista del lago. I piccoli isolotti al centro erano solo delle macchie indistinte nel cuore della notte, ma a volte la luna ne schiariva i contorni e l'acqua che si rinfrangeva su di essi.
La regina chiuse gli occhi, accogliendo con serenità i rumori portati dall'oscurità. In lontananza un gufo pareva declamare i presagi che riusciva a vedere con i suoi grandi occhi ambrati, le lunghe foglie delle palme frusciavano tra loro mosse da un debole venticello che increspava anche le acque, il cui sciabordio giungeva ben distinto fino a lei.
Tuttavia vi era anche un altro suono che non riuscì a riconoscere immediatamente. La sua mente, che al contrario del suo corpo non poteva essere imprigionata, cominciò a lavorare. Davanti a sé, sulle acque del lago nascoste in parte dagli alberi, si immaginò un ampio vascello simile a quello che giungeva dagli Inferi per condurre con sé le anime dei morti. I lunghi remi manovrati da spiriti dannati che fendevano le onde seguendo il ritmo di un potente tamburo suonato da un guardiano feroce, il lucido ponte in legno assiepato da ombre agitate di coloro che in vita erano stati uomini e che ora non erano altro che un ammasso di ricordi ed emozioni. Le cupe vele nere si gonfiavano orgogliose anche nell'assenza più totale di vento, e l'imbarcazione svaniva silenziosa com'era arrivata, senza lasciare traccia.
 

Sont-ce des cormorans qui plongent tour à tour,

Et coupent l'eau, qui roule en perles sur leur aile ?
Est-ce un djinn qui là-haut siffle d'une voix grêle,
Et jette dans la mer les créneaux de la tour ?

 


L'idea era talmente inquietante e spaventosa che Meryem si affrettò a sostituirla con qualcosa di più gioioso. Allora la prima cosa che le venne in mente furono i maestosi gabbiani dal delicato piumaggio bianco e il becco di un arancione vivido che pareva riflettere i raggi lunari, che con le loro lunghe ali resistenti tracciavano dei solchi nell'acqua disegnando delle figure misteriose di cui nessuno avrebbe mai potuto comprendere il significato. I volatili le erano sempre piacuti. In un certo senso incarnavano quell'ideale di indipendenza e libertà che lei non possedeva e che tuttavia desiderava ardentemente.
Avrebbe voluto essere come loro, poter un giorno dispiegare le ali al vento, librarsi leggera nell'aria e volare via, da tutto e da tutti, esplorando quel mondo immenso di cui ne conosceva solo una parte infinitesimale. Scoprire veramente chi era, chi sarebbe diventata se la sua anima non fosse stata imprigionata dalle catene di spine del potere.
Allo stesso tempo c'era una parte di lei che tuttavia non voleva abbandonare quel luogo, perché desiderava proteggere suo figlio. Non avrebbe permesso che venisse trasformato in un uomo senza pietà né sentimenti come era suo padre, pronto a tutto pur di non perdere nemmeno un pizzico del suo immenso potere. No. Gli avrebbe insegnato il valore dell'amicizia che fa vincere anche le difficoltà più insormontabili, l'importanza dell'amore che dona umanità e coraggio. Persino il vero significato della paura, che non era un'emozione da codardi come tutti continuavano a ribadire, ma una compagna che bisognava riconoscere e che permetteva di vivere veramente.
Fece scivolare via anche quel pensiero, sentendo che i suoi occhi stavano minacciando di liberare le lacrime che lei fieramente cercava di nascondere.
Magari poteva essere un djinn, quei piccoli genietti che potevano assumere ogni forma che preferivano e che esaudivano i desideri di chi riusciva a trovare la conchiglia in cui si nascondevano durante il giorno per sfuggire agli umani. Poteva quasi vederlo davanti a sé, un affascinante giovane a petto nudo, con un gilet e dei pantaloni morbidi con una fascia alle caviglie che sorvolava pigramente sulla superficie liquida lanciando dei ciottoli e comunicando con le creature marine. Chissà se, vedendola appoggiata al balcone con l'aria sconfortata, si sarebbe impietosito e sarebbe giunto fino a lei permettendole di esprimere un suo desiderio. Cosa avrebbe chiesto allora? Ci pensò qualche istante rivivendo quel lungo periodo dal giorno in cui era stata scelta come futura sposa, e seppe per certo che avrebbe desiderato di tornare indietro nel tempo e che un altra fanciulla venisse designata come consorte del principe. 
Avrebbe potuto vivere serena, lontana da ogni intrigo del potere. Certo, non sarebbe stata immune da ogni tipo di sofferenza, ma sentiva che almeno avrebbe avuto al suo fianco un uomo che si sarebbe preso cura di lei.
 

Qui trouble ainsi les flots près du sérail des femmes ? -
Ni le noir cormoran, sur la vague bercé,
Ni les pierres du mur, ni le bruit cadencé
Du lourd vaisseau, rampant sur l'onde avec des rames.


La luna si innalzò nel cielo, splendendo ancor più di prima. Meryem ora riusciva a sentire perfettamente il rumore che prima pareva un semplice raschiare, ma che ora pareva quasi il suono di grossi massi lanciati nell'acqua. Il suo spirito si fece inquieto, presagendo qualche avvenimento nefausto che stava accadendo sotto i suoi occhi ma che lei non riusciva a vedere.
Il freddo la assalì di colpo, facendole stringere le braccia attorno al suo busto per ripararsi dal vento che minacciava di spazzarla via cercando di farla cadere dalla terrazza. I suoi lunghi ricci scuri ondeggiavano come alghe scosse dalle correnti marine, come raggi di un sole nero che si agitano in un miraggio. 
Lo sguardo le cadde sulla sponda sinistra del lago, e fu allora che notò delle figure che stavano trascinando a fatica dei grossi sacchi. Nonostante non fossero vicinissimi la regina riconobbe la particolare armatura dei soldati del suo esercito, e per un attimo rimase perplessa. I sacchi prima parevano inerti, ma più i soldati si avvicinarono all'acqua spumeggiante e più questi iniziarono a muoversi, riempiendosi di rigonfiamenti.
L'aria trasportò alle sue orecchie un cupo lamento che le fece venire la pelle d'oca. Sembrava l'uggiolio di un cane ferito, lo stridio di un corvo colpito da una freccia, il debole ringhio di un orso che sta per morire.
Meryem strinse le mani sul parapetto, congelata dal terrore. La sua mente lavorava frenetica per cercare di trovare una spiegazione logica a ciò che stava accadendo.
Vide i soldati assicurare una corda attorno al nodo fatto in cima ai sacchi, e legare alla corda dei pesanti massi che erano disposti sulla riva. A coppie sollevarono un sacco alla volta, immergendosi nell'acqua fino ai polpacci e lanciando ciò che avevano tra le mani nel lago, guardandolo sprofondare rapidamente per mai più riemergere.
La ragazza fece un passo indietro portando una mano davanti alla bocca, terrorizzata. Sapeva che la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi nascondeva un mistero terribile macchiato dal sangue, e non voleva credere a ciò che la sua mente razionale le stava suggerendo. 
Tuttavia, il colpo di grazia e la conferma alla sua teoria li ricevette quando uno dei sacchi si aprì poco prima di finire in acqua, mostrando chiaramente alla luce della luna una testa e un braccio che tentava disperatamente di sfuggire a quella tomba di tessuto che avrebbe custodito per sempre il suo corpo nascosto nei fondali del lago. Soffocò un grido d'orrore, iniziando ad arretrare senza staccare per un attimo gli occhi dal massacro che stava avvenendo davanti a lei.
-Mi dispiace- disse allora una voce che conosceva fin troppo bene. -Ma temo che non sia idoneo per una regina assistere a spettacoli del genere.- 
Prima di riuscire anche solo a girarsi per guardare negli occhi suo marito, quello stesso marito che aveva permesso un abominio del genere, venne colpita da qualcosa di duro alla nuca, perdendo i sensi.
Quella notte, un corpo in più del dovuto venne lasciato affondare nel lago, le cui acque ne avrebbero custodito per sempre il segreto.

 

 

Ce sont des sacs pesants, d'où partent des sanglots.
On verrait, en sondant la mer qui les promène,
Se mouvoir dans leurs flancs comme une forme humaine... -
La lune était sereine et jouait sur les flots.

 


Sì, è inquietante. Ma quella poesia mi piaceva troppissimo, dovevo assolutamente farne una oneshot!!! Come vi è sembrata? *-*  

 

 





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