Si me amas! 1
Si me amas!
- I -
Qui amant ipsi sibi somnia fingunt - Virgilio
"Gli innamorati si creano i sogni da sé"
Manius era giunto col fiato rotto
sullo sterno all’ora undicesima, quando Apollo flautava il fiato
caldo sul guado rosso e arrabbiato dell’orizzonte- l’urbe
sfrigolava sotto il suo sguardo, abbaiava gioiosa in attesa dei fumi
della sera. “Per Giove!”, le aveva detto, e aveva stirato il volto grezzo e buono tagliandolo a metà dove fioriva un sorriso storto, “Per Giove!”.
Manius arrivò chiamandola
Afrodite, tenendo a palmo i fregi della terza legione e le guance
sudate e peste e stanche- prese la mano di lei, che era una lupa
e faceva quello che gli dei le avevano sussurrato di fare. Si spogliava
di veli superflui e diceva di venire da Creta, e se per altri era una
prostituta dagli occhi tristi in lei il legionario vedeva solo calore e
luce.
“La mia Afrodite!”
abitava là dove le insulae sapevano ancora di fumo e fiamme, sul
piano terzo- che osservava e ascoltava i gemiti dei clienti e gli
ansiti che scappavano di volta in volta, tenendo il fiato quando il non
più giovanissimo Manius inforcava le scale in coppia, arrivando
con l’ardore d’un fanciullo e baciando la greca anche
quando non avrebbe dovuto.
Aveva mani grandi e brune, la
stringeva tanto forte prendendola con una dolcezza rozza e contadina,
tirandole i capelli per poi farci una carezza. La lupa ricordava un
bisbigliare rotto e incomprensibile, un lieve borbottare di risa e
l’insistenza nel voler rimanere ancora un poco a parlare della
guerra e della pace, della gente e del bene e del male.
“Ti prego, Manius, piantala”, gli andava dicendo quando lui le baciava le mani e diceva che sapevano di grano, “a che ti serve?”, lui rideva con quegli occhi tanto lucidi, facendosi bello con nulla.
Erano le calende di marzo, e il
legionario batteva la polvere e gli umori di una Roma bella e sbronza.
L’aria iniziava a prendere la porpora dei vecchi viandanti di
mare, lo sforzo gioioso della terra che tende le braccia al nuovo sole
di Gaia, e a lei dava le stelle più limpide e belle.
- Afrodite?- il soldatino si
fermò sulla soglia, respirando ferro e cenere, le labbra tirate
in un insolito trattenersi e ancora sporche del nuovo sole; pareva
tanto giovane e teneva nel petto il cuore d’un bambino quando le
si avvicinò lasciando cadere un fagotto sul suo grembo. –
I gioielli di Verecondo costano troppo, ahimè*.-, e tirò fuori una sinfonia di borbottii, tutti diretti allo stupore nascosto della donna.
Cadde un boccolo scuro a coprire il regalo, lo scostò subito.
Viene dalle terre dei morti e delle
nebbie, pensò, viene dal ferro dei fabbri del nord!;
rigirò il monile fra le mani, che era comunque bello e
dignitoso, le dita consumate dal lavoro andarono a seguire le incisioni
gonfie e belle.
- Ora voglio sapere il tuo nome.-
Manius si sedette, pose cinque sesterzi sul tavolo. Non voleva far l’amore.
Afrodite, che avrebbe tanto preferito farsi chiamare Antinea,
sospirò e prese con sé l’aere sorridente
d’una città sorniona, e parve bella come quei capolavori
del buon Lisippo mentre gli dava dello sciocco e s’inumidiva gli
occhi e li sentiva caldi e vivi dopo che la malinconia aveva tentato di
mangiarli. Afferrò un sorriso ed un broncio, il regalo e Manius
tutto intero –che ancora rideva e non poteva far altrimenti: pianse unpoco, non se ne pentì.
Note (importante!):
Da come si evince, si tratta di una
raccolta che vedrà, in ogni capitolo, un tipo di amore
differente costudito nel tempo della Roma Antica. Ogni singolo capitolo
sarà a sé stante, quindi può accadere che ve ne
sia uno più lungo e dettagliato perchè lo richiede la
trama, come uno più semplice- come questo, direi! Spero in ogni
caso che possa interessare un poco, cercherò di inserire
dettagli particolari ogni volta: *mi
sono voluta concentrare sul regalo piuttosto che su altro, in
realtà. I romani erano soliti si far regali alle loro donne, ma
non certo fiori (che erano indirizzati più ai morti!).
Preferivano gogielli, articoli di toeletta o bei vestiti. Fra i primi
vediamo comparire dei bellissimi bracciali a forma di serpente, che si
arrotolavano attorno al braccio, ed erano ovviamente decorati di
pietre: una ghiotta possibilità per ogni ladro della
città.
Spero vivamente possa essere
piaciuto! Lasciate un commentino, mi farebbe molto piacere :) Accetto
volentieri qualsiasi consiglio.
Grazie, un abbraccio,
Blacket.
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