«E alla fine ci
hanno sparato al petto, mentre io e Enj stavamo fianco a fianco - le
barricate erano ancora in piedi, ma ogni sacrificio in quella triste
notte è stato vano. E così si è conclusa la nostra rivoluzione»
La caffetteria era
chiassosa, illuminata dalla luce del mezzogiorno, e ricolma di
studenti; era un giorno come gli altri, in quel college francese.
Tutti si stavano godendo la
pausa dopo i corsi del mattino,
mangiavano e chiacchieravano allegramente – tutti ad eccezione di
un solo tavolo: l'angolo degli Amis era circondato da un silenzio
inusuale.
Tutto il gruppo, il
silenzioso interlocutore di Grantaire, lo guardò ancora per qualche
secondo, gli occhi ancora sbarrati e i corpi inconsciamente protesi
verso l'amico, come a voler cogliere ancora più dettagli di quella
storia assurda e ormai terminata – non riuscivano ancora a
crederci.
Dopo qualche
silenzio di secondo, i ragazzi rivolsero tutti insieme lo sguardo
verso Enjolras - e solo per scoprire che l'amico non aveva neanche
alzato lo sguardo dal suo libro di Ideologia e Legittimazione
Politica.
«È da ormai un
mese che ha questo sogno ricorrente» disse semplicemente Enjolras,
per nulla scosso, mentre girava una pagina del suo saggio.
«Ma come! E pensare
che sono morto per te, sotto i colpi di fucile dei soldati francesi!»
replicò drammaticamente l'altro, portandosi una mano al petto.
«Senza dubbio, R –
e io continuerò comunque a credere che tu ti sia fatto
impressionare da quel tuo ultimo compito per la professoressa di
Storia dell'Arte Moderna»
«Quante riprovevoli
menzogne!»
«R, hai persino
dipinto un paio di quadri sulla Rivoluzione Francese in queste ultime
settimane. E hai anche preso degli ottimi voti» intervenne Marius -
il suo tono non mancava di benevolo divertimento.
Enjolras non alzò
neanche allora gli occhi dal saggio, e nemmeno si concesse un
sorrisetto benevolo come quello di Marius – si limitò a girare
un'altra pagina e a passare all'amico una tazza di caffè.
Grantaire trattenne
a stento un brontolio insoddisfatto – Enj riusciva sempre a
togliere il divertimento da ogni
cosa.
«Lascia perdere i
sogni e cerca di studiare un po' per i tuoi prossimi esami, piuttosto
– non hai Metodologia della Critica dell'Arte tra meno di un mese?»
Grantaire lo fissò
finché Enjolras non alzò lo sguardo.
«Scusami tanto, ma
forse questo caffè è amaro...?»
Senza interrompere il contatto
visivo, Grantaire bevve un lungo sorso dalla sua tazza e arricciò le
labbra in un sorrisetto beffardo.
«Mh... no. Allora
sei per forza tu, Enj»
Be', se non altro,
Grantaire riuscì a guadagnare almeno un'occhiataccia, in quella
pausa pranzo.
«Non capisco come
possiate essere così tranquilli» disse Joly, spezzando il silenzio
con un tono teso che ben si accostava con i movimenti nervosi delle
sue mani: aveva posato e ripreso tra le dita la sua forchetta almeno
sei o sette volte negli ultimi cinque minuti – sì, Grantaire aveva
tenuto il conto.
«Insomma, io ho un
esame di Anatomia Patologica tra cinque settimane e sono disperato –
non lo passerò mai»
Combferre, seduto al
suo fianco, gemette e nascose il viso tra le braccia conserte.
«Anatomia
Patologica...» disse poi, sofferente, con un filo di voce.
Jehan si concesse un
sorriso leggero, nascosto dietro il suo libro di poesia tedesca, ma
non disse nulla; lui era esattamente in pari con gli esami, e i suoi
amici adoravano lagnarsene in qualsiasi occasione.
Marius rise: «Il
college è inclemente, amici miei»
Courfeyrac stava
scorrendo i suoi appunti dall'inizio della pausa pranzo – i suoi
esami erano molto, molto vicini.
«Gavroche è così
fortunato, e non se ne rende conto» disse, sospirando «Bene, è
meglio che io vada in biblioteca – ho ancora un mare di appunti da
riguardare. Ci vediamo dopo le lezioni!»
Anche Joly e
Combferre si alzarono dal tavolo, scambiandosi un sguardo sofferente,
e uscirono dalla caffetteria borbottando di nomi e cose
incomprensibili.
Grantaire ed
Enjolras uscirono subito dopo – anche se sarebbe più corretto dire
che Grantaire trascinò fuori l'amico per la giacca, mentre
quest'ultimo non aveva ancora staccato gli occhi dal suo saggio – e
presto anche il resto del gruppo li seguì.
Al tavolo rimase
solo Marius, l'unico che non avrebbe avuto lezioni nel pomeriggio.
«Sedie vuote e
tavoli vuoti...» sospirò infine, rassegnato, e si alzò in
silenzio.
Per fortuna lo
attendeva un piacevole pomeriggio in cui lui e Cosette avrebbero
studiato insieme.
Forse il college non
era poi così inclemente, tutto sommato...
Note
Vorrei iniziare
ringraziandovi per aver letto questa breve oneshot, e per la buona
volontà con cui state anche leggendo le note finali – in cambio,
vi prometto che sarò breve.
Pur non essendo
neanche lontanamente una storiella degna di qualcosa, vorrei comunque
dedicarla, in occasione del suo compleanno, alla carissima Chiara (la
quale, ci tengo a specificarlo, è anche l'unico motivo per cui
questa oneshot è stata pubblicata; se fosse stato per me, questa
oneshot probabilmente non avrebbe mai lasciato l'archivio del mio
portatile!)
L'ultima cosa che
ritengo importante precisare è questa: sì, sono perfettamente
consapevole del fatto che il tentivo di rivalsa degli Amis non faccia
parte della Rivoluzione Francese, ma ho consciamente preferito
inserire quest'ultima nella storia al posto dei moti del '32
semplicemente per l'importanza e la frequenza con cui questo
argomento di storia è trattato nei corsi universitari - con
particolare considerazione all'ambientazione e non all'esattezza
storica (in questo universo, d'altronde, la rivoluzione non è che un
sogno di Grantaire!).
Vi ringrazio ancora
una volta per essere arrivati fino a qui!
Luna95.
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