Quello che più mi manca

di Dregova Tencligno
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Quello che più mi manca


Quello che più mi manca
è sentire te al mio fianco.
Quello che più mi manca
è il modo adorabile di agitarti mentre dormi,
sono le rughe sulla tua fronte quando ti arrabbi,
quando difendi il tuo territorio.
 
Sono costretto a starti vicino,
è il cuore che mi comanda la strada da percorrere.
Ma ogni volta che busso ai tuoi cancelli
la porta è sempre chiusa,
sbarrata,
protetta da un leone alato che mi taglia la via.
 
È un’ingiustizia amare chi non ti ricambia,
ma sarei disposto a patire le pene dell’Inferno.
Ho già provato sulla mia pelle le sue fiamme,
e le sentirò accarezzarmi, le vedrò ardere
giorno dopo giorno, fino alla fine.
 
Quello che più mi manca
sono i tuoi occhi,
udire la tua voce.
Quello che più mi manca
è gustare lentamente il sapore delle tue labbra,
avere nella mia mente il tuo odore impresso.
Quello che più mi manca
è stringere la tua mano e sentire le tue dita intrecciate alle mie.
 
Con te vicino
non sento la mancanza del me passato,
del me che carca di sopravvivere in un mondo che gli fa provare il nulla.
Tu sei il fulmine a ciel sereno.
Tu sei il dono che mi fa amare il novo giorno che verrà.
Tu hai mutato il mio sopravvivere in vivere.
Con te vicino
non riesco a pensare ad altro se non a come compiacerti
perché, senza una volontà da parte tua,
hai imposto la tua presenza in me.
 
Quello che più mi manca
è sentire il cuore muoversi al tuo tocco,
tu che sei il mio Principio Primo,
tu che sei la mia Stella Polare,
tu che sei io mio Sorgere e il mio Estinguersi.
Quello che più mi manca
è pensare come quando eravamo ragazzini
imperfetti nella nostra concezione di perfezione.
 
Sono passati interi anni,
tanti anche se mai saranno un secolo,
e non ho mai smesso di amarti
come quando ti ho vista ridere salendo e scendendo nel moto infinito dell’altalena.
Attaccata spasmodicamente a quel ramo.
Di quella quercia.
Abbracciata a quel silenzioso spettatore dei nostri baci rubati,
dei nostri pensieri sussurrati nelle ombre dell’imbrunire
aspettando la flebile luce dei lampioni l’uno accanto all’altra.
 
Quello che più mi manca
è attendere al tuo fianco la calda alba.
Quello che più mi manca
è il camminare insieme.
Quello che più mi manca
è l’odore delle vesti che hanno toccato il tuo corpo, così fortunate,
sentire il loro sapore salato scivolarmi nella gola,
ardere nell’addome,
svegliare in me il mostro che tu hai adorato vedere.
Giorno dopo giorno,
fino alla fine.
 
Tutto è rimasto di te in me.
Eccetto il tuo corpo sepolto ai piedi di quella quercia che sopravvivrà ad entrambi.
 
Quello che più mi manca
è la forma del tuo corpo accanto al mio,
e stretto al mio, nel letto che ha assecondato i nostri movimenti,
che custodisce ciò che siamo stati.
 
Quello che più mi manca
è vedere il tuo riflesso alle mie spalle
mentre pettino i capelli bianchi e radi della mia età.




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