Tienimi
dentro te
quando
lo chiami Amore
digli
la verità
digli
chi c'hai nel cuore.
Tienimi
Dentro Te – Antonello Venditti
L’aveva guardata per gran parte della settimana tra una
ripresa e un’altra. L’aveva vista sorridere, appendere il muso, mangiarsi le
unghie e subito sbuffare ben sapendo che non doveva farlo. L’aveva vista
arricciare intorno alle dita ciocche dei suoi lunghi capelli biondi, una volta
mossi, una volta lisci a seconda delle riprese, addormentarsi sul divano della
Sala Relax.
Lui l’aveva guardata sempre, in ogni momento. Con discrezione e
attenzione.
E l’aveva guardata anche quando, sorridente, era corsa tra
le braccia del fidanzato giunto a farle una sorpresa e quel giorno avrebbe
preferito non guardare le mille e mille espressioni che avevano attraversato il
suo volto. Si era persino finto contento di quell’improvvisata quando lei si
era avvicinata anzi, era corsa da lui a raccontarglielo.
La stava guardando anche adesso, a riprese concluse, mentre parlava e scherzava
con gli altri poco distante da dove stava lui. Con la schiena appoggiata ad una
colonna di legno, contava nella testa il numero dei passi che li separava e in
quanto tempo avrebbe azzerato le distanze, strappandole poi un bacio davanti a
tutti.
E lo avrebbe fatto, lì, in quel momento. Lei era sua, lo era
sempre stata e sempre lo sarebbe stata.
Fanculo!
«Dovresti smetterla di guardarla così, lo sai. – Alla sua
sinistra stava sopraggiungendo Daniel con due bicchieri di birra e uno sguardo
di rimprovero. – Se c’è una cosa che ho imparato a fare in questi ultimi anni è
stata imparare a leggere ogni vostra singola mossa, anche quelle che non fate
ma pensate solamente.»
«Allora potresti iniziare a leggere le carte se sei così
bravo come dici, Daniel.» ringhiò a mezza bocca facendosi sentire solo
dall’amico.
Daniel alzò gli occhi al cielo, porgendo uno dei bicchieri a
Joseph. «Ho passato più tempo con voi che con la mia famiglia, coglione, e mi
sono dovuto sorbire le tue menate quando non sapevi cosa fare con lei, le tue
chiamate da ubriaco perché l’avevi vista con un altro, i tuoi momenti di gloria
ed euforia ogni qual volta tu e lei passavate il tempo a far sesso, e…»
Si girò di scatto verso Daniel, guardandolo duramente, e Dio
solo sapeva cosa avrebbe fatto se non ci fosse stata tutta quella gente nella
stanza. «Non provarci, Daniel. Non ti azzardare!» esclamò puntandogli l’indice
contro il petto.
Il moro socchiuse gli occhi, alzando il mento, e lo sfidò
con lo sguardo. «A fare cosa, Joseph?»
Joseph strinse i denti e prese un lungo respiro portandosi
una mano a massaggiare gli occhi con fare stanco, riacquistando la calma. «Non
è mai stato sesso tra noi. Mai, neanche una singola volta.» mormorò
riportando tra i due una certa distanza.
Anche Daniel si rilassò e tornò a porgergli il bicchiere che
questa volta Joseph prese, portandolo subito alla bocca. «Quello che voglio
dirti, amico, è che ormai quello che c’è stato tra voi è finito. Tu ti sei
sposato con Persia, lei ha il suo fidanzato. Avete le vostre vite adesso, avete
delle persone a cui dover rendere conto. Diavolo, non siete più adolescenti!
Siete grandi, grossi e vaccinati, oltre che cazzoni, per cui dovreste iniziare
a comportarvi da persone adulte. Basta stronzate!»
Sapeva quanto Daniel avesse ragione. Il matrimonio con
Persia andava alla grande, l’amava, lei lo amava. Andava tutto a gonfie vele,
splendidamente. Ma ogni volta che Claire tornava sul set, con lei tornavano
anche i ricordi passati, tornavano le chiamate, i messaggi, gli incontri
segreti, le carezze e i baci. Tornavano i ricordi della sua pelle morbida e
liscia, dei suoi capelli arruffati e sparsi sul cuscino….
«Joseph, ti prego, smettila! – lo riprese nuovamente Daniel
scuotendogli un braccio. – Non serve un genio a capire che qualcosa qui non va,
se continui così. Datti una controllata, amico!» Si mise davanti a Jospeh,
dando le spalle al resto della compagnia, e lo guardò negli occhi. «Ti ho
sempre sostenuto, ti ho aiutato, supportato e sopportato, ti ho difeso e anche
fatto il culo quando era necessario. Ti voglio bene Joseph, sei un fratello per
me, ma devi capire che le cose adesso si sono fatte serie e in ballo c’è molto
di più. Non ci siete solo voi due adesso, ci sono altre persone in ballo con
voi. Guardami negli occhi e dimmi sinceramente: manderesti all’aria il tuo
matrimonio per Claire, mandando a monte il suo di matrimonio? Perché te lo
ricordi, sì, che quasi mezzo anni fa ha ricevuto una proposta di matrimonio e
ha detto di sì, e adesso al dito porta l’anello di fidanzamento. Te lo ricordi,
Joseph? Rispondi. Lo faresti? La vostra felicità vale la sofferenza altrui?»
Avrebbe davvero avuto il coraggio di far soffrire Persia
dopo tutto quello che avevano passato assieme? Dopo quello che lei aveva
passato? L’avrebbe lasciata per ‘scappare’ con Claire? Avrebbe fatto in modo
che Claire abbandonasse il suo futuro marito per andare con lui, fregandosene
di quello che le persone intorno a loro avrebbero potuto pensare?
Sì.
Aveva da poco smesso di chiacchierare e farsi qualche risata
con il resto del gruppo, scattando di tanto in tanto qualche foto da postare su
Instagram e da tenere come ricordo personale, e si era avviata verso il lungo
tavolo di legno presente in mezzo alla stanza su cui erano poste diverse
bevande e del cibo. Si riempì per metà il bicchiere con della Coca-Cola e si
voltò a guardare l’intera crew. Le erano mancati e ogni volta che tornava era
come sentirsi di nuovo a casa. Loro sarebbero rimasti la sua seconda famiglia
per sempre e difficilmente questo sarebbe cambiato in futuro.
Portò il bicchiere alle labbra, bagnandole leggermente, mentre faceva vagare lo
sguardo alla ricerca di quegli occhi azzurri e magnetici che erano capaci di
farle perdere tutto, persino l’anima. Ma non c’erano. Aguzzò meglio la vista,
passando e ripassando diverse volte l’intero perimetro della stanza, ma il
risultato non cambiava. Lui non c’era.
Joseph, dove sei?
«E’ andato al piano superiore.»
Sobbalzò colta di sorpresa, rischiando di farsi cadere la
bevanda addosso. «Cosa?»
Phoebe alzò un sopracciglio e allungò una mano verso il
tavolo per prendere una bottiglia di birra. «Ha parlato con Daniel, o meglio,
data la tensione che entrambi emanavano, credo che il termine più appropriato
sia discusso. – la mora corrucciò la fronte al ricordo di quei due quasi pronti
a venire alle mani. – Alla fine è andato di sopra.»
Claire aprì e chiuse gli occhi diverse volte mentre
elaborava le parole della sua amica. «Non credo di capirti, Phoebe.»
A quel punto la mora alzò gli occhi al cielo, posando la
bottiglia sul tavolo e si voltò verso l’amica con le braccia incrociate al
petto. «Seriamente, Claire? Da quanto tempo ci conosciamo tu ed io?»
«Phoebe…»
«Da anni. Anni, biondina, non giorni o settimane, per cui
abbi la decenza di non dirmi stronzate. Ok?»
Claire annuì sorpresa da quell’attacco. Phoebe si avvicinò a
lei, prendendola sottobraccio e allontanandosi di qualche metro dal resto del
gruppo. Le due rimasero in silenzio fino a che non raggiunsero le scale di
legno su cui si sedettero.
«Ti ricordi quando ti raccontavo di quel famoso ragazzo,
dolce, carismatico, simpatico?»
Claire sorrise a quel ricordo. «Paul.»
La mora annuì sorridendo. «Già. Paul. Ricorderai anche tutte
le volte in cui ti ho chiamata in lacrime perché lui continuava a stare con
Torrey, nonostante tra me e lui le cose stessero cambiando e diventando più
forti. Tu ci sei sempre stata per me, sempre. Siamo sorelle separate alla
nascita. Per dirla un po’ alla Grey’s Anatomy, ‘Tu sei la mia persona’ e io la
tua.»
«I nostri tatuaggi ne sono la prova. – commentò Claire
ancora confusa dal quel discorso discorso. – Ma io continuo a non capire.»
Phoebe si voltò verso di lei. «Io sono qui. Ci sono. Sono
qui per te e ti sosterrò sempre. Sarò tua complice se decidi di uccidere
qualcuno e non sai a chi chiedere aiuto per seppellire il corpo. Sarò la tua
spalla quando avrai bisogno di piangere, o la roccia a cui aggrapparti quando
senti di sprofondare. Io sarò qui per te sempre, nel bene e nel male. – Phoebe
sospirò passandosi una mano nei capelli. – Quello che voglio dirti è che io ti
sostengo, sono dalla tua parte, e sai che puoi parlarmi di tutto. E ‘tutto’
comprende anche parlarmi dei tuoi problemi di cuore, biondina.» mormorò
dolcemente sfiorando il viso di Claire. «Sei la mia amica e so quando soffri,
specie se per questioni di cuore.»
Claire si morse il labbro con forza rischiando di farlo
sanguinare. «Oh Phoebe, io… – iniziò, gettando poi le braccia al collo
dell’amica. – Quante volte avrei voluto dirtelo, dirti tutta la verità e non
sono una parte. Ma avevo così tanta paura che mi considerassi una persona
orribile, che tu, la mia amica, potessi giudicarmi. Io… Io non sarei riuscita a
sopportarlo!»
Phoebe scosse leggermente il capo, stringendola a sé. «Secondo
te, perché ho iniziato tutto questo bel discorsetto parlandoti di me e Paul?
Non potrei mai giudicarti, mai, nemmeno per un secondo. Non potrei dirti che
stai sbagliando quando io sono stata la prima a vivere sulla propria pelle una
situazione simile. Come potrei farlo a te, che mi hai sostenuta a continuare, a
prendermi l’uomo che volevo? – l’abbraccio si sciolse e Phoebe asciugò rapida
alcune lacrime di Claire. – E adesso è il mio turno di sostenerti nelle tue
scelte, di dirti ‘vai e prenditi l’uomo della tua vita!’.»
«E’ sposato, Phoebe!»
«Anche Paul lo era.»
«Tu non hai detto di sì ad una proposta di matrimonio, io
sì. Ho detto di sì a Mark. Diventerò la signora Kaplan. Come la mettiamo
adesso?»
Phoebe corrucciò le labbra, riflettendo. «Beh, hai solo
detto di sì al suo ‘vuoi sposarmi?’, mica hai risposto sì alla domanda del
prete ‘vuoi sposarlo?’. Puoi ripensarsi, tornare indietro e non saresti né la
prima né l’ultima persona a farlo.»
«Fosse facile come dici tu. Non posso fargli questo, non
posso. Lui è così buono, così dolce. Lui mi ama, Phoebe.»
«E tu? Tu lo ami?»
Claire si morse il labbro e abbassò il capo, annuendo. «A
modo mio lo amo, sì.»
Le due rimasero in silenzio per alcuni minuti, una accanto
all’altra.
«Vai da lui, Claire. Se sei decisa a terminare questa cosa,
sali, guardalo negli occhi e diglielo. State a pezzi tutti e due. Joseph non ti
ha tolto gli occhi di dosso per tutta la settimana e quando Mark è arrivato ho
temuto davvero che fosse capace di staccargli la testa a morsi se non si fosse
allontanato da te. E’ stato spaventoso! – Phoebe rabbrividì, posando poi il
capo contro quello dell’amica. – Vai da lui, qualunque cosa tu voglia fare o
dire, ma falla. Dilla. Prenditi ciò che vuoi, ciò che è tuo, ma uno dei due
dovrà fare la prima mossa.»
E ora?
Le strade di New Orleans erano a festa un giorno sì e
l’altro pure, per cui non c’era modo di annoiarsi. Con le braccia poggiate sulla
balconata, Joseph cercava di far pace con i propri pensieri, chiarirseli e
porvi rimedio se possibile. Ma era qualcosa che non poteva avvenire così su due
piedi, per magia. Necessitava di tempo, molto tempo. E soprattutto, doveva star
lontano dalla fonte dei dilemmi, altrimenti sarebbe stata una partita persa in
partenza dato che con lei presente non riusciva a essere obiettivo.
Si mise dritto con la schiena e si voltò pronto a tornare
sotto dagli altri, avendo trascorso abbastanza tempo da solo con i propri pensieri.
«Ciao.»
Eccola lì, davanti a lui, ferma a pochi passi, mentre mostrava un timido
sorriso. «Ciao.»
Claire mosse alcuni passi, ma senza mai azzerare
completamente le distanze. «Non sono male i capelli così, sai?»
Joseph scosse il capo passando una mano nei capelli ormai un
po’ troppo lunghi per i suoi standard attuali, scompigliandoli. «Dovrei
tagliarli in realtà.»
Lei annuì sorridendo e questa volta azzerò la distanza tra
loro, portandosi di fronte a lui. Inclinò il capo lasciando che i lunghi
capelli biondi, in quell’occasione lisci, scivolassero dalla sua spalla e alzò
una mano verso i capelli del ragazzo. «A me piacciono così. – la sua mano
scorreva lenta, mentre i suoi occhi non avevano mai abbandonato quelli
altrettanto azzurri di Joseph. – Indomabili.»
«Claire…»
«Perché ci facciamo del male? – Joseph corrugò la fronte. –
Tu ed io… Noi, noi ci facciamo del male. Facciamo cose che ci fanno
male, diciamo cose che ci fanno male. Proviamo cose che ci fanno male.»
«Quello che provo per te non mi fa del male.»
«Neanche a me fa male quello che provo per te. Ciò che provo
fa male a te e ciò che tu provi fa male a me.»
«Claire, se sei venuta qui per dire qualcosa in particolare
dovresti farlo e smetterla di girarci attorno.» il tono di voce gli uscì più
duro e acido di quanto in realtà avesse pensato nella propria testa.
La ragazza fece scendere la mano dai capelli del ragazzo
alla sua guancia, che accarezzò con le dita, e sorrise mettendosi in punta di
piedi. «Io ti amo.» e lo baciò.
Un bacio dolce. Un bacio che sapeva quasi di un addio.
«Mi stai lasciando andare? Stai chiudendo con me? – mormorò
Joseph contro le labbra della ragazza che stringeva a sé, quasi a volerla
inglobare e non permetterle di andar via. – Non te lo permetto Claire.»
«Hai una moglie. Io un futuro marito.»
«Voglio te, Claire. Ti amo! Ho sempre voluto te, perché non
lo capisci?»
«Lo so, dannazione! – lei lo spinse via con tutte le forze
che aveva in corpo. – Lo so, cosa credi? Tu vuoi me, io voglio te. Sempre!
Vorrei che fossero le tue le mani che mi toccano, le tue le labbra che mi
baciano, il tuo il corpo che mi possiede, ma non possiamo! Le hai giurato amore
eterno, nella buona e nella cattiva sorte.>
«I matrimoni finiscono!»
«Ma la ami, lo so, come sai che io amo Matt.»
Joseph aprì e chiuse la bocca alcune volte, passandosi la
lingua sulle labbra, alla ricerca delle parole da usare. «Claire, ti prego…»
«Vorrei amarti come una normale ragazza ama un normale
ragazzo. – Claire si morse il labbro inferiore mentre le lacrime avevano preso
a scorrere lungo le sue guance. – Vorrei farlo. E vorrei anche essere in grado
di lasciarti andare, ma per quanto io mi imponga di lasciarti andare non
riesco. Io… Io non posso lasciarti andare. Non posso.» sussurrò lieve, la
voce rotta dal pianto. «Questa cosa mi sta uccidendo, perché ti vorrei
completamente mio e di nessun’altra.»
«Pensi che la stessa cosa non valga per me? Vorrei urlare al
mondo quanto follemente innamorato io sia di te, darti un bacio di fronte a
tutti, guardarti in totale libertà senza il timore che qualcuno lo possa
notare! – mosse qualche passo verso di lei, afferrandola e tirandola di forza
verso sé in modo che la schiena della ragazza poggiasse contro il petto. –
Vorrei poterti toccare quando voglio, averti sempre al mio fianco, sentire il
calore del tuo corpo contro il mio.» parlò all’orecchio di Claire mentre le
mani vagavano sul suo corpo, toccando centimetro per centimetro.
Ad un tratto la presa scomparve, lasciando Claire libera di
muoversi, ma lei non lo fece. Rimase lì, si voltò e si tuffò contro il petto di
Joseph. Il suo posto sicuro, la sua roccia, il suo tutto. «Non lasciarmi mai
andare, mai. Ne morirei.»
Joseph le prese il volto con le mani, alzandoglielo e
puntando i suoi occhi in quelli azzurri della ragazza. «Ti amo.», un bacio. «Ti
amo.», un bacio. «Ti amo.», ancora un bacio.
«Voglio te, fino all’ultimo istante della mia vita.»
«Sii mia.»
«Lo sono sempre stata. E tu, tu sii mio.» mormorò lei
a fior di labbra, incapace di trattenere un sorriso.
«Lo sono sempre stato. E continuerò ad esserlo.»
Passa
l’eternità
passano
le canzoni
tienimi
dentro te
come
se fosse ieri.