Ciao!
Ho letto la serie della Kinsella moltissimo tempo fa, ma nel week-end
ho visto la trasposizione cinematografica che mi ha ispirato la storia.
Mi lasciate un commento?!
Grazie mille, un bacio.
Ale
La
Bentley
Una ciocca di capelli
dispettosa si posizionò di nuovo sulla guancia
della ragazza che invano l'aveva rimossa solo pochi istanti prima,
tentando di
continuare a dormire nonostante il rumore insistente e fastidioso
dell'acqua
che scrosciava nella doccia del bagno antistante.
Possibile che
Luke si fosse già alzato?
Rebecca si
costrinse ad aprire gli occhi, subito abbagliati da un fascio
di luce che faceva capolino dalle leggere tende della stanza da letto.
Faticosamente si voltò, individuando la sveglia elettronica
sul comodino di
legno all'altro lato del letto.
Le otto. Erano
appena le otto di un soleggiato sabato mattina che lei
avrebbe voluto impiegare per riprendersi dalle fatiche settimanali che
il suo
lavoro di giornalista le procurava.
Maledisse il
suo fidanzato mentre soffocava a fatica un sonoro
sbadiglio, tentando di convincersi a lasciare quel caldo rifugio
così presto.
Con passo
strascicato, di chi è ancora per metà tra le
braccia di
Morfeo, si trascinò lentamente in cucina, dove la macchina
del caffè si era già
messa in azione, indifferente agli orari più calmi del
week-end. Rebecca lanciò
un'occhiata truce a quell'elettrodomestico che riteneva complice dei
ritmi
disumani che Luke manteneva, costringendola ad adeguarvisi, e
recuperò due
tazze dal mobile, riempendole fino all'orlo.
Mentre
sorseggiava il caffè, gettò istintivamente uno
sguardo al
calendario, consapevole di quello che vi avrebbe trovato: il 20 aprile
era
cerchiato di rosso, circondato da alcuni cuoricini stilizzati che lei
stessa
aveva disegnato, accanto alla scritta “1 anno”.
Ebbene
sì, Rebecca Blomwood e
Luke Brandon costituivano una coppia da dodici mesi esatti, nonostante
gli
inizi non fossero stati esattamente promettenti.
La ragazza
sorrise, mentre si avvicinava all'ampia vetrata del salotto
del loro appartamento, dalla quale si poteva ammirare l'ampio quartiere
residenziale, circondato da un parco verdeggiante di conifere.
«Ti
sei già alzata?» chiese incredula una voce alle
sue spalle.
Rebecca si
voltò verso Luke, che indossava una maglietta nera sopra un
paio di boxer azzurri a righe bianche: era decisamente e
involontariamente sexy
anche in quel modo, che poco si addiceva ad un direttore di giornale
della sua
levatura.
«Qualcuno
ha pensato di svegliarmi facendo una doccia»
sottolineò acida
la ragazza, tornando a dargli le spalle.
Il giovane
recuperò la sua tazza e si portò alle sue spalle,
scoccandole
un lieve bacio sul collo, al di sotto dell'orecchio sinistro.
«Che
cosa stai guardando?» domandò, vedendola
completamente assorta su qualcosa
che lui non riusciva a identificare con precisione.
Rebecca
alzò un dito a indicare una sfavillante Bentley bianca
parcheggiata dall'altro lato della strada rispetto alla loro casa.
«Bella,
no?» si informò, tornando a voltarsi verso il
fidanzato.
Luke
annuì, mentre sorseggiava il caffè ancora
bollente, con cui aveva
rischiato poco prima di ustionarsi il palato.
La ragazza
sorrise raggiante, stupendolo.
«E'
nostra!» esclamò, battendo allegra le mani dopo
aver posato la tazza
sul mobile al suo fianco.
Per poco il
giovane non rischiò di strozzarsi a quella rivelazione
completamente inattesa.
«Stai
scherzando?!» si augurò, conoscendo la tendenza di
Rebecca ad
inventare storie assurde e poco credibili.
La ragazza
recuperò una chiave alle sue spalle, da cui pendeva un
simbolo argentato con una grande B incisa, circondata da un paio di
maestose
ali.
«La
vuoi provare ora?» gli chiese, mentre gli passava la chiave.
Luke la
guardò spaesato, incredulo che lei avesse realmente potuto
acquistare
quella macchina, spendendo molte migliaia di dollari a sua insaputa.
«Come
ti è saltato in mente?» sbraitò, appena
si rese conto che la sua
fidanzata aveva agito senza consultarlo, quando si trattava del suo
conto in
banca.
Rebecca lo
fissò, spaventata da quella reazione, anche se si era
attesa qualcosa di molto simile.
«Ho
pensato di farti un regalo» ammise colpevole.
Luke si
costrinse a un paio di respiri profondi per evitare di compiere
azioni di cui, in seguito, si sarebbe pentito.
«Un
regalo?» indagò, con un tono di voce che non aveva
ancora recuperato
la consueta tranquillità. «Non potevi scegliere un
maglione o una giacca?».
Rebecca
scoppiò a ridere, chiedendosi quale persona avrebbe potuto
pensare a un capo di abbigliamento come regalo adatto a un anniversario.
«Ma
non avrebbe avuto lo stesso significato» obiettò,
convintissima
delle proprie ragioni.
«Invece
spendere tutti quei soldi ha un significato, Rebecca?» si
informò il giovane, perdendo di nuovo la calma.
La ragazza
alzò le spalle, continuando a sorridere, come se quelle
accuse non fossero state dirette a lei.
«Pensavo
fossi cambiata» constatò il giovane, con una punta
di rammarico
ben evidente.
Rebecca lo
vide voltarsi per lasciarla sola, proprio nel giorno in
avrebbero dovuto essere felici, insieme, del traguardo che avevano
raggiunto.
«Te
ne vai?» esclamò risentita, con gli occhi
leggermente umidi.
Luke
arrivò alla porta della loro camera da letto, prima di
guardarla
ancora negli occhi.
«Ho
bisogno di riflettere da solo» ammise, notando al contempo
che anche
Rebecca sembrava dispiaciuta per la situazione che si era creata tra di
loro.
«E
così mi riterresti capace di questo?»
continuò la ragazza, indicando
la macchina alle sue spalle oltre la vetrata.
Vedendo che
Luke non rispondeva, Rebecca gli si avvicinò, con
un'espressione con non prometteva nulla di buono.
«Pensi
che io sia la stessa di un anno e mezzo fa, che non abbia imparato
niente dai miei errori?» gridò, quando gli fu
così vicina da poter scorgere le
pagliuzze dorate nei suoi occhi verdi.
«No,
non è quello che credo» le confidò, non
avendo ancora chiaro il
motivo di quella sfuriata.
«Non
ho comperato quella macchina» chiarì Rebecca,
notando la confusione
suscitata dalle sue parole in Luke.
«E
allora come è possibile che tu abbia le chiavi?»
si informò il
giovane, restio ad accettare quella verità.
«Me
le ha prestate un tuo collega» precisò lei.
Luke
tirò un sospiro di sollievo, ammettendo che forse Rebecca
poteva
non aver speso inutilmente tutti i soldi guadagnati faticosamente in
tanti
anni.
«E
perchè?» chiese, non appena tornò
sufficientemente lucido per
preoccuparsene.
«Volevo
metterti alla prova» spiegò la ragazza,
allontanandosi
leggermente. «Per vedere se avevi fiducia in me».
Luke scorse
nei suoi occhi un velo di tristezza inespressa, di cui si
prese interamente la colpa.
Era stato
avventato, l'aveva accusata senza trovare altra soluzione al
problema.
«Non
è vero» cercò di convincerla, sapendo
che non sarebbe bastato così
poco.
«Invece
sì, Luke» continuò la ragazza.
«Tu nutri ancora molte riserve su
di me».
Il giovane la
afferrò per le spalle, dolcemente, impedendole di voltarsi
per tornare in cucina.
«Ho
sbagliato» mormorò serio. «Non meritavi
che ti attaccassi in questo
modo. Né che rivangassi un passato che entrambi sappiamo
essere tale».
Si
piegò per baciarla, ma Rebecca sfuggì alla sua
presa, tornando a
sorridere dopo ciò che le aveva detto.
«Peccato»
asserì con uno sguardo che a Luke parve pieno di sottintesi.
«Per
cosa?» indagò, curioso di quel repentino
cambiamento di umore della
fidanzata.
«Avevo
previsto che tu avresti reagito in questo modo» gli
confidò la
ragazza. «Ma avevo anche preparato un premio nel caso tu mi
avessi stupito».
Si
voltò, diretta nell'altra stanza, ma non fece in tempo ad
oltrepassare la porta che il giovane la richiamò,
costringendola a guardarlo.
«In
che cosa consisteva?» le chiese, perplesso, sollevando un
sopracciglio.
«Nulla
di che» gli rispose, con un alzata di spalle indifferente.
«Un
completo di Victoria Secret su cui volevo un parere».
Detto questo
entrò in cucina, chiudendo la porta scorrevole dietro di
lei, non prima di avergli regalato un sorriso malizioso.
Luke Brandon
rimase per un attimo a corto di parole, chiedendosi com'era
possibile che quella furia dai capelli rossi suscitasse in lui emozioni
tanto
contrastanti nel corso di pochi minuti.
Recuperando la
tazza che aveva lasciato sul basso tavolino, si avviò
dalla sua fidanzata.
Ora era il suo
turno.
Da quando si
era svegliato non attendeva altro di poter godere della
reazione alla sua sorpresa.
Una sorpresa
carica di diamanti e di speranze.
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