Tutto grigio, nulla puro
Il Male è una maglia metallica.
Che avvinghia, per lacerare le carni e l'anima. Trincee di filo spinato, pungenti roseti fatti di corpi, dove ogni fiore è di colore rosso, è morte e dolore.
Freddo e cinereo, il Male, pallido mattino d'inverno, subito dopo l'alba – a lungo è caduta neve di fuoco[1], ma ora anche il cielo tace.
La strada va avanti, adesso, non più interrotta: nel bel mezzo di cammin di nostra vita[2], prosegue e porta via dall'Inferno, guida lontano.
Tua figlia riposa sul sedile posteriore, tranquilla come mai – né lei né Alessa, sua madre e gemella, hanno conosciuto sogni sereni; e neppure l'altra bambina, l'ultima del trittico[3], quella che non dorme e non dormirà, non sino a quando l'Uomo preferirà discolparsi con la colpa altrui piuttosto che con la propria innocenza[4].
Ma tu, libera, lasci quei gironi di vecchie fiamme, senti di avvicinarti al Paradiso.
Prendi il telefono, il filo con la vita di prima, il tuo nuovo cordone ombellicale, e chiami casa – dolce, dolce casa.
Sei tu, sussurri, e sei con Sharon. State per tornare.
E così tutto si integra nell'eterno ritorno: lo sanno i santi e gli innocenti[5], e nessun altro. Nemmeno tu, per sempre persa nella nebbia.
Note:
[1] Cenere.
[2] Citazione dantesca, naturalmente.
[3] Opera unica, pittorica o scultorea, divisa in tre parti. Moltissime, in passato, di questo genere erano di genere sacro.
[4] Citazione, appena adattata nel tempo verbale, di Nicolás Gómez Dávila.
[5] Citazione, parziale e appena adattata, di Pier Paolo Pasolini.
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