- s
o t t o l e s t e l l
e d i
B o s t o n -
I miss your early morning company
If you get me
You are my favorite “what if”
You are my best “I’ll never know”
- Fall Out
Boy; 4th of July -
Una ventata piena di
salsedine lo distolse dai propri turbolenti pensieri, scomponendogli le ciocche
di capelli che da poco tempo avevano trovato di nuovo un loro ordine. Si
strinse maggiormente nel cappotto, maledicendosi per non aver portato con sé un
paio di guanti e una sciarpa, nonostante conoscesse alla perfezione quanto il
freddo e l’aria umida di mare lo facessero rabbrividire.
Il panorama di Boston
gli illuminava il volto; piccoli bagliori di luce si riflettevano sulla
superficie del mare, mentre i palazzi oltre l’Harborwalk si estendevano sino
al cielo e salutavano dall’alto l’ennesimo gelido inverno. Charles guardò
impazientemente l’orologio, seguiva con gli occhi la lancetta dei secondi e si
chiedeva se sarebbe mai arrivato, se avrebbe mantenuto la sua promessa. Alle
sue spalle, da alcuni bar un poco più lontani, lo raggiungevano una miriade di
voci e menti febbricitanti, colme delle più svariate esclamazioni e gremite di
una felicità che, Charles lo sapeva, era tanto effimera quanto importante. Per
una sera tutte quelle persone attendevano la mezzanotte, e bisognava accogliere
con un sorriso il futuro.
Il futuro, pensò lui sorridendo. La sola idea gli sembrava
bizzarra, e nella solitudine si riscopriva a pensare alle possibilità che aveva scorto nella mente di Logan e nella sua, lontano in un futuro oramai
passato. Si chiedeva se gli errori di Washington, se la scelta di Raven e la
disfatta del piano di Erik avessero avuto un impatto migliore negli anni a
venire. E arrivato ad Erik si faceva sfuggire il principio di un sorriso, mai
pentendosi di averlo fatto evadere, non veramente. Sapeva che era inutile
continuare a chiedersi del perché delle azioni di Erik, preferendo quindi
concentrarsi su quel piccolo barlume di speranza che nei ricordi di Logan lo
aveva abbracciato.
(Perché tu ed Erik mi avete mandato indietro insieme.)
Era impaziente, il
cuore gli martellava nel petto e la consapevolezza di trovarsi da solo ad
osservare l’acqua gli apriva una voragine vicino al cuore. Sul suo polso, la
lancetta dei minuti scattò un’altra volta, segnando i due minuti prima della
mezzanotte.
«Stai tremando dal
freddo, vecchio amico», alla voce spiccia e roca dietro di lui seguì una mano
sulla spalla. Charles fece scattare il capo alla sua destra, dove la figura di
Erik slittava su ogni altra cosa e il ronzio chiuso della sua mente vibrava
nell’aria. Una grossa sciarpa purpurea gli lambiva il collo e le mani erano ben
coperte con dei guanti in pelle. Charles scrollò le spalle, non davvero toccato
per il suo benessere, e lo invitò ad osservare le stelle luminose che quella
sera riempivano il cielo.
Non c’erano nuvole,
quel capodanno, solo una lunga distesa di punti scintillanti.
«Non pensavo saresti
venuto» gli confidò, sinceramente. Nella tasca del cappotto aveva ancora la lettera
che qualche settimana prima Erik gli aveva inviato. Erano solo poche parole, ma
Charles aveva letto in quella frase l’apertura di una nuova porta.
«Era una promessa»
rispose l’altro, alzando il gomito per sbirciare l’orario. «Potrebbe diventare
una consuetudine»
Charles annuì. Lasciò
che l’atmosfera lo rilassasse, poggiandosi con più comodità sulla sedia e
lasciando che le onde dei pensieri di Erik lo cullassero. Mancava ormai poco
tempo all’inizio del nuovo anno.
«Non pensavo avresti
accettato» disse Erik con calma, reclinando la testa. Charles scrollò le
spalle. Per un attimo, quando aveva stretto la lettera fra le dita e alle sue
spalle aveva sentito il peso dello sguardo di Hank, aveva creduto anche lui che
non sarebbe andato.
«Professore, forse non è sicuro-» gli aveva consigliato Hank, ma
lui aveva fermato quel pensiero sul nascere e infine, dopo qualche bicchiere di
scotch e delle occhiate torve ad una partita di scacchi mai conclusa, aveva
deciso di acconsentire.
Qualcuno dalla
finestra di una casa gridò, «Meno dieci!» e altre voci seguirono il conto alla
rovescia.
Charles volse lo
sguardo al suo fianco, incontrando quello scuro di Erik. «Non lo credevo
neanche io, ma non importa. Siamo qui. Va tutto bene». Erik sorrise, e un po’
di tensione sulle sue spalle si volatilizzò.
«Buon anno nuovo,
Charles» disse, mentre un fragore di urla e contentezza si espandeva per tutta
la città e i cronisti alle radio e alla televisione esclamavano lo zero.
«Buon anno, amico
mio»
E sotto le stelle di
Boston, Charles Xavier alzò il mento, incontrando a metà strada le labbra del
suo amante.
❖ Buon 2016! Sperando che sia
nettamente migliore al 2015. L’anno scorso non ero riuscita a scrivere qualcosa
per l’uno, ma quest’anno ho voluto rimediare con tanto fluff e un po’ di OOC –
o questa, perlomeno, è stata la mia impressione.
Ad ogni
modo auguro a tutti voi delle bellissime vacanze e spero che questo fandom
possa continuare ad essere l’angolo meraviglioso che è.