Nota: torno con
Captive
Prince! Di cui
fra due settimane uscirà l'ultimo libro, yeahh /o/
Questa
è la storia che ho scritto per il Yuletide 2015 di AO3.
Era pronta da prima di Natale, ma non potevo postarla prima del reveal
del 25, e poi mi sono dimenticata di averla da postare anche
in italiano XD
Il
prompt era Laurent/Damen, possibilmente con elementi di intrigo; non
avevo molto tempo, quindi all'intrigo ho solo potuto accennare, ma
spero comunque che vi piaccia!
L'idea base è che i due abbiano combattuto a Charcy, ma che
il reggente sia riuscito a scappare e abbia creato una linea difensiva
dentro Vere, per cui Damen e Laurent hanno deciso di affrontare la
minaccia alle loro spalle - Kastor - prima che questi potesse preparare
una vera offensiva. Hanno vinto e raggiunto Ios, prendendo il potere su
Akielos. E mentre facevano un po' di "pulizie" e riorganizzazioni,
Laurent si è autoproclamato re di Vere (dopo il colpo di
stato di suo zio, dubito che darebbe tanto peso ai dieci mesi che lo
separano dalla maggiore età). La storia si svolge nella
sorta di limbo che segue, quando si preparano rapidamente per
affrontare il reggente.
Tag AO3:
M/M, Intrigue, Kings & Queens, Slaves, Politics, Love, Enemies
to Friends to Lovers, Snark, Laurent Knows, Laurent being Laurent, But
also in love, Akielos, King Damen, Feels.
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Stranieri
in patria
L'intrigo politico
ha un
sapore diverso, ad Akielos.
È
meno artificioso che a
Vere, giocato più sull'aperta inimicizia che sulla
dissimulazione.
Gli akieloni amano essere diretti anche nel tradimento, a quanto
pare. Laurent ha già individuato due correnti secessioniste
e la
fazione di un pretendente secondario, e si trova a palazzo da neppure
un giorno. Kastor era davvero un'anomalia.
Il
Reggente ama avere di
questi meriti.
L'intrigo
qui ha un
sapore diverso, sì – ma il retrogusto è
lo stesso, pensa Laurent,
osservando la sala senza farsi notare. (Impresa non da poco,
considerato che tutti gli occhi, discreti e non, sono puntati
sull'esotica novità del re straniero.)
Malcontento,
avidità,
sfiducia. Pericolo. Una spada di Damocle sempre sul punto di cadere.
Se
c'è una cosa che non
è cambiata in nulla, però, è il suo
effetto sulla libidine dei
cortigiani. Qualunque sia il tipo e la provenienza di una persona,
pochi sanno resistere al suo aspetto.
Come
gli disse Damen un
giorno, neanche così lontano, pallido e biondo in una terra
di sole
che brucia la pelle e scurisce i capelli equivale ad un lusso senza
pari. Una pepita in mezzo alla roccia. Molti degli schiavi che ha
visto a corte gli somigliano, o tentano di farlo.
Ma
sono schiavi.
Conquistare un re? Montare il primo degli odiati vereziani? Sarebbe
un trionfo.
Libidine
del corpo.
Libidine della vendetta.
Laurent
nasconde un
sorriso nella sua coppa di vino. Il desiderio altrui è una
cosa che
sa manipolare.
E,
per tutti gli dèi,
userà fino all'ultimo dei suoi mezzi per impedire che
qualcuno
finisca il lavoro iniziato da Kastor. Damianos siederà su
quel
trono, consoliderà il suo potere. E presto i loro regni
conosceranno
la pace.
Finalmente.
La
prima settimana
trascorre in un vortice di cerimonia, presentazioni, rimembranze e
pompa locale. Laurent, nato nel cuore di Vere ma cresciuto visitando
spesso Acquitart, ha sperimentato le influenze artistiche del sud-est
per molti anni. Gli piace il gusto monumentale ma spartano di
Akielos. Non è mai soffocante.
Non
può dire lo stesso
dei banchetti, benché siano più feste che rigidi
eventi di corte.
Scorre troppo spirito per i suoi gusti, e gli spiriti si fanno
audaci.
La
sera, dopo la rissa
che Damianos ha dovuto sedare il secondo giorno, seguita dal duello
che sempre Damianos ha dovuto arbitrare, Laurent preferisce ritirarsi
prima che gli sguardi dei cortigiani si trasformino in approcci
diretti. Accompagnato da Jord e alcune guardie, raggiunge le proprie
stanze. Poi, sfruttando l'uscita segreta che Damianos – Damen
–
gli ha mostrato, sgattaiola fuori con la spada, una mantella sul capo
e un lume.
Imprudenze, gli
dice una voce molto simile a quella del suo tormento.
Il
percorso che lo
conduce alle camere del re è breve, ma sorprendentemente
tortuoso.
Laurent attraversa i corridoi in una sorta di trance.
Sui
pavimenti si
alternano marmo e pietra. Lungo le pareti, alle nicchie con lanterne
seguono statue, colonnati o pilastri; anelli con fiaccole fumose
nelle rotonde di disimpegno. Guardie annoiate. Guardie assorte.
Cortigiani appartati con schiavi o altri cortigiani. Al di
là delle
grandi finestre ad arco, il mare è una distesa nera che
manda brezza
salata e il rumore della risacca sulle scogliere.
Laurent
si ferma per un
attimo a osservare, colto da una sensazione al confine tra l'orrore e
la gioia.
È
ad Akielos. Si trova
nel palazzo reale di Akielos.
E
l'uomo che lo possiede
è l'uomo che lui odiava.
Che
ama.
Si
riscuote al suono di
voci che vengono nella sua direzione. Prima di raggiungere i portali
delle stanze regie, taglia per un corridoio di servizio, dove sa di
trovare un altro ingresso segreto.
Entrare
è ancora meno
facile di quel che pensasse. Damen ha imparato.
Un'ora
più tardi,
l'oggetto dei suoi pensieri entra e lo trova accomodato sul proprio
triclinio.
«Non
pensavo che avresti
tentato un colpo di stato così presto» dice.
Si
richiude la porta alle
spalle. Laurent alza il capo.
«Come?»
«Metà
della mia corte è
terrorizzata dalla tua lingua. L'altra è pronta a offrirsi
come
schiava per il tuo letto.»
Damen
sembra divertito.
Laurent posa il libro che stava sfogliando.
«Sono
sicuro che ci sono
anche quelli che approfitterebbero volentieri di un corridoio vuoto
per pugnalarmi.»
«È
per questo che non
ti voglio mai solo» dice Damen, tornando serio.
Lo
raggiunge e si abbassa
accanto al triclinio, posando un ginocchio a terra. Riesce a farlo
sembrare piccolo anche così.
«Promettimi
che non
farai sciocchezze.»
Laurent
inarca un
sopracciglio. «Ad esempio?»
«Ad
esempio cercare di
stanare gli ultimi traditori da solo.»
«So
badare a me stesso,
Damianos.»
«Non
quanto credi.»
«E
non sono così
stupido da sottovalutare il risentimento degli Akieloni.»
Chiude il
libro, posandolo su un tavolino di marmo. «Inoltre, non
esistono
"ultimi traditori" in una corte. Ce ne saranno sempre di
nuovi.»
Damen
sbuffa una risata,
scuotendo la testa. «Va bene, Vostra Altezza. Recepito.
Comunque,
per favore, non seminare più le mie guardie e Jord. Sono
posti
intorno alle tue stanze per una buona ragione.»
Fa
per alzarsi, ma
Laurent lo trattiene per un braccio. Nel gioco di ombre gettate dalle
lampade di rame sembra un colosso scolpito in marmo rosso. Laurent
soffoca un brivido. Si guardano in silenzio.
«È
Vostra
Maestà,
ora.»
Il
sorriso che curva la
bocca di Damen è pieno e consapevole.
«Non
solo per te,
Laurent di Vere.»
Si
china e lo bacia.
Laurent gli cinge il collo con entrambe le braccia e lo trascina sul
triclinio.
«Dovrò
aspettare di
aver conquistato Akielos, allora» dice contro la sua bocca.
Una
bassa risata.
«Buona
fortuna.»
Poi
l'arma della parole
gli viene tolta, come succede sempre quando stanno insieme
così.
Le
giornate trascorrono
epurando e riorganizzando il consiglio lasciato da Kastor, i Kyroi,
l'esercito. Akielos è stata trascurata dal suo ultimo re,
reso
troppo compiacente dall'alleanza segreta con Vere – qualcosa
che il
Reggente, buon giudice di caratteri, aveva certo previsto e messo in
conto di sfruttare.
La
riorganizzazione passa
sia per la legislazione, sia per l'agricoltura che sosterrà
le
numerosi falangi di opliti. È indispensabile per risolvere
un'altra
questione urgente; anzi, tutto ciò che viene fatto punta a
quella:
difendersi da Vere. Sconfiggere l'illegittimo re, che progetta
un'invasione, e restituire il trono al legittimo erede.
Laurent
è presente alla
pianificazione della campagna. È guardato con un misto di
sfiducia e
avidità. Non tutti approvano la sua presenza nel sancta
sanctorum
militare del regno o, se è per quello, l'impegno preso di
reinstaurarlo a Vere. I pregiudizi sono duri a morire...
E
forse non a torto.
Quando
non sono impegnati
in politica ed economia, Damen lo porta a visitare i luoghi della sua
infanzia.
I
giardini pensili di sua
madre, terrazzati quasi sulle scogliere, dove crescono profusioni di
fiori e frutti dagli aromi esotici. Le stalle reali con l'ippodromo,
nella parte interna della capitale. L'arena dove si tengono
annualmente i giochi. Il gymnasium per gli atleti ed i guerrieri
—
dove, un po' per scherzo e un po' per sfida, si affrontano nel duello
di spada prima impossibile per schiavo e padrone. (L'arrivo di troppi
spettatori spinge Damianos a interromperlo. Laurent non sa se essere
furioso o sollevato.)
È...
strano visitare i
luoghi dove è cresciuto. Nella mente di Laurent, dopo
Marlas,
Damianos di Akielos non aveva avuto un'infanzia. Era nato
già enorme
e mostruoso e invincibile.
Quasi
tutte le
impressioni e convinzioni del vecchio Laurent sono state spazzate
via, ormai.
L'ultimo
grande amore
dell'infanzia di Damen è il mare. I quartieri commerciali di
Ios
declinano in spiagge rocciose, poi sabbiose, lasciando spazio al
porto e alle saline. Entrambi sono spazi pieni di fascino –
uno per
le grandi galee, attraccate in mezzo ai pescherecci come balene tra i
delfini; le altre per le distese scintillanti di sale, che Damen gli
fa assaggiare. Il cristallo che gli porg è grande quasi
quanto il
suo pugno.
«Una
delle grandi
ricchezze di Akielos» gli dice. L'orgoglio è
palpabile nelle sue
parole.
«Di
certo non la più
grande» risponde Laurent, guardandolo negli occhi.
Accetta
il cristallo e
distoglie lo sguardo, improvvisamente vulnerabile.
Stupido.
Non è il
momento di sentirsi così. Spie ovunque, i loro regni a
rischio.
E
può ben immaginare
cosa penserebbero suo padre e suo fratello, se sapessero.
Ma,
per gli dèi, in quei
momenti è ubriaco del cielo, dei profumi e del sorriso del
re di
questa terra.
E
all'inizio della
seconda settimana, la spada di Damen, creduta persa, viene restituita
dallo schiavo che l'aveva salvata dall'ira di Kastor la notte del
tradimento. È la spada della sua maturità,
donatagli da Theomedes
quando vinse il suo primo pentathlon.
È
la spada di Marlas.
Laurent
la riconosce con
un brivido. La lunghezza, il profilo della lama; l'elsa. Il suo corpo
viene invaso dal fuoco della collera, poi dal gelo.
Non
vuole vederla. Ha già
negli occhi il momento in cui vibrò il colpo fatale,
trapassando il
petto di Auguste.
Guarda
invece lo schiavo
che l'ha portata. Mentre Damen, alla sua sinistra, soppesa l'arma con
esitazione cercando di non darle troppa importanza, circondato da
amici e curiosi, l'uomo incontra gli occhi di Laurent.
Si
congeda con un inchino
sorridente.
Ah.
Significa che il
prossimo sarà lui?
Una
sinistra promessa
nella spada che uccise Auguste di Vere. Sembra che Kastor abbia
lasciato un'eredità più intraprendente di quanto
sperassero.
Aiutato dal Reggente, senza dubbio.
Si
prospettano giorni
ferali.
Quella
sera, Damianos lo
raggiunge sulla terrazza monumentale. Si ferma accanto a lui,
assorto. I suoi occhi inseguono l'orizzonte di gabbiani che planano
sui cavalloni.
La
risacca rende private
le parole, se non le espressioni.
«Vogliono
dissotterrare
il tuo odio. Allontanarti da Akielos nel momento di maggior
pericolo.»
Laurent
sospira.
«Avrebbero
successo, in
altre circostanze.» Damianos – Damen gira il capo
per fissarlo, e
lui ricambia lo sguardo con franchezza. «C'è poco
da dissotterrare.
Io non amo questa terra, per le ragioni che ben sai. Le dò
un'opportunità solo perché ci sei tu.»
E
se non è questa una
dichiarazione imprudente.
Damen,
come sempre cieco
alla politica davanti al sentimento, sorride.
«Ne
sono felice. Spero
di fartela amare un giorno come la amo io. Come ho imparato ad amare
Vere.»
«Vere?»
Il
tramonto illumina i
denti di Damen, trasformando il suo sorriso gentile in quello di un
dio della guerra.
«E
forse anche un
vereziano.»
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