Le
mie dita accarezzano il cumulo di oro che sembra quasi in procinto di
sommergermi.
Avverto
la freddezza, la superficie che liscia luccica ad ogni richiamo della
luce.
I
miei occhi non sono abbastanza acuti da riuscire a scorgere la fine
di questo immenso paradiso.
Perchè
di questo si tratta.
I
miei uomini, amici e fratelli, continuano a riempire le mie orecchie
e la loro bocca di avvertimenti senza senso e utilizzano quel tono
che si usa quando ci si trova davanti un pazzo.
Mi
consideravano il loro re, e ora sono pazzo?
Sento
la rabbia crescere in me, mentre le mie dita possessive continuano a
studiare la forma di ogni pietra, di ogni gioiello.
Ha
un effetto calmante.
Ormai
è l'unico conforto che mi resta, dato che non posso più
fare affidamento neanche sulla lealtà dei miei uomini, forse
sono i loro occhi ad essere accecati da tanta bellezza, per questo
complottano tra loro.
Già,
pensano che io sia cieco, pensano che io sia stolto, ma ben lungi
dall'esserlo li ho osservati attentamente e a lungo.
Vedo
i loro occhi scivolare su di me intimoriti.
Hanno
paura che io riesca a scoprire il loro piano, chissà poi cosa
hanno infine architettato nelle loro piccole e infime menti.
Una
cosa è certa, non lascerò la casa di mio padre, né
la ricchezza tramandata dal mio popolo, per niente al mondo, neanche se
dovessero riuscire a farmi a pezzi, bruciare i miei resti e
cospargerli sulla cima più alta di questa enorme montagna.
Le
mie ceneri sfrutteranno il vento, sfrutteranno il volo dei corvi e
torneranno qua, nel posto che mi spetta.
Perchè
io sono il re e questa è la mia montagna.
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