Il
giorno di Natale è quel giorno che mette allegria solo a
nominarlo,
che quando arriva fa sentire bene, ancor meglio rispetto al giorno
del proprio compleanno quando si è bambini: almeno, per Leo
era
così. Lui, gran dormiglione, quel giorno si era alzato alle
prime
luci dell'alba, dopo aver scostato dolcemente il corpo di Calypso dal
suo, si era rintanato nello spazio che aveva creato sotto al suo
letto per rimanere un po' tranquillo e si era messo ad ultimare i
preparativi per la festa fischiettando le canzoni natalizie, quelle
stesse canzoni che la sera prima aveva cantato a squarciagola davanti
al falò che aveva acceso in riva al laghetto, assieme a
Percy,
Jason, Will e Calypso, mentre Annabeth e Nico alzavano gli occhi al
cielo, ma ridevano. Alla fine della serata avevano intonato tutti
assieme "Cold cold Christmas" e "Jingle Bells" e,
per il divino Efesto, era tanto -troppo- tempo che non si sentiva
così bene!
Verso le
sette e mezza sgattaiolò fuori dal letto ed uscì
dalla cabina,
prestando attenzione per non svegliare i suoi fratelli e la sua
ragazza: era un giorno di festa e, di conseguenza, la sveglia era
stata posticipata alle otto e mezza, aveva tutto il tempo per mettere
in atto il suo piano.
Calypso fu
svegliata alle otto e un quarto dalle risate e dalle grida stupite ed
allo stesso tempo gioiose dei bambini del Campo: notò alcuni
dei
piccoli della cabina di Efesto correre fuori, altri rientrare e
prendere i più grandi per le maniche dei pigiami,
costringendoli a
seguirli.
"Calypso,
Calypso: vieni anche tu!!" la piccola Lylith strinse nel pugno
l'orlo della sua camicia da notte e la trascinò fino alla
porta
d'ingresso: nel tragitto si chiese che fine avesse fatto Leo, per poi
giungere alla conclusione che probabilmente era stato il primo ad
udire le urla dei piccoli e a correre nello spazio comune.
Seguì i
compagni fino alla mensa, e nel tragitto incontrò Piper, la
quale si
era fermata in mezzo al prato per sbadigliare e stropicciarsi gli
occhi: alcuni suoi fratelli stavano ritornando di corsa nella loro
cabina, dopo essersi accorti che erano usciti in disordine, ma a lei
sembrava proprio non interessare il suo aspetto da 'mi sono appena
alzata, lasciatemi in pace'.
"Sai
che cosa sta succedendo, per caso?" le chiese, dopo essersi
avvicinata a lei.
"Non
proprio: i bambini dicono che sia arrivato Babbo Natale."
"Dici
l'omino rosso con la barba che porta i regali la notte di Natale? Leo
mi aveva detto che era solo una legg-"
"Sì,
lo è, ma i bambini ci credono. Probabilmente si tratta di
uno dei
ragazzi più grandi, che voleva sollevare un po' l'umore
della
truppa. A proposito, Leo dov'è?"
L'interessata
alzò le spalle. "Non sono la sua balia."
borbottò, quasi
scocciata. "E potrei chiederti lo stesso riguardo a Jason."
"Io e
Jason non dormiamo assieme. E non siamo sempre appiccicati con la
colla come voi due."
A quelle
affermazioni Calypso arrossì violentemente. "Io e Leo non
sia-"
cercò di contraddirla, ma l'altra la zittì con un
cenno della mano,
mentre George, sei anni, figlio di Efesto, le notava ferme
lì e
decideva di prenderle per mano e trascinarle fino alla mensa.
Mentre
camminava la figlia di Atlante si ritrovò a pensare alle
parole di
Piper: aveva tentato di non ammetterlo, ma era vero che lei e Leo non
si lasciavano praticamente mai. La verità, che quasi non
voleva
ammettere neppure a se stessa, era che non voleva allontanarsi da
lui: inconsciamente aveva ancora paura che lui non sarebbe tornato da
lei, ma soprattutto non voleva lasciarlo perché erano stati
lontani
troppo a lungo. A quanto pare da quando si erano salutati a quando
lui era atterrato la seconda volta su Ogigia erano trascorsi quasi
due anni: se n'erano accorti quando erano atterrati a Malta nel
febbraio di quell'anno. Qualche notte prima dell'atterraggio a Malta,
mentre volavano alti nel cielo lei aveva appoggiato la testa alla sua
schiena ed aveva ammesso in un sussurro che gli era mancato da
morire: non gli aveva raccontato, però, che tutte le volte
che si
ritrovava ad accendere un fuoco il cuore le bruciava nel petto, come
non aveva enumerato tutte le piante che aveva scagliato lontano nei
momenti di tristezza e rabbia, né tutte le lacrime che aveva
versato, dandosi della povera illusa sentimentale.
A volte si
era chiesta perché si fosse innamorata di lui: insomma, non
era
attraente e aveva il suo gran caratteraccio, per non parlare del suo
ego! Quella mattina quando arrivò alla mensa se lo
ricordò: Leo era
al centro con un costume rosso e bianco, un barba bianca e lunga e
una parrucca dello stesso colore indosso, e i bambini lo attorniavano
ed allungavano le braccine verso il sacco che teneva tra le mani, da
cui usciva un gran numero di pacchi e pacchettini. Altri piccoli
semidei, invece, stavano accarezzando la testa di Festus, la quale
sbucava nel padiglione, oppure erano saliti sulla slitta legata alla
sua coda.
"Ha
costruito un sacco senza fondo... che tipo!" borbottò Nyssa,
ironica, ma seriamente colpita, arrivando di fianco a Calypso.
“Ha
un gran cuore, il ragazzo.” commentò Chirone in
risposta, mentre
la figlia di Atlante si limitò a sorridere: non serviva
rispondergli, tutti sapevano che spesso Leo Valdez era davvero
generoso, a volte anche troppo, soprattutto quando metteva la
felicità degli altri davanti alla propria. In quel momento,
però,
le sembrava felice.
“Non
te lo toglierai più quel costume, immagino.”
osservò Calypso
circa un'ora dopo, mentre erano seduti l'uno di fianco all'altra al
tavolo della colazione e lui stava azzannando un pancake.
“Assolutamente
no. Almeno, non nelle prossime dodici ore.”
“Spero
che tu lo tolga almeno per dormire, perché io nel letto con
un
costume che perde il pelo e mi fa da seconda coperta proprio non ci
sto.”
“Vedremo
questa sera.”
“Sì,
vedremo quando salirò per la prima volta sul piano
più alto del
letto a castello.” concluse, senza ammettere repliche,
lasciandolo
con la bocca semi-aperta, desideroso di protestare, ma conscio del
fatto che l'aveva vinta lei anche quella volta, come al solito.
“Se
non ti amassi ti odierei.” borbottò prima di
rimettersi a
mangiare, e questa volta fu il turno della giovane di rimanere di
stucco: le diceva che la amava con un tale naturalezza che si stupiva
ogni volta.
Strinse la
mano nella sua sotto il tavolo, e la tenne tra le sue anche per buona
parte del pranzo, mentre ridevano assieme ai loro amici della ex Argo
II, per una volta liberi di sedersi al tavolo che preferivano.
In quelle
ore scoprì anche che odiava una sola cosa del Natale, tra
tutte
quelle che Leo le aveva mostrato negli ultimi giorni: il cibo. Per
Zeus, era davvero troppo! Probabilmente non aveva mai mangiato
così
tanto e quel pomeriggio, mentre salutava Annabeth e Percy che
avrebbero trascorso il resto della giornata a casa della madre di
lui, pensava seriamente che sarebbe scoppiata da un momento
all'altro.
Molti altri
amici uscirono dal Campo nelle ore successive, primi tra tutti Piper
e Jason, che scapparono con Talia per un pomeriggio con Tristan
McLean e la famiglia del Coach Hedge, e piano piano Calypso si
ritrovò sola con Chirone e pochi altri semidei: nonostante
fossero
pochi, però, si stava divertendo ugualmente e si accorse
solo dopo
più di mezz'ora che Leo non solo non era più al
suo fianco, ma non
stava neppure più giocando assieme ai bambini a chi trovava
per
primo l'oggetto che aveva nascosto nel sacco magico.
“Qualcuno
ha visto che fine ha fatto il nostro Babbo Natale?” chiese a
quel
punto, ma quasi tutti scossero la testa: solo un figlio di Nemesi le
seppe indicare la direzione giusta, ma proprio perché si
trattava
della progenie della dea della vendetta, a cui il figlio di Efesto
aveva spesso giocato qualche brutto tiro, si incamminò dalla
parte
opposta, addentrandosi nel boschetto. Poco dopo si ritrovò
davanti
al Bunker nove: Festus la accolse raggiante, salutandola in codice
morse.
“Ciao
anche a te!” gli rispose sorridendo. “Leo ti ha
tolto la slitta
dalla coda, vedo.”
Quell'arnese?
Sì, per fortuna!
Lei
trattenne una risata: neppure lui si salvava dalle trovate
stravaganti di Leo. “Beh, eri proprio carino.”
Leo era
più buffo.
“Concordo.
A proposito, Leo è dentro?”
Sì.
“E
tu non sei dentro con lui?” gli chiese, incuriosita: Valdez
non
avrebbe mai permesso al suo drago di rimanere all'aperto in pieno
inverno, aveva paura che gli si congelassero gli ingranaggi. Senza
contare che amava la compagnia di Festus.
Non è
dell'umore adatto.
A quelle
parole la giovane alzò un sopracciglio: erano giorni che il
figlio
di Efesto attendeva eccitato e felice quel giorno, ed era stato
perfetto, quindi non era possibile che lui fosse triste oppure
arrabbiato. O forse sì? Per caso aveva interpretato di nuovo
erroneamente il suo umore scherzoso? Era già accaduto in
passato, ma
negli ultimi mesi era diventata davvero brava ad interpretarlo, ci
riusciva più di tutti gli altri.
Non
starai davvero entrando?! Se ci tieni al tuo disco rigido ripensaci!
Calypso
ignorò i cigolii del drago ed aprì la porta del
Bunker, per poi
entrare silenziosamente: Leo era seduto per terra tra un ammasso di
bulloni, cacciaviti e pezzi di ferro, con le gambe incrociate e le
mani sugli occhi, mentre il vestito rosso giaceva in un angolo,
piegato in malo modo. Anche questo era strano per lui: era un
disordinato cronico, ma i suoi attrezzi amava tenerli in ordine,
perché aveva bisogno di trovarli al primo colpo.
“Ti
ho detto di rimanere fuori, Festus.” la sua voce la
raggiunse,
rotta e roca: c'era decisamente qualcosa che non andava.
“Ti
sembra per caso che io cigoli come il tuo drago?!”
commentò,
fingendosi scocciata, e non appena aprì bocca la schiena di
Leo si
raddrizzò, mentre le sue mani si affrettavano ad asciugare
gli
occhi: quei gesti le diedero la conferma che stava piangendo. Questo
la impressionò, perché il figlio di Efesto non
aveva mai pianto,
non di fronte a lei, almeno: lui era il ragazzo che sorrideva sempre,
quello che a volte si intristiva perdendosi nei suoi pensieri, ma che
sdrammatizzava sempre tutto con una battuta. Non era il tipo che si
lasciava abbattere. O forse sì?
“A
proposito: ti ricordo che devi dargli un po' d'olio.”
aggiunse, per
dargli il tempo di ricomporsi prima della risposta. A quelle parole
lui prontamente si alzò in piedi, recuperando il liquido
dalla sua
cintura degli attrezzi senza fondo e dirigendosi verso di lei.
“Hai
perfettamente ragione, Raggio di Sole: me lo dici da
settimane.”
non la guardò negli occhi, ma il tono era ritornato allegro.
Leo...
“Vuoi
un po' d'olio anche tu?!” scherzò, lasciandole un
po' di liquido
sul naso, non appena le fu di fronte: i suoi occhi brillavano di
nuovo, anche se erano un po' rossi, e anche lei rise.
Alla fine,
però, d'istinto lo abbracciò: lo strinse forte
per un po', e lo
sentì prima trattenere il respiro, poi appoggiare la testa
sulla sua
spalla, ed infine soffocare un singhiozzo. Scoppiò in
lacrime tra le
braccia della sua ragazza, anche se era l'ultima cosa che avrebbe
voluto, soprattutto a Natale, ma lei continuò a far scorrere
le sue
mani lungo la sua schiena, senza proferir parola.
“Per
il divino Efesto, ora mi considererai un sentimentale!”
borbottò
una volta che si fu calmato, il tono scherzoso che non
riuscì così
bene: con Calypso le battute non gli venivano se era distrutto, non
riusciva a nascondersi dietro a quella maschera che ormai era
diventato abile ad indossare.
“Va
un po' meglio?” lo ignorò lei.
“Più
o meno. Per Zeus, ora penserai che odio il Natale, dopo tutto quello
che ho combinato per farti entrare nello spirito.”
sospirò, e la
giovane decise di non interromperlo solo per contraddirlo.
“È
stato tutto perfetto, davvero: il miglior Natale da quando è
morta
mia madre. Finché tutti non sono tornati dalle loro
famiglie. Dopo
dieci anni non dovrebbe fare ancora così male... solo che
Natale era
il momento dell'anno che preferiva, era il periodo in cui costruivamo
le decorazioni con i bulloni arrugginiti e li attaccavamo ad un palo
dipinto di verde, perché la maggior parte degli anni non
avevamo
abbastanza soldi per permetterci un albero vero. Vorrei solo
riabbracciarla, tutto qui.” non serviva che Calypso gli
rispondesse, gli bastava che lo avesse ascoltato, così si
staccò da
lei e le sorrise finalmente in modo sincero mentre si asciugava gli
occhi.
Avrei
voluto conoscere tua madre, sai? Doveva essere una donna davvero
speciale. Dovrei ringraziare anche lei se sei quello che sei.
“Ok,
Raggio di Sole, forse è meglio se metto in ordine questo
casino: la
rabbia gioca brutti scherzi, ricordalo.” commentò,
ritornando
verso i bulloni sparsi a terra: li aveva lanciati mentre pensava che
la madre non avrebbe mai più festeggiato con lui.
“Ricordami
di stare attenta quando litigheremo, allora.”
ribatté lei ridendo,
mentre lo raggiungeva. “Oltre al fuoco devo stare attenta
anche ai
bulloni volanti, per Zeus! Chi me lo ha fatto fare di mettermi con
te!” esclamò, ironica, portandoli a ridere: nel
mentre lei,
chinata a terra, tra i bulloni trovò una cornice doppia che
portava
al suo interno una foto di Leo e sua madre, e dall'altra una che
ritraeva lui e la sua ragazza. Sorrise e la appoggiò sul
bancone,
poi riabbassò la testa e scorse un piccolo estintore.
“E
questo?! Ti serve per spegnerti se non ci riesci da solo?!”
“Era
il tuo regalo di Natale, a dire il vero, ma la funzione è la
stessa.” lei spalancò gli occhi, mentre lui
scoppiava a ridere:
stava scherzando.
“Ti
odio, Valdez!” esclamò, lanciando l'oggetto, che
gli arrivò
pericolosamente vicino, ma stava ridendo.
Risero
assieme, mentre l'ultimo pezzetto del puzzle della magia del Natale
di Calypso si incastrava perfettamente assieme agli altri: tutti i
piccoli momenti quotidiani erano speciali se condivisi con la propria
famiglia. Quella sera Leo comprese che sua madre era sempre con lui,
che non lo avrebbe mai abbandonato, e che la sua famiglia non era
solo lei, ma anche Calypso e i suoi amici.
Angoletto di
Hope-barra-Gio:
Salve a
tutti! Questo, come si può notare, è l'ultimo
capitolo. Mi scuso se
non ho inserito lo scambio dei regali: mi sembrava stonare un poco
con il capitolo, non volevo inserirlo in maniera forzata...
Spero che la storia non sia strata troppo
diabetica e di non essere uscita dall'IC...
Grazie a
tutti quelli che hanno recensito e inserito la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare. E grazie anche a chi si è
semplicemente ritagliato un po' di tempo per leggere. Sappiate che sapere se vi è piaciuto o meno mi fa sempre piacere!
Ricomparirò
sul Fandom, forse.
Grazie
ancora.
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