Leggende del Fato: La guerra degli elementi

di Vago
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 Quando il Cavaliere arrivò nella Terra degli Eroi alcune piccole cose erano già cambiate.
Erano in costruzione le prime case e alcuni mercanti avevano portato i loro carri sulla montagna.
La terra centrale stava già cominciando ad essere abitata, a perdere il suo aspetto duro per avviarsi a divenire fiorente.
Atterrò davanti al Palazzo della Mezzanotte. Nessuno si accorse di lui.
Avevano deciso di togliere le mura intorno a quel palazzo, quindi gli bastò schiudere il portone d'ingresso ed entrare.
Con un guizzo della mente Ardof trovò Frida. Ma si accorse subito della mancanza del suo drago, negli anni che avevano passato vicino ad Erdost si era abituato a sentire sempre la sua coscienza, anche quando non erano coscientemente legati. Ora che il suo drago era lontano nella sua mente c'era un vuoto incolmabile. Gli sembrava di aver perso parte di sé, parte della sua anima.
Il Cavaliere entrò in una delle stanze dei professori. Frida era seduta alla scrivania, stava leggendo una pergamena ingiallita dal tempo che aveva passato sugli scaffali, intoccata.
- Come è andato il tuo viaggio?-  chiese Frida alzando lo sguardo dal testo che stava studiando.
- Bene. Penso che Fariuna ed Erdost si troveranno bene insieme. Almeno lo spero. Il viaggio è stato tranquillo.-  
- Ti spiace averlo lasciato la, vero?-
- Si , certo... non è stata una decisione facile. Ma in fondo se lo meritava... è il suo premio per quello che ha passato. Cosa leggi?-
- Sono gli appunti del nostro professore di magia. Qui c’è di tutto, persino incantesimi di cui non capisco il significato… penso che dovremo chiedere a Nestra o a uno degli stregoni di Farionim di farci un corso accelerato su queste cose… se vogliamo poterle spiegare.-  
- Davvero? Sono così complicate?-  
- Si, e poi, dopotutto, se dobbiamo dirigere questo posto, qualcosa dovremo pur saperlo spiegare. No?-  
- Certo... Hai anche ragione… Come si trovano Trado e Diana nel palazzo qui di fianco? Si sono ambientati abbastanza bene?-  
- Stanno bene, ma... Trado non te l'ha ancora detto? Non ti ha contattato mentre venivi in qua?-
- Cosa doveva dirmi?-  
- Hai presente l'elfo che nascondeva l'uovo del drago argento? Quello che abbiamo lasciato con l’esercito dei draghi?-  
- Si... Dimitri, mi sembra.-  
- L'hanno trovato e gli hanno chiesto se voleva rimettersi al lavoro nel palazzo. Lui prima era un po' restio, poi si è lasciato convincere. Secondo me non aspettava altro che rimettersi al lavoro. Ora lui si occupa delle lettere ai ragazzi.-  
- Che fortuna. Quando inizieremo a far girare questo posto? Quanto tempo libero avremo ancora?-  
- Poco.-
- Quanto poco?-
- Un mese al massimo. Dobbiamo solo trovare i ragazzi che faranno da controfigure e che le famiglie si sistemino stabilmente nelle terre. Poi toccherà a noi entrare in gioco.-  
- Mi è venuto un dubbio, ce la faremo a far funzionare tutto l'edificio solo noi due? Avremo anche i soldati delle varie razze ad aiutarci ad addestrare i ragazzi, ma per la magia?-  
- Ci ho già pensato. Come hai già detto tu a darci una mano con l'allenamento con le armi si sono offerti alcuni soldati, nani, umani, elfi… mentre per le lezioni... per il primo anno io e te dovremmo farcela, mentre per i quattro dopo Trado e Diana si sono offerti per aiutarci. E ricordati che Niena, Kella e Savan vorranno sicuramente rendersi utili. Purtroppo non sono ancora riuscita a parlargli, ma conto che ci daranno una mano. Perfino Vago ci ha offerto il suo aiuto... quando avrà tempo. Poi ci saranno gli allievi di quest'anno che hanno scelto di insegnare. Avremo un po’ di problemi per i prossimi cinque, sei anni al massimo.-
- Hai già pensato a tutto.-
- Si, mi sono data da fare.-  
- Sei fantastica.-  
- Lo so.-  
Ardof la baciò. Rimase un attimo stupito con quanta naturalezza l’aveva fatto. Non si era ancora abituato a vedere Frida come più di una buona amica.
- Vado nella stanza. Il viaggio mi ha distrutto.-  

Il giorno successivo andò a vedere nel Palazzo del Mezzogiorno come se la cavavano Trado e Diana. Non appena aprì il portone Vanenir gli corse incontro. Le squame del draghetto cominciavano a prendere un colore metallizzato. Aveva una macchia argentata proprio in mezzo alla fronte, tra i due occhi grigi.
- Oh, Vanenir!-  Diana gli stava correndo incontro.
- Tranquilla. Non mi da fastidio.-
- Allora, come è andata con Erdost?-  
- Bene. Niente di particolare. E voi?-  
- Si va avanti come al solito. Ne più ne meno di quando sei partito. Trado, Niena e Dimitri stanno evocando un incantesimo per mandare le lettere a tutti. Hanno provato a spiegarmi il suo funzionamento ma non ci ho capito nulla.-  
- Tranquilla. Sono passato solo per salutarvi. Quando ha finito salutali da parte mia.-  
Ardof uscì dal palazzo e si fece un giro per la città in costruzione.
I primi mercanti si erano stabiliti intorno al palazzo del governo e un fabbro aveva addirittura aperto una fucina sul ciglio del dirupo a nord. Presto sarebbero arrivate anche le persone normali.

A mio parere quel Cavaliere è davvero troppo ottimista. Dannazione! Si trovava su una terra dannatamente inospitale. Non sarebbe nato un filo d’erba neanche a pregarlo.
Lì, si e no, potevano guadagnare i negozietti di souvenir.

Ardof passò l’intera giornata a girare per la cima piatta del Flentu Gar. Quando il sole scomparve dietro l’orizzonte il ventenne entrò nel Palazzo della Mezzanotte, andò nella sua camera e si sdraiò sul pagliericcio.
Chiuse gli occhi e si rilassò.
Cercò di non espandere la mente per non sentire troppo la mancanza del suo drago, ma il buco che aveva lasciato nella sua mente la loro separazione continuava a tormentarlo. Frida, per fortuna, arrivò in suo soccorso, stendendosi al suo fianco.

 

Angolo dell'autore:

Signori e signore, questa storia oramai è quasi finita. Domani e dopodomani caricherò gli ultimi due capitoli, per poi cambiare lo stato della storia da incompleta a completa.

Per il momento grazie a tutti per essere arrivati fin qui nonostante gli evidenti problemi di questo racconto. problemi che, ovviamente, cercherò di risolvere in futuro.

Buon proseguimento, allora.

Vago.





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