Pochissimo
fu davvero pochissimo, Genzo non aveva ancora mangiato
l’oliva nel suo Martini, quando Nanà lo raggiunse.
Indossava un semplice abitino blu e delle ballerine, sul volto non
c’era un velo di trucco e le guance erano arrossate solo per
la corsa. Ma era uno splendore.
“Bella, spiritosa e puntuale” le disse Genzo
accogliendola. “Gradisci un aperitivo?”
“Meglio di no, sono minorenne”
“Non l’avrei detto”
“Ho quindici anni, beh, quasi”.
Oddio. Questo Genzo non l’aveva calcolato. Ma era carina e
presto sarebbe stata consenziente, molto consenziente. Ma prima doveva
fugare un paio di dubbi.
“Così giovane e già lavori?”
“Solo per pagarmi gli studi, sai la retta del Toho
è altina…”
“Quindi vivi nel campus?”
“Sì”.
“Da sola?”
“In realtà con mio fratello e alcuni suoi
amici”.
La serata fu piacevole, quella ragazza era davvero interessante, oltre
che carina. Genzo le disse un po’ di cose di sé,
ma cercò di non andare troppo nello specifico. Non aveva
voglia di sapere se l’aveva capito o no di aver davanti Genzo
Wakabayashi, il famoso SGGK: preferiva essere semplicemente Genzo e
godersi una serata senza farsi tanti problemi. D’altronde
anche lei non fece alcun accenno troppo personale, probabilmente
Nanà non era neanche il suo nome ma pazienza. Ormai quella
partita se l’era giocata così, con un modus operandi che
non era il suo abituale. Insomma, con le ragazze non aveva mai avuto
grossi problemi, ma di solito non rimorchiava le cameriere quindicenni
dei ristoranti per portarsele a letto nel giro di qualche ora. Questa
l’aveva proprio colpito. Ed evidentemente era stato
così anche per lei.
Le ore volarono e, alle dieci, lei strabuzzò gli occhi
guardando l’orologio.
“Oh mio Dio! È tardissimo! Mio fratello mi
ucciderà”.
“Se vuoi vengo a parlarci io”.
“Ti garantisco che è meglio di no”.
“Comunque ti accompagno”.
“Figurati, son due passi”.
“Non accetto repliche. Quando riaccompagno una ragazza mi
assicuro sempre che arrivi a casa sana e salva”.
Mentre di buon passo, per tenere dietro a Nanà che
praticamente correva, attraversava il campus del Toho,
desiderò ardentemente avere il suo fido cappellino per
celare la sua identità a eventuali sgraditi conoscenti.
Finalmente Nanà si fermò davanti a una porta.
“Beh, eccoci qua” disse trafficando nervosamente
con la borsetta, probabilmente alla ricerca delle chiavi.
“Puoi andare… vedi? Sono a casa e sana e
salva”. C’era una certa urgenza nella sua voce. Le
chiavi le caddero di mano.
Con uno scatto Genzo le raccolse e gliele porse. Poi ergendosi in tutta
la sua altezza, appoggiandosi con la spalla alla porta, la
fissò. Ormai non li dividevano che pochi centimetri.
“Grazie” mormorò Nanà.
“Tutto qua?” disse Genzo con dolcezza.
In quel momento la porta si aprì verso l’interno,
Genzo perse l’equilibrio e rovinò addosso al
ragazzo che aveva aperto.
“Attenzione!” gridò quello,
sorreggendolo.
Genzo si rialzò fulmineo con un colpo di reni e sistemandosi
gli abiti cominciò a dire “Scusa non-”.
Ma le parole gli morirono in bocca.
Anche la mascella dell’altro cadde balbettando:
“Wa… Wa… Wakabayashi?!?!?”
Le sinapsi di Genzo si attivarono in un nanosecondo: se di fronte a lui
stava Wakashimazu, il quale non ha sorelle, Nanà era la
sorella di… porca puttana! Nanà certo! Naoko
Hyuga!
Ken, che in un primo momento era sbiancato, adesso sembrava essersi
ripreso. Lo afferrò per le spalle e guardandolo negli occhi
gli disse a bassa voce: “Io non so cosa cazzo ci fai qui e
con Naoko, anche se credo di potermelo immaginare. Quello che so per
certo, è che se non scompari entro pochi secondi, la maglia
di titolare sarà sicuramente mia…per
sempre”
“Ma che cazzo dici?”
“Sparisci Genzo, se ti becca con sua sorella Kojiro ti
uccide!”sibilò Ken.
In quel preciso istante da dentro Hyuga urlò:
“Allora Ken? Chi è? È Naoko?”
“Sì” rispose Ken.
“E allora che cavolo ci fate sulla porta
andiamo…”
La figura di Kojiro si materializzò alle spalle di Ken. Sul
volto del Karate Keeper si disegnò un’espressione
che diceva a chiare lettere: “Eccoci, è la
fine”.
Ma Naoko, che aveva avuto alcuni momenti per ricollegare impressioni di
familiarità, foto di squadra e nomi, non si fece cogliere
impreparata: “Visto che bella sorpresa, eh?”
Nessuna risposta dai giocatori del Toho.
“Ero al ristorante con
le mie amiche, come vi ho detto, e lui era lì
tutto solo, l’ho
riconosciuto subito e sono andata a salutarlo e parlando
mi ha detto che non è riuscito a trovare una stanza per
stanotte qui a Tokio e allora ho pensato che, visto che Takeshi
è dai suoi, poteva usare la sua camera. Lui non voleva ma io
gli ho detto che sareste stati estasiati
di rivederlo dopo tanto tempo, che così fate una bella
rimpatriati fra compagni di squadra”. Si bloccò,
evidentemente a corto di fiato per la tirata.
Anche gli altri trattenevano il respiro, scambiandosi sguardi
indecifrabili.
Infine Kojiro parlò: “Beh, certo perché
no”.
Ken lo guardò come se gli fossero spuntate le antenne.
Genzo rimase, al solito, impassibile: “Beh, allora se siamo
tutti d’accordo, vado a prendere la valigia”.
Mentre si avviava verso la macchina, non potè fare a meno di
sorridere. Bella,
spiritosa, puntuale e.. pronta di riflessi… si
trovò a pensare. Peccato
solo che sia troppo brava a mentire. E peccato per il
fratello…
Mentre si spogliava, sulla soglia ricomparve Wakashimazu.
“Altro che portiere paratutto, portiere paraculo ti
dovrebbero chiamare” sentenziò incrociando le
braccia, appoggiato al vano della porta.
Genzo sorrise. “Credo di doverti ringraziare. In fondo sei tu
che hai cercato per primo di pararmi il culo”.
“Già, ma come sempre, c’è
qualcuno che para meglio di me” fece alzando gli occhi al
cielo con aria melodrammatica, poi sorrise.
“Già, gran brava ragazza”
commentò Genzo.
“Fa’ il bravo tu, con lei”.
“Figurati! Non l’avevo mica riconosciuta, era solo
un divertimento per stasera. Ma è davvero in gamba, si
merita di più”.
“Già…”
“Magari… si merita… te?”
“Ma che vai a pensare?” rispose Ken arrossendo.
“Guarda che Kojiro non bada a dettagli del tipo
‘è il mio migliore amico’, chi tocca sua
sorella, muore. Punto”.
“Ah ah ah. Ma tu sei un tipo che non molla, ti
conosco”.
“Chissà. Ti saluto bello, vado a letto. Buonanotte
e… bentornato in Giappone” aggiunse facendo un
cerimonioso inchino.
Ma sì, pensò Genzo rigirandosi nel letto, forse
non era proprio estasiato,
ma in fondo li aveva rivisti volentieri.
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Lo so è
minorenne, ma ha quindici anni mentre Genzo, nella mia mente ne
ha 4-5 di più...(non so quanto sia canon ma a occhio mi
sembra che
torni) e soprattutto non fanno NIENTE DI NIENTE.
"Portiere paraculo" non
è proprio-proprio farina del mio sacco... sono sicura
d'averlo letto da qualche parte ma l'arteriosclerosi galoppante mi
impedisce di ricordare dove, si prenda questo discorso a bischero come
un credit...
Ma soprattutto... chi
aveva capito?!?!?!?!
Ma ancora più
soprattutto, grazie a chi ha letto e recensito, spero di avervi
strappato almeno un sorriso, per quanto sghembo^^^
Infine... vi pareva
strano che ancora non fossero spuntati gli altri membri del Trio
dell'Eterno Riposo Ken-Gen-Koji? (dovevo trovare un nome al mio Trio di
tesorini prima che finissero le preghiere, visto il rischio bellico
sempre sospeso fra questi tre, mi pare la più adatta^^)
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