Prigione

di L_yukari
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Migliaia di esserini la scrutavano dietro il gelido vetro. Quegli esserini che tanto l’avevano tormentata continuavano a camminare sulla finestra deteriorata dalla pioggia, o dalla neve, o dagli stessi vermiciattoli. Essi camminavano impazzendo e scontrandosi fra di loro, si fermavano, guardavano sotto di essi attraverso il vetro opaco e sporco e poi riprendevano il loro inquieto pellegrinaggio. Non riusciva più a sopportare tutti quei puntini luminosi fastidiosi e insistenti, di un verde malinconico e squallido. Decise quindi di agire, quella tortura silenziosa non poteva continuare ancora e il suo animo era ormai stracolmo di angoscia; il nervosismo prese il sopravvento. Dymhril spalancò violentemente le enormi ali brillanti di luce fredda come il pallore della sua carnagione, troppo forti e troppo grandi persino per la sua persona, che frantumarono la finestra in mille pezzi color ghiaccio puntellati di verde, e con un balzo fu subito fuori, senza respiro, affogata nel gelo e nella neve di quella notte silenziosa. Ma il suo cuore non era silenzioso. I lunghi capelli rosso chiaro le ricadevano tra la schiena e le ali, cambiando tonalità mentre toccavano quest’ultime. Nonostante il vento invernale non accennasse a darle tregua, lei continuò a volare nell’oscurità e ben presto si perse nell’abisso delle sue preoccupazioni. La situazione non era cambiata da allora ma di una cosa era certa, doveva fuggire, intraprendere un lungo viaggio per cercare la forza di reagire davvero. In lontananza l’attendevano le tenui luci viola della città, il momento della discesa si avvicinava repentinamente mentre il rancore si acuiva ogni metro di più.




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