Godot

di TallulahIsHere
(/viewuser.php?uid=877828)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Godot. Un uomo. Una maschera. Quella maschera che lui è stato costretto a indossare. Per dimenticare, o forse per ricordare la donna della sua vita, che aveva amato così tanto, ma che ora non c'è più. Un uomo alto, dai capelli bianchi e dalla carnagione scura. Un uomo senza espressione, o meglio, la maschera è la sua espressione. Dice tutto di lui, ovvero niente. Descrive quella che è stata la sua vita, senza amore, senza affetto ma soprattutto senza di lei. Sorride, sorride sempre ma dentro piange, urla e si dispera. Quanto sarebbe bello se tutto tornasse come prima, se quella dannata ragazzina non avesse messo il veleno nel suo caffè e non gli avesse rovinato la vista, ma poteva andare peggio, poteva morire. Ma forse era preferibile morire che vivere senza di lei. Dopo il coma gli avevano detto che un pazzoide aveva ucciso Mia. Quel ragazzino non l'aveva protetta, l'aveva abbandonata al suo destino, a quell'uomo. Questo si diceva di lui. Era davanti a me. Sorrideva. Cos'ha quell'uomo di così speciale? Cosa di lui mi piace? Cosa mi sottomette? Mi donerei completamente a lui, gli lascerei fare quello che vuole, qualsiasi cosa. Lo immagino mentre mi chiama "gattina", il suo nomignolo preferito, il nomignolo di lei. Si avvicina, mi prende la mano, mi tira a sè, mi studia. Sa che mi piace, sa che mi eccita. Io sono appoggiata al muro, lui davanti a me mi prende i polsi e li alza all'altezza del mio viso. Mi annusa i capelli e mi morde teneramente il collo. Sento odore di caffè, caffè nero come la morte. Mi prende in braccio e mi posa sul letto. Si posiziona sopra di me in ginocchio e mi sbottona la camicia. Passa la sua mano lentamente dall'alto verso il basso, partendo dall'ombelico fino alle cosce. Sento un brivido. Sono masochista? O voglio semplicemente concedermi a lui? Lo voglio e non lo voglio. Mi piace, ma è violento. E' uno stupro, mica un gioco. Lui mi copre la bocca e mi dice di stare zitta, evidentemente ho iniziato a parlare, a esternare le mie sensazioni. Ora conosce i miei desideri e le mie paure. Cosa avrebbe fatto? Lo guardo, sta sorridendo, ancora. Pensa a cosa farmi, lo percepisco. Vuole che io sia soddisfatta, vuole lasciare un segno indelebile del suo passaggio. Si ferma, mi accarezza la guancia e il suo sguardo si incupisce. Allontana la mano dal mio viso e si rialza. Non vuole continuare, il motivo? Io non sono lei.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3404315