Capitolo 3
Usui si era stupito per la telefonata della sera prima da parte di
Tora, quella mattina si era svegliato con una rinnovata energia e
sperava che tutto andasse per il meglio, era come se stesse vivendo un
sogno: finalmente poteva passare con un po' di tempo con la sua Misa.
A Tokyo nel frattempo, Misaki stava seguendo le ultime lezioni per
quella giornata e pensava che forse staccare la spina per qualche
giorno le avrebbe fatto bene, sperava che non l'avrebbero sfiancata
Sakura e Shizuko. Quando vide arrivare tutta la ciurma del Maid Latte,
con una valigia già pronta, si stupì.
"Che succede? Perché quella valigia?", domandò, vedendo poi comparire
davanti a lei un biglietto aereo.
"Stai per partire, perciò stacca il cellulare, sali in macchina che fra
poco siamo in ritardo", le risposero solamente suo padre e Saztuki.
"Ma perché? Non dovevamo andare alle terme?", continuò a chiedere anche
durante il tragitto fino all'aeroporto.
"Una sorpresa che ti piacerà, quindi stai calma e goditi questi giorni
di ferie, poi quando arrivi a destinazione, cerca una chioma bionda e
con la faccia di chi aspetta qualcuno", rispose la sorella, dandole
anche un piccolo indizio.
"Va bene, ma posso almeno sapere dove mi mandate?", continuò a
domandare, ancora confusa per la situazione.
"Solo questo ti diciamo e poi niente più! Vai a Venezia, va bene?",
rispose il padre, il quale era un po' esasperato dalle continue domande
di Misaki.
"Ok", disse soltanto la mora, stando poi in silenzio.
Giunta all'aeroporto si sentiva spaesata, il gruppo l'accompagnò al
check-in e poi si salutarono.
"Fai buon viaggio e divertiti", dissero soltanto in coro.
La mora fece solo un sorriso e poi sentì chiamare il volo; si avviò
verso l'imbarco, e quando fu fuori dalla vista degli amici, tirò fuori
il cellulare e mandò un messggio a Takumi.
'Sto partendo per Venezia, sono tutti pazzi, ma da sola che ci vado a
fare? Mi manchi tanto'.
Usui non rispose al messaggio della sua piccola Misa perché non voleva
rovinare la sorpresa, lui sarebbe partito nel pomeriggio ora di
Londra, ma questa attesa era snervante per lui.
I voli di entrambi andarono bene, ma Misaki si sentiva spossata per il
cambio di orario, era come se avesse viaggiato indietro nel tempo per
tornare al giorno prima; perciò quando atterrò si sentiva stanca e
confusa.
Takumi era arrivato venti minuti prima della mora e la stava
aspettando, però quando la vide rimase paralizzato, non si aspettava che
in sei mesi i cambiamenti che avrebbe riscontrato su di lei lo
avrebbero stordito così. Non se la ricordava bellissima come la vedeva
in quel momento.
Misaki invece quando si ritrovò davanti Takumi non sapeva cosa fare,
se saltargli addosso o avvicinarsi, poi vide lui porgerle una mano e
allora capì cosa doveva fare.
Si avvicinò lentamente a lui e arrivata ad un metro di distanza gli
corse incontro e si gettò tra le sue braccia, con qualche lacrima che
era sfuggita al suo controllo.
Il ragazzo la strinse forte e si inebriò del suo profumo.
"Mi sei mancato tanto, ma tu lo sapevi?", disse la mora, affondando
ancora di più il volto nel petto del biondo.
"Ieri ho ricevuto una chiamata dal pervertito che mi ha mandato tramite
fax biglietto e istruzioni, però non pensavo che ti saresti lasciata
convincere così facilmente, ma di questo ne sono felice. mi sei mancata
da morire", rispose il biondo stringendola ancora di più e poi
prendendo la sua borsa e la valigia di lei, non lasciandola andare e si
avviarono verso l'uscita dove trovarono un signore dall'aria simpatica
con un cartello in mano in cui c'era scritto: TAKKUN E MISA-CHAN.
Entrambi alla vista di quelle parole scoppiarono a ridere,
sorreggendosi l'un l'altro.
"Solo tuo padre poteva far scrivere qualcosa di simile", disse Takumi con un
sorriso, vedendo la mora sorridere e annuire.
'Quanto mi era mancato il suo sorriso, non so come farò tra pochi
giorni a separarmi di nuovo da lei.', pensò il biondo, seguendo il
signore su una tipica macchina italiana che li avrebbe portati dove
avrebbero dormito.
Giunti nell'ostello, rimasero affascinati dall'aspetto che aveva il
palazzo, sembrava di essere travolti dalla storia architettonica del
luogo in cui si trovavano; si guardavano intorno stupiti, quando
furono salutati da un signore che si trovava dietro un bancone.
"Voi dovete essere Misa-chan e Takkun, vero? Io sono Roberto, un
vecchio amico di Sakuya, si presentò in un perfetto inglese.
"Piacere nostro", rispose Takumi, meravigliandosi delle amicizie che
aveva Sakkun.
"Adesso mio figlio vi farò vedere la vostra suite, spero che sia di
vostro gradimento, quando volete, mio figlio vi può accompagnare per il
piccolo giro turistico che Sakuya ha pensato per voi", disse loro, poi
chiamando il figlio per lasciarli andare a riposare.
"Salve, io sono Giovanni, se avete bisogno di qualsiasi cosa non
esitate a chiamare in reception; prego la vostra camera", disse poi,
aprendo una porta dall'aria antica ma ancora in ottime condizioni,
lasciandoli entrare e poi chiudendo dolcemente la porta dietro di sé.
"Che bello qui, mi sa che devo ringraziare mio papà in modo speciale per
tutto questo", parlò la mora, buttandosi poi tra le morbide coperte del
letto a baldacchino che troneggiava in un lato della stanza.
"Che morbido, ci posso anche profondare e non rialzarmi più", continuò
Misaki, accorgendosi poi che il biondo si era disteso accanto a lei e
l'aveva attirata tra le sue braccia.
I due si sentivano in paradiso, ma Usui spezzò quel momento fatto di
tenerezza con una domanda che sapeva che avrebbe fatto alterare la mora.
"Quanto tempo è che non vedo il tuo intimo?", domandò.
Misaki, aveva imparato dal migliore, quindi oramai non si imbarazzava
molto, anzi, gli rispondeva a tono.
"Sei sempre il solito alieno pervertito, però se vuoi saperlo, ti basto
solo guardare nella mia valigia", rispose lei, osservando il viso del
ragazzo cambiare espressione e rimanere spiazzato dalla risposta che
era arrivata da lei, la quale si era alzata dal letto e lentamente si
stava avviando verso il bagno, lasciando cadere ad ogni passo un
indumento che ancora indossava.
Il biondo era ancora spiazzato, ma quando vide la mora davanti la porta del bagno con solo l'intimo addosso, sembrò che si riprese a lampo.
Ci vollero poco più di venti secondi per spogliarsi e avviarsi verso il
bagno, dal quale proveniva il rumore della doccia e la voce di Misaki
che si era accorta che il biondo la osservava dallo stipite del bagno,
già pronto per la loro prima doccia insieme in quella magnifica città.
"Pensavo che ci mettevi di meno a capire le mie intenzioni", lo provocò Misaki, lasciando che l'acqua calda della doccia scorresse sul suo
corpo.
"Che aspetti, mi lasci da sola? E poi chi mi lava la schiena?", continuò a provocare lei, non aspettandosi che Takumi l'avrebbe messa con le spalle al muro e divorando le sue labbra in un bacio che di tenero in quel momento non aveva nulla, tutta la loro passione si espresse con le labbra la lingua e le mani che accarezzavano il corpo dell'altro.
"Ti amo", dissero entrambi nello stesso momento, guardandosi negli
occhi, con l'acqua che picchiettava sui loro corpi e lasciandosi andare
alla passione che era stata repressa in quei mesi di lontananza. |