Favola
C'era una volta un uccello stupido, che era alquanto stupido.
Un giorno decise che gli andava di passeggiare, di andarsene in giro e
di chiaccherare con chi capitasse.
Capitò allora che gli capitasse innanzi una vecchia. Era una
vecchia bruttissima fra tutte le vecchie, e non si era vista creatura
più orrenda da quelle parti.
L'uccello stupido disse alla vecchia: "Salve, o mia Signora. Vi dico,
come Voi siete il più bello fra i fiori di questo ricco
giardino. Tanto bel fiore siete, che Voi voglio baciare".
La vecchia, povera di baci, gli disse: "O uccello: Voi siete giusto e
retto, e perciò voglio che mi baciate".
L'uccello baciò la vecchia, si congedò, e fu
contento.
Riprese a camminare, fantasticando sulla bellezza della
vecchia.
Capitò poi che gli capitasse innanzi un leone. Era un leone
fieramente assettato su una roccia, superbissimo, e dall'alito
fetentissimo fra gli aliti di tutti i leoni vissuti in Terra.
L'uccello stupido disse al leone: "Salve, o mio Leone. Vi dico, come
Voi siete la più regale delle fiere, e come l'alito Vostro
tanto
è più aulente di qualsivoglia antico odore
d'eunuco
d'Oriente, che lo voglio odorare".
Il leone, pieno di sé, gli disse: "O uccello: Voi siete
giusto e retto, e perciò voglio che mi odoriate".
L'uccello odorò la bocca del leone, si congedò, e
fu contento.
Riprese a camminare, fantasticando sull'aulenza del fiato del leone.
Capitò poi che gli capitasse innanzi una volpe. Costei era
affatto soddisfatta, per cagione della recente conclusione del di lei
fecale espletamento.
L'uccello stupido disse alla volpe: "Salve, o mia Volpe. Vi dico, come
Voi siete la più saputa delle fiere, e come la cacatura
Vostra
tanto è il più dolciferente e mirabile fra i doni
di
Natura, che la voglio mangiare".
La volpe, piena di sollazzo, gli disse: "O uccello: Voi siete
sì
giustissimo e rettissimo, che voglio che le mie defecazioni mangiate!".
L'uccello mangiò le feci della volpe, si congedò,
e fu contento.
Riprese a camminare, fantasticando sulla divinità delle feci
della volpe.
Infine, rincasò, soddisfatto e felice della sua giornata.
La favola insegna che è cosa buona esser stupidi, e che
ciò porta gioia e giovamento alla gente e a se stessi.
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