Adoro
la mia nipotina e d'altronde quale nonno non stravede per i figli dei
propri figli?
La
prendo per mano, mentre mia moglie, mio figlio e mia nuora scorazzano
per le bancarelle di Zephilia, decisi a scovare le migliori bottiglie
dell'ultima annata, al miglior prezzo.
Beh,
la mia nipotina si annoia alla fiera d'autunno e in fondo è
normale,
quale bambina di quattro anni non si annoierebbe ad ascolare ore ed
ore di trattative su prezzi e qualità dei vini. La cosa
forse meno
normale è che mi annoio anche io, che di anni ne ho quasi
ottanta,
ho i capelli bianchi da molto tempo e dolori alle ossa che mi fanno
schricchiolare le giunture in modo molto fastidioso.
Insieme,
soli io e lei, ci allontaniamo dal villaggio. E' una giornata
autunnale calda, il cielo è terso, è la giornata
ideale per una
passeggiata e c'è un posto dove voglio andare, che mi
attente ogni
volta che rimetto piede da queste parti. Di solito ci vado da solo ma
questa volta non posso farlo, mia nipote mi ha implorato di portarla
via da quello strazio della fiera.
Arriviamo
in un prato immenso, colorato dai colori dell'autunno. Tutto
è pace
quaggiù e io inspiro profondamente, pensando e ripensando a
quanto
tutto sia mutevole, fugace e veloce nella vita. Camminiamo in
silenzio per un pò, con la piccola di casa che mi guarda
incuriosita, senza trovare il coraggio di chiedermi dove stiamo
andando ma felicissima di passare del tempo da sola con me.
D'altronde, chi meglio di un nonno sa far divertire una nipotina?
Ci
fermiamo solo quando arriviamo lì, dove le mie gambe mi
portano
automaticamente, quasi conoscessero da sole la strada.
Una
lapide, una pieda, un nome e due date, quella di nascita e quella di
morte, troppo vicine fra loro.
"Ma
nonno, è una tomba! Di chi è?" - mi chiede mia
nipote.
Il
mio sorriso da nonno si inclina per un attimo. "E' di una
persona che conoscevo tanto tempo fa. Sai, si chiama come te".
"Come
me?".
Annuisco.
Già, la persona che da tanto tempo riposa quì si
chiama come la mia
nipotina ed è incredibile pensare a questo bizzarro scherzo
del
destino, a come un semplice nome accomuni le due persone che amo
più
di me stesso. Scuoto la testa, ricordare è ancora doloroso,
dopo
tutto questo tempo. Ricordare il ragazzo che sono stato e l'uomo che
poi sono diventato e ricordare lei e
tutte le volte che ho impugnato la mia spada per difenderla e
proteggerla da tutti i guai che si attirava addosso. Lei,
che era diventata la mia ragione di vita e per la quale avrei dato la
mia di vita.
Credevo che
l'avrei salvata sempre, magari all'ultimo, ma in fondo al cuore lo
sapevo che non
sarebbe stato
così e che forze più potenti di un semplice
essere umano quale io
sono, me l'avrebbero strappata dalle braccia. Lo sapevo io e
sicuramente lo sapeva anche lei meglio di me.
In fondo le persone come lei si sa, non muoiono anziane nel loro
letto, no. Le persone come lei muoiono
presto, lasciando in eterno il mondo a ricordarsi di loro, delle loro
gesta e vivendo nel loro mito e nella loro leggenda. E di leggende su
questa persona che riposa quì, a pochi passi da me, ne
circolano
tante e con una punta di orgoglio, quando ne sento parlare, ricordo
di averne fatto parte anche io, per un pò.
L'ho
protetta prima come una sorella e poi come la donna che era
diventata, bellissima e talmente forte da sembrare quasi
indistruttibile ed eterna. E poi l'ho amata e sapevo che era un
privilegio che solo a me avrebbe concesso, lei che voleva sembrare
algida ed irraggiungibile agli occhi di tutti.
E poi le ho
detto addio, nel
giorno più brutto della mia vita. Perché vedere
la donna che ami
morirti fra le braccia, piena di sangue, dopo un combattimento con
dei demoni, è una cosa che ti corrode dentro e non smette
mai di
scavarti nel tuo dolore. Un dolore prima lancinante e poi sordo,
strisciante. Ma che ti accompagna tutta la vita.
Le avevo
detto, in un'ultima
disperata sua richiesta mentre la vita scivolava via dal suo corpo,
che non avrei passato l'esistenza a piangere e a deprimermi, che
avrei vissuto. E con fatica l'ho fatto. Tanta fatica, tanto dolore...
Ma mi sono
rialzato, anche se
il mio animo era spezzato e mai sarebbe tornato come prima.
Ho di nuovo
impugnato una
spada e ho combattuto ancora per le cause che ritenevo giuste. Ma non
con lo stesso ardore con cui mi battevo per lei.
Ho amato
un'altra donna,
tranquilla e silenziosa, che fino ad oggi non ha mai fatto domande e
non si è mai lamentata di dividere lo spazio nel mio cuore
con
un'altra donna. Una donna speciale mia moglie, che forse non ho mai
meritato davvero ma che ho sempre amato teneramente e a cui non ho
mai mancato di rispetto. Una donna che mi ha regalato un figlio
scavezzacollo, attirato da miti e leggende, poco incline allo studio
e molto portato a cacciarsi nei guai quando era piccolo. Un figlio
per cui spero di essere stato un buon padre, per quelle che erano le
mie possibilità. E che ho tirato fuori dai guai innumerevoli
volte,
tanti anni fa.
Ma poi
è cresciuto anche lui
e come me ha trovato l'amore e il suo posto nel mondo, diventando un
buon marito e un buon padre a sua volta.
E che
sorpresa quando nacque
lei, la piccoletta che ora tengo per mano.
"Sai
papà, da ragazzino avevo letto un libro che narrava le
imprese
leggendarie di una maga di Zephilia, morta molti anni fa. Lina
Inverse. Beh, era una tipa tosta sai? E voglio che mia figlia lo sia
altrettanto. E quindi, tua nipote si chiamerà Lina. Io e
Gemmeline
ne abbiamo discusso e piace ad entrambi. Che ne pensi?".
Già,
che ho pensato in quel
momento? Beh, a parte essere sbiancato dal sentir pronunciare quel
nome a mio figlio a cui non avevo mai parlato di Lina e che non
sapeva nulla del mio passato prima del matrimonio con sua madre, in
quel momento sono stato solo sorpreso e felice. Era come se lei fosse
tornata... Diversa, con una storia nuova da scrivere sul suo futuro,
ma Lina. Le Lina sono persone sempre eccezionali, io lo so.
E mia
nipote è la bambina
migliore che il mondo abbia mai visto. Parola di nonno, assolutamente
imparziale! E' bionda, come me. Ma ha la lingua lunga e la
vivacità
della persona da cui ha preso il nome. Questo è splendido ma
fa
anche un pò paura...
"Nonno
Gourry, mi annoio!
Dai, andiamo a mangiare il gelato".
Mi implora.
E io non so dirle
di no. Ama il cibo, mangerebbe a qualsiasi ora...
Annuisco e
saluto in silenzio
l'altra Lina, forse un pò orgoglioso di averle fatto
conoscere mia
nipote. A volte mi chiedo come sarebbe diventata, come sarebbe ora.
Se avrebbe avuto i capelli bianchi ad esempio... O se si sarebbe
addolcita con l'età...
Beh,
qualche risposta
abbastanza veritiera credo di essermela data. I capelli bianchi li
avrebbe avuti di certo, come tutti. E avrebbe usato il suo bastone da
passeggio per bastonare in testa chiunque avrebbe ritenuto meritevole
di quel trattamento. Oh, ci scommetterei tutto l'oro che ho che
sarebbe stato il suo sport preferito della terza età.
"Nonno,
stai sbagliando
strada! La fiera è di la".
Mia nipote
mi richiama
all'ordine e mi rendo conto di essermi incamminato nella direzione
sbagliata. D'altronde ho sempre avuto uno scarso senso
dell'orientamento. A volte mi chiedo se ci sia qualcosa di Lina
Inverse in mia nipote, se per magia sia riuscita a trasmettere
qualcosa di se in questa bambina, per starmi ancora vicino in qualche
modo e per non permettemi di perdere la strada di casa. Lei ne
sarebbe capace...
"Hai
ragione, sono
davvero distratto".
"E anche un
pò vecchio,
nonno".
Sorrido. Ha
la lingua lunga e
tagliente come la sua omonima. E io, che per tanti anni ho sperato di
raggiungere la donna che amo nel regno dei morti, ora mi ritrovo a
sperare di vivere ancora abbastanza a lungo per vedere che persona
diventerà questa nuova piccola Lina che corre sui prati di
Zephilia
con la stessa vivacità di una bimba che proprio
quì ha giocato
tanti anni fa, come lei.
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