So close
Titolo: So close
Fandom: Broadchurch
Personaggi: Alec Hardy, Ellie Miller
Rating: giallo
Genere: Introspettivo, malinconico, vagamente angst
Set in time: tra la fine della prima stagione e l’inizio della seconda.
Note:
questa serie tv ha completamente distrutto i miei feels, quindi dovevo
per forza scriverci su qualcosa. Ho buttato giù tutto di getto,
quindi ci saranno sicuramente degli errori, ma spero vi piaccia
comunque. Lasciate una recensione se vi va, ne sarei davvero felice!
Le frasi
iniziali in corsivo sono della canzone "So close", una delle colonne
sonore della serie tv. Vi consiglio di ascoltarla mentre leggete
perché è davvero perfetta.
So close
Through dark and light I fight to be
[…]
Shadows and lies mask you from me
[…]
But when truth of you comes clear
[…]
I wish my life had never come here
Tutto sta
crollando, e lei non ha idea di come rimettere insieme i pezzi. Non
è pronta a dirlo ad alta voce, ma sa che è così,
perché la verità è che non ci sono pezzi da
rimettere insieme, non più. Joe se li è portati tutti
via, senza che lei neanche se ne accorgesse. Era il centro del suo
universo, e ora l'ha distrutto, così come ha distrutto lei. Ellie
lo odia, per questo, lo odia davvero, con così tanta
intensità che alle volte pensa di poterne essere annientata lei
per prima. E allora cerca – come, non lo sa neanche lei –
di restare a galla: per Tom, per Fred, per sé stessa e,
soprattutto, per suo marito. Perché Joe non si merita nulla,
tantomeno di avere il potere di distruggerla più di quanto non
abbia già fatto, e lei lo sa bene, ed è per questo che cerca
di aggrapparsi a qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che le permetta di
tenere insieme i pezzi, anche se di pezzi non ce ne sono più e
le sembra di affogare, mentre si accascia contro il muro in preda ai
conati e alle lacrime, come se il suo corpo rigettasse la
verità. Ma la verità è l’unica cosa che le
resta e quindi ci si aggrappa, e quando sente una mano appoggiarsi sulla
sua spalla si volta, sorpresa – o forse no –, e Hardy
è lì, e lei non si sta più aggrappando alla
verità: si sta aggrappando a lui, come ha sempre fatto –
come lui le ha sempre lasciato fare, anche se lei non se né mai
accorta; anche se solo per pochi secondi, giusto il tempo necessario ad
urlarle di alzare il culo ed uscire da quel maledetto bagno, di fare di
quell’odio che le scorre dentro qualcosa di produttivo, visto che
tanto non può liberarsene, né in quel momento, né
mai. Lei lo ascolta, gli urla contro, si sfoga e se la prende con lui
come vorrebbe prendersela con Joe per aver rovinato le loro vite o con
Tom perché non vuole parlarle e pensa che sia tutta colpa sua e
ha ragione, ma lo ascolta, ed è già qualcosa –
è già molto, e lo sanno entrambi, anche se forse non
è abbastanza, non per sempre, ma a loro non importa,
perché Alec sa bene cosa vuol dire convivere con il rimpianto e
il senso di colpa, ed Ellie sta imparando a farlo. Si è scelta
il maestro migliore di tutti, ed è quasi ironico vedere come i
ruoli si siano invertiti, come ora sia lei quella che si sta costruendo
un muro mattone dopo mattone, anche se Alec si guarda bene dal cercare
di buttarlo giù come lei aveva tentato con lui i primi tempi.
Hardy se ne sta semplicemente lì, una presenza costante e
silenziosa, arrabbiata quasi quanto lei, o forse anche di più,
perché sulle spalle porta il peso di tragedie non sue che lo
stanno quasi uccidendo – e lui lo sa.
Ellie pensa a
Beth, a Mark, a Chloe e alle loro vite distrutte, ma soprattutto pensa
a Danny, a quel bambino morto troppo presto e a come avrebbe potuto
impedire che morisse se solo avesse visto. Chiude gli occhi e analizza
ogni frammento, cercando quel qualcosa che, se fosse andato
diversamente, avrebbe potuto cambiare le cose. Ellie sa che è
inutile, che il passato non si cambia e che Danny non può
tornare, non importa quanto ardentemente tutti loro lo desiderino,
eppure non riesce a farne a meno, perché ci sono cose a cui non
puoi non aggrapparti, anche se sai che ti consumeranno fino alle ossa e
non lasceranno altro che cenere.
Alec la fissa
senza dire nulla, quasi sapesse quello che le passa per la testa
– e probabilmente è così, si dice Ellie, per niente
sorpresa. Lei e Hardy hanno sempre avuto quello strano modo di
comunicare fatto di silenzi e sguardi, fin dal primo giorno, ma Ellie
non l'ha mai apprezzato tanto come in quel momento, quando tutto crolla
e va a fondo, lei per prima. Lui le allunga una mano ed Ellie
l'afferra, lasciandosi tirare su. Nessuno dei due aggiunge nulla, ma va
bene così. Entrambi si sono già detti tutto quello di cui
hanno bisogno, e poi a lei non serve che Hardy le dica che
resterà al suo fianco, perché già lo sa: gliel'ha
letto negli occhi e nella forza con cui continua a stringerle la mano
anche dopo che si è alzata da terra. La stretta si prolunga solo
per un altro paio di secondi, e probabilmente un altro non se ne
sarebbe accorto, ma lei sì, ed è per questo che sorride e
"la ringrazio, signore", anche se Hardy non è più il suo
capo, come lui stesso le ricorda con una smorfia e un "e ora vattene da
questa stanza, Miller. Sono stufo di vederti chiusa qui dentro" che
suona molto meno duro di quanto dovrebbe. Ellie si concede un secondo
sorriso e qualche attimo con gli occhi chiusi, ma quando esegue
l'ordine lo fa senza voltarsi, consapevole che sarebbe inutile. Non
c'è più niente per lei in quella stanza, in quella
città, non in quel momento. Ora ha bisogno di recuperare i pezzi
ancora buoni della sua vita e rimetterli insieme, e non può
farlo lì, ma forse altrove sì. Promette a sé
stessa di provarci, anche se forse non sarà abbastanza, ma va
bene così. È molto più di quello che era disposta
a fare prima che Hardy venisse a prenderla a calci in culo come solo
lui sa fare, ed è un inizio.
Ora sa che è tutto quello di cui ha bisogno.
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