Piccola premessa: Questa storia faceva parte di una raccolta di os
klaine che ho cancellato da efp per rimettere a posto le storie e
caricare quelle più spinte, non proprio adatte alle regole
di questo sito, su altri lidi, onde evitare problemi. Come potrete
intuire dalla trama è liberamente ispirata al film "City of
angels". Per chi l'aveva già letta, anticipo che ci sono
delle piccole aggiunte. Per chi si trovasse qui per la prima
volta...beh benvenuti.
ps. Il Castiel di cui parlo qui NON è quello di
Supernatural. Ma solo un mio omaggio a quel personaggio, che amo con
tutta me stessa.
BUONA LETTURA
-
" FALLING IN LOVE "
Si dice che la vita è così effimera che, a volte,
per mettere in discussione tutto ciò che si è e
che si è fatto fino a quel momento, basta davvero poco. Un
gesto. Una parola. Un atto eroico o un semplice cambio di strada. A
volte basta meno, molto meno. In una giornata come tante, basta
guardare bene chi si ha intorno.
A Blaine erano bastati due occhi celesti per mettere tutto in
discussione. Persino quello che era. Un angelo.
E ora doveva solo...Cadere. Era facile. Blaine non doveva fare altro e
la sua nuova vita, una vera, avrebbe avuto finalmente inizio.
XXXXX
La prima volta che Blaine aveva visto Kurt, questi aveva sette anni e
stava piangendo. Blaine non era lì per lui ma per sua madre
Elizabeth. La donna non stava bene da mesi e il marito, Burt, aveva
provato a far capire al figlio che era giunta l'ora di salutarla. Erano
giorni che l'uomo cercava di preparare il bambino a quel saluto, anche
se aveva capito forse troppo tardi che non ci sarebbe mai potuto
riuscire per davvero. Non puoi preparare un bambino a dire addio a sua
madre. A crescere senza di lei. Blaine lo aveva visto succedere tante
volte e ogni volta era così che andava: il bambino non
capiva e il momento della morte lo spezzava sempre.
Nel corso della sua esistenza, l’angelo aveva capito che per
la razza umana molte cose erano complicate. Dire addio, abituarsi alla
mancanza era una delle più dure.
Quella volta, entrato nella stanza buia, Blaine si era subito
avvicinato al letto per stringere la mano di Elizabeth e accompagnarla
nell'ultima importante cosa che doveva fare. Era il suo compito e lui
lo conosceva molto bene, lo svolgeva da secoli del resto ed era sempre
quello. La donna aprì gli occhi spenti dalla febbre e il
dolore a quel tocco, e prese un respiro a fatica alzandosi leggermente
per stringere a sé il figlio, che sedeva sul letto vicino a
lei. Non vedeva Blaine. Nessuno in quella stanza poteva. Neanche lei,
non ancora almeno, che però a differenza degli altri due,
sentiva il suo tocco e da esso traeva la forza che le serviva per
compiere quell'ultimo passo. Dire addio.
"Grazie"pensò la donna e Blaine, a cui il pensiero
arrivò chiaro e forte come se la donna lo avesse pronunciato
a voce alta, ne fu compiaciuto. Non a tutti era concesso il dono
dell'ultimo saluto ai propri cari. Era sempre bello quando qualcuno ne
riconosceva l'immenso valore.
"Kurt ascoltami" prese poi a dire la donna, con una forza nella voce
che in quegli ultimi giorni non aveva mai avuto e che solo il tocco di
Blaine le regalava. "Io adesso devo andare e non potrò
essere qui quando crescerai. Quando piangerai. Quando ti ammalerai.
Quando t'innamorerai per la prima volta. Ricordi che cosa ti ho detto?
Voglio che tu sia forte. Il mio piccolo uomo forte. E voglio che tu sia
sempre fiero di essere ciò che sei. Non piegarti Kurt. Non
svenderti e non pensare mai che non vai bene così come sei
perché tu sei perfetto. Mi senti? Lo sei. Bada a tuo padre
anche per me d'accordo? Stai attento che indossi sempre una maglia in
più d'inverno e non fargli mangiare troppe schifezze. E
amalo, Kurt. Dai a lui tutto l'amore che avresti dato a me. La vita a
volte potrà sembrarti dura ma tu non arrenderti. Non
permetterle di vincere, mi hai capito? Burt, puoi avvicinarti per
favore?"continuò poi la donna staccando il figlio da se e
facendo un gesto all'uomo subito dietro di lui, che si mise a sedere
vicino a lei al posto del figlio e le prese le mani. "Sarai un buon
padre Burt. Ce la farai anche da solo. Sei un uomo forte e saprai
condurlo nel suo viaggio ma non restare solo. Risposati, fatti una
vita.."
"Elizabeth..-" si lamentò senza forze l'uomo e allora Blaine
si allontanò un po'. Sapeva che alla donna non servivano
più forze, perché adesso era l'uomo che doveva
dirle addio, che doveva farle delle promesse e lei doveva solo
sentirle. Viveva spesso come spettatore quei momenti e quei saluti ma
non ne capiva mai il senso più profondo. Non aveva mai
provato del resto quelle sensazioni. Amore, desiderio, passione. Ne
conosceva il significato tecnico ma non li aveva mai provati. Non
poteva. Però sapeva che erano momenti che meritavano
rispetto e un certo riguardo specie per quello che sarebbe seguito.
Promesse di stare dietro al figlio, di crescerlo bene e non lasciarsi
andare. Di rifarsi una vita e una famiglia se questo lei voleva, ma con
meno amore, meno di quanto ne avrebbe dato a lei. In poche parole,
promesse di continuare a vivere anche per chi se ne stava andando.
Perché chi partiva per l'ultimo viaggio, lasciava un vuoto
dietro di sé che chi restava doveva riempire in qualche
modo.
Allontanandosi dal letto, Blaine si avvicinò al bambino per
dare anche a lui un po' di conforto nell'unico modo che conosceva, ma
quando allungò la mano per posarla sulla sua spalla
notò una cosa strana. Quel piccolo bambino dai vestiti
troppo grandi per lui non cercava di farsi forza. Ne aveva visti tanti
così, spesso piangevano o urlavano ma in questo c'era
qualcosa di particolare. Una tempra dura nascosta in quegli occhi di
ghiaccio che restavano asciutti mentre fissava la madre lasciarsi
andare priva di forze sui cuscini, che costringeva Blaine a fermarsi ad
ammirarli. Una tale forza non era rara da trovare nei bambini, che
spesso non capivano la gravità di ciò che
succedeva loro intorno se non con il tempo, ma questo era particolare.
Lui sapeva cosa stava succedendo e si stava facendo forza per suo padre
e per sua madre perché non voleva che l'ultima cosa che
vedesse di lui, la donna, fossero lacrime. Era un bambino davvero molto
coraggioso.
Blaine sapeva che più tardi avrebbe pianto fino quasi a
prosciugarsi, forse nascondendo il volto nel cuscino per non farsi
sentire. E sapeva che il mattino dopo si sarebbe alzato per preparare
la colazione al padre, bruciando tutto dopo aver fatto sparire dal suo
volto il dolore della notte. Sapeva che il padre non ci sarebbe cascato
ma che avrebbe mantenuto comunque il gioco del figlio, afferrandolo per
mano e portandolo al funerale della madre. Eppure in quel momento il
bambino era più forte del padre e Blaine lo ammirava per
questo.
Il coraggio umano era uno di quei sentimenti che lo colpivano sempre.
Aveva visto piccoli uomini fare grande cose guidati dal coraggio, e
ammirava sempre ogni sua forma. Dalla più piccola che
cambiava solo la vita di una singola persona, alla più
grande che cambiava anche nazioni intere e la vita di miliardi di
persone.
Quando una mano si posò sulla sua spalla, Blaine
lasciò gli occhi di Kurt per girarsi e si ritrovò
davanti alla donna. Non aveva sentito quel tocco ma lo aveva percepito
in qualche modo. Sentire era una delle cose che non gli erano concesse
di fare ma non gli importava. Erano altre le cose che contavano per
lui. La donna osservò ancora una volta suo figlio che,
piano, si avvicinava di nuovo al letto, e gli mandò un
leggero bacio con le dita. Poi seguì l'angelo fuori dalla
stanza. Blaine la portò via con sé e
lasciò indietro l'uomo e il bambino che piangevano su un
corpo ormai privo di vita. Credeva che non gli avrebbe più
rivisti. A volte succedeva. Semplicemente a volte si andava avanti. E
lui era un angelo. Andare avanti era tutto quello che doveva fare.
Sempre.
"Adesso saranno soli senza di me"disse la donna vicino a lui a un certo
punto.
"Se la caveranno" le rispose Blaine perché era quello che
tutti facevano, in ogni parte del mondo, ogni volta che una cosa simile
succedeva. "E poi hanno ancora l'altro vicino. E sarà
così per molto tempo ancora."
"Staranno bene? Saranno felici?"
"Con il tempo sì. Lui troverà un nuovo amore e
tuo figlio crescerà sano e forte."
"E' quello che succederà davvero o una frase di rito che
dici a tutti per farli stare tranquilli?"
"E' quello che mi hanno detto succederà. Io non mento e non
concedo frasi di rito. E tu stessa potrai vederlo con i tuoi occhi."
"Potrò vederlo?"chiese a quel punto la donna con una nota si
speranza nella voce che non sfuggì a Blaine.
"Dove ti sto conducendo, avrai tempo per seguire la vita di tuo figlio.
"
"Lo vedrò crescere allora?"
"Sì. Lo vedrai."
"Bene"sussurrò la donna visibilmente più
sollevata a quel punto, allacciando la propria mano a quella che Blaine
le porgeva.
L'angelo non le disse che quello di superare il dolore della sua
perdita sarebbe stato un processo facile per l'uomo e il bambino,
perché non era vero. E comunque non serviva, la donna lo
sapeva benissimo. Aveva perso anche lei dei cari nel corso della sua
vita e quel dolore lo conosceva molto bene. Aveva fiducia nei suoi
uomini però, e sapeva che, per quanti ostacoli avrebbero
trovato sulla strada, sarebbero stati forti e giusti. Insieme. Blaine
si trovò subito legato a quella piccola donna delicata,
perché Elizabeth era dolce e simpatica. Avrebbe detto che si
era affezionato subito se gli fosse stato concesso provare tali
sentimenti. Non era così però e lui sentiva solo
di avere un legame con quella donna forte e gentile.
A volte succedeva. L'angelo viveva da secoli, e da secoli camminava su
quella terra non visto. Conosceva milioni di anime, ne accompagnava
tante di più nel loro ultimo viaggio e a volte ne incontrava
qualcuna che gli lasciava in dono molto più che un ultimo
addio. Elizabeth era così, aveva qualcosa che lo
attirava verso di lei. Forse il suo modo di parlare. Forse i suoi
occhi, che erano gli stessi espressivi occhi azzurri del figlio. Forse
qualcosa che Blaine non avrebbe mai saputo cosa fosse.
Non importava. Divennero subito amici. Questo era ciò che
contava.
XXXXX
La seconda volta che Blaine vide Kurt fu diversi anni dopo quel loro
primo incontro. Blaine non avrebbe saputo dire esattamente quanti, dato
che per lui il tempo non aveva alcuna importanza. Sapeva che
trascorreva ma non come lo facesse. Lento, svelto erano termini che per
lui non avevano alcun senso. Poteva dire però che fossero
trascorsi anni perché il bambino era cresciuto ed era
divenuto un ragazzo. Un po' acerbo ma comunque un bel ragazzo. Quando
Blaine se lo era ritrovato davanti, all'improvviso, Kurt stava correndo
lungo un corridoio che, visti gli armadietti che lo circondavano,
doveva essere di un qualche liceo. Lo riconobbe subito, anche se
stavolta piangeva ed era visibilmente scosso, molto più
spezzato dell'ultima volta che lo aveva visto, più esposto.
C'erano dei ragazzi che lo inseguivano. Blaine capì
all'istante perché fosse lì e seguì
quei ragazzi e Kurt fino al cortile posteriore. Erano in quattro,
più forti e robusti di Kurt e l'angelo sapeva che lo
avrebbero sopraffatto. Aveva visto succedere un sacco di volte anche
quello.
"Brutto frocio"disse uno di quei ragazzi e Blaine capì che
era quello il motivo per cui sentiva quell'odio fuoriuscire da loro in
ondate massicce che quasi lo facevano sentire male. Anche quello era un
sentimento che non conosceva, ma che sapeva riconoscere in qualche
modo. Era un qualcosa di cupo che rendeva buie anche le persone che lo
provavano, quasi strappasse loro la luce. Un qualcosa che toglieva la
nota dolce dall'aria, intorno a chi lo subiva e da cui spesso, Blaine
doveva difendere molte persone. E che non sempre riusciva a fermare.
Quando allungò la mano per toccare la spalla del ragazzo che
aveva detto quelle brutte parole, vide nella sua mente anni e anni di
discorsi da parte dei genitori sulla religione e su quanto a Dio
facessero schifo gli uomini che si amavano fra loro e di quanto tutto
quello fosse sbagliato. E capì quale fosse il problema.
Blaine sapeva che il ragazzo e i suoi genitori si sbagliavano. Dio
aveva molte cose a cui pensare ma l'orientamento sessuale di ogni
singolo individuo non era tra queste, almeno fino a che non andava a
ledere il suo dono più grande: il libero arbitrio. Per Lui
l'amore era amore, in qualunque forma esso si presentasse. Non poteva
essere peccato amare. E vedere che le sue parole ancora una volta
venivano fraintese per fare del male a qualcuno spezzò il
cuore di Blaine. In un certo senso. Non aveva davvero un cuore che
potesse venire spezzato.
Il suo compito comunque non era insegnare la verità al
ragazzo, non quel momento, ma solo impedire altro dolore.
Lasciò che il ragazzo- David, questo era il suo nome-
sentisse il messaggio attraverso il suo tocco. "Non farlo, tu non vuoi
davvero farlo." Lo vide arrivare nei suoi pensieri e cambiare la
decisione finale. Kurt non fu picchiato quel giorno ma finì
comunque nel cassonetto. Eppure anche quella volta non pianse. Quando
si tirò su dal cassonetto e ne uscì, il suo
sguardo fiero si mantenne alto e il ragazzo, percorse la distanza che
lo separava dal bagno, dove si ripulì come se non avesse
subito alcuna ingiustizia. Senza che Blaine dovesse toccarlo per
trasmettergli coraggio, Kurt lo trovò dentro di se, da solo.
L'angelo capì così che Kurt era diventato davvero
un piccolo ragazzino coraggioso come la madre aveva sperato,
probabilmente perché quella non era la prima volta che gli
succedeva di essere maltrattato. Capì anche che altre volte,
quelle in cui Blaine non c'era stato, sicuramente gli era andata anche
peggio ma che nonostante ciò Kurt non aveva perso la sua
luce. Blaine la vedeva, era lì nascosta tra le pieghe dei
suoi occhi di ghiaccio, un fuoco che brillava dietro ogni suo respiro.
Forse c'erano state volte in cui per Kurt era stata decisamente peggio.
La prima volta in cui era stato picchiato forse, oppure la prima volta
che qualcuno gli aveva urlato dietro epiteti non carini. Come si era
sentito allora? Blaine se lo chiese spesso quel giorno, eppure tutto
ciò non lo aveva piegato. E quando non si spostò
in altri luoghi, ma restò vicino a Kurt, capì che
quello era il suo nuovo incarico. Era appena divenuto l'angelo custode
di Kurt Hummel. Dopo secoli, era la prima volta per lui.
Da quel momento Blaine capitò spesso vicino a Kurt. A
scuola. A casa. In officina dal padre. Non sempre succedeva quando Kurt
stava male o aveva bisogno di aiuto, a volte succedeva nei momenti
più strani e impensati, quando Kurt stava bene anche, o
rideva, o cantava con i suoi amici. O semplicemente era solo in casa a
fare compiti o altro. Blaine non capiva perché succedesse.
Non c'erano pensieri coerenti collegati tra loro che potesse sentire.
Non vi erano motivi che rendessero la sua presenza importante. Certe
volte non aveva altro da fare che starsene lì a fissare
Kurt. Con il tempo cominciò a pensare che il suo compito
fosse semplicemente tenere compagnia a Kurt e imparò ad
apprezzare quei momenti come faceva con quelli in cui poteva compiere
davvero qualcosa per aiutarlo. Anche se non sempre gli era concesso
salvarlo. Il libero arbitrio era una cosa su cui nemmeno lui poteva
interferire. Poteva mostrare altre vie ma erano sempre le persone a
decidere quale intraprendere. E non sempre era la via più
giusta o bella per Kurt o loro stessi che era scelta purtroppo.
Una costante però c'era e quella era Blaine che era sempre
con Kurt. Quando piangeva perché gli altri non si erano
fermati dal fargli del male come quando rideva con il padre. Quando i
suoi pensieri erano invasi da sentimenti infantili e dolci per altri
ragazzi, come il quarterback del liceo, o quando cantava. E sentirlo
cantare a Blaine piaceva. La sua voce era quasi al pari della musica
dell'alba per lui. Una musica che gli angeli sentivano a ogni nuova
alba, e che era talmente bella da essere in pratica divina. Era il
suono di un nuovo giorno che nasceva. La parola di Dio che dava loro il
buongiorno. Blaine non si sarebbe mai stancato di sentire Kurt cantare
come non si sarebbe mai stancato di quella musica. E gli piaceva essere
il suo angelo custode. O qualunque cose fosse per lui. Non era sicuro
in merito a dire il vero.
Quello che più rendeva fiero del suo nuovo incarico Blaine
era il fatto che Kurt avesse davvero molto coraggio. Quello visto nei
suoi occhi di bambino impallidiva di fronte a quello che lo
accompagnava ogni giorno crescendo. Blaine restò con lui per
giorni, e poi mesi e infine anni. Gli restò vicino e lo vide
diventare piano piano un uomo. Un bellissimo, coraggioso, uomo. E
quando succedeva che la paura lo coglieva, Blaine gli poggiava le mani
sulle spalle fino a che il suo respiro non si stabilizzava e la paura
passava. Avrebbe voluto fare molto più di questo ma era un
angelo e loro potevano solo guardare e stare vicini agli uomini. La
forza era in loro, e un angelo poteva solo mostrala. Usarla o meno era
una scelta individuale.
Kurt aveva scelto di essere forte. Aveva scelto di "ascoltare" Blaine.
Anche se non credeva in Dio, sembrava in un certo senso credere in lui,
nelle sensazioni che sapeva trasmettergli.
E Blaine era sempre con Kurt. Anche se non poteva stare davvero con lui.
XXXXX
La mattina in cui Burt, il padre di Kurt, ebbe un infarto, Blaine era
con lui. Gli rimase vicino per tutto il tempo, durante la corsa in
ospedale, l'operazione, e il coma che ne conseguì. Non
sapeva se era lì per portare via l'uomo, erano anni che non
lo faceva più, che non era più chiamato a farlo,
ma sapeva che era il posto dove doveva stare. Per la prima volta nella
sua lunga esistenza, Blaine si ritrovò a sperare che
qualcuno non morisse. Si trovò a sperare che non lo facesse
perché il posto in cui lo avrebbe dovuto portare sarebbe
stato sicuramente un posto peggiore di dov'era adesso. Al fianco di
Kurt, cioè. Anche se sapeva che ciò che attendeva
gli umani come Burt al di là, era assai più bello
di tutto quello che c'era al di qua, lo desiderava con tutto se stesso.
Per Kurt. Non si azzardava a pregare in merito o cosa. Solo...lo
sperava. Perché Kurt aveva bisogno di Burt. E lui aveva
bisogno di saperlo al sicuro.
E poi all'improvviso era successo."Non me lo porterai via, mi senti? Se
ci sei e se esisti, lui non me lo porterai via." Kurt aveva pronunciato
queste parole con tono fiero e sicuro, non appena era potuto entrare
nella stanza di suo padre subito dopo aver saputo del suo infarto. A
viso alto, sguardo fisso davanti a lui. Verso Blaine. Sembrava che nel
farlo avesse guardato proprio il suo volto e l'angelo fu percorso da
una strana sensazione quando i loro occhi s'incrociarono. Sapeva che
non era possibile e che Kurt non lo vedeva. Non poteva. Per un secondo
però era stato come se Kurt lo avesse visto davvero e
Blaine, per quel secondo, si era scoperto a pensare che in
realtà desiderava che l'altro lo facesse. Desiderava che
Kurt lo vedesse.
E un giorno lui lo fece.
XXXXX
Alla fine Burt si riprese. Grazie anche all'amore del figlio, che aveva
anche pregato però non Dio bensì lui, Burt. Kurt
aveva fede in suo padre e Blaine questo lo trovava bellissimo. Madre e
padre erano il secondo nome di Dio sulla bocca e nei cuori dei figli*,
per quanto riguardava Blaine. Eppure l'angelo era ancora lì,
con lui. Non gli era dato sapere cosa succedesse a Kurt nella nuova
scuola che frequentava, un'università poco fuori Lima dove
era entrato quando non aveva superato gli esami per potersi iscrivere
alla Nyada, una scuola di musica e teatro. Non poteva lasciare quella
stanza d'ospedale, anche se avrebbe voluto disperatamente sapere come
stava il ragazzo. La nuova scuola era molto migliore del liceo ma gente
cattiva era presente anche in quei corridoi. Gente più
spaventosa di un paio di ragazzini tirati su da ombre inesistenti e
paure adolescenziali. Gente che faceva del dolore altrui una propria
missione di vita per il puro piacere di fare del male. Forse il fatto
che lui non si allontanasse dal capezzale di Burt, poteva voler dire
che nessuno gli dava fastidio avendo saputo del padre. Blaine
però onestamente non si sentiva di fare affidamento sulla
natura umana per questo e provare quell'incertezza e quello strano
desiderio di essere vicino a Kurt senza poterci essere, lo spaventava e
lo inquietava. Era forte la sensazione che sentiva e a cui non sapeva
assegnare un nome. Era come..un vuoto in mezzo alla sua anima. Che
passava solo quando Kurt entrava nella stanza di Burt. Mancanza forse?
Blaine non lo sapeva, non l'aveva mai provato fino a quel momento.
Qualcosa era cambiato dentro di lui, era chiaro, ma Blaine non sapeva
dire cosa. Tutto quello che poteva fare, era starsene lì, in
piedi al capezzale del letto di Burt a provare questa strana sensazione
che lo confondeva. E come succedeva da un po' di tempo, a questa parte
fu grato quando Kurt entrò nella stanza già
parlando come faceva sempre, anche se Burt dormiva e non poteva
sentirlo. E tutto tornò normale all'istante per lui non
appena vide che l'altro stava bene e non aveva nuovi segni addosso.
Almeno per un po', perché quando Kurt si voltò
verso la fine del letto e quindi verso di lui, si bloccò
all'istante diventando rosso e fissandolo. Fissando lui. Blaine. Di
nuovo. "E tu chi sei?" chiese poi il ragazzo a voce bassa e il mondo di
Blaine si fermò di nuovo. Che significava? Forse...Lo
vedeva? Lo vedeva dunque? Non era possibile. Eppure nella stanza
c'erano solo loro due e Kurt stava fissando proprio il punto dove si
trovava lui.
"Tu mi vedi?" chiese comunque Blaine ritenendo tutto quello impossibile
e assurdo.
"Certo, non sono cieco"ridacchiò divertito il ragazzo
regalandogli uno di quei sorrisi che Blaine con il tempo, aveva
imparato ad amare. In un certo senso."Sei uno dei ragazzi che lavorano
nell'officina di mio padre? Non credo di averti mai visto" chiese Kurt.
Aggiungendo subito dopo con la mente: "O me ne ricorderei sicuramente
con quella faccia stupenda" confondendo Blaine per quel pensiero.
"No" rispose lui comunque sperando che Kurt non facesse altre domande.
Non fu così fortunato però e ovviamente se lo
sarebbe dovuto aspettare che l'altro volesse sapere di più,
dato che non era cosa di tutti i giorni trovare uno sconosciuto nella
camera di suo padre.
"Oh, allora sei..suo amico forse?"Chiese ancora Kurt non tanto convinto
dalle sue stesse parole. Perché mai suo padre Burt avrebbe
dovuto essere amico di un ragazzo che dimostrava appena vent'anni?
Blaine sapeva che aspetto avesse. Sapeva come appariva agli occhi delle
persone che lo guardavano. Si vedeva spesso con la mente delle persone
che accompagnava nel loro ultimo viaggio e la sua immagine era quella
di un ragazzo sui venti anni, la faccia dolce, gli occhi di una strana
sfumatura di nocciola e verde e i capelli ricci del tutto indomabili.
Era un bel viso gioviale che trasmetteva felicità, o
perlomeno questo pensava la maggior parte della gente che lo vedeva.
Blaine non sapeva se fosse bello o meno per gli standard umani. Trovava
bello il volto di Kurt come un tramonto sul mare o come un uccello che
spiccava il volo per la prima volta. Il suo concetto di bello era
più astratto e al tempo stesso totalizzante di quello umano.
"Non proprio ma lo conosco da molto tempo. Ero con lui quando
è stato male." Rispose alla domanda di Kurt comunque. Il che
era la verità ma Blaine si pentì di averlo detto
quando vide che quella notizia aveva colpito Kurt togliendogli ogni
voglia di fare altre domande. Era stata dura per lui. Aveva avuto
davvero molta paura di perdere anche suo padre. Anche se era stato
molto coraggioso come al solito, la paura aveva abitato il suo cuore
per molte settimane anche dopo il risveglio di suo padre dal coma.
"Andrà bene adesso sai? Lui starà bene ora"
affermò convinto Blaine a quel punto allora,
perché sentiva il bisogno di dire qualcosa che potesse
rincuorare il ragazzo in qualche modo. Lui non poteva mentire
ovviamente e in questo caso non ne aveva comunque bisogno. Burt stava
bene per davvero e sarebbe stato bene per molti anni ancora dopo questa
bella batosta.
"Spero che tu abbia ragione."
"Sarà così Kurt è sicuro" si
lasciò sfuggire Blaine stupendo di nuovo il ragazzo che
chiese subito: "Come sai il mio nome?"
"Ti conosco" disse allora senza aggiungere altro. Era impossibile che
Kurt lo vedesse eppure ci stava riuscendo, ma Blaine sapeva che non
poteva dirgli nulla in ogni caso. Non chi fosse davvero perlomeno.
Perciò aggiunse subito per evitargli di fare altre domande
in merito: "Tu devi stare tranquillo. Lui non te lo porterà
via. Non è il momento. Riposati Kurt. Non fare del male a te
stesso. Ti è concesso fermarti e piangere se ne hai bisogno."
A quelle parole Kurt lo guardò intensamente e in un modo
strano. "Io non credo in ..Lui" sussurrò poi con timore,
quasi gli costasse fatica dire quelle cose a Blaine, quando di solito,
anche l'angelo lo sapeva, non si faceva alcun problema a difendere le
sue idee in merito con caparbietà e a volte un pizzico di
cinismo di troppo.
"Alcune cose sono vere che tu ci creda o no, Kurt. Credi in me adesso.
Puoi vedermi e sentirmi ed io ti dico che tuo padre starà
bene."
"Grazie" disse allora Kurt semplicemente e Blaine capì che
era arrivato il momento di lasciarlo solo. Aveva fatto quello che
doveva. Forse. Comunque sembrò così quando
sparì lasciando Kurt stupito nel voltarsi e non trovarlo
più da nessuna parte, né nella stanza
né nel corridoio.
Più tardi sempre quella sera, quando Kurt chiese titubante
il suo numero di telefono a Burt, che ovviamente non sapeva di chi
parlasse, Blaine ne rimase colpito. Ancora di più quando
Kurt spiegò a suo padre di aver incontrato nella sua camera
questo strano ragazzo davvero molto bello e gentile, con cui gli
sarebbe piaciuto parlare ancora. Blaine provò una sensazione
strana a quel punto. Una cosa che esplose come un piccolo fuoco di
artificio al suo interno, invadendolo di una sensazione calda e strana
che gli faceva venire voglia di sorridere. Non aveva mai provato niente
di simile nella sua esistenza che era stata davvero molto lunga. E si
stupì un po' quando capì che stava provando
felicità. Vera felicità.
XXXXX
Qualcosa era cambiato. Blaine lo capì quando Kurt il giorno
dopo lo vide seduto vicino a lui sulle tribune del campo sportivo dalla
sua università. Kurt si spaventò nel ritrovarselo
vicino all'improvviso quasi quanto Blaine nel capire che lo vedeva
ancora dato che aveva creduto che, la notte prima, sarebbe stata la
prima e unica volta. Quando Kurt gli chiese da dove fosse spuntato, lui
rispose con un sorriso aperto che contagiò anche l'altro:"
Sono sempre stato qui". Di nuovo la verità,
perché altro non gli era concesso dire. Kurt però
non sembrò trovare strana quella risposta e si concesse di
lanciarsi in una chiacchierata leggera con lui senza preoccuparsi
più di nulla. Neanche Blaine lo fece. Kurt ora lo vedeva e
questo era piuttosto ....particolare come cosa. Gli piaceva anche molto
come sviluppo, però, e non poteva dirsi il contrario.
Perché Blaine non poteva mentire neanche a se stesso.
Parlare con Kurt gli piaceva, essere visto da lui gli piaceva e anche
passare il tempo in quel modo.
Ecco cosa era cambiato, Kurt lo vedeva e lui non se preoccupava. Anzi!
L'angelo non capiva il perché e molti degli altri angeli che
incontrava non sapevano rispondergli in merito. A loro non era mai
successo. Era una cosa che semplicemente..accadeva. E Blaine poteva
solo accettarla. Tutta la sua esistenza era fatta di scelte che altri
avevano preso per lui e che lui aveva accettato con il dono della fede
e dell'amore in Dio. E quella cosa non fu diversa. Non che se ne
lamentasse. I momenti in cui si rendeva conto che Kurt lo vedeva erano
i più belli che avesse mai vissuto. L'attimo in cui i suoi
occhi celesti si animavano sotto un sorriso che faceva risplendere
tutto il suo volto, era stupendo. Una cosa che Kurt faceva solo quando
vedeva lui.
Parlavano tanto in quei momenti, di tante cose, e Kurt rideva. E con il
tempo Blaine arrivò a pregare perché quei momenti
si triplicassero. Arrivò a pregare per qualcosa che voleva
per se stesso, per la prima volta in molto moltissimo tempo.
XXXX
Blaine conobbe anche la rabbia dopo la felicità sempre
grazie a Kurt in quei giorni. Successe all'improvviso, durante un
lunedì piovoso. Si ritrovò all'improvviso davanti
a Kurt. Lo vide ricevere il colpo. Lo sentì arrabbiarsi
perché quel sentimento strisciò anche sotto la
sua pelle e per un attimo Blaine lo condivise, spaventandosi. Lo vide
inseguire il ragazzo più grosso e aggredirlo per avere
spiegazioni. E poi vide il più grande afferrare Kurt, il suo
Kurt, e baciarlo. Fu allora che la rabbia lo invase. Forte, prepotente,
definita. Troppo per un angelo. Non ricordava cosa fosse successo dopo
sennonché era di nuovo visibile e non solo per Kurt ma anche
per l'altro, David, se ne ricordava ancora il nome. Furono entrambi
colpiti dal vederlo lì in quello spogliatoio. David
scappò e anche se Blaine avrebbe voluto inseguirlo e
colpirlo, un sentimento del tutto nuovo ed estraneo per lui, non lo
fece perché sapeva che quel ragazzo non era compito suo.
Blaine lo aveva capito subito anni prima. Aveva il suo percorso da
compiere e lui non poteva interferire. E poi era l'angelo di Kurt e
doveva occuparsi di lui. Esserci per lui. Per questo lasciò
andare David e aprì le braccia affinché Kurt ci
si rifugiasse. E lui, dopo un primo momento di smarrimento, lo fece.
Corse a nascondere il volto nel suo collo e pianse con trasporto,
scuotendo anche Blaine nell'impeto dei suoi singhiozzi.
E già quello era un compito duro perché lui.. non
sentiva. Percepiva la forza di Kurt, il suo calore e il suo tocco come
qualcosa che sapeva esserci ma che non poteva davvero sentire. E lui
voleva di più. Per Kurt voleva essere un amico, un mentore,
un ragazzo da ammirare e qualcuno con cui voler stare. Voleva questo e
molto di più. Voleva sentirlo quando lo abbracciava come
adesso, ma non poteva.
Lo capì quel giorno, mentre lo consolava del dolore che
qualcun altro gli aveva inflitto. Voleva Kurt. Voleva tutto. Voleva
quello che come angelo non avrebbe mai potuto avere.
XXXXX
Kurt nei giorni a venire, gli parlò di Dave, delle brutte
cose che il ragazzo gli aveva fatto al liceo e che continuava a fargli
in quell'università, dove si erano ritrovati per puro caso.
Gli confessò cose che Blaine aveva visto già con
i suoi occhi e cose a cui non gli era stato concesso assistere. Gli
disse che quello era stato il suo primo bacio e che a rubarlo era stato
un ragazzo che Kurt non amava e che provava per lui solo autentico
odio. Si sentiva defraudato da una cosa importante Kurt e sembrava non
sapere come superare la cosa.
Gli parlò dei suoi sogni, della Nyada, del provino che
intendeva rifare per l'anno prossimo. Della sua voglia di trasferirsi a
New York e della paura che aveva a lasciare solo suo padre. Gli disse
che avrebbe voluto vederlo innamorarsi di nuovo e Blaine gli
assicurò che questo sarebbe successo. Non disse che aveva
visto arrivare una donna, di nome Carol, e che sapeva che i due si
sarebbero innamorati e Kurt non lo chiese ma quando Blaine gli disse
quelle parole, lui ci credette. Lo faceva sempre.
Si incontravano sempre in un giardino vicino alla scuola e passavano
lì delle ore a chiacchierare. Kurt non gli chiedeva mai
niente di personale, quasi sapesse che se lo avesse fatto, Blaine
sarebbe sparito, così parlava e si confidava e lui restava
in silenzio ad ascoltarlo. Una parte della sua anima gli diceva che
probabilmente era quello il suo vero compito in tutta quella storia. Un
altra prendeva a mani piene quante più informazioni poteva
da Kurt semplicemente perché voleva. Voleva sapere tutto di
lui.
Notò quando Kurt si fece più intimo con lui,
quando il suo tocco si fece più caloroso, il suo fiato
più veloce se gli stava vicino. Lo notò, anche se
non poteva sentire per davvero nessuna di queste cose e avrebbe forse
dovuto smettere di farsi vedere da lui, a quel punto, ma non lo fece.
Continuò a tornare in quel giardino, continuò a
tornare da Kurt. Non ne poteva fare mano. Non poteva più
farne a meno.
XXXXX
"Perché non mi tocchi mai Blaine?"chiese una sera Kurt,
mentre seduti in riva al lago, osservavano i fuochi del quattro di
luglio. Kurt non si era stupito più di tanto di esserselo
ritrovato anche alla casa al lago. Era da qualche tempo che aveva
capito che c'era qualcosa di strano in quel ragazzo che appariva sempre
all'improvviso ovunque lui fosse. Blaine lo vedeva chiaramente nei suoi
pensieri. Kurt da un po' di tempo a quella parte si chiedeva diverse
cose su di lui. Cose come ad esempio: perché indossava
sempre i soliti abiti? Perché aveva il cappotto anche
d'estate? E cose più serie come: cosa faceva nella vita,
studiava o lavorava? Quanti anni aveva? Perché non parlava
mai di sé?
Il tempo del non chiedere sembrava essere finito e prima o poi Blaine
sapeva che quelle domande solo mentali sarebbero diventate domande vere
e proprie. E lui temeva quei momenti perché se gli fossero
state rivolte quelle domande avrebbe dovuto mentire per non far
scoprire il suo segreto e non era più certo che non lo
avrebbe fatto, non se il contrario gli avesse garantito di poter
restare con Kurt. E allora cosa sarebbe successo? L'unica volta che
Kurt si era azzardato a chiedergli cosa faceva nella vita, lui aveva
risposto con un:"Io aiuto le persone" che lo aveva lasciato basito.
Quella risposta aveva così tanti significati che Kurt ci
sbatteva la testa per cercare di capire quale fosse la soluzione. Non
bastava però, non gli bastava più e Blaine lo
sapeva con l'ineluttabilità con cui sapeva di essere un
angelo. E di non poterlo dire a Kurt o l'avrebbe perso. In definitiva,
l'altro passava molto del suo tempo a pensare a lui e il motivo era che
Kurt credeva di amarlo. Ora, Blaine non poteva mentire, il punto era
quello. E a domanda diretta poteva rispondere solo con la
verità o una qualche forma di essa. Solo che adesso di
scappare era stanco perché ciò che Kurt credeva
di provare per lui, Blaine sapeva di provarlo davvero.
"Perché non posso sentirti Kurt e la cosa mi uccide"rispose
quindi fissandolo negli occhi. Ed era un'altra risposta ambigua se ne
rendeva conto, almeno per il punto di vista di Kurt ma era anche la sua
verità. Era diventata una tortura per lui leggere certi
pensieri dell'altro. Sapere che spesso questi sognava di stare in
intimità con lui e non poter fare nulla in merito pur
desiderandolo a sua volta. Kurt confondeva Blaine, ma lo confondevano
ancora di più le emozioni che provava grazie a lui.
"Vorrei che potessi farlo. Lo vorrei davvero tanto" fu la risposta con
cui Kurt lo freddò. Non chiese perché o chi fosse
Blaine o da dove venisse, domande che ultimamente faceva spesso, ma
compì una cosa che lo spiazzò del tutto. Si
allungò verso di lui e posò le proprie labbra
sulle sue. Era quello che gli uomini chiamavano bacio e l'angelo
avrebbe voluto poterlo sentire. La sensazione delle mani di Kurt
strette agli angoli del suo viso. La morbidezza di quelle labbra che
premevano sulle sue. Il sapore di Kurt la cui lingua aveva dolcemente
aperto le sue labbra per cominciare ad allacciarsi a quella dell'altro.
Blaine rispondeva a quei movimenti e sentiva Kurt emettere piccoli
gemiti felici per quel contatto e avrebbe tanto voluto sentirlo.
Avrebbe voluto sentire tutto ma non poteva.
Gli dispiaceva solo che Kurt avesse chiuso gli occhi a quel contatto,
perché era certo che i suoi occhi fossero bellissimi in
certi momenti. Perché quello era amore, e non c'era niente
che rendesse qualcuno più bello del sentire e ricevere
amore. Blaine lo sapeva. "Lo hai sentito questo?" chiese poi Kurt
ansimando quando si staccarono. Aveva le guance rosse, le labbra gonfie
e gli occhi leggermente scuriti. Sì, proprio come aveva
pensato Blaine, in certi momenti Kurt diventava anche più
bello.
"No Kurt. Non posso, te l'ho detto."
"Perché? Perché no?" Piagnucolò Kurt
disperato, il suo forte angelo che non si spezzava davanti a niente e
che si sgretolava solo davanti a lui. E Blaine si sarebbe ucciso per la
disperazione che trapelò da queste parole. Il forte Kurt che
conosceva in quel momento sembrava così fragile e ferito. E
non era giusto. Quello che lui stava facendo, prendendosi quei momenti
con lui per goderne senza pensare a cosa significasse questo per Kurt,
non lo era.
Così gli disse tutto. Gli disse chi era davvero.
Preparandosi così a dirgli anche addio.
XXXX
Il dolore, quello vero, quello quasi fisico e impossibile da provare
per un angelo come lui, eppure vivo e prepotente, fu un'altra cosa che
Blaine imparò a scoprire grazie a Kurt. Dopo che lui gli
aveva detto di essere un angelo, il ragazzo si era spaventato e poi
arrabbiato con lui e aveva impedito a se stesso di rivederlo per molto
tempo dopo quella confessione. Blaine gli stava vicino, lo chiamava, lo
seguiva ma Kurt non gli dava accesso e continuava a non vederlo. Lo
vedeva piangere in silenzio a volte e si chiedeva se era per lui che lo
faceva, ma Kurt non lasciava trasparire nulla e lui non riusciva
più a leggere i suoi pensieri. Forse il motivo era che
nemmeno voleva farlo.
Quando lo vide farsi forza e andare avanti con la sua vita
capì che continuare a non farsi vedere era la cosa migliore.
Per Kurt. Lo vide impegnarsi per gli esami alla Nyada, lo vide
superarli e brillantemente e cominciare a frequentarla dove aver
lasciato l'università di Lima. Lo vide aiutare Dave quando
questi tentò il suicidio perché le parole dei
suoi genitori avevano attecchito così tanto nella sua anima
da farlo sentire sbagliato per ciò che lui stesso era, e poi
divenire suo amico. Lo vide provare ad accettare la corte di un
ragazzo, Adam, che con lui non aveva nulla da spartire, solo per non
restare solo. E lo vide buttarsi poi tra le braccia di un bel ragazzo
più grande, Ethan, uno che sapeva corteggiarlo e venerarlo
come meritava. Uno che lo faceva sentire davvero bello e desiderato.
Uno che poteva toccarlo e sentirlo. E vide Kurt concedergli cose da cui
non scappava come baci, carezze. Forse molto di più.
Impedì a se stesso di guardare tanto oltre perché
...Era geloso. Ecco un'altra sensazione completamente umana che era
impossibile che lui provasse e che invece sentiva.
Avrebbe voluto poterlo lasciare, proseguire, tornare alla sua vita di
prima, invece continuava a essere il suo angelo custode, continuava a
comparire al suo fianco quando Blaine meno se lo aspettava e doveva
assistere a tutto questo senza poter fare nulla in merito.
Perché? Se lo chiedeva, ma non sapeva rispondersi.
Scoprì la risposta una sera in cui Kurt un po'
brillo dopo aver festeggiato il compleanno di Ethan, lasciò
cadere tutte le sue difese e permise finalmente ai suoi pensieri di
arrivare a Blaine con la potenza di una cannonata. Pensieri che
parlavano dei suoi occhi, delle sue mani, del suo tocco gentile, dei
suoi baci. Pensieri che dicevano che quando stava con Ethan, Kurt
ancora pensava a lui. Pensieri che parlavano di lui, di Blaine. Del
perché dovesse allontanarsi da tutto questo. Del
perché non riuscisse a farlo. Perché Kurt non
voleva più vederlo, ma dentro di sé continuava
comunque a volerlo. Blaine si vide nei suoi pensieri, in ogni suo
pensiero e fu una tortura. Anche se lui non voleva più farsi
vedere, anche se avrebbe voluto lasciarlo stare, non poteva
perché era Kurt che lo stava trattenendo a se. Kurt sapeva
che c'era e voleva tenerlo inconsciamente incatenato a sé. E
lo stesso valeva per Blaine che non riusciva a lasciarlo andare, anche
se soffriva nello stargli così vicino.
Era questo dunque l'amore? Soffrire per non potersi avere?
Blaine smise di farsi domande la notte in cui Kurt lasciò
Ethan e cedette e pianse chiamandolo perché non ce la faceva
più. Era la prima volta che succedeva da mesi ma Kurt voleva
vederlo. Voleva sentirlo. Voleva baciarlo. E amarlo. E voleva che
Blaine sentisse quando faceva tutte queste cose. Blaine non si concesse
di apparirgli quella notte, anche se fu dura resistere mentre l'altro
lo invocava gridando. Lo tenne però stretto a sé
quando Kurt lo chiese fino a che non si addormentò
piangendo. Lui poteva sentirlo, anche se non lo vedeva e tanto bastava.
Poi fece una promessa. Altri lo avevano fatto, lo sapeva.
Perciò avrebbe cercato di capire se poteva dare e come a
Kurt quello che voleva. Quello che anche lui voleva.
XXXX
Castiel, un angelo con cui spesso aveva lavorato, gli disse come poteva
fare. Per sentire. Per baciare. Per amare Kurt. Era uno degli angeli
anziani, un guerriero. Aveva visto e fatto molte cose nel corso della
sua esistenza e quando Blaine gli chiese consiglio, gli disse che
doveva solo scegliere di divenire umano e, se lo avesse voluto davvero
con tutto se stesso, lo sarebbe divenuto.
"Mi pare troppo semplice" disse Blaine confuso e non del tutto
convinto.
"E perché dovrebbe essere complicato? E' una scelta, la tua.
La fai e compi il passo. Il libero arbitrio è un dono che
non è stato dato solo ai pagliacci umani ma che è
stato dato anche a noi. Lucifero ha fatto la sua scelta ed è
caduto all'inferno. Tu puoi scegliere di cadere sulla terra. Puoi
scegliere per te stesso, Blaine. Se lo vuoi, cadi- letteralmente, da un
punto molto alto- e perdi la grazia e divieni un vero essere umano. In
grado di sentire. Di amare. Mortale. Vivo. "
"Salti e via quindi?"
"Salti e via. Facile no?"
Sì, lo sembrava ma Blaine sapeva che non lo era.
Perché sarebbero state molte le cose a cui avrebbe dovuto
rinunciare. "Ed è la cosa giusta?"chiese allora.
"Solo tu puoi saperlo questo, Blaine. Sai a cosa rinunceresti ma non
sai per cosa. Amore e felicità, la possibilità di
sentire il vento sul visto forse sì. Ma anche morte, dolore,
malattia, fame. E un sacco di altre cose non belle. Eppure se il legame
che senti con questo umano ti porta a farti queste domande, a provare
cose per noi impossibili e a essere confuso credo che tu debba prendere
in considerazione seriamente la cosa. Il nostro destino a volte non
è così chiaro come crediamo. E forse il tuo
adesso è di amare Kurt. E' pur sempre amore, Blaine. Siamo
nati per questo. Per amare."
Era vero e Blaine lo sapeva. Amare era sempre stato il suo compito. E
forse fin dal principio il suo destino era stato proprio quello di
amare Kurt.
XXXX
"Salti e via" disse per l'ennesima volta Blaine.
"Sembra facile" concordò Elizabeth seduta vicino a lui in
riva a un lago calmo e silenzioso. Il solito lago dove si vedevano ogni
volta quando Blaine passava a vedere come la donna se la passava o per
parlarle di Kurt e Burt. Era una fantasia di Elizabeth, uno dei luoghi
felici della sua via. Era lì che Burt le aveva chiesto di
sposarlo ed era lì che si sarebbero rivisti quando sarebbe
stata l'ora. Blaine lo sapeva. Burt aveva Carol adesso ma quando fosse
stato il momento, sarebbe tornato da Elizabeth, perché il
loro amore era di quel tipo che sopravviveva anche alla morte. Era il
tipo di amore che Blaine voleva provare con Kurt.
"Non credo lo sia. Credo anzi che sia doloroso. E duro. E terribile. Ma
questo è uno dei risvolti del libero arbitrio. Puoi
scegliere per te stesso la strada che vuoi, ma devi pagarne le
conseguenze. Sempre."
"Sì, e non è stupendo?" gli chiese Elizabeth
stringendo la sua mano. Blaine non poteva sentire nemmeno quel tocco e
avrebbe voluto. Elizabeth gli era stata vicina da dopo la sua morte.
Quando Blaine aveva cominciato a essere visibile per Kurt, c'erano
stati momenti in cui Elizabeth era stata con loro ed era stata felice
di vederli insieme. Diceva che lui era l'anima gemella di suo figlio,
glielo leggeva nello sguardo ogni volta che lo guardava, e a differenza
degli altri con cui ne aveva parlato, lei non aveva mai messo in dubbio
la loro unione. Sì, la donna gli sarebbe mancata. Tra tutte
le cose cui avrebbe dovuto dire addio per avere una vita vera con Kurt,
i pomeriggi passati con lei sarebbero stati i più amari da
lasciarsi alle spalle.
"Sono fiera dell'uomo che è diventato Kurt e lo
sarò della persona che diverrà in futuro. E tu
sei la cosa migliore che gli potrebbe capitare adesso. Forse la
più strana ma di sicuro anche la più giusta. Io
lo so. Lo vedo. Tra voi non durerà forse per sempre Blaine,
perché tu meglio di chiunque altro sai che la vita
è imprevedibile, almeno per chi la vive. Ma credo che se
anche durasse un solo giorno ne sarebbe valsa la pena. E poi so che
v'impegnerete affinché duri. E se dovessi scommettere,
punterei su di voi. Credo ne valga la pena, sì. Correre il
rischio. Per lui, per voi. Ne vale la pena Blaine. Penso che sarete
imperfettamente perfetti insieme" disse ancora Elizabeth.
Era come una benedizione quella e a Blaine non serviva sentire altro.
XXXX
Quella notte quando Kurt rientrò in camera sua Blaine si
concesse un attimo per guardarlo. Quello era il ragazzo per cui era
pronto a rinunciare a tutto e divenire umano. Un essere che sanguinava,
soffriva, sentiva dolore e pena. Pativa la fame e la sete. E aveva
bisogno di...non importava cosa, perché essere umano voleva
dire avere costantemente bisogno di qualcosa. O qualcuno. Voleva dire
anche però essere qualcuno che poteva amare. E sentire.
Sentire su di sé il tocco di quelle mani, e di quelle
labbra. Un essere che poteva sentire il profumo della pelle di Kurt. O
il suo sapore quando l'avrebbe baciata e leccata e morsa e tutte quelle
cose che aveva visto fare nel corso degli anni agli amanti. Tutte
quelle cose che non vedeva l'ora di fare a Kurt e con Kurt. Ne valeva
la pena? Blaine sorrise. Sì. Ne valeva la pena. Kurt ne
valeva la pena.
Mosse quindi un passo in avanti e concesse a se stesso di mostrarsi.
Poi attese. Quando Kurt si voltò verso la finestra e lo vide
riflesse sul vetro, il suo volto fu di nuovo invaso dopo mesi di niente
da quella luce e quel sorriso che erano riservati solo a Blaine. Lo
vedeva dunque.
"Blaine..."sussurrò, infatti, rivolto all'altro. Questi gli
sorrise e allungò la mano affinché Kurt la
prendesse tra le sue. Invito che l'altro accolse subito, ignorando
quella mano e volando letteralmente tra le sue braccia. Blaine non
sentiva quel contatto, ma presto questo sarebbe cambiato. E
scoprì che davvero, non vedeva l'ora.
"Kurt, dammi una chance" disse all'improvviso facendo sussultare
l'altro. "C'è una cosa che posso fare per stare con te,
intendo davvero con te"continuò poi a sussurrare sempre nel
suo orecchio. Sotto il suo tocco Kurt tremava e lui voleva conoscere
anche quella sensazione, insieme a tutte le altre. Quella di sentire il
respiro del proprio amato che s'infrangeva caldo sulla pelle. Forse non
era per quello che era stato mandato nella vita di Kurt. O forse
sì. Chi poteva dirlo con precisione? Blaine era pronto a
rischiare. "Se tu mi vuoi davvero, io posso farla e dopo potremo stare
insieme, davvero."
"Se fai questa cosa, mi sentirai? Mi sentirai quando ti tocco o ti
bacio?"
"Sarò umano come te. Quindi ...Sì. Ti
sentirò."
"Sarai umano? Mortale quindi e ...potrai ferirti come noi?"
"Sì" rispose Blaine. E sentendo che Kurt stava per staccarsi
dall' abbraccio improvvisamente allarmato aggiunse: "Per avere tutto
qualcosa devi perderlo, Kurt. So che hai perso molto nella tua vita, e
che hai paura per me, ma tu sei il mio tutto ed io voglio darti tutto
di me e non vi è altro modo che questo."
Kurt si staccò da lui per guardarlo negli occhi e gli
chiese: "Lo fai per me o per te?" La domanda era legittima. Kurt non
gli avrebbe mai chiesto di sacrificarsi per lui. E sapeva che gli
angeli non potevano mentire e che sopratutto gli occhi di Blaine non
potevano farlo. Non con lui.
"Lo faccio per me. Perché ti amo e non posso stare un solo
altro giorno lontano da colui che amo senza poterlo sentire, baciare,
amare come voglio fare"disse quindi lui. Ed era la prima volta che
glielo diceva e sapeva che non gli era concesso conoscere quel
sentimento. Eppure Blaine lo conosceva e sapeva che era quello che
provava per Kurt anche se impossibile. Forse però tra loro
era destino. Solo destino. Certe volte quello non è
così prevedibile, certe volte ti riserva sorprese
meravigliose.
"Allora fallo Blaine. Ti prego, fallo. Voglio cominciare la mia nuova
vita con te."
XXXXX
Cadere. Era facile. Blaine non doveva fare altro e la sua nuova vita,
una vera, avrebbe avuto finalmente inizio. Insieme a Kurt. Una vita di
cui forse non avrebbe conosciuto ogni sfumatura ma che sapeva sarebbe
stata comunque magica e giusta.
La musica quella mattina all'alba, quando era andato sulla spiaggia per
sentirla un ultima volta, era stata più intensa,
più calda, più forte di ogni musica che avesse
mai sentito. Era la voce di Dio che gli dava il suo saluto, il suo
libero arbitrio e la certezza che non per questo l'avrebbe abbandonato.
"Ama Blaine. Ama. Sempre. E non avrai peccato." Gli aveva detto la
musica.
Blaine aveva sorriso e chiuso gli occhi offrendo un ultima volta il
volto alla musica dell'alba. Gli sarebbe mancata quella
soavità. Come gli sarebbe mancata Elizabeth. Come aveva
detto a Kurt, però, per avere tutto a volte si deve
rinunciare a tutto.
Quindi fece un passo avanti e saltò giù da quel
grattacielo in costruzione.
Laggiù in basso, da qualche parte, Kurt lo aspettava.
_FINE_
L'angolo della pirla che scrive sta roba:
* Frase non mia ma del film"Il corvo".
Or dunque..sappiamo tutti come finisce il film da cui questa OS prende
spunto. Volutamente io vi racconto il loro inizio ma non il resto della
storia e vi lascio la libertà di decidere da voi cosa
succede a questi due quando Blaine arriva a terra. Nella mia mente si
svolge una scena molto simile a quella del film nella casa al lago(dai
che sapete a quale mi riferisco.)Una scena che avevo anche pensato di
inserire ma che poi mi sono resa conto stonava con il resto della os,
per cui ho evitato. Solo che dopo il Kurt di questa storia non prende
una bicicletta e va a schiantarsi contro un camion come il re dei pirla
ma resta felice al fianco di Blaine ancora per molti anni. E oltre.
Ricordate il lago di Elizabeth vero?
Se vi va, trovate la mia pagina autrice qui: https://www.facebook.com/Bay24-1678094309114856/
Baci Bay24
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