Fiori senza sole

di Ink_
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Fiori senza sole
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I.

Il regno di Freya era una landa desolata di pietra grigia e candida neve, non vi erano molti altri colori. A tredici anni Eric non ne aveva conosciuti molti (la pelliccia della selvaggina, il pallore del sole, l’azzurro del cielo, l’erba smeraldina) ma al servizio della Regina di Ghiaccio li aveva dimenticati in fretta.

Il rosso vivo dei capelli di Sarah era l’unico colore a resistere alla devastazione di Freya.

Eric lo vedeva fiammeggiare con la coda dell’occhio durante l’allenamento, fluttuare come alghe sulla superficie dell’acqua quando li portavano alla sorgente per il bagno e danzare sotto le sue palpebre ogni qualvolta le chiudesse.  
 

II.

 «Cercate di non morire» erano le parole che avevano sostituito il bacio della buonanotte di Eric e degli altri figli.

“Assiderati” era implicito.

La scuderia era grande abbastanza per ospitare tutti i ragazzini; durante la notte avevano presto imparato a raggrupparsi in gruppetti di tre o di quattro nella speranza di racimolare un po’ di calore.

Sarah giaceva arricciata al suo fianco, i capelli sciolti sulle spalle solleticavano il naso di Eric ogni volta che la ragazzina si muoveva nel sonno, ma la cosa non lo infastidiva: il colore era più autentico delle torce alle pareti e riusciva a riscaldarlo più delle loro fiamme.
 

III.

La mano intera pulsava e la ferita bruciava, l’aria gelida e pungente faceva poco per alleviare il suo dolore. Sarah lo guardava da sotto le ciglia chiare con aria di rimprovero, le lentiggini ancora più evidenti contro la pelle diafana della ragazzina; immerse nuovamente lo straccio (un sudicio lembo della camicia di Eric) nella ciotola d’acqua e riprese ad accarezzare la superficie offesa della mano del ragazzino, strofinando a tratti per pulirla del sangue rappreso.

«Ti fa male?».

«No» aveva riposto Eric seriamente ma con quanta più disinvoltura possedesse.

«Sei un pessimo bugiardo».

Non lo aveva nemmeno guardato in volto perché non importava quanto fosse raffinata o minacciosa la maschera che indossava davanti a Freya, Sarah avrebbe sempre saputo cosa c’era sotto.

 
 
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Il titolo della storia viene dalla traduzione italiana del romanzo di Virginia Andrews, Flowers in the Attic.

Soltanto tre piccoli momenti per raccontare come Eric e Sarah si siano innamorati, dal punto di vista di Eric almeno… Scritte davvero di getto considerando che sono andata venerdì sera a vedere il film e già al cinema mi sono messa a scribacchiare appunti su un tovagliolo.

Spero vi sia piaciuta!
 

 




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