Epilogo
La stanza era quasi buia. Charlie guardò la creaturina
profondamente addormentata che aveva di fronte a sé. Era
possibile che, in quella creatura così perfetta, ci fosse
una parte di lei?
Cercò di ricordare come fosse
successo. Più o meno, cinque anni prima, il giorno dopo il
suo diploma, aveva rubato tutti i soldi di sua madre (sapeva dove li
teneva, e sapeva persino come accedere al suo conto in banca e alle sue
carte di credito), in modo che gli unici soldi rimasti in casa fossero
quelli di suo fratello minore. Aveva messo in valigia soltanto
l’essenziale (vestiti, documenti, soldi e cellulare) e si era
diretta in aeroporto, pronta per salire sul primo volo in partenza per
qualsiasi destinazione. Non aveva una meta precisa: voleva andare via,
il più lontano possibile dalla sua famiglia, anche se le
dispiaceva un po’ lasciare suo fratello solo con sua madre.
Dopo quattro anni passati in giro per il mondo, era tornata negli Stati
Uniti. Li aveva girati in tutti i modi, dato che cambiava
città molto spesso, ma, per una volta, volle visitarli come
una turista. Il suo viaggio, però, finì con un
evento che cambiò la sua vita.
Era spaventata, aveva la sensazione di aver fatto qualcosa di
così sbagliato che decise di tornare sui propri passi. Aveva
disperatamente bisogno di qualcuno. Come aveva potuto fare una cosa del
genere? Aveva paura di aver ferito qualcuno, con quel suo gesto quasi
disperato. Aveva deciso di non rivelare a nessuno dove si trovava, ma
era così bisognosa di aiuto che volle farsi trovare da
qualcuno. Scrisse su Facebook che si trovava a Lima, in Ohio,
aspettando che qualcuno decidesse di cercarla.
Non passarono neanche ventiquattr’ore, che la ragazza
ricevette un’inaspettata chiamata da Blaine. Non si erano
sentiti molto, durante l’ultimo periodo, perciò
Charlie non si aspettava proprio che il ragazzo la chiamasse. Durante
quella chiamata, però, il ragazzo non sembrò far
caso al fatto che non si erano sentiti per mesi: le disse soltanto di
recarsi a New York, a casa sua.
Charlie partì immediatamente. Aveva bisogno di amici,
dovunque questi si trovassero.
Arrivata all’indirizzo che le aveva comunicato
l’amico, un po’ si aspettò di vedere sul
citofono il cognome di questi, accanto a quello di Kurt.
Suonò, e quando il portone si aprì,
salì le scale, diretta all’appartamento dei suoi
amici.
"Hai chiamato?" disse a Blaine, non appena quest’ultimo
aprì la porta dell’appartamento.
"Charlie, come stai?" le chiese Blaine, felice di vederla.
"Ho avuto momenti peggiori..." rispose la ragazza, entrando. "Tu,
piuttosto, che combini qui?"
Non appena udì la voce della ragazza, Kurt corse a salutarla.
"Charlie!" gridò, andando ad abbracciarla.
"Com’è andato il tuo viaggio?"
"Meglio di quanto mi aspettassi!" rispose Charlie. "Parlando di
questioni più serie, comunque, perché sono qui?
Quando mi avete chiamata, non mi avete detto quasi niente..."
I due ragazzi si guardarono, poi fecero sedere Charlie sul grande
divano bianco a forma di ‘L’, in soggiorno. Loro,
invece, si sedettero sull’altro lato della
‘L’, in modo da poter guardare in faccia la
ragazza, mentre le parlavano.
"Da dove possiamo cominciare..." cominciò Blaine.
"Sicuramente tu non tornerai a casa, vero?"
"No, neanche per vedere se il mio fratellino è
sopravvissuto!" rispose Charlie. "Povero ragazzino..."
"Quindi, dove andrai a stare?" continuò il ragazzo.
"Non ne ho la minima idea..." rispose Charlie.
"E se ti trasferissi qui?" le disse Kurt. "Potresti stare nella nostra
camera degli ospiti!"
"Davvero?" disse la ragazza, incredula.
"E c’è di più!" disse Blaine, porgendo
alla ragazza alcuni fogli.
"Annunci di lavoro?" disse Charlie, leggendo velocemente i fogli che le
erano appena stati dati. "Ma... perché? Perché
state facendo tutto questo? Non è che volete corrompermi per
ottenere qualcosa?"
I due ragazzi si guardarono. Sembrava che Charlie avesse scoperto le
loro vere intenzioni.
"Vogliamo un bambino, Charlie..." le disse Blaine, stringendo le mani
di Kurt. "E... abbiamo bisogno del tuo aiuto!"
La ragazza non seppe cosa rispondere.
"Ma vi siete bevuti il cervello?" disse. "Cioè... Rispetto
la vostra decisione, ma... perché proprio io?"
"Perché per noi sei perfetta!" le rispose Kurt.
"Oh, andiamo!" replicò Charlie. "Posso elencarti almeno un
miliardo di persone molto più perfette di me: Taylor Swift,
Dianna Agron, Ashley Tisdale, Heather Morris, Luisana Lopilato..."
"...Nyaga Roxas..." aggiunse Kurt.
"Non so se l’hai notato, ma a noi sei sembrata molto
più reperibile delle ‘Barbie’ che hai
nominato..." disse Blaine.
"Ma abitate a New York, cavolo!" disse Charlie. "Ad ogni angolo della
strada c’è almeno una ragazza che sarebbe disposta
a fare qualsiasi cosa per voi, e anche molto meglio di me!"
"Ma noi non vogliamo una ragazza qualsiasi..." disse Kurt. "Noi
vogliamo te!"
"Dovete essere proprio disperati, allora..." replicò
Charlie. "Avreste potuto scegliere qualsiasi persona, e, invece, avete
scelto di affidare un incarico così importante alla persona
più orribile dell’universo..."
"Pensavo che avessi voltato pagina, che avessi dimenticato quella
storia!" disse Blaine.
"Non mi riferisco al fatto di essere stata follemente innamorata di
entrambi..." spiegò Charlie. "E neanche
all’ossessione di cui sono riuscita finalmente a liberarmi...
Sto parlando del motivo per cui mi avete trovata!"
I due ragazzi si chiesero cosa volesse dire. Ma perché non
dava mai subito risposte chiare?
"È successo circa un paio di mesi fa," cominciò
Charlie. "Avevo quasi finito il mio giro degli Stati Uniti in veste di
turista, quando è successo qualcosa che difficilmente
dimenticherò. Non so cosa mi è preso,
né perché l’ho fatto, esattamente, ma
è stato come se sapessi di star facendo qualcosa di
sbagliato. C’era un ragazzo, un cretino che mi aveva aggiunta
su Facebook, che mi aveva chiesto di incontrarci. Ci siamo incontrati,
infatti, ma fin dal primo istante in cui l’ho visto, avevo un
brutto presentimento. E’ finita nel modo che potete
chiaramente immaginare, ma non penso che quella sia stata la cosa
peggiore..."
"Perché, che altro ha fatto?" chiese Kurt, quasi spaventato.
Charlie quasi non poteva sopportare quei ricordi.
"Mi ha chiamata ‘Blaine Anderson’!" disse la
ragazza, lapidaria.
Blaine trasalì.
"È già orribile chiamare una persona con un nome
diverso..." continuò la ragazza. "Ma sentirsi chiamare con
il nome di una persona che si conosce, da un cretino come quello,
è veramente terribile!"
"È per questo che volevi essere rintracciata da qualcuno,
allora..." disse Blaine.
"Sentire il tuo nome da un tipo del genere, mi ha come riportata alla
realtà, e mi ha fatto rendere conto che stavo facendo uno
sbaglio veramente enorme... Ma ormai era troppo tardi..." disse
Charlie. "Adesso che ci penso, però, come mai quel cretino
ti conosceva? Non avrai mica tradito Kurt con quello lì..."
"Non ti ricordi, per caso, qual era la sua foto del profilo?" chiese
Blaine.
"Sicuramente non era la sua faccia..." rispose la ragazza. "Ho guardato
l’album delle sue foto del profilo, e non ce n’era
neanche una sua! C’erano tutti edifici alti, tipo
l’Empire State Building, il grattacielo Chrysler, la Tour
Eiffel, il grattacielo più alto del mondo, un faro..."
"Wow! Non pensavo che fosse ancora a piede libero..."
commentò Blaine.
"Sarà pure un cretino, ma devi avergli fatto proprio una
bella impressione..." disse Charlie. "E confermo quello che ti ho detto
qualche anno fa: se hai avuto il coraggio di tradire Kurt con
quell’affare, sei proprio un grandissimo..."
"Tornando al motivo per cui ti abbiamo chiamata, Charlie," la
interruppe Kurt. "Accetti o no?"
"Non vogliamo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi fare, ma ci
terremmo molto che tu accettassi!" aggiunse Blaine.
"Non avete ascoltato una singola parola di quello che ho detto?" disse
Charlie. "Sono una persona orribile, sono stata così debole
da fare una cosa del genere, e... vi ho tradito, e voi non dovreste
più riuscire a guardarmi in faccia!"
Charlie voleva soltanto tornare indietro nel tempo, e cambiare il suo
passato, anche sapendo che era impossibile. Abbassò lo
sguardo, cercando di non pensare al suo folle gesto.
"Non hai tradito proprio nessuno, Charlie..." la rassicurò
Blaine. "Eri sola, forse non hai pensato bene a quello che stavi
facendo, ma adesso è passato, ti sei pentita di quello che
hai fatto, e non importa più!"
"Tutti commettono degli errori, Charlie..." aggiunse Kurt. "Ma devi
smettere di colpevolizzarti, andare avanti, e pensare che si
è trattato soltanto di uno sbaglio! Anche se non
è stato proprio un piccolo sbaglio innocente, e non potrai
far finta che non sia mai accaduto..."
"Noi ti stiamo dando l’occasione di ricominciare, di far
parte della nostra famiglia..." disse Blaine. "Sei, dei nostri, allora?"
"Voi non vi rendete conto di quello che succederebbe, se io
accettassi..." disse Charlie. "Sono stata cresciuta da
un’incapace, non ho mai sopportato la mia famiglia, sono
stata ossessionata per anni dall’idea che la mia vita sarebbe
diventata soddisfacente dal momento in cui avrei incontrato il ragazzo
perfetto, e credo di essere un portasfortuna ambulante! Davvero volete
affidare un incarico così importante ad una come me? Senza
contare che potrei anche impazzire, o peggio..."
"Chi ti ha detto che succederà?" le disse Blaine, per
rassicurarla. "E poi, nel caso tu impazzissi improvvisamente, ci saremo
io e Kurt a tenerti buona... Vedrai, non sarai sola..."
Charlie era quasi convinta.
"Forse questa è la tua buona occasione per fare qualcosa di
veramente bello per qualcun altro!" le disse Kurt. "Potrai dimostrare a
te stessa che puoi fare anche del bene, e che non sei solo un
portasfortuna camminante, o carta da parati!"
Charlie sorrise.
"Ok, d’accordo!" disse. "Lo farò: mi avete
convinta!"
I due ragazzi erano felicissimi.
"Non sapremo mai come ringraziarti, Charlie!" le disse Kurt.
"Farmi stare qui, non farmi pagare l’affitto e trovarmi
decine di annunci di lavoro, è già abbastanza!"
rispose la ragazza.
"Niente sarà mai abbastanza per ripagarti, Charlie!" le
disse Blaine. "Ti va, se domani ti porto a conoscere la dottoressa?"
"Oh mio Dio, non sarà mica quella tua amica pazza che si
rivolge a tutti chiamandoli con il secondo nome!" disse Kurt.
"Perché, non ti piace Tori?" chiese Blaine. "È un
po’ strana, ma è forte!"
Charlie continuò a guardare la bambina. Era incredibile come
in un essere così perfetto ci fosse anche una parte di lei.
I ragazzi avevano avuto ragione: quella creaturina era davvero qualcosa
di perfetto, qualcosa che aveva reso felice qualcun altro.
I mesi precedenti erano passati così in fretta. Aveva
trovato un lavoro, una nuova famiglia, e, per la prima volta nella sua
vita, poteva considerarsi felice.
Era immersa nei suoi pensieri, quando la raggiunse Kurt.
"È bellissima, vero?" le disse, riferendosi alla bambina
ancora addormentata.
"Già, è stupenda..." rispose la ragazza. "Solo,
non capisco come vi sia venuto in mente di chiamarla May Charlotte!"
"Forse tu non te ne rendi conto, ma hai fatto una cosa bellissima per
noi, Charlie... Dovevamo pur ringraziarti, in qualche modo!"
"E non era già abbastanza trovarmi un lavoro e farmi stare
qui con voi? Senza contare il fatto che ormai mi avete praticamente
‘adottata’..."
"Beh, Charlie Anderson, abbiamo fatto di meglio..." disse Kurt,
riferendosi esplicitamente al fatto che Charlie aveva davvero cambiato
il suo cognome perché non si sentiva parte della sua
famiglia, e che ora si presentava a tutti dicendo di essere la sorella
di Blaine.
Kurt tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. Charlie
già intuiva cosa fossero.
"Non dirmi che mi avete regalato una casa!" esclamò Charlie,
incredula, stando attenta a non svegliare la bambina.
"Ti abbiamo regalato l’appartamento di fronte al nostro!" le
rispose Kurt, dandole le chiavi. "E non preoccuparti, perché
non starai lì da sola ancora per molto..."
"Che vuoi dire?"
"Tuo fratello è già su un aereo diretto qui. Tra
poco andrò a prenderlo all’aeroporto: vieni anche
tu?"
Charlie non riusciva a credere alle parole del ragazzo. Le sembrava un
sogno, ed aveva paura di potersi svegliare da un momento
all’altro. Era certa di non aver mai fatto un sogno
così bello: forse non stava sognando! Non riusciva ancora ad
immaginare il suo adorato fratellino lì, con lei, in un
sogno che era diventato realtà. Forse, in un futuro non
troppo lontano, sarebbe anche riuscito a camminare con le sue proprie
gambe!
Charlie seguì Kurt fuori dalla stanza. Prima di varcare la
soglia, diede un’ultima occhiata alla bambina addormentata:
stava sorridendo, segno che stava sognando qualcosa di molto bello. Nel
sorriso della piccola, Charlie non poté fare a meno di
riconoscere quello di Kurt.
L'angolo
dell'autrice:
E siamo arrivati
all'epilogo della storia! Devo dire la verità: mi
è risultato abbastanza difficile trovare un finale per
questa storia che non comprendesse una fine tragica per Charlie... Solo
perché è un personaggio inventato da me, non vuol
dire che mi stia simpatica, anzi, via via che la storia procedeva, mi
stava sempre più antipatica... In questo finale lei sembra
ottenere ciò che vuole (si allontana da sua madre, trova una
casa, un lavoro, va a vivere con il suo fratellino, vicino ai suoi
nuovi amici...), ma in realtà non è pienamente
soddisfatta di ciò che ha ottenuto...
Questa storia finisce qui. Come sempre, vi ricordo che un vostro
commento o messaggio è sempre molto gradito: è
bello ricevere pareri positivi, ma anche critiche costruttive che
aiutano a migliorare sempre più!
A presto!
Arkytior
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