LE COSE CHE NON LE AVEVA DETTO
LE
COSE CHE NON LE HA DETTO
“Though your heart is far too
young to realize
the unimaginable light you hold inside”
Light-Sleeping at Last
Clarke accarezzò il cavallo bianco, passando una
mano tra la sua criniera color neve. Sorrise al pensiero che, finalmente, poteva
usare quel modo di dire, dato che aveva visto per la prima volta la neve due mesi
fa.
Alzò lo sguardo al cielo, guardando la scia di fumo rosso che usciva dalla
torre di Polis; la prima cosa a cui pensò fu il funerale di Lexa con i
Nightblood, ad Aden che spargeva una polvere rossa sul corpo coperto del
defunto Comandante. Capì che stavano bruciando il suo corpo.
Trattenne le lacrime che minacciavano di scendere lungo il suo viso. I
Terrestri dicevano che i morti andavano pianti soltanto dopo la fine della
guerra e questo Clarke avrebbe fatto, per lei.
Ripensò al giorno prima, alle cose che si erano dette, ai baci che si erano
scambiate, alle volte in cui i loro occhi si erano incontrati quando erano
sotto le pelli che coprivano l’enorme letto dell’ Heda.
Fermò il cavallo per osservare meglio la torre, il luogo in cui lei si era
sentita a casa dopo molto tempo. Ripensandoci però capì che non era il luogo
che la faceva sentire in quel modo, era la presenza di Lexa. Lei, che dopo
averla lasciata da sola davanti alla Montagna, aveva fatto di tutto per riacquistare
la sua fiducia, con i suoi occhi che esprimevano più delle sue parole.
Clarke prese la scatola all’interno dell’armatura. Si soffermò a guardare il
disegno del teschio prima di aprirla, guardando il contenuto con tristezza ma
con un bagliore di speranza.
Con un dito accarezzò il chip, rivedendo davanti a se Titus che lo estraeva dal
suo collo, tagliando la sua pelle tatuata. Lei era all’interno di quell’
Intelligenza Artificiale in qualche modo e lei avrebbe protetto l’ultima cosa
che gliela ricordava, sacrificando se stessa se necessario così come Lexa aveva
fatto per lei.
La mente la fece di nuovo immergere nei ricordi del giorno prima, quando si stavano
salutando. Pensò a tutto ciò che non le aveva detto ed il suo cuore si riempì
di rimorsi.
Non le aveva mai detto di aver capito le scelte che “Heda” aveva preso alla
montagna, non le aveva mai detto che le avrebbe fatte anche lei.
Non le aveva mai detto “grazie” per aver provato a cambiare le tradizioni del
suo stesso popolo, la gente a cui lei dedicava la sua vita.
Non le aveva mai detto cosa aveva fatto in quei tre mesi nella foresta.
Non le aveva mai detto di come si sentisse nella capitale e che era lei a farla
sentire in quel modo.
Non le aveva detto di amarla. Questa era la cosa di cui si pentiva
maggiormente. Lexa, anche se non glielo aveva mai detto, glielo aveva
dimostrato più e più volte, con il suo rispetto per i suoi tempi e per i suoi
spazi personale, ma lei? Clarke non lo aveva mai fatto, non lo aveva mai fatto
vedere. Sperava però che il modo in cui l’aveva baciata e il modo in cui l’aveva
toccata, le avessero trasmesso quello che provava per lei.
Clarke richiuse la scatola e la posò all’interno dell’armatura, prima di
guardare ancora il fumo.
“Yu gonplei ste odon, ai hodness” pensò facendo ripartire il cavallo,
dirigendosi verso Arkadia, dove si trovava l’unica persona in grado di aiutarla
con il suo compito da Flamekeeper, Lincoln.
“ ‘Cause you are loved
you are loved more than you know
I hereby pledge all of my days to prove you so”
Light-Sleeping at Last
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